Il Potlatch

A cura di Mario Raciti

Il Potlatch è una caratteristica radicata nelle tribù e nelle popolazioni native della costa Nord-Occidentale degli Stati Uniti e del Canada.
Termine che significa «dare», il potlatch venne fatto conoscere dall’antropologo Franz Boas, che passò la bellezza di quaranticinque anni a studiare gli usi, i costumi, i riti, la religione, le abitudini, i miti, degli indiani Kwakiutl, nome che nacque alla fine del 700 per riconoscere le numerose tribù che vivevano in quel lembo costiero d’America. Il Potlatch, se vogliamo, è paragonabile alla Danza del Sole degli indiani delle pianure, se non altro dal punto di vista storico, visto che venne proibito dal governo canadese a partire dal 1884, vedremo più avanti il perchè.
All’ingresso di una casa dedicata ai potlatch
Esso era in tutto e per tutto una grande festa, che di solito si organizzava e svolgeva in inverno, e spesso non più di una/due volte l’anno. Si radunavano tutti i clan della popolazione Kwakiutl e si dava inizio al Potlatch per quattro giorni e quattro notti, in cui si ballava, si cantava, si mangiava e si beveva.
Il significato sociale di queste enormi feste è semplice: esse venivano organizzate da membri di spicco della tribù, che con questi potlatch consolidavano il loro potere politico e aumentavano la propria fama in seno a tutti i Kwakiutl. L’organizzatore, per poter ricevere stima e appoggio dai suoi prossimi, doveva distribuire doni e regali a tutti i partecipanti. E’ questa la caratteristica principale dei Potlatch, caratteristica che porterà al provvedimento delle autorità canadesi citato sopra.
Il potlatch nasceva e veniva organizzato per festeggiare qualsiasi evento: il cambio di nome o la morte di un membro di un clan, le prime mestruazioni delle fanciulle indiane, l’adozione di un ragazzo da parte di un clan, il passaggio di una carica di prestigio, e via discorrendo. Chi organizzava il potlatch doveva raccogliere, tra un Potlatch e l’altro, numerosi generi di mercanzia che doveva poi venire distribuita a tutti coloro che partecipavano alla festa.


Danzatori di potlatch

Naturalmente questa usanza aveva fini assolutamente pacifici, e per molti antropologi erano di enorme importanza per l’economia dei Kwakiutl perchè ridistribuiva le risorse.
E’ bene ricordare – in questo senso – che l’ambiente in cui i Kwakiutl vivevano era letteralmente ricco di risorse: la selvaggina era numerosissima (salmoni, balene, cacciagione), le enormi foreste che sfioravano l’Oceano Pacifico davano legname in abbondanza, la terra era fertile.


Indiani in attesa di aprtecipare al Potlatch di Kok-wol-too

Tutto questo costituiva una enorme ricchezza per i Kwakiutl, ricchezza che porterà ben presto alla rovina della consuetudine del potlatch.
Come abbiamo detto, esso era un enorme raduno per lo scambio di ricchezze.
Col passare del tempo, finì che la ricchezza di cui godevano li fece uscire di testa, li rese troppo sicuri di sè. Per questo i Potlatch si trasformarono a poco a poco in veri e propri campi di battaglia: i Kwakiutl avevano preso l’abitudine di distruggere molti dei doni che venivano distribuiti, di uccidere gli schiavi e addirittura di incendiare le abitazione, tutto per far vedere agli altri di quanto fosse grande la loro ricchezza e di come essi potessero permettersi di sprecarla.


Un bel quadro che ritrae partecipanti ad un Potlatch

Alla fine il governo canadese capì quanto poteva essere pericolosa una simile cerimonia e proibì radicalmente il Potlatch.
Inizialmente Boas non aveva nessuna intenzione di spargere la voce su quanto facessero questi indiani, per timore di scatenare una sorta di odio e di pregiudizio verso di essi (i Kwakiutl furono una delle pochissime popolazioni che nell’800 mantenevano ancora le caratteristiche con le quali erano nate, e incontrarono i primi bianchi solo nel 1778), poi ad ogni modo si venne a sapere e si presero i giusti provvedimenti.

Oggi, rimangono circa 3700 nativi Kwakiutl, e i potlatch sono naturalmente tornati a far parte delle loro caratteristiche per le quali vennero fatti conoscere al mondo.

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