Cowboy e alieni, avvistamenti di UFO nel West

A cura di Gian Mario Mollar

Quando si parla di alieni e cowboy, di solito vengono in mente film di fantascienza più o meno recenti, o al limite qualche fumetto anni ’70 un po’ psichedelico. Quel che non tutti sanno è che esistono diverse testimonianze di incontri ravvicinati con presunti esseri di altri mondi e i loro strani veicoli volanti già ai tempi del vecchio West.
La parola U.F.O., Unidentified Flying Object, ovvero oggetto volante non identificato, è stata coniata soltanto nel 1952, eppure, a giudicare dalle cronache dell’epoca, sembrerebbe che anche i cieli della Frontiera fossero piuttosto trafficati e che gli inquietanti avvistamenti di “navi dell’aria” (airships) fossero già presenti nell’immaginario collettivo a quei tempi.

Ufo sulle Montagne Rocciose – 1865

“Una storia straordinaria: Una pioggia meteoritica di terraglia cade dal cielo”: questo il titolo di un articolo del The Missouri Democrat del 1865, che riporta la testimonianza di James Lumley, destinata a passare alla storia come il primo avvistamento di UFO nel West.


Il trapper James Lumley

Ecco il contenuto dell’articolo:

“Il signor James Lumley, un vecchio trapper delle Montagne Rocciose che si è fermato per diversi giorni a Everett House, ci ha rilasciato una dichiarazione veramente straordinaria che, se sarà comprovata, produrrà un grandissimo fermento nel mondo scientifico. Il signor Lumley afferma che, più o meno a metà del settembre scorso, era impegnato a mettere trappole sulle montagne a circa settantacinque o cento miglia dalle Grandi Cascate del Missouri Superiore, nei pressi di quello che è conosciuto come Cadotte Pass. Una sera, dopo il tramonto, vide in cielo un grande corpo luminoso, che si muoveva a gran velocità verso est. Rimase visibile per almeno cinque secondi, prima di scomporsi in particelle, in quella che il sig. Lumley paragona “all’esplosione di un razzo in aria”. Qualche minuto dopo, sentì una forte esplosione, che fece tremare la terra, e ciò fu seguito a breve da un trambusto, come se un tornado stesse attraversando la foresta. Quasi contemporaneamente si alzò un forte vento, che poi cessò all’improvviso, lasciando nell’aria uno strano odore di zolfo. Questi fatti non sarebbero rimasti impressi nella mente del sig. Lumley, se il giorno dopo, a circa due miglia dal suo accampamento, non avesse scoperto un largo varco che attraversava la foresta. Alberi giganteschi erano stati sradicati e spezzati vicino a terra. Le cime delle colline erano state rase al suolo e la terra era rivoltata in molti punti. Regnava ovunque una grande devastazione. Seguendo questa traccia di distruzione, il trapper riuscì ben presto a capire quale ne fosse la causa, appurando che si trattava di un’immensa pietra schiantatasi sul fianco della montagna. La parte più sensazionale della storia consiste nell’esame di questa pietra e dei suoi frammenti. In diversi punti c’erano delle incisioni di geroglifici. Il sig. Lumley ha anche scoperto dei frammenti di una sostanza che sembrava vetro, e qua e là c’erano delle macchie scure, che sembravano causate da un liquido. Il nostro trapper è convinto che i geroglifici siano opera umana, e che la pietra stessa sia un frammento di un corpo immenso, che deve essere stato azionato da esseri animati per un qualche scopo.
Per quanto strana questa storia possa apparire, il sig. Lumley la racconta in modo così sincero che siamo obbligati ad accettarla come vera. È evidente che la pietra che ha scoperto è un frammento di un meteorite che era visibile in queste zone lo scorso settembre. L’avvistamento è stato riportato a Leavenworth, a Galena e in questa città dal Colonnello Bonneville. A Leavenworth, il meteorite si è separato in particelle ed è esploso.
Gli astronomi hanno per lungo tempo ritenuto probabile che i corpi celesti siano abitati – persino le comete – e potrebbe anche darsi che lo siano anche i meteoriti. Le meteore potrebbero essere utilizzate dagli abitanti di altri pianeti come mezzi di trasporto per esplorare lo spazio, e in futuro potrebbe accadere che qualche Colombo, proveniente da Mercurio o da Urano, potrebbe atterrare su questo pianeta a causa di una convergenza meteorica e decidere di prenderne possesso – come fecero i navigatori spagnoli nel Nuovo Mondo nel 1492 – e alla fine ridurre quella che è conosciuta come “la razza umana” in una condizione di abietta schiavitù. Deve pur esistere una razza superiore alla nostra, e la dimostrazione potrebbe avvenire in qualche tempo futuro nella maniera che vi abbiamo descritto.”


