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Alsate, il mezzosangue nantan dei Chisos

A cura di Josephine Basile

Apache A lato: un guerriero Apache
“L’occasione in cui più si riconosce il valore, o temerarietà, di questi barbari (Apache) è quando giunge il momento in cui sono attaccati dai loro nemici. Giammai gli manca la serenità, quantunque siano sorpresi e non abbiano risorse di difesa. Combattono fino all’ultimo respiro e, correntemente, preferiscono morire che arrendersi.”
Diversi luoghi del Texas portano il suo nome; Pozza di Alsate, Volto di Alsate, Grotta di Alsate… ed altri ancora; ma, fra tutti, il più fantastico risulta essere il sito noto come le “Luci dello Spirito di Alsate”, su cui esiste tuttora una vecchia leggenda: durante le notti, dalle montagne Chisos nel parco nazionale del Big Bend, verso la Sierra del Carmen nel Coahuila, si vedono alcune strane luci in cielo, e si vuole che si tratti dello Spirito di Alsate, forse ancora in cerca di vendetta, per il vile tradimento subito dai Messicani.
Governo dello Stato del Coahuila; circolare num. 12:
“Gli indiani mescaleros fuggiti dalla capitale della repubblica (Ciudad Mexico) la notte del 21 dicembre dell’anno passato (1879) capitanati da Pedro Muzquiz alias Alsate, la cui persecuzione si raccomandò a questa “Presidencia” con la rispettiva circolare, si sono fatti conoscere per le loro depredazioni in vari pueblos dell’interno. E’ molto probabile che divisi e uniti ad altre bande di vagabondi della loro tribù, che dalla frontiera dello stato si dirigono ad incontrarli per prestargli appoggio nella loro fuga, penetrino in questo municipio. Siccome la loro presenza si annuncia unicamente per le vittime che sacrificano, “robos y depredaciones” di tutte le classi che commettono nel loro transito, il Sr. Governatore, desiderando prevenire tanti terribili mali, mi ordina raccomandarvi di prendere le più efficaci previdenze affinché gli abitanti di questa località e delle “haciendas y ranchos” del suo municipio siano preparati convenientemente per evitare una sorpresa e poter combattere con vantaggio il nemico. Lo comunico a voi per accordo superiore, per la sua conoscenza e i fini che si esprimono”.
Libertà e Costituzione. Saltillo (Coahuila) 4 Marzo 1880. Antonio L. Sanchez, ufficiale maggiore

