“Mi son fatto fare dei mocassini.” Guerra ed etica del guerriero tra i Crow

Al suono dei tamburi e cantando canti di vittoria, tutti iniziavano a correre verso la tenda del comandante della spedizione vittoriosa, e iniziavano a colpirla, mentre alcuni uomini facevano esplodere colpi di fucile (alcune volte spaventando i cavalli che fuggivano via). Dopo aver colpito la tenda, gli uomini iniziavano a cantare:
“Poco tempo fa andai via. Ora son tornato, baciami.”
Uomini e donne quindi si dirigevano verso il punto centrale dell’accampamento dove iniziavano una danza simile alla Danza del Gufo, ballando in cerchio, con ogni uomo che abbracciava la sua compagna avvolgendola nella propria coperta. Seguivano poi altri “colpi sulla tenda” (in genere cinque o sei). Cerimonie di questo tipo duravano al massimo un paio di giorni. Le canzoni in lode dei vincitori (maa’tsikaruu’a) erano una parte fondamentale di questo tipo di cerimonia.
Ragazze Crow
A cantare il panegirico degli eroi ritornati erano in genere gli uomini e le donne del clan paterno (a’sa’kua e isbaaxi’u “zii e zie del clan”); simili canti avevano sempre origini oniriche e non erano necessariamente ispirate ad azioni belliche. Un esempio (fornito da Medicine Crow) è questo: “dii’wasa’ kaa’m baa’wiky (Ti adotterò come nonna)”. Per ogni nuova canzone si riceveva un dono e tali canti venivano intonati anche dagli stessi guerrieri in successive spedizioni di guerra. Nel 1910, diversi anziani Crow ricordavano ancora numerosi canti del genere. Non tutte le spedizioni di guerra erano “a lieto fine” e coronate dal trionfo nel campo. Secondo la tradizione Crow, i migliori condottieri sono “quelli che non riportavano mai perdite” (ak-tsicee’rete), superiori a “coloro che riportavano regolarmente cavalli” e a quelli “che di regola uccidevano un nemico”. Se un guerriero Crow veniva ucciso durante una spedizione di guerra, i suoi compagni non rientravano immediatamente al campo, ma mandavano un messaggero che faceva esplodere un colpo d’arma da fuoco a una certa distanza dall’accampamento. Quando la tribù si radunava a vedere cosa fosse successo, il messaggero agitava la propria coperta nella direzione da cui era venuto. Era così chiaro a tutti che durante la spedizione di guerra qualcuno era rimasto ucciso: per ogni perdita, il messaggero abbassava la coperta o la gettava di lato, senza avvicinarsi al campo, ma rimanendo seduto al suo posto. Erano gli altri che si avvicinavano a chiedergli i dettagli di quanto era avvenuto e per i dieci giorni successivi i compagni di guerra dell’ucciso (o degli uccisi) rimanevano nelle colline vicine al campo, in lutto come del resto l’intero accampamento. In questo periodo i compagni dell’ucciso non potevano né bere né mangiare con oggetti che venissero dall’interno del cerchio delle tende. Trascorsi i dieci giorni, il gruppo ripartiva: se in questa seconda spedizione riuscivano a catturare dei cavalli, era finalmente concesso loro di rientrare al campo e smettere il lutto; ma la famiglia dell’ucciso teneva il lutto fino a quando un nemico veniva ucciso.