L’avvistamento

Malgrado il finale “fantascientifico”, in cui l’autore dà libero sfogo alla fantasia, l’articolo riporta con dovizia di particolari lo schianto di un meteorite, un corpo spaziale abbattutosi sul suolo terrestre dopo aver attraversato l’atmosfera. Sebbene il tempo e il luogo siano piuttosto approssimativi, ci sono alcuni elementi che trovano un riscontro scientifico: per esempio, i meteoriti ferrosi appaiono spesso scavati, o compartimentalizzati, come indica Lumley nel suo resoconto. Questi crateri sulla superficie sono dovuti all’ossidazione e all’impatto atmosferico. Inoltre, dal momento che i meteoriti raggiungono temperature elevatissime, sempre a causa dell’attrito con l’atmosfera, può accadere che, quando impattano il suolo terrestre, lo surriscaldino al punto da formare dell’ossidiana, una specie di vetro naturale. Talvolta, infine, i meteoriti ferrosi contengono zolfo, e questo spiegherebbe il forte odore avvertito da Lumley.
Il riferimento ai “geroglifici” non deve essere inteso in senso letterale: Lumley probabilmente non si riferiva all’alfabeto degli antichi Egizi, ma semplicemente a dei segni di cui non riusciva ad interpretare il senso. Anziché essere manufatti tracciati da esseri senzienti, potrebbero essere semplicemente delle concrezioni ferrose spontanee formatesi in occasione dell’impatto.
Insomma, da queste poche e semplici considerazioni, sembrerebbe che il nostro trapper abbia assistito non già a un “avvistamento alieno”, bensì a un insolito fenomeno naturale. Come vedremo, tuttavia, ci sono molti altri avvistamenti misteriosi nella storia del West che non si lasciano ricondurre così facilmente a spiegazioni ordinarie.

Il serpente d’argento del Texas, 1873

A Bonham, in Texas, nel 1873, i braccianti di un campo di cotone videro un oggetto che volava nel cielo sopra di loro, che viaggiava a grande velocità e assomigliava a un lucente “serpente d’argento”. L’apparizione causò un grande scompiglio e li gettò nel panico: tutti si misero a correre per cercare un riparo, nascondendosi nei capanni oppure sotto i carri.
L’oggetto viaggiava a una tale velocità da sembrare quasi un fulmine nel cielo illuminato a giorno. Apparentemente, l’oggetto sorvolò due volte la città prima di scomparire alla vista. Circa 24 ore dopo l’avvistamento di Bonham, un oggetto simile fu avvistato sopra a Fort Scott, nel Kansas. Anche in quest’occasione seminò il panico, spingendo i soldati ad abbandonare il piazzale per cercare riparo dallo strano macchinario.


Una ricostruzione dell’avvistamento

Questo genere di avvistamenti non era raro, uno dei più famosi avvenne a Tombstone, in Arizona, nel 1892, dove due cowboy raccontarono di aver inseguito e sparato a un rettile alato, lungo una cinquantina di metri e con un’apertura alare di quasi trenta metri. Le pallottole, dissero, rimbalzavano sulla pelle della creatura.
Si trattava di un rettile alato o di un macchinario volante? O, forse, più semplicemente, di troppo whisky bevuto intorno al fuoco? In ogni caso, è interessante rilevare che simili fatti insoliti e dal vago sapore “steampunk” fossero già presenti nel 1800.

L’alieno di Aurora – 1897

Il 19 aprile del 1897, il giornale texano Dallas Morning News riportava questo insolito articolo:

“Attorno alle 6 di stamattina, gli abitanti più mattinieri di Aurora, in Texas, sono stati sorpresi dall’improvvisa apparizione di una nave volante (airship), che sorvolava la cittadina. La nave era diretta verso nord ed è passata sulla piazza principale, ma, quando ha raggiunto la parte settentrionale della città, è entrata in collisione con la torre del mulino a vento del Giudice Proctor, andando in pezzi con una terribile esplosione e spargendo detriti su diversi acri di terreno”.


