Il ranch e l’allevamento del bestiame

A cura di Sergio Mura

Un classico ranch del vecchio west
Il ranch è quel luogo in cui i cowboy vivevano e lavoravano e, in fondo, alla vita di ogni cowboy era sempre associato un ranch. Il ranch era una casa, in cui viveva il proprietario con la sua famiglia, circondata da altri edifici in cui vivevano i cowboy e in generale tutti i lavoranti. Vi erano poi le aree per il ricovero del bestiame, i magazzini ed i corral. Intorno agli edifici ed alle strutture vi erano i pascoli di pertinenza del ranch.
Nei ranch si allevava prevalentemente il bestiame che per una lunga fase della storia del west era costituito da manzi o cavalli; in seguito, in tempi diversi, l’allevamento venne esteso agli ovini.
Alcuni ritengono che il primo ranch degli Stati Uniti sia stato il “Deep Hollow Ranch” – sito a 180 chilometri ad est di New York – con origini abbastanza note che rimandano fino al 1658. I padroni del ranch ritengono che le più antiche azioni di allevamento e custodia di bestiame in quelli che oggi sono gli Stati Uniti siano state svolte lì, al “Deep Hollow Ranch”, sebbene esistano prove dell’esistenza di capi di bestiame acquistati dagli indiani da parte dei coloni europei fin dal 1643.
C’era un numero considerevole di animali a Long Island e per via delle necessità di accudimento delle mandrie nei pascoli liberi, i progenitori dei cowboy vivevano in baracche costruite direttamente sui pascoli e il bestiame era marchiato con tagli nelle orecchie piuttosto che con l’incisione a fuoco.


Il bestiame di un ranch al pascolo

Lo scopo principale dell’allevamento nei ranch era la vendita della carne e delle pelli, ma anche, ovviamente il sostentamento della famiglia dell’allevatore e quello dei dipendenti. Il ranch ha conosciuto la fama per le zone in cui principalmente si trovava: Messico, Stati Uniti e Canada.
Le persone che possedevano o gestivano un ranch erano chiamati rancher, rancheros, allevatori o allevatori di bestiame.
Date le grandi dimensioni degli spazi disponibili nel west, i ranch avevano spesso la possibilità di crescere moltissimo nelle dimensioni, ma esistevano anche piccoli ranch. La dimensione era una funzione inestricabile della ricchezza del rancher e talvolta la crescita di un ranch avveniva a discapito dei piccoli ranch circostanti.
Anche se era possibile spostare il bestiame (e ciò accadeva), è vero che per far crescere gli spazi di un ranch si guardava anzitutto alle proprietà confinanti. Nel west era frequente anche l’utilizzo per il pascolo delle ampie terre di proprietà del governo, ma c’era anche la consuetudine di prenderne in affitto da privati, sempre secondo comodità e utilità.


Un classico ingresso di un ranch con il corral

Tra i lavoranti vi erano anche delle persone che si dedicavano ad attività collaterali all’allevamento, ossia la cura dell’orto o del frutteto, ma anche dei campi per la produzione di fieno, cereali e mangimi. La presenza dell’acqua era, in questi casi, necessaria e i ranch migliori erano quelli che disponevano di una fonte, di un pozzo o quelli lungo i quali scorreva un fiume.
Intorno al 1880 – com’è ampiamente testimoniato da moltissime fonti tra cui quella autorevole di Theodore Roosevelt – certi ranch si trasformarono in funzione dell’accoglienza dei turisti che a frotte si spostavano da est nel west a ricercare le ultime tracce di una frontiera che si andava spegnendo. Questi ranch vennero chiamati familiarmente “Dude Ranch”. La maggior parte dei ranch tradizionali non offrivano ai visitatori la possibilità di fare esperienza, ma era piuttosto possibile, pagando, cacciare la fauna selvatica. Tuttavia, con grande spirito opportunistico, negli ultimi anni dell’esperienza del vecchio west, anche i ranch tradizionali presero a integrare le proprie entrate con l’offerta di piccoli servizi esperienziali, quali le passeggiate a cavallo, il lavoro con il bestiame o la caccia assistita da personale esperto.


I cowboy di un ranch

Il ranch è parte integrante del mito del west e possiamo trovare conferma a questa affermazione guardando i film western o leggendo i romanzi western.
I proprietari dei ranch avevano dei collaboratori che abbiamo già citato, ma tra essi ve n’erano alcuni di massima fiducia che facevano talvolta le funzioni del padrone. Erano i soprastanti, ma c’erano anche i capi-squadra. Ad essi veniva demandata parte della gestione corrente delle attività del ranch, compresa la gestione diretta dei cowboy e degli altri dipendenti. La parola di queste persone di fiducia era legge all’interno del ranch e non sempre questo potere veniva gestito secondo i moderni criteri della leadership… A quel tempo la gran parte delle relazioni con persone coriacee e talvolta selvatiche era affidata alla forza e alla prepotenza e non di rado si doveva fare ricorso a punizioni corporali o alle armi, piuttosto che alla semplice cacciata dal ranch (cosa che comunque accadeva con facilità). Le persone che lavoravano nei ranch a contatto con i bovini erano chiamati “cowboy”, mentre quelli che si occupavano di cavalli erano definiti “wrangler”.
Sia il ranch (inteso come struttura e come attività) che i cowboy non erano un’invenzione del vecchio e selvaggio west americano; infatti, la loro origine va ricercata nella tradizione spagnola, nell’esigenza di gestire restando a cavallo grandi mandrie in spazi enormi. Le terre dei nobili (ma anche di famiglie importanti e figure eminenti dell’esercito) spagnoli risalivano alla distribuzione fatta dal Regno di Castiglia dopo la riconquista effettuata a danno dei Mori. Questi proprietari terrieri si dovevano occupare di difendere le terre posto sotto il loro controllo e nel fare ciò avevano facoltà di guadagnare del denaro.