Guerrieri Crow guadano un fiume

Come tutte le tribù delle pianure, i Crow cercavano di evitare a ogni costo perdite umane. Anche se la morte in battaglia era teoricamente l’aspirazione di ogni guerriero, nella realtà dei fatti si stava bene attenti a non sacrificare una o più vite per disegni strategici o per sciocca spavalderia (anche se in questi casi si “copriva” tale atteggiamento con la fiducia nelle virtù sovrannaturali dei più temerari). Una preghiera Crow è altamente significativa in questo senso: i’tsikyaata (“Possa io ritornare sano e salvo dopo aver ucciso il mio nemico”).
I Crow non combattevano per particolare bellicosità: le risse all’interno della tribù erano rarissime e altamente disapprovate, come nel periodo delle riserve furono successivamente disapprovate le zuffe tra i rancheri bianchi nei dintorni della riserva Crow. Secondo le testimonianze raccolte da Lowie, non furono mai progettate imprese militari distruttive o volte a cacciare intere tribù dai territori (forse anche a causa del numero della popolazione, altamente ridotto dopo la grande epidemia di vaiolo del 1837). Le ragioni principali di una spedizione di guerra erano essenzialmente il desiderio di distinguersi il battaglia o il desiderio di vendetta, oltre a quello più squisitamente “economico”, legato all’acquisizione di un maggior numero di cavalli (anche se non legato alla sussistenza, poiché i Crow non mangiavano carne di cavallo). I cavalli erano usati come doni o merce di scambio per acquisire uno status maggiore all’interno della tribù (o dell’accampamento).
Uccidere un nemico era considerato un atto di valore, ma il “coup” era un’azione ancora più meritoria, come meritorio (anche se non considerato strettamente un “atto di valore”) era fermarsi o tornare indietro per salvare un compagno ferito. L’istinto di autoconservazione era comunque fortissimo: anche i guerrieri votati alla morte delle diverse associazioni militari, i cosiddetti “Crazy Dogs” (Cani Pazzi mi’cgye wara’axe), cui tutto ciò che desideravano, donne comprese, era concesso a compenso del loro voto suicida, erano legati al loro impegno solo per una stagione (potevano comunque rinnovarlo). Catturare un cavallo equivaleva a un “coup”: se il cavallo fuggiva o veniva recuperato, il “coup” veniva annullato, come guidare una spedizione di guerra non era più contato come “coup”, se uno dei partecipanti veniva ucciso. C’erano poi degli atti di guerra difficilmente considerabili atti di valore nell’ottica occidentale: Flat Back (Schiena Piatta) si vantò con Lowie di aver ucciso quattro donne di una tribù ostile (contando così “coup”) che lo avevano sorpreso mentre rubava un cavallo. Flat Back affermava scherzosamente “Mio cognato Medicine Crow è un capo, ma non ha fatto mai nulla di simile”.


Medicine Crow (Corvo di Medicina o Corvo Magico), celebre capo Crow

Anche se lo status di Medicine Crow era nettamente superiore a quello di Flat Back, non c’è dubbio che quest’ultimo considerasse la sua azione una vera e propria prodezza. Il trattamento dei prigionieri era in genere umano: le donne venivano formalmente adottate dal loro catturatore e fatte sposare a membri della tribù, diventando “donne Crow” a tutti gli effetti, con gli stessi diritti e doveri. Anche i bambini, maschi e femmine, venivano adottati: la loro origine straniera veniva ricordata solo durante certe cerimonie, in cui non potevano assumere determinati ruoli (come per esempio il taglio dei pali usati nella Danza del Sole). Il trapper e mercante Edwin Thompson Denig intorno al 1850 ricordava nelle proprie memorie: “I Crow non mostrano particolare sete di sangue nei confronti dei loro nemici… una tratto eccellente del loro carattere sta nel fatto che in battaglia prendono prigionieri le donne e i bambini, invece di spaccar loro la testa come fanno generalmente le altre tribù. Essi, e i loro amici e fratelli Hidatsa sono le uniche tribù che io conosca a dimostrare una simile umanità… I prigionieri non vengono maltrattati e le donne non vengono violentate, ma fatte lavorare come le donne della tribù, né più né meno. I bambini vengono adottati e considerati dai loro nuovi genitori come figli del loro sangue… E’ degno di nota anche il fatto che le prigioniere, dopo aver vissuto con i Crow per un solo anno e aver imparato un po’ la loro lingua, non desiderino più far ritorno alla propria tribù. Questo, ossia il fatto che queste donne si trovino meglio con degli estranei che con i propri amici e parenti, è cosa che fa grande onore ai Crow…”


Guerrieri Crow

In casi particolari (desiderio acuto di vendetta) le uccisioni in guerra erano tuttavia particolarmente crudeli, fino a diventare vere e proprie sedute di tortura: un vecchio trapper vissuto con i Crow, tale Leonard, raccontò di un gruppo di Blackfeet che, intrappolati su una collina, resistettero eroicamente ai loro assalitori, uccidendone diversi. Alla fine i Crow inferociti ebbero la meglio e si vendicarono sui superstiti, percuotendoli quasi a morte prima di ucciderli e mutilandone i corpi per due giorni di seguito. Sempre Leonard raccontò di un Blackfeet che, penetrato in un accampamento Crow, aveva ucciso gli occupanti di una tenda per impadronirsi dei loro cavalli e che, catturato, fu impiccato a un albero e usato come bersaglio per le frecce degli uomini e i bastoni dell donne. Casi del genere erano però tutt’altro che frequenti; il trapper James Beckwourth, che visse tra i Crow per quasi dieci anni, disse di aver assistito solo una volta alla tortura e al rogo di un nemico vivo. Come tra le altre tribù delle pianure, era però frequente la mutilazione e l’esibizione dei cadaveri (o parte dei cadaveri) dei nemici; in generale però “il popolo bello” si distingueva dai suoi fratelli Siouan delle pianure nel rifiutare la guerra come strage e distruzione.

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