L’avvistamento ad Aurora

Il fatto è già di per sé notevole, ma il racconto prende una piega ancora più stupefacente:

“Si suppone che a bordo della nave ci fosse soltanto il pilota, e, sebbene i suoi resti fossero stati smembrati, si è riusciti a raccogliere abbastanza parti del corpo da dimostrare che non si trattava di un abitante di questo mondo. Il signor T.J. Weems, dell’Esercito degli Stati Uniti, è dell’idea che il pilota fosse un abitante di Marte. I documenti trovati sulla sua persona – probabilmente i diari dei suoi viaggi – sono scritti con dei geroglifici sconosciuti, che non possono essere decifrati.[ …] La nave era costruita con un metallo sconosciuto, che assomigliava un po’ a una lega di alluminio e argento, e doveva pesare diverse tonnellate. La cittadina è oggi invasa di gente intervenuta per vedere il relitto e per raccogliere dei campioni di quello strano metallo tra i detriti.”

La sobria cronaca redatta dal rispettabile giornalista E. E. Haydon ci mette di fronte ad una serie di eventi davvero sensazionali: non solo l’avvistamento di una navicella spaziale, ma anche il suo schiantarsi al suolo con il conseguente ritrovamento di un corpo alieno e di frammenti di un metallo mai visto prima. La stessa storia si ripeterà, quasi identica, circa cinquant’anni dopo, nel 1947, nello stato confinante del New Mexico: si tratta del ben più celebre incidente di Roswell, una vera e propria pietra miliare per gli appassionati di ufologia, sulla quale saranno versati fiumi di inchiostro.


Il cippo che indica il cimitero di Aurora

Il corpo del presunto marziano venne cristianamente sepolto nel cimitero di Aurora, dove una lapide della Texas Historical Commission riporta, ancora oggi, l’avvenimento. Parte dei resti della nave spaziale venne seppellita insieme al corpo nella tomba, mentre il resto venne gettato in un pozzo vicino al mulino danneggiato dallo scontro. Dei documenti vergati in un alfabeto sconosciuto, purtroppo, non rimane traccia.
Il seguito della storia sembra ricalcare un celebre racconto dello scrittore H. P. Lovecraft, Il colore venuto dallo spazio, in cui un meteorite caduto dal cielo avvelena le acque di un pozzo, causando dapprima la crescita di una vegetazione deforme e dai colori deliranti, poi un’epidemia del bestiame e degli abitanti della fattoria. Nel nostro caso, però, gli esiti sono decisamente meno mostruosi e inquietanti. Nel 1935, infatti, il Signor Brawley Oates rilevò la proprietà del Giudice Proctor e cercò di bonificare il pozzo estraendone i detriti, per usarlo come fonte di acqua potabile. In seguito, però, sviluppò una grave forma di artrite, che attribuì alla contaminazione dell’acqua del pozzo da parte del rottame alieno. Decise così di sigillare il pozzo con una lastra di cemento e ci costruì sopra un fabbricato nel 1957.
A quanto pare, però, l’intera storia non fu altro che una bufala, montata ad arte dal giornalista Haydon in un disperato tentativo di attirare l’attenzione sulla cittadina di Aurora e cercare di incrementare il turismo in un centro urbano inesorabilmente votato al declino da una serie di eventi sventurati: in primis, l’esclusione dalla rete ferroviaria, che venne costruita a circa 27 miglia dalla città senza includerla nel circuito, ma anche un’epidemia di febbre eruttiva, un incendio che ne distrusse diversi quartieri e un parassita che rovinò il raccolto dei campi di cotone, principale fonte di reddito per la città.
Accertamenti successivi sulla “Roswell del Texas” hanno dimostrato che la storia costruita dal giornalista Haydon aveva ben poca attinenza con la realtà dei fatti. E’ strano, infatti, che una notizia così sensazionale non abbia avuto alcun seguito su nessun altro quotidiano e non si riuscirono nemmeno a trovare testimonianze dirette attendibili a conforto di questa narrazione. Delle diverse tonnellate del misterioso relitto spaziale non è stato rinvenuto neanche un frammento e si appurò in seguito che il mulino del Giudice Proctor, teatro dell’incidente, non esisteva nemmeno.
Nel corso degli anni, diverse troupe televisive si sono avvicendate su quei luoghi nel tentativo di appurare la verità, ma nessuna prova risolutiva è stata prodotta. Il Cimitero di Aurora non ha mai acconsentito all’esumazione della salma del supposto alieno e le ricerche condotte con l’ausilio di metal detector e radar non hanno portato alla luce nessun resto della nave spaziale. Malgrado le scarse prove documentali, la storia dell’alieno di Aurora rimane comunque uno racconto misterioso e affascinante, che continua a scatenare la curiosità degli indagatori dell’insolito.