Con queste parole – contenute in questa ultracentenaria circolare – si comunicava la fuga di Alsate e dei suoi Mescaleros da Città del Messico. Una fuga di massa, si direbbe, ma strana e misteriosa. Difatti, la circolare riferisce di “mescaleros fuggiti dalla capitale della repubblica”, senza riferire da quale specifico luogo. La lettura di quella circolare, quindi, potrebbe anche far credere che Alsate e i suoi Mescaleros si trovavano soltanto confinati, e quindi nella possibilità di fuggire. Ma così non è.
Un eminente storico messicano, difatti, riferisce che Alsate e i suoi Apache si trovavano rinchiusi nella prigione della capitale messicana: la famigerata Acordada. Quindi sembrerebbe trattarsi di un’evasione… e dal menzionato carcere. Ma come fu possibile tale incredibile fuga?
Riguardo invece il trasferimento degli Apache verso la capitale, non sembra che siano stati reperiti documenti, né testimonianze, che possano informarci di qualche dettaglio accaduto lungo il cammino, un lungo cammino, per la verità. Tuttavia, si crede che gli Apache furono condotti nella capitale in catene (come accadeva di solito) e dopo un lunghissimo viaggio, che dovette durare per lo meno 3 mesi; ed è possibile che diversi di loro persero la vita durante questo calvario (nel caso di Cabellos Colorados – un altro leader Apache del XVIII secolo, deportato da San Antonio a Città del Messico insieme ad altri 13 dei suoi – sappiamo che due di loro persero la vita durante il viaggio, che a quanto si dice durò ben 102 giorni).
A Città del Messico servirono a poco le suppliche di Alsate, munito di un “incredibile lettera di accompagnamento”, consegnata all’eminente generale Blanco ( che risulterà essere primo cugino di Alsate!! ) perché li rimettesse in libertà. Alsate e i suoi Apache, a conti fatti, rimasero per circa un anno in prigione….prima della misteriosa “fuga”. Vecchie testimonianze affermano: “Questi Indiani Apache, quando vengono catturati ed imprigionati, si ammalano…e in breve tempo muoiono”. E noi non sappiamo neanche quanti di loro persero la vita durante questa prigionia.
Però, da un manoscritto del maggiore Blas Maria Flores (presente sul campo in quell’epoca) si apprende che il capo Lipan Colorado, che faceva parte del gruppo di Alsate, perse la vita a Città del Messico (anche se altre fonti riferiscono che Colorado venne giustiziato successivamente, insieme ad Alsate e Zorrillo). Tuttavia è certo, che diversi Mescaleros fuggirono dalla capitale, in un modo o nell’altro e capitanati dal loro nantan, Alsate alias Pedro Muzquiz…e si trattò dei sopravissuti a quell’inferno dell’Acordada, dove troppo spesso si usciva con i piedi davanti. Ma chi era Alsate, terrore dei Messicani e ultimo capo dei cosiddetti Apache Chisos? Questa è la sua storia, o almeno quella che si è riusciti a ricostruire, con l’aiuto di alcuni studiosi, quali F.Daugherty e L.Lopez, da cui provengono la gran parte di queste notizie.
Secondo molti racconti, Alsate e la sua gente furono la piaga del Big Bend e del nord del Messico, a partire dalla fine degli anni 1840, fino a circa il 1882. Il nome di Alsate apparve, per la prima volta, in un piccolo opuscolo di 8 pagine scritto da O.W.Williams prima del 1914 e stampato nel 1919. Il suo titolo era “Alsate, l’ultimo dei Chisos”. Dentro questo arco di tempo (1914-1919) Williams ne scrisse un altro di 28 pagine. Questa storia ed altre, vennero incluse in un libro edito e annotato da S.D. Myers nel 1968. Inoltre, alcune delle storie di Williams sono incluse in un altro libro di C. G. Raht (The Romance of Davis Mountains and Big Bend Country). Ma praticamente, tutto ciò che è stato pubblicato su Alsate dopo il 1919, deriva in gran parte dalle scritture di O.W.Williams.

Natividad Lujan, l’informatore che conobbe personalmente Alsate
Uno degli aiutanti di Williams in quest’opera fù Natividad Lujan, un anziano messicano di San Carlos (Chihuahua), che aveva una profonda conoscenza di tutta la regione. Si dice che durante le notti, vicino al fuoco, Lujan raccontava le sue storie, andando indietro con la memoria, mentre Williams scriveva. Lujan riferì di aver conosciuto Alsate personalmente e di aver giocato con lui nei pressi di San Carlos, quando erano piccoli (1830 circa?) e gli Apache avevano buone relazioni con la gente di questa cittadina messicana.

Miguel Muzquiz, il piccolo prigioniero messicano, che divenne il padre di Alsate
Secondo Lujan, Alsate fu figlio di Miguel Muzquiz, che fu catturato in giovanissima età dagli Apache-Mescaleros nel Presidio di Santa Rosa (oggi chiamato Melchor Muzquiz) nel Coahuila. Il nome esatto del Presidio fu Santa Rosa Maria del Sacramento, fondato nel 1793 dal capitano Miguel de la Garza Falcon. Il piccolo Miguel Muzquiz fu quindi adottato dalla tribù, e una volta adulto sposò una donna Apache, dalla cui unione nacque Alsate. Quando arrivò alla maggiore età, dimostrando valenza ed astuzia nella guerra, il mezzosangue Alsate diventò il leader di un gruppo Apache.

La terra degli Apache di Alsate
L’ubicazione delle rancherias di questi Indiani dipendeva dalle stagioni dell’anno, disponibilità di animali da cacciare e di piante. I loro luoghi preferiti erano la Sierra del Carmen e la Sierra di Santa Rosa (Coahuila), le Sierre Chisos e Davis (Texas) e il deserto del nord-est del Chihuahua. Anticamente, questi Apache si dedicavano principalmente alla caccia e a raccogliere piante e frutti, ma col passare degli anni cominciarono a commettere incursioni, attaccando viaggiatori e assalendo ranchos e piccoli villaggi isolati.

