Quella strana malattia di Wild Bill Hickok

A cura di Mario Raciti

Tra le tante curiosità che nel corso di centocinquant’anni sono venute fuori riguardo la vita di Wild Bill Hickok, una di quelle più interessanti è relativa alla malattia agli occhi che lo afflisse negli ultimi anni della sua vita. I primi segni di questa malattia hanno probabilmente origine dagli occhiali scuri che Hickok cominciò ad indossare nel periodo in cui fece parte del Wild West Show di Buffalo Bill, a detta dello stesso Hickok per via del fastidio che gli procuravano le luci usate per illuminare il palcoscenico dove era costretto a esibirsi.
Molti studiosi hanno dedotto che tale fastidio poteva essere dovuto a qualche disturbo agli occhi, che con molta probabilità il famoso pistolero aveva contratto da una prostituta. È risaputo che Hickok amava le attenzioni del gentil sesso e quindi, in un’epoca dove il principio di trasmissione delle malattie era sconosciuto, l’igiene era scarsa e la stessa conoscenza delle malattie era primitiva, non era improbabile che il principe dei pistoleri fosse caduto nella spirale di una qualche patologia venerea.
Naturalmente viene subito da pensare alla sifilide: questa malattia sessualmente trasmissibile affliggeva le comunità di frontiera e se non curata portava a uno stadio finale in cui veniva attaccato il sistema nervoso e il cervello, causando paralisi, pazzia e cecità (tra le tante altre disgrazie). Veniva curata col mercurio, o applicandolo come unguento oppure iniettato con una siringa attraverso l’uretra o in vena (si poteva usare una soluzione o il calomelano – cloruro mercuroso).


Un ritratto giovanile del noto pistolero

Com’era comune all’epoca, la presunta cura faceva quasi più danni della malattia stessa e nel caso del mercurio gli effetti collaterali erano eccessiva salivazione, sanguinamento delle gengive, allentamento dei denti; non per niente alla Frontiera si diceva “Una notte con Venere, una vita con Mercurio”. Non risulta che Hickok facesse uso di mercurio (anche se un certo Leander Richardson riportò che, quando incontrò Bill a Deadwood nel 1876, “la sua pelle era grigia per l’uso di una potente droga a base di minerale”) però possiamo dire che non sarebbe stato così improbabile se si fosse ammalato di sifilide. Tuttavia ciò non è accertato, anche se il biografo “ufficiale” di Hickok, Joseph G. Rosa, in They Called Him Wild Bill (da cui proviene anche l’affermazione di Richardson citata precedentemente) afferma che i problemi alla vista di Wild Bill potevano essere stati causati dalla sua promiscuità con le “colombe sporche” (1979, pag. 268).
Si è pensato che anche la gonorrea potesse essere la causa dei problemi di vista di Wild Bill. Anch’essa una malattia venerea, se Hickok presentava problemi a urinare (cosa che non sapremo mai) ciò poteva essere un sintomo significativo, perché la gonorrea colpisce le vie urinarie con secrezioni di pus e difficoltà nella minzione.


Wild Bill in un classico ritratto fotografico

Anche se raramente, può portare alla cecità o almeno alla congiuntivite. Una conseguenza di questa malattia è la gonorrea oftalmica: più spesso trasmessa dalle madri ai neonati durante il parto, può anche colpire gli adulti attraverso arrossamento, lacrimazione, fotofobia e secrezioni. L’oftalmia generica, ossia l’infiammazione dell’occhio, è considerata dallo scrittore J.W. Buel, che nel 1882, nel suo libro Heroes of the Plains, scrisse: “[Hickok] Ritornò a Kansas City, dove per un po’ rimase inattivo a causa di un attacco di oftalmia, dovuto senza dubbio al freddo patito sulle Black Hills. Il dottor Thorne lo curò per alcuni mesi, con un successo tale che la vista [di Hickok], che per un certo tempo era stata completamente compromessa, si ristabilì parzialmente, ma [Hickok] non recuperò mai la vista completa” (1884, pag. 181).
Difficile quindi che il problema di Hickok fosse la gonorrea, quanto più probabilmente un glaucoma o un tracoma. In un contesto igienico/ambientale come quello del vecchio West, quest’ultima possibilità sembrerebbe più probabile, perché il tracoma è una malattia a trasmissione provocata da un batterio, quindi da una scarsa condizione igienica che ne favorisce la proliferazione. Questo batterio porta a lacrimazione, bruciore, arrossamento, gonfiore e sanguinamento dei capillari e, se non debellato, alla cecità (in questa malattia le ciglia si incurvano verso l’interno, graffiando dolorosamente l’occhio). La totale inconsapevolezza, all’epoca, degli antibiotici rendeva questa malattia incurabile.
Invece, basandosi sui sintomi di calo della vista e disturbi procurati dalla luce (fotofobia), l’ipotesi più diffusa (anche tra gli studiosi) è quella del glaucoma, un problema molto grave che fa aumentare la pressione all’interno dell’occhio danneggiando il nervo ottico e, quindi, la vista. Al glaucoma sono anche associati la perdita della visione periferica, per cui chi ne soffre riesce a vedere solo davanti a sé e non più “con la coda dell’occhio”: un problema letale per un pistolero, specie del calibro di Wild Bill.


Wild Bill uccide Phil Coe

Se è così, se davvero Hickok soffriva di glaucoma, la malattia dovette manifestarsi dopo la sparatoria di Abilene del 5 Ottobre 1871, quando Hickok uccise Phil Coe: nei concitati secondi dopo che Coe venne mortalmente colpito, Wild Bill vide dietro di sé un’ombra che gli si avvicinava correndo, per cui si voltò e fece fuoco, uccidendo il suo aiutante e amico Mike Williams. Se Bill avesse sofferto di glaucoma in quel momento, e la malattia avesse portato ai sintomi descritti sopra, il nostro non sarebbe riuscito ad accorgersi di Williams alle sue spalle. Di contro, forse proprio il fatto di non essersi accorto di chi fosse quell’ombra è sintomatico di un qualche problema ai suoi occhi.
È significativo quello che lo stesso Hickok disse a un suo conoscente, poco prima di trasferirsi a Deadwood: “I miei occhi stanno peggiorando. La mia carriera di pistolero è finita”. Sembra appurato che Hickok giunse a Deadwood in un umore fatalista, con la sensazione di finire lì i suoi giorni. La consapevolezza della malattia, forse?

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