Gli avvistamenti a cavallo tra il 1896 e 1897

L’ondata di avvistamenti di navi spaziali nei cieli del Nord America nel 1897 ebbe inizio nel novembre 1896 a San Francisco, in California, dove centinaia di spettatori videro una nave volante viaggiare “controvento” e utilizzare “luci di ricerca” mentre si muoveva nell’aria. Diverse ore dopo, ci furono diversi altri avvistamenti dello stesso tipo nei cieli di Santa Rosa e Sacramento, come se la nave si stesse spostando in direzione del Monte Shasta, un’area che gli ufologi attuali ritengono frequentemente visitata dagli UFO.


Un articolo del 1896 su The Call

Nei mesi seguenti, ci furono numerosi avvistamenti di strane navi aeree e, sebbene alcune vennero classificate in seguito come bufale, molte furono considerate come attendibili, comprovate da testimoni. Ad esempio, migliaia di persone avvistarono una nave volante nei cieli di Chicago, Illinois, il 10 Aprile 1897. Ma non ci furono soltanto avvistamenti: in alcuni casi si trattò anche di incontri con i piloti di questi strani vascelli, quelli che, nel gergo ufologico moderno, vengono classificati come “incontri ravvicinati del terzo tipo”.
Il 21 Aprile del 1897, John Barclay si svegliò nel cuore della notte sentendo i suoi cani abbaiare. Sentì anche un ronzio acuto che proveniva dall’esterno. Avendo letto degli avvistamenti nel corso dei mesi precedenti, Barklay prese il suo fucile e uscì a vedere che cosa stesse succedendo. Non poté credere ai suoi occhi quando vide una strana navicella che stava atterrando sulla sua proprietà. Barclay, considerato un testimone degno di fede da chi lo conosceva, dichiarò all’Houston Post: “Era un oggetto dalla forma curiosa, oblungo, con delle ali e degli annessi attaccati ai lati, di varia forma e misura.” Barclay notò anche che la nave aveva delle luci “molto più luminose di quelle elettriche”.
Quando Barclay si avvicinò, le luci sulla navicella si spensero, ma la notte era abbastanza luminosa da permettergli di scorgerla ancora. Continuò ad avvicinarsi, fino a quando gli apparve davanti un uomo, che gli chiese di abbassare il fucile, dal momento che non intendeva fargli del male. Barclay fece come gli veniva detto, e poi gli chiese quale fosse il suo nome. “Non preoccuparti del mio nome. Chiamami Smith” fu la risposta dell’altro. Poi si avvicinò a Barclay per porgergli una banconota da 10 dollari, e gli chiese di portargli dell’olio lubrificante, due scalpelli e del solfato di rame, dicendo a Barclay di tenere il resto per il disturbo.
Quando Barclay gli chiese di avvicinarsi per vedere la nave, l’uomo rispose che non potevano lasciarlo avvicinare ulteriormente, chiedendogli nuovamente di portare gli oggetti richiesti e promettendogli che un giorno, per ricompensarlo della sua cortesia, lo avrebbero “chiamato” e portato a fare un giro.


Un avvistamento segnalato a San Francisco nel 1896

Barclay riuscì a portargli l’olio e gli scalpelli, ma aveva finito il solfato, così si offrì di restituire il denaro allo straniero, ma questi rifiutò e disse a Barclay di tenerlo ugualmente.
Mentre la figura faceva ritorno alla nave, Barclay gli chiese di dove venisse e dove fosse diretto. “Da nessuna parte” rispose lo straniero, “ma dopodomani saremo in Grecia”.
Poi Barclay sentì di nuovo quel ronzio, e la navicella sparì, “come se fosse stata sparata da una pistola”.
Qualche giorno dopo, il 26 aprile, lo Houston Post riportò un altro fatto strano occorso a Frank Nichols, di Josserand, Texas, a circa 100 miglia dal luogo dove si era svolto l’incontro di Barclay. Sul fare dell’alba, il signor Nichols venne svegliato da un “suono meccanico”, guardò fuori dalla finestra e vide una nave aerea che stava atterrando sul suo campo. Uscì immediatamente di casa per avvicinarsi ad essa, quando venne fermato da due uomini che portavano quelli che sembravano dei secchi, i quali gli chiesero di “tirare acqua dal suo pozzo”. Nichols acconsentì prontamente alla loro richiesta e, a differenza di Barclay, venne invitato a bordo della navicella e chiacchierò liberamente con il suo equipaggio, che in seguito descrisse come esseri umani, ma “piccoli e scuri”.
Anche Nichols, come Barclay, era un cittadino rispettato dalla comunità e un testimone credibile, e raccontò allo Houston Post che l’equipaggio gli spiegò come funzionava la nave, ma che la spiegazione era così complicata che egli non riusciva a seguirla. Disse comunque che la nave funzionava grazie “all’elettricità altamente condensata” e che la tecnologia sarebbe stata presto “rivelata al pubblico” e anche che “cinque di queste navi erano state costruite in Iowa utilizzando un materiale di recente invenzione, che ha la proprietà di galleggiare nell’aria.”
Sempre in Texas, a Merkel, il 25 aprile 1897, venne avvistata tra le nuvole una nave spaziale, alla quale era sospesa quella che sembrava un’ancora, che sfiorava il terreno. Alla fine, l’ancora rimase impigliata nelle rotaie del treno. Gran parte della comunità, di ritorno dalla funzione religiosa, poté assistere al fatto. Anche se l’oggetto volante era troppo in alto per riuscire a distinguerne le forme, si riusciva ad intravederne la forma e le luci attraverso le nubi. Dopo qualche minuto, un uomo, con una tuta blu, cominciò a scendere lungo la corda, per poi tagliarla non appena si accorse di essere osservato, permettendo così alla nave di scomparire tra le nuvole.


Chicago Times del 10 aprile 1897

Ma gli avvistamenti del 1897 non finiscono qui: circa una settimana dopo, il 6 maggio 1897, a Hot Spring nell’Arkansas, il Vice Sceriffo Mc Lemore, in compagnia del poliziotto Sumpter, assistette ad un atterraggio in una notte molto piovosa.
I due si avvicinarono al velivolo per domandare chi fossero e che cosa stessero facendo. Un uomo con una lunga barba scura, che emetteva una sorta di luce, si avvicinò e disse loro che lui e i suoi passeggeri (un altro uomo e una donna) stavano “volando attraverso il paese a bordo di una nave aerea”. Videro che l’altro uomo stava riempiendo delle sacche d’acqua, mentre la donna si manteneva in disparte, con un ombrello che le nascondeva il volto. I due uomini di legge vennero invitati a salire a bordo e a ripararsi dalla pioggia, ma preferirono declinare cortesemente l’invito.
Mc Lemore notò che la luce più luminosa continuava a lampeggiare, e ne chiese il motivo all’uomo dalla lunga barba, il quale rispose che la “la luce era così potente da consumare gran parte della sua forza motrice”. E con ciò, la navicella se ne andò così come era venuta.
Come si può notare, tutti questi racconti hanno diversi punti in comune con i moderni avvistamenti di UFO: in particolare, il ricorrere di luci intense, di oggetti volanti dalla forma oblunga, simili a sigari, che si muovono ad altissima velocità, e il suono ronzante che sembra accompagnarli.


Ancora una notizia di avvistamenti

Rimane il mistero di chi fossero i protagonisti di questi avvistamenti: si trattava di esseri provenienti da altri mondi o di esseri umani che stavano testando prodotti tecnologici avanzatissimi e frutto di ricerche segrete? Un’ipotesi ancor più affascinante è che si trattasse di viaggiatori del tempo, provenienti dal futuro. In tal caso, quando gli strani cosmonauti dichiararono a Barclay che sarebbero stati “in Grecia dopodomani”, non si stavano riferendo a uno spostamento spaziale, bensì a un movimento temporale, attraverso i secoli.
Quelle riportate sono soprattutto curiosità, in quanto non vi sono prove inequivocabili, a parte resoconti giornalistici il cui valore scientifico è sicuramente discutibile. Il mistero dell’esistenza della vita su altri mondi, allora come oggi, rimane tale.

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