Jack Slade, pericoloso e sanguinario

A cura di Gian Mario Mollar


Jack Slade ha un solo e grande nemico, il suo peggior nemico… la bottiglia.
Ci fu un tempo in cui Jack Slade era considerato un eroe, il pacificatore della linea di diligenze Central Overland. Ora è sbronzo e di cattivo umore sulla strada principale di Virginia City, nel Montana. Spara a tutto quello che attira la sua attenzione.
Impreca, attacca briga, rovescia un carretto del latte, prende a pugni in faccia i suoi stessi amici, dopo aver brindato con loro. I suo amici li ha anche derubati, è risaputo. Adora spaccare i mobili dei saloon che frequenta, e li frequenta tutti.
Nelle ultime due settimane, in una serie di bagordi etilici, ha seminato il terrore negli accampamenti dei minatori, entrando a cavallo nei saloon e sparando ai bicchieri allineati sugli scaffali. Lo hanno arrestato e ammonito più di una volta. In queste occasioni, sfoggia una catena di orologio decorata con orecchie umane, e gli piace vantarsi di come se le è procurate.
Una posse di vigilantes affronta l’ubriacone incattivito, intimandogli di smetterla. Dapprima Slade fa lo sbruffone, pensando di avere in pugno tutta la città. Ma quando portano una corda e la appendono alla trave del portone di un recinto per bestiame, Slade perde il controllo e si mette a piangere.


Il ritratto di Jack Slade

Un testimone riferisce di aver visto Slade strisciare sulle mani e sulle ginocchia, implorando come un bambino. “Mio Dio! Mio Dio!” urlava, “Devo morire? Oh, la mia povera moglie, la mia povera moglie! Mio Dio, ragazzi, voi non volete uccidermi sul serio!”
Slade fu impiccato per disturbo della quiete. Raramente un uomo con una reputazione così nefasta ha lasciato questo mondo frignando così tanto.
Prima di Wild Bill Hickock, Jack Slade era il pistolero di cui tutti avevano paura nel West. Nel suo libro “In cerca di guai”, Mark Twain scrive “… Slade era un uomo dal cuore, le mani e l’anima inzuppati nel sangue di coloro che osavano attentare alla sua dignità; un uomo che vendicava orrendamente qualsiasi tipo di ingiuria, affronto, insulto o mancanza di riguardo – sul posto, se gli era possibile, o anche anni dopo, se l’occasione non si presentava prima; un uomo torturato dall’odio giorno e notte, fino a quando non era placato dalla vendetta – e nemmeno una vendetta qualunque, ma la morte assoluta del suo nemico – niente di meno; un uomo il cui volto si illuminava di una gioia terribile nel sorprendere un nemico in posizione di svantaggio.”
Slade era famoso per essere vendicativo, ma è vero il contrario. Jules Reni, un capostazione corrotto sotto la sua supervisione presso la compagnia postale Central Overland, gli tese un agguato e lo lasciò per morto nel marzo del 1860. Slade non si mise sulla sua pista, ma si limitò mettere in giro la voce che Beni avrebbe dovuto tenersi alla larga dal suo territorio. Quando Beni tornò, nell’agosto del 1861, Slade offrì una ricompensa di 500 dollari per chi l’avesse catturato vivo. Due uomini di Slade arrestarono Beni dopo un duello alla pistola, ma questi morì sulla strada per raggiungere Slade.


Mark Twain incontra Jack Slade

Pur di non perdere la taglia, legarono Beni a un palo, insistendo che fosse ancora vivo. Slade, scettico, volle verificare quanto affermavano tagliando le orecchie di Beni, che non ebbe alcuna reazione.
Una versione della storia alternativa, ma altrettanto macabra, vede Jules, il cui cognome questa volta viene traslitterato in Reni, consegnato ancora vivo dagli scagnozzi di Slade.
Slade legò il prigioniero a un palo del corral, e lo lasciò al freddo per tutta la notte, poi, al mattino, cominciò a usarlo per allenarsi nel tiro a segno. Tra un colpo di pistola e l’altro, Slade ingollava whiskey e informava allegramente Reni su dove l’avrebbe colpito con il tiro seguente. Reni morì con 22 buchi nel corpo. Slade tagliò le sue orecchie e continuò a portarle con sé per ricordo.
La divergenza tra le due versioni, simili eppure diverse, è probabilmente conseguenza della tradizione orale nella Frontiera. Prima di finire nero su bianco, magari in qualche dime-novel (i romanzi popolari che ebbero una larga diffusione negli Stati Uniti e contribuirono a forgiare i miti del west), le notizie passavano di bocca in bocca deformandosi, ingigantendosi , diventando leggende.
Comunque siano andate veramente le cose, Ben Holladay, il proprietario della compagnia, fu così soddisfatto da questa prova di coraggio di Slade da assegnargli, nell’arco di qualche mese, altre 400 miglia di percorsi di diligenze da supervisionare.
Ma l’alcol fu la rovina di Jack Slade. In seguito a una sbornia, durante la quale si mise a sparare all’impazzata in un magazzino militare, l’Esercito obbligò Holladay a licenziare il suo benemerito impiegato.


Rocky Ridge Station

Slade ha all’attivo un solo omicidio documentato, nel maggio del 1859, quando sparò ad Andrew Ferrin, un dipendente che aveva bloccato un treno merci, ma, a quanto pare, prima di venire assunto da Holladay, era in fuga da un’accusa di omicidio in Illinois ed era sospettato di ben 26 omicidi, dato che giustificherebbe la la retorica di MarkTwain.
Come attesta il suo biografo Dan Rottenberg, nella biografia “Death of a Gunfighter: The Quest for Jack Slade, the West’s Most Elusive Legend”, la verità su Jack Slade è particolarmente difficile da ricostruire, in quanto si tratta di un personaggio complesso e ricco di contraddizioni. Da un lato, vediamo l’efficiente braccio armato della Overland Central, temuto e rispettato, dall’altro un crudele ubriacone che perde facilmente il controllo di sé e la dignità.
Ma, forse, la tremenda fama di Slade era soprattutto legata al suo nome. Come scrisse Mark Twain, “c’era una tale magia in quel nome, SLADE!”.
Il suo vero nome era Joseph Alfred “Jack” Slade, e nacque il 22 gennaio del 1831 a Carlyle, nell’Illinois. Le cronache lo descrivono come un uomo basso, tarchiato e dalla voce soave. Combatté nella Guerra contro il Messico e partecipò all’occupazione di Santa Fe, nel New Mexico, nel 1847-48. Attorno al 1857 sposò Maria Virginia, il cui nome da nubile non è noto.
Arrivata in città, la moglie di Slade si mise a urlare contro i suoi carnefici, maledicendoli per averlo impiccato, invece di sparargli. “Si meritava una morte migliore di questa”, protestò, come riporta Emerson Hough nel suo libro “The story of the outlaw” (Storia dei Fuorilegge). E Nathaniel P. Langford, nel libro “Days and ways of the vigilantes” (I tempi e i modi dei vigilantes), racconta che urlò “Non doveva morire per la corda di un boia. Un uomo del genere non meritava una morte da cane.”
Virginia Slade
Pur di non vederlo sepolto tra i suoi aguzzini, la moglie conservò il corpo di Slade nell’alcol per quasi cinque mesi, fino a quando si riaprirono le strade. Allora lo trasportò per 475 miglia fino a Salt Lake City, nello Utah, per una sepoltura provvisoria in una tomba misera, dando istruzioni di trasferirlo in autunno nella città natale, Carlyle, nell’Illinois. Ma Slade è rimasto a Salt Lake City fino a oggi. Il suo biografo, Dan Rottenberg, sta attualmente cercando di portare a compimento le indicazioni di Virginia, esumando il cadavere di Slade e restituendolo alla città natale con una sepoltura dignitosa.
Si dice che i Vigilantes del Montana seppellissero tradizionalmente i banditi linciati in tombe larghe tre piedi, profonde sette piedi e lunghe settantasette pollici. Per questo, ancora oggi i distintivi della Polizia Stradale del Montana portano ancora il simbolo dei vigilantes “3 – 7 – 77.”

Bibliografia essenziale:
– Mark Twain, In cerca di guai, Adelphi,1993
– Dan Rottemberg, Death of a Gunfighter: The Quest for Jack Slade, the West’s Most Elusive Legend, Westholme, 2008
– David Nevin, The Expressmen, volume dell’enciclopedia The Old West, Time- Life Series, St. Andrew Press, 1974.

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