Una pausa nella lunga giornata di lavoro

Nel tempo si poté riscontrare che in aree vaste il modello più confacente era quello chiamato successivamente “open range”, ossia dei pascoli aperti.
Quando i conquistadores arrivarono in America nel XVI secolo, con loro arrivarono anche i coloni con il loro bestiame e le loro tecniche di allevamento. A questa gente vennero concessi enormi appezzamenti di terra dalla corona spagnola e successivamente altrettanto fece il governo messicano con il sistema delle “haciendas” ed era sempre consentito il pascolo libero.
La tradizione spagnola dell’allevamento venne lentamente a modificarsi in terra messicana, ma il risultato finale, con l’haciendero e i vaqueros, è grosso modo quella che venne poi esportata nelle terre degli Stati Uniti attraverso la creazione dei ranch.
I vaqueros erano l’equivalente dei cowboy, ma non sempre erano messicani, quanto piuttosto meticci. I ranch del west si svilupparono prevalentemente con lo spostamento massiccio della gente verso le terre libere della frontiera.


Le case destinate ai lavoranti ed ai cowboy

Gli spazi più adatti al pascolo libero (Open Range) erano le praterie del west e le terre del Messico. D’altro canto sappiamo bene quanto fossero diventati numerosi i bisonti lasciati pascolare liberamente proprio in quelle terre per secoli.
Allo stesso modo, i bovini e anche altri animali venivano lasciati liberi nei pascoli in primavera, dopo la nascita dei piccoli, e poi venivano nuovamente radunati e recuperati in autunno quando il bestiame era già cresciuto ed era adatto al trasporto verso i mercati per la vendita. Una parte, invece, veniva trattenuta a svernare presso i ranch per riprendere il ciclo in primavera. L’uso del marchio consentiva agli allevatori di distinguere i propri capi di bestiame da quelli degli altri al momento del raduno sui pascoli.
L’allevamento del bestiame per mezzo dei ranch iniziò una forte espansione a partire dalla nascita del Texas nel 1840 e dall’espansione sia verso nord che verso ovest fino al 1880, divenendo un elemento dominante dell’economia degli Stati Uniti.
Tra le altre cose, lo sviluppo dell’allevamento, diede una spinta considerevole anche all’agricoltura a cui si demandava il compito di nutrire sia il bestiame che le persone, al punto che proprio la coltivazione e la cura dei campi fu una delle motivazioni dello spostamento di molti verso il west.


Una famiglia davanti alla casa nel ranch

In principio, considerata l’interdipendenza dell’agricoltura e dell’allevamento, le cose filarono sufficientemente lisce. Con l’ Homestead Act del 1862 ancor più coloni arrivarono nel west per avviare aziende agricole. Questo ha finito per creare qualche conflitto, anche perché gli agricoltori ritennero di dover chiudere accuratamente le loro proprietà per impedire al bestiame di danneggiare i raccolti; gli allevatori, dal canto loro, si ritennero danneggiati dalla chiusura dei lotti perché con ciò veniva meno la massima libertà di lasciare liberi i bovini di cui avevano goduto fino ad allora. In questo senso, l’utilizzo del filo spinato fu un’autentica miccia accesa in una polveriera.


Un ranch del Montana

Tuttavia, si deve pur dire che la causa dell’impoverimento delle terre e della riduzione dei pascoli utili non fu dovuta solo alla presenza degli agricoltori, ma anche allo stesso bestiame che non era autoctono. E questo è vero tanto più quando si pensa che milioni e milioni di bisonti non erano stati capaci di fare il danno che fecero i bovini importati nel west per l’allevamento.
La stagione invernale del 1886-1887 è stata una delle più dure mai registrate, con migliaia di capi di bestiame morti per il freddo ma anche per la ridotta disponibilità di pascoli e molte aziende furono costrette a fallire e moltissime altre subirono disastrose perdite economiche.
Così, dopo questo periodo, anche gli allevatori adeguarono il loro modello di mantenimento dei ranch, preferendo da un lato recintare le proprie terre e dall’altro ottenere dal governo altre terre in affitto in forma esclusiva.
Da quel momento in poi, la storia dei ranch si è sostanzialmente adattata a questo nuovo modello che è quello attualmente in vigore.

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