Alle radici della guerra civile: la schiavitù


Schiavi e soldati
Come si legge quasi ovunque nei testi di storia, la questione della schiavitù è posta certamente a base dello scoppio della Guerra Civile Americana. Chiaramente nessuno, oggi, potrebbe dire che la guerra è scoppiata a causa del permanere della schiavitù. Tutti sanno che le vicende hanno avuto origine in numerose concause di cui la schiavitù è solo una e, forse, nemmeno la più grande. Nel nostro sito è ben possibile approfondire la struttura e la composizione delle cause legate scoppio della guerra di secessione.
La questione della schiavitù riguardava non solo il modo eticamente inaccettabile di trattare gli schiavi, ma anche il fatto che la schiavitù stessa risultava un anacronismo incompatibile con i valori americani e con il sistema economico protetto dalla Costituzione. La strategia del movimento antischiavista, che riguardava principalmente il trattamento degli schiavi, era quella di fermare l’espansione dello schiavismo e di portarlo così alla graduale estinzione.
Il movimento antischiavista negli Stati Uniti aveva le proprie radici nella Dichiarazione d’Indipendenza.
La schiavitù fu vietata nei territori del nordovest, con un’apposita ordinanza del 1787. Dal 1804, tutti gli Stati del Nord, ovvero quelli a nord della linea Mason-Dixon, avevano approvato leggi volte ad abolire gradualmente la schiavitù. Nel 1807, il Congresso abolì la tratta internazionale degli schiavi. La schiavitù cominciò a scomparire nella maggior parte degli Stati e nei centri urbani, ma continuava ad espandersi negli Stati del profondo sud, che fondavano la propria economia sulle coltivazioni come quelle del cotone.


Ufficiali e assistenti da campo di colore

Nonostante i compromessi raggiunti tra il 1820 e il 1850, la questione della schiavitù esplose nel 1854 con il Kansas-Nebraska Act e la formazione del nuovo Partito Repubblicano, che chiedeva la fine della schiavitù nei nuovi territori. Abramo Lincoln, nel suo discorso del 1858, lanciò un appello per fermarne l’ulteriore diffusione.
La maggior parte della battaglia politica di quegli anni verte sulla espansione della schiavitù nei nuovi territori.
Sia il Nord che il Sud sapevano bene che, se la schiavitù non si fosse più espansa, sarebbe avvizzita e scomparsa.
La paura dei sudisti di perdere il controllo del governo federale in favore delle forze abolizioniste e il risentimento nordista per l’influenza che gli schiavisti esercitavano sullo stesso governo, caratterizzò la crisi della fine degli anni Cinquanta dell’Ottocento.
I disaccordi tra abolizionisti ed altri gruppi sugli aspetti morali della schiavitù, gli scopi della democrazia e i successi economici del free labor portarono il Whig Party e il Know-Nothing al collasso e contemporaneamente alla nascita di nuovi partiti, quali il Free Soil Party nel 1848, i Repubblicani nel 1854 ed i Constitutional Union nel 1860. Nel 1860 l’ultimo partito politico nazionale, il Partito Democratico si divise lungo linee settoriali.


Una famiglia di schiavi

Tabella demografica degli stati schiavisti alla vigilia della guerra (marzo 1861). L’Unione aveva 27.477.090 uomini liberi e 3.952.801 uomini ridotti in schiavitù.

  • Alabama: 529.164 liberi e 435.132 schiavi
  • Arkansas: 324.323 liberi e 111.104 schiavi
  • Carolina del Nord: 661.586 liberi e 331.081 schiavi
  • Carolina del Sud: 301.271 liberi e 402.541 schiavi
  • Columbia (distretto): 71.895 liberi e 3.181 schiavi
  • Delaware: 110.420 liberi e 1.798 schiavi
  • Florida: 78.686 liberi e 61.753 schiavi
  • Georgia: 595.097 liberi e 462.30 schiavi
  • Kentucky: 930.223 liberi e 225.490 schiavi
  • Louisiana: 376.913 liberi e 332.520 schiavi
  • Mississippi: 354.699 liberi e 436.696 schiavi
  • Missouri: 1.058.352 liberi e 114.965 schiavi
  • Nebraska (territorio): 28.832 liberi e 10 schiavi
  • Nuovo Messico (territorio): 93.517 liberi e 24 schiavi
  • Tennessee: 834.063 liberi e 275.784 schiavi
  • Texas: 420.651 liberi e 180.388 schiavi
  • Utah (territorio): 40.266 liberi e 29 schiavi
  • Virginia: 1.105.196 liberi e 490.887 schiavi

Tra il 1800 e il 1860 il campanilismo e le differenze tra economia, struttura sociale, usi e valori politici del Nord e del Sud crebbero.
Se il Nord industrializzato, prospero e urbanizzato volgeva verso l’abolizione della schiavitù, il Sud basava la propria economia sull’agricoltura (in particolar modo sulla produzione di cotone) e quindi sull’uso degli schiavi, il cui impiego era sempre più diffuso anche nei territori colonizzati da poco tempo (dall’Alabama al Texas).


Emancipazione degli schiavi – 22 settembre 1862

Il timore di rivolte degli schiavi creò negli stati del sud un sempre più diffuso clima di diffidenza, se non di aperta ostilità, verso la propaganda abolizionista. I politici del sud iniziarono ad accusare il nord di abbandonare i veri valori repubblicani dei padri fondatori, molti dei quali (come ad esempio George Washington, Thomas Jefferson e James Madison) avevano avuto schiavi al proprio servizio.
La questione dell’accettazione della schiavitù provocò inoltre scissioni tra le principali fedi religiose (soprattutto nelle chiese presbiteriane, battiste e metodiste), che si divisero tra quelle del nord e del sud. L’industrializzazione comportò una forte crescita demografica degli stati del nord, provocata sia dal fatto che la stragrande maggioranza dei nuovi immigrati provenienti dall’Europa decisero di stabilirsi nelle grandi città del nord (circa l’85%), sia dalla migrazione dei cittadini americani del sud.

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