Prairie Dog Sunset (recensione e intervista)

La copertina del libro
E’ uscito il nuovo attesissimo libro di Domenico Rizzi, infaticabile ed espertissimo scrittore di storia del west e capace romanziere. Il titolo del libro è “Prairie Dog Sunset” ed è un romanzo che ci porta nell’epopea del West attraverso l’ambientazione e i personaggi che hanno fatto della frontiera un mito non solo cinematografico.
Le avventure di Frank Lamar e quelle di una cittadina del Wyoming, ci fanno ripercorrere l’ascesa e il declino di un’epoca. Tutto il romanzo è incentrato sulla vita di un uomo che come molti uomini di frontiera ha l’unica ambizione di portare avanti l’esistenza in luoghi da colonizzare. Ed è così che gli uomini e le donne e i personaggi famosi del West si fondono in un grande romanzo corale. Sunset Prairie Dog è il declino di un epoca, che con l’arrivo del 900 consegna le storie della frontiera all’immaginario collettivo delle generazioni successive entrando di diritto nella storia del mondo occidentale.
Il libro conferma la bravura di Domenico Rizzi e la sua capacità di far sognare il west anche a chi non ci è mai stato di persona, ma anche di catapultare il lettore all’interno delle scene d’azione al punto che sembra di viverle. 
Prairie Dog Sunset è acquistabile sia nelle classiche librerie cittadine, sia direttamente su internet.

Titolo: Prairie Dog Sunset
Autore: Domenico Rizzi
Editore: Parallelo 45
Collana: Sei colpi
Pagine: 282
Formato: Brossura leggera
Prezzo: 11,05 €
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Intervista con l’autore Domenico Rizzi

Dopo “La casa sul fiume del vento”, uscito nelle librerie appena nove mesi fa, Domenico Rizzi si conferma autore prolifico e infaticabile, sfornando la sua 23^ pubblicazione “Prairie Dog Sunset”, un romanzo western crepuscolare ed avvincente, permeato di nostalgia e romanticismo come la maggior parte delle sue opere precedenti. Le domande da rivolgere a Rizzi sono parecchie, cominciando dal titolo, decisamente inconsueto ed enigmatico.

Domanda: Domenico, la tua produzione letteraria è inarrestabile…Quanti libri hai pubblicato nella tua carriera?

Risposta: Questo è il 23°. Praticamente sono 12 libri di storia, 2 di cinema e letteratura, 1 diario di viaggio nel West e 8 fra romanzi e raccolte di racconti. A ciò aggiungo parecchi articoli, racconti e recensioni pubblicati su Farwest dal 2002 ad oggi, una lunga quanto soddisfacente collaborazione che dura da 14 anni.

D. Davvero notevole. Mi sembra che negli ultimi anni ci sia stato un notevole incremento delle pubblicazioni.

R. Negli ultimi 4 anni ho pubblicato 6 libri, che diventeranno 7 alla fine di maggio, ma già nel 2007-2011 ne avevo fatti uscire parecchi, addirittura 9.

D. Come mai “Prairie Dog Sunset” anziché un titolo più ordinario, in italiano?”

R. Semplice. Ormai non sai più che cosa escogitare per non ripetere titoli già esistenti ed io sono uno che detesta scopiazzare. Prairie Dog perché è il nome del villaggio in cui matura la vicenda, nel Wyoming. Sunset, che significa ‘tramonto’, sta ad indicare il declino di questa località immaginaria, un tempo luogo di transito dei cercatori d’oro diretti alle Black Hills ed ora popolato da poche persone, molte delle quali non vedono l’ora di andarsene.

D. Anche il tuo protagonista, Franklin Lamar è di questo parere?

Una foto di Domenico Rizzi
R. No, Frank intende rimanere e insiste a farlo fino al giorno in cui non gli verrà offerta l’opportunità che cambierà la sua vita. Si trova bene a Prairie Dog perché si è lasciato alle spalle anni burrascosi, amori tormentati e interrotti, ricordi da cancellare. Insomma, desidera la tranquillità, tenersi lontano dai guai che lo hanno perseguitato per un certo periodo della sua esistenza. Poi anche perché, pur essendo vicino ai cinquant’anni, scopre di esercitare ancora un forte fascino sulle donne, sia giovani che di età più vicine alla sua. Infine perché trova nel paese due amici autentici, un vecchio sceriffo in pensione e un ex albergatore conosciuto a Tombstone ai tempi della celebre sfida all’O.K. Corral. Il romanzo ruota intorno a questo triangolo di amicizia virile.

D. In quali anni si svolge la vicenda?

R. La storia inizia nel 1903, poco dopo la visita del presidente Theodore Roosevelt a Cheyenne, capitale del Wyoming e prosegue fino al 1917, quando Frank partecipa ai funerali di Buffalo Bill, a Denver. Da un punto di vista dell’ambientazione geografica, parte dal Wyoming sud-orientale e si allarga a Saint Louis e New York, per proseguire a Parigi, Marsiglia, Nizza, Roma ed altre località italiane.