Il trafficante Ben Leaton
Uno degli stabilimenti che trafficava con i gruppi indigeni nei dintorni del Big Bend apparteneva ad un nordamericano chiamato Ben Leaton. Era situato sul lato Texano al confine del Rio Bravo, a otto km. da Presidio (Texas). Leaton arrivò in questa regione intorno al 1848, comprando terreni adiacenti al fiume. Enormi rovine di antiche strutture di adobe, conosciute come “El Fortin”, si trovavano lì, e Leaton fece uso di queste immediatamente. Ricostruì e aggiunse stanze alle vecchie rovine, creando una casa tipo hacienda che numerava 40 stanze. Costruì un enorme muraglia attorno a quest’opera, la quale fu chiamata Fort Leaton. Dentro queste mura vi erano diversi corral per il bestiame, delle torri in ogni angolo, con osservatori pronti ad avvistare il nemico…e un cannone sempre pronto a far fuoco. La fortezza di Ben Leaton diventò presto famosa in entrambi i lati della frontiera. Una lettera del governatore del Chihuahua, Angel Trias (indirizzata al colonnello Emilio Langberg, ispettore delle Colonie Militari) accusava Leaton di commettere migliaia di abusi e di natura assai dannosa, fino all’ aver stipulato un trattato con gli Apaches, nonostante gli era stato proibito. Langberg inviò la lettera al maggiore Jefferson Van Horn, comandante delle truppe nordamericane a Paso del Norte (oggi El Paso), avvisandolo che in cambio di oggetti rubati – che questo individuo riceveva dagli Indiani – li riforniva di armi, polvere da sparo e altri tipi di munizioni.

La Pozza di Alsate
Secondo C.G. Raht, il nome Charco de Alsate (pozza di Alsate) proviene da un incontro tra Alsate e la sua gente con il convoglio di tale John D.Burgess, che portava un carico di sale con destinazione Presidio del Norte. Si dice che in questa pozza d’acqua gli Apache circondarono Burgess e il suo gruppo, ma quando gli assalitori si resero conto che i bianchi erano bene armati, lo scontro prese una piega diversa…. e una lunga chiacchierata tra Alsate e Burgess finì con lo stabilire una tregua. Si narra che durante il colloquio Alsate fu attratto dal cappotto indossato da Burgess, che infine glielo donò come segno di amicizia. Ma un giorno Alsate – che arrivò a Presidio del Norte con indosso tale indumento – venne arrestato e stava per essere fucilato, poiché tutti sapevano che quel cappotto apparteneva a Burgess. Ma fortunatamente giunse lo stesso Burgess a confermare che era stato lui stesso a regalarglielo, ottenendo così la sua liberazione.

Periodi tranquilli
In quest’epoca, sia le autorità civili che quelle militari, avevano buoni rapporti con gli Apache di Alsate. Queste relazioni pacifiche esistevano poiché erano vantaggiose per entrambe le parti. La banda di Alsate, così come molte altre, attraversava la linea di frontiera del Messico e Stati Uniti per rubare mercanzie e bestiame da un lato, per poi nascondersi e vendere il bottino nell’altro. Per queste ragioni erano perseguiti, sia dai militari Messicani che da quelli Nord-Americani. In cambio di queste ruberie gli Apache ricevevano alcool, tabacco, armi, munizioni e altre mercanzie. Per un certo tempo il governo dello stato del Chihuahua dava razioni ai gruppi indigeni apparentemente pacifici, i quali commettevano i loro attacchi in regioni distanti o nel vicino stato del Coahuila.

La prima cattura di Alsate
Ma nel 1878 furono così tante le lamentele della popolazione e dei governatori del Chihuahua e Coahuila, che il presidente Porfirio Diaz in persona finì con l’ordinare la cattura di Alsate e del suo gruppo. Il colonnello Josè Garza Galan ricevette ordine di portare una forza di 100 soldati a San Carlos e incontrarsi con le truppe al comando del colonnello Susano Ortiz. Alsate, che aveva la sua rancheria nei pressi di San Carlos, in un luogo denominato Ojo de Apache, fu sorpreso, circondato e catturato insieme alla sua gente. Il gruppo Apache venne quindi portato a Santa Rosa, in attesa di essere trasferito e incarcerato nella Casa della Acordada, una famigerata prigione sita nella lontana Città del Messico. Secondo il colonnello Blas Maria Flores, unitamente ad Alsate venne catturato anche il capo Lipan chiamato Colorado, il che porterebbe a credere che il gruppo fosse composto da Mescaleros e Lipans. Tuttavia, tra i componenti di questo gruppo vi era sicuramente anche il padre di Alsate, Miguel Muzquiz (il piccolo prigioniero adottato dagli Apache) ormai vecchio e cieco….e che in questo periodo, come si vedrà in seguito, aveva esattamente circa 78 anni di età.

