Warlock

A cura di Gian Mario Mollar

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Warlock, di Oakley Hall, è un viaggio che non dimenticherete tanto facilmente. Quando la polvere sollevata dai cavalli sulla Main Street si poserà, inizierete a intravedere i due saloon, l’emporio, e i profili delle case di una città che, come vi urlerà in faccia il giudice Holloway con il fiato puzzolente di whisky, “ogni mattina fa colazione con la vita di un uomo”.
L’impianto del romanzo è estremamente classico per il genere: Warlock è una mine-town vicina al confine e i suoi rispettabili cittadini sono terrorizzati dalle continue incursioni dei cowboys di Abe McQuown, un allevatore con una terribile barba rossa e un debole per le razzie di bestiame, che scendono in città per spendere la paga in alcol, puttane, carte e, cosa più preoccupante, continue sparatorie. I nomi degli sceriffi uccisi, graffiati sul muro della prigione, sono ormai molti, ma a nulla valgono le richieste al Generale Peach, il governatore della zona, che, dopo aver sconfitto gli Apaches di Capo Espirato, è ormai schiavo della propria demenza senile e di antichi ricordi.
Gli onesti cittadini di Warlock, riunitisi in un Comitato, decidono così di far giustizia e ordine da sé, assumendo un Marshall. Clay Blaisedell è un pistolero infallibile: le sue colt hanno il calcio d’oro e i suoi occhi azzurri non conoscono esitazione, gli uomini lo temono e le donne – in particolare la signorina Jessie, filantropa rosa dall’ambizione – lo amano.
Ma il suo arrivo in città, anziché portare la desiderata pace, non pone fine alla violenza: un po’ perché il miglior gun man in circolazione è una provocazione continua per delinquenti e teste calde, un po’ perché lo stesso Blaisedell, senza paura ma lontano dall’essere senza macchia, si accompagna a Tom Morgan, baro e assassino con pochi scrupoli. Così, dopo un breve periodo di quiete, la Main Street continua ad essere illuminata dai lampi degli spari.
È proprio a questo punto che John Gannon ritorna in città e assume il difficile compito di aiutante del vice sceriffo. La sua è una posizione scomoda, perchè in passato ha lavorato per McQuown con suo fratello Billy, che è ancora membro della banda, ma poi aveva deciso di andarsene in seguito a un episodio drammatico, un massacro di messicani. Gannon è inviso a entrambi gli schieramenti: i cittadini non si fidano di lui, i fuorilegge lo considerano un rinnegato. Ciononostante, continuerà a far rispettare la legge, anche quando in una Sfida all’ACME Corral (vi ricorda qualcosa?), suo fratello sarà ucciso in duello dal Marshall Blaisedell…
Raccontare oltre significherebbe rovinare una trama avvincente, fitta di intrecci e colpi di scena non banali, per cui mi taccio. Sappiate che, se vi piacciono i duelli alla pistola e le scazzottate, troverete pane per i vostri denti: Oakley Hall scompone le scene di azione in una miriade di fotogrammi, come illuminandole con una lampada stroboscopica, e, leggendo, si ha la sensazione di essere lì ad annusare il sangue e la polvere da sparo. Ma Warlock è molto più di questo, è un romanzo corale, la cui bellezza risiede nella pluralità delle voci dei personaggi, che incarnano i cliché del vecchio west trascendendoli e donando loro realismo e nuova linfa. Ci sono proprio tutti, dal medico idealista dedito al laudano alla prostituta assetata di vendetta, dallo sceriffo pauroso al commerciante perbenista, ma non ci sono buoni e cattivi, solo uomini e donne pieni di chiaroscuri, che lottano e si confrontano con ideali di giustizia e libertà non sempre convergenti.
Warlock è una trasposizione letteraria della Tombstone di Wyatt Earp e Doc Holliday, riplasmata molto liberamente perché, come scrive l’autore nella prefazione, “il compito della letteratura romanzesca è la ricerca della verità, non dei fatti”. Lo scenario quasi claustrofobico della città, asserragliata tra i monti e il deserto, elimina le distrazioni ed esalta la drammaticità delle decisioni degli individui, soli davanti a un destino indifferente che sembra anticipare le migliori pagine di Cormack Mc Carthy.
A fare da sfondo ai drammi individuali, Hall fa affiorare il tema sociale, rappresentato dai minatori in sciopero contro un intransigente soprintendente della miniera Medusa. Anche in questo caso, i ritratti e i toni non sono edulcorati: i minatori sono sporchi e ignoranti, facilmente manipolabili da leader improvvisati e mai del tutto in buona fede, ma sono fratelli dei coloni di John Steinbeck e dei “cafoni” di Ignazio Silone, una lunga processione di “vinti” che attraversa la storia chiedendo giustizia.
Il romanzo, pubblicato per la prima volta nel 1958 e finalista del Pulitzer, è giunto da ottobre 2016 in Italia con Sur, nell’elegante e convincente traduzione dello scrittore Tommaso Pincio, ed è parte di una trilogia composta di altri due volumi, The Bad Lands e Apaches. C’è da augurarsi che vengano tradotti presto anche questi!
Dal libro, nel 1959, venne tratto un film con Henry Fonda e Antony Queen, che è possibile vedere gratuitamente (e legalmente) in versione originale a questo link:

Buona lettura del libro e… buona visione del film!

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