D. Comunque, anche se il West sta cambiando volto e le ferrovie hanno ormai collegato le località più lontane degli Stati Uniti, qualcosa rimane del passato.

R. Certamente. Frank conduce settimanalmente una diligenza fra Prairie Dog e Cheyenne, perché quel collegamento non è ancora assicurato dalla strada ferrata, ma si rende conto dei cambiamenti in atto. Proprio durante le sue visite a Cheyenne vede circolare automobili e biciclette, legge su un quotidiano che i fratelli Wright hanno fatto decollare la loro macchina volante, prototipo dell’aeroplano…Mentre il vecchio West cede il passo al progresso, scompaiono le figure che lo hanno caratterizzato: Muore Calamity Jane in una squallida locanda, Tom Horn finisce impiccato per un dubbio omicidio. Soltanto Buffalo Bill Cody assurge ad emblema della Frontiera, rappresentandone le gesta nel suo spettacolo itinerante in America e in Europa.

D. Chi è in realtà Frank Lamar? Un uomo che si nasconde, un uomo che vuole sfuggire il suo passato o più semplicemente un emarginato in un contesto che gli sta diventando sempre più estraneo?

R. Guarda, ho riassunto tutto in una frase riportata fra le citazioni del libro, estrapolata da un dialogo fra Lamar e il suo amico Stiles: “L’unica cosa che tu ed io potremmo fare, sarebbe quella di scomparire dignitosamente da un mondo che non ci appartiene più”. Il protagonista ha la consapevolezza che tutto stia per concludersi, ma a differenza del suo interlocutore, che è un pessimista, ha anche la sensazione che debba accadere ancora qualcosa. E infatti accadrà, in maniera imprevedibile quanto travolgente.

D. Puoi sintetizzare gli altri personaggi del romanzo?

R. Stiles è un vecchio sceriffo brontolone che si lascia prendere spesso dallo sconforto, costretto alla solitudine nonostante la famiglia numerosa che ha creato; Ralph Britton, amico di lunga data di Lamar che ritrova casualmente a Prairie Dog, è un solitario sostenuto da un robusto ottimismo; la vedova Compton, con il suo puritanesimo maniacale non immune dalle tentazioni di trasgressione, la lascio scoprire e giudicare al lettore; la giovane Alice, cameriera in un ristorante cinese, è la ciliegina sulla torta…Seppure involontariamente, sarà lei a mettere in moto certi meccanismi. Dora è una ragazza da saloon che non disdegna le amicizie maschili, ma manifesta una preferenza assoluta per Frank, perché sa riconoscere i veri uomini. Jessamyn è una commessa che sa reagire con dignità alla malasorte e all’affronto subìto, la figura femminile più dolce e concreta del romanzo. Poi c’è l’esuberante corrispondente di un grande giornale di New York, una petulante zitella giunta dall’Oregon che disprezza fieramente la gente della Costa Atlantica, tanto per ricalcare un tema classico…Insomma, c’è un po’ di tutto.

D. E quali situazioni si creano? Il contesto sembra preludere ad un’azione un tantino statica.

R. In effetti lo è per buona parte del libro, ma ad un certo punto si verifica un’impennata improvvisa, come se qualcuno agitasse la provetta in cui sono immerse le vite dei personaggi. No, l’azione non manca. Tutt’altro. Vi sono una lunga caccia all’uomo nelle pianure del Wyoming, qualche rissa da saloon, una cruenta sparatoria, ed anche alcune battaglie combattute su un comodo materasso di una camera d’albergo, di una stanza in affitto o sotto il tendone di uno spettacolo itinerante nel tiepido clima primaverile di Roma. Alludo alle vicende sentimentali di Frank Lamar.

D. Qualche scena curiosa?

R. Ce ne sono parecchie. Mi ricordo in particolare quella di Frank che entra in un cinematographe di Parigi insieme ad un’amica francese per assistere alla proiezione del film di fantascienza “Viaggio sulla Luna”, di Georges Mèliès, tratto dal celebre romanzo di Jules Verne. Siamo nel 1905. Oppure quando rimane incantato davanti al Castello Visconteo, durante la tappa del Wild West Show a Pavia nell’aprile del 1906. Altre scene si svolgono nel Wyoming, che io ho visitato alcuni anni fa, altre a Saint Louis l’anno in cui la città ospita l’Esposizione Universale e le Olimpiadi. Ritengo molto efficace l’incontro-scontro fra la zitella che arriva da Portland, nell’Oregon e il giornalista del “New York Herald”, guardato da lei con una diffidenza che sfocia in aperta ostilità.

D. Nel libro affronti anche il rapporto di Frank Lamar con Buffalo Bill. Che personaggio era questo colonnello Cody?

R. Buffalo Bill Cody rappresenta la sintesi perfetta della Frontiera e l’essenza del West, soprattutto nel suo momento di passaggio dalla storia alla finzione circense, teatrale e cinematografica. E’ stato un autentico protagonista della storia, ma lo diviene anche quando cavalca il proprio mito nell’arena del suo Wild West Show. Essendo molto documentato su di lui (ne ho parlato diffusamente anche nei miei libri “I cavalieri del West” e “Frontiere del West”) l’ho raffigurato com’era nella realtà: spavaldo, vanitoso, di una generosità esagerata, poco attento ai bilanci delle sue attività, perennemente innamorato delle gonnelle. Lamar lo ammira per la naturalezza con cui ammette i propri difetti e gli errori commessi, per l’entusiasmo inesauribile e quasi infantile con cui porta avanti la sua tournèe: un Americano autentico e un vero imprenditore. Gli è molto grato per il ruolo che gli ha assegnato, ma si rende conto che la sua avventura europea avrà un termine. In definitiva, Frank è un uomo che desidera la tranquillità e il calore di una famiglia ed è spaventato dalla prospettiva di rimanere da solo, come è toccato al suo amico Stiles. Per questo ho riportato una citazione del grande Louis L’Amour, attinta dal suo romanzo “Hondo”: “Un uomo senza una donna, senza una casa e senza un figlio era un fallimento e basta.”

D. “Prairie Dog Sunset” è dunque un western crepuscolare, nel quale si assiste alla progressiva scomparsa della vecchia Frontiera e alla nascita del nuovo mondo pilotato dal progresso. Qualcuno vive questa evoluzione con tristezza e rassegnazione, altri con speranza e rinnovato entusiasmo.

R. Esattamente. Come ho anticipato, l’intera vicenda gravita intorno a tre uomini legati da una solida amicizia. Con uno di essi, Ralph Britton, il protagonista ha condiviso i giorni cruenti di Tombstone, ai tempi della faida dell’O.K. Corral, venendo a contatto con i vari Wyatt Earp, i Clanton, Johnny Ringo e Doc Holliday. L’ex sceriffo Harvey Stiles è un uomo disilluso e sconfitto, che la sorte ha lasciato solo a vivere una triste vecchiaia nonostante i suoi due matrimoni e i quattro figli avuti dalle due consorti. Britton è invece un personaggio positivo, che non si spaventa davanti a nulla e a nessuno, che ha il coraggio di gettarsi in una nuova, grande impresa a cinquant’anni suonati. Infine Frank, più volte sconfitto sul piano personale e sentimentale, ha un’impennata improvvisa, compensando le pagine tristi della sua passata esistenza con un successo insperato. Anche questa è l’America, quella che offre una possibilità a tutti, purchè la sappiano e la vogliano cercare. Alla fine, sia Britton che Frank escono vincitori dalla contesa della vita, sebbene ciascuno a modo proprio. I miei personaggi vincenti non sono mai figure che si piangono addosso, lamentandosi eccessivamente delle discriminazioni o della sfortuna. Sono rimasto legato al messaggio che Horace Greeley lanciò alle giovani generazioni: “Vai all’Ovest, ragazzo, e diventa grande con il Paese!”. Nel mio romanzo, Britton va a fare fortuna nell’Est, mentre Lamar attraversa addirittura l’oceano, ma il concetto è sempre quello.

D. Le donne sembrano rivestire un ruolo defilato all’inizio del romanzo, ma si rivelano fondamentali nella vicenda.

R. Ah, senz’altro, ma è così che io la penso, come si ricava anche dal mio recentissimo “La casa sul fiume del vento”. La vedova Margareth Compton, che è fortemente tentata da una relazione “proibita”, o almeno considera tale da lei, dà una spinta notevole a Frank Lamar, facendogli riscoprire ciò che dentro di sé ha sempre desiderato. La giovane Alice, amore platonico del protagonista, sarà l’artefice indiretta del suo successo. L’equivoca Dora, attratta da Frank fino ad innamorarsene, lo aiuterà a fare chiarezza sui propri sentimenti. Infine, l’umile Jessye, che ha subito una violenza sessuale da parte di un ubriaco, rappresenta l’orizzonte a cui Frank inconsciamente sta mirando, frenato nella sua azione dal ricordo di quella Fannie Grinder che è stata causa principale della sua rovina nel passato. Su tutti, il destino calerà le sue carte, come una chiromante di Roma predice un po’ sibillinamente a Frank.

D. Insomma, un romanzo da leggere.

R. Si, non soltanto da parte degli appassionati di letteratura western. I personaggi e le situazioni descritti nel mio libro si adattano benissimo a quelli del mondo in cui viviamo. Dietro il paravento del West, c’è la nostra società moderna, con una sola differenza: oggi, la speranza rischia di diventare davvero un fiore che non dà frutti, come recitava una canzone di tanti anni fa.

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