Prominente famiglia, quella dei Muzquiz
Dopo la fondazione del presidio di “Santa Rosa Maria del Sacramento” nel 1739, una delle famiglie più prominenti di questa regione era proprio quella dei Muzquiz, e fù per questo che nel 1850 il nome del presidio venne cambiato in “Melchor Muzquiz”, in onore del suo figlio prediletto che si era distinto nella carriera delle armi ed era stato addirittura “presidente interino” della Repubblica Messicana, anche se per un breve periodo.

Miguel Muzquiz, padre di Alsate, incontra suo fratello Manuel a Santa Rosa
Secondo Williams, una volta giunti a Santa Rosa, il vecchio padre di Alsate (Miguel Muzquiz) chiese di poter parlare con il prominente Manuel Muzquiz, al quale si identificò come suo fratello, catturato dagli Indios moltissimi anni prima. Miguel menzionò il nome della loro madre, ma Manuel – sospettando che lo stesse ingannando – gli chiese di togliersi il mocassino del piede destro, poiché ricordava che suo fratello aveva un difetto congenito consistente di un sesto dito. Togliendosi il mocassino, Miguel mostrò di avere una cicatrice proprio in quel punto… aggiungendo che il sesto dito se lo era tagliato “porque le molestava el caminar”. In questo modo, Manuel si convinse della sua vera identità. Manuel Muzquiz ottenne facilmente la liberazione di suo fratello Miguel, considerato che era messicano ed era stato catturato dagli Indios, ma non poté fare lo stesso con suo nipote Alsate, in quanto Apache di nascita, oltre che capo del gruppo ritenuto responsabile di una sterminata serie di delitti. Manuel non poté quindi impedire che Alsate e la sua gente venissero trasferiti e incarcerati nella prigione de La Acordada di Città del Messico.

La lettera da consegnare al generale Blanco Muzquiz e la “fuga”
Tuttavia, secondo Williams, prima della partenza Manuel diede ad Alsate una lettera di aiuto da presentare al generale Blanco Muzquiz , che faceva parte dell’ufficio di Porfirio Diaz.
Giunto davanti al generale Blanco Muzquiz, Alsate presentò la lettera scritta da suo zio Manuel, invocando di rimetterlo in libertà. Tuttavia, Alsate e i suoi furono ugualmente imprigionati. Ma si dice che poco tempo dopo, gli Apache furono scarcerati, caricati su dei carri e trasportati fino ai pressi della loro lontana rancheria di San Carlos. Secondo Williams, quando il gruppo di Alsate arrivò nel territorio a loro conosciuto, saltò giù dai carri e ritornò verso la propria terra, viaggiando per le parti più alte delle montagne. Presto ritornarono ai loro costumi di rubare ed uccidere, finché, ancora una volta, vennero inviate numerose lamentele al governo, che inviò ordini al comandante del Presidio del Norte per la nuova cattura di Alsate e del suo gruppo.

La nuova cattura di Alsate
Il colonnello Ortiz del Presidio del Norte, sapendo che la nuova cattura sarebbe stata rischiosa e difficile, ideò una trappola: tramite un indio rinnegato inviò un messaggio ad Alsate, proponendogli un trattato di pace da negoziarsi a San Carlos, e che dopo gli accordi del trattato avrebbero ricevuto regali e provvigioni mensili. Poco tempo dopo, cadendo nella trappola, Alsate e la sua gente giunsero a San Carlos, dove venne organizzata una festa e distribuito cibo e liquore in abbondanza. Durante la notte il gruppo si trovava completamente ubriaco e addormentato e, all’alba, i Mescaleros vennero circondati dalle truppe Messicane. Solamente pochi guerrieri furono in grado di reagire (e morirono combattendo)… ma tutti gli altri furono catturati: 63 guerrieri e circa 150 donne e bambini. Furono portati a Presidio del Norte, dove Alsate venne giustiziato, mentre il resto del gruppo venne portato più a sud, dove vennero dispersi e venduti come schiavi.
Tuttavia, su quanto si è scritto su Alsate, vi sono diversi punti da risolvere.

Alsate, l’origine del nome
Il nome è di chiara origine spagnola e proviene da una corruzione del sopranome del capitano dell’esercito messicano Francisco Arzate, che era stazionato al Presidio del Norte. Secondo Williams, quando Alsate fu catturato i soldati volevano conoscere il suo nome…e vedendo passare il capitano Francisco Arzate, il leader Apache domandò il suo nome e decise di appropriarsene. Su questo ultimo punto, ci si domanda a quale specifica cattura di Alsate si faccia riferimento;ma è impossibile che si tratti di quella del 1878, considerato che il colonnello Castaneda identificò Alsate già nel 1849. Per il resto, non si conosce la data della cattura avvenuta a Presidio… e causata dal cappotto di Burgess indossato da Alsate. Tuttavia, come giustamente riferì il capitano John Cremony: “non è solito che questi indiani rivelino il loro nome apache quando sono interrogati, ma quasi sempre usano un nome spagnolo”. Del resto, pare che non esista registro o documento, né memoria, del nome Apache di Alsate, anche se un nome Ndè gli dovette pur essere stato assegnato. Ma non conosciamo quale sia. Sappiamo, però, che egli venne riconosciuto con un altro nome spagnolo, cioè Pedro, che forse gli assegnò suo padre, Miguel Muzquiz. Prova di questo si trova proprio nella circolare num. 12 del 4 marzo 1880, della Segreteria del Governo del Coahuila, la quale fù inviata a diversi municipi dello Stato, informando che erano fuggiti diversi indios Mescaleros da Città del Messico, la notte del 21 dicembre del 1879. Il nome del capo di questi indiani si dava chiaramente come “Pedro Muzquiz alias Alsate”.

La parentela tra il generale Blanco e Manuel Muzquiz
I libri di battesimo della parrocchia di Santa Rosa, rivelano che il generale Blanco era più che un amico di Manuel Muzquiz. Il nome completo del bambino che più tardi diventò il generale Blanco era Josè Miguel Blanco Muzquiz. Nacque il 12 settembre del 1814 a Santa Rosa e venne battezzato 3 giorni dopo. Sua madre fu Maria Josefa Muzquiz Gonzalez e suo padre Victor Blanco, che dopo fu due volte vice governatore dello stato del Coahuila e Texas. La madre del generale Blanco, Maria Josefa, era la sorella maggiore dei fratelli Manuel e Miguel Muzquiz, per tanto, suo figlio Victor Blanco, il generale, era nipote di questi e primo cugino di Pedro Muzquiz, conosciuto come Alsate.

La misteriosa fuga dalla famigerata prigione de La Acordada
Lo storico generale Luis Alberto Guajardo riferisce un’altra versione della fuga di Alsate e la sua gente dalla prigione di Città del Messico. Egli afferma che agli Indiani vennero dati dei nuovi indumenti in prigione e dopo furono semplicemente messi in libertà. Una notte sparirono e il giorno dopo Alsate, armato e a cavallo, ritornava con la sua gente a nord, verso la sua lontana terra. Nella loro fuga i Mescaleros rubavano cavalli e armi, viaggiando lungo le regioni montagnose per non essere scoperti. Per tanto Williams incorre in un errore, quando afferma che il governo, da Città del Messico, riportò i Mescaleros su dei carri… fino alla loro lontana rancheria di San Carlos. Per cui, sostanzialmente, la fuga di massa dei Mescaleros dalla prigione de La Acordada, si spiega solo con l’aiuto del generale Blanco Muzquiz, che li liberò simulando un’evasione – pare dopo circa un anno di prigionia – soddisfacendo così la richiesta di suo zio Manuel, che con quella lettera gli chiedeva di liberare colui che, in realtà, era suo nipote….nonché primo cugino del generale Blanco stesso. A quest’ultimo rimaneva però il conseguente problema di “salvare la faccia” e giustificare in qualche modo la liberazione di Alsate e dei suoi Mescaleros. E da qui, probabilmente, la successiva diramazione di circolari: come la numero 12 dello stato del Coahuila, appunto, che allertava tutti gli abitanti per il pericolo rappresentato dagli Indios Mescaleros…. fuggiti dalla capitale!!! L’onore del generale Blanco Muzquiz era salvo, anche se Alsate – cugino scomodo del generale stesso – ora era libero…seppur gettato nuovamente in pasto ai suoi persecutori.

Un difetto congenito nella famiglia Muzquiz
Il dr. W.E.Lockhart di Alpine (Texas) scrisse al dr. C.B.Casey nel 1965, riferendo che un giovane messicano di nome Muzquiz, che viveva nell’altro lato di Castolon, nel parco nazionale del Big Bend, venne a trovarlo per farsi amputare un sesto dito del piede destro. Questo difetto congenito fù confermato – con più evidenza – da un intervista con il prominente allevatore Alberto Muzquiz, proprietario del rancho La Rosita, vicino alla città di Melchor Muzquiz. Il signor Muzquiz confermò che Manuel Muzquiz (lo zio di Alsate) che aveva avuto un rancho vicino a Fort Davis (Texas) dal 1854 al 1861, era imparentato con lui, anche se non era sicuro del preciso grado di parentela. Quando gli si chiese di togliersi la scarpa del piede destro per contargli le dita, il signor Muzquiz disse: “ho solo 5 dita, ma un mio zio ne ha sei”.

La famiglia di Miguel Muzquiz, padre di Alsate
Secondo l’atto di battesimo, il nome completo del padre di Alsate fù Josè Miguel Maria del Refugio Sabas Muzquiz Gonzalez. Nacque il 3 dicembre del 1800, e fù battezzato 8 giorni dopo a Santa Rosa. I genitori di Josè Miguel, nonni di Alsate, furono Miguel Francisco de Eca y Muzquiz, nato nel presidio di Santa Rosa Maria del Sacramento nel 1745, e Marìa Catarina Gonzalez de Paredes, nata nel 1760. Si sposarono il 20 agosto del 1785 nel presidio di Santa Rosa Maria del Sacramento. In quest’epoca, Miguel Francisco era “alferez” della compagnia presidiale di San Antonio Bucareli de la Babia. Più tardi servì come tenente a Nacogdoches (Texas) e si congedò con il grado di capitano. Morì a Santa Rosa nel 1826, mentre Maria Catarina Gonzalez morì nel 1855. Quando nacque Josè Miguel, suo padre era tenente e comandante di Nacogdoches.
Nell’inverno del 1800 ricevette un dispaccio, dove veniva avvisato di stare all’erta in caso dell’arrivo in Texas di Philip Nolan, un filibustiere che trafficava con gli Indiani, e che si sospettava fosse un agente del governo nordamericano. Nell’ottobre di quell’anno Nolan, accompagnato da 28 uomini armati, si dirigeva in Texas. La notizia causò grande agitazione e immediatamente vennero inviati diversi gruppi armati. Nel marzo del 1801, il tenente Muzquiz venne informato da diversi Indiani che Nolan e i suoi uomini erano accampati sul Rio Brazos, vicino a quella che oggi è la città di Waco. Muzquiz organizzò un gruppo di 70 soldati e 50 miliziani, e il 21 marzo gli Indiani lo condussero al “forte” di Nolan. Dopo una piccola battaglia Nolan e diversi dei suoi vennero uccisi. Gli uomini che restarono si arresero e vennero inviati in prigione a Ciudad Mexico.
I bisnonni di Alsate furono Joseph Juachin de Eca y Muzquiz e Mariana de la Garza Falcon. Mariana nacque nel 1719, e fù figlia del generale Blas de la Garza Falcon (governatore del Coahuila e Texas nel 1723-1729 e 1733-1735) e di Beatriz de Villareal. Il fratello di Mariana fù il capitano Miguel de la Garza Falcon, fondatore e capitano vitalizio del presidio di Santa Rosa Maria del Sacramento nel 1739. Nel 1750, venne ordinato a Joseph Juachin di esplorare diversi luoghi per fondare un presidio permanente per proteggere le tre missioni sul rio San Xavier, oggi rio San Gabriel, vicino a Rockdale (Texas). Nel 1757 Joseph Juachin servì agli ordini del colonnello Diego Ortiz Parrilla nel presidio di San Luis de las Amarillas sul rio San Saba, non molto lontano da quello che oggi è Menare (Texas). Nel marzo dello stesso anno circa 2000 Comanches e loro alleati, muniti di armi da fuoco, attaccarono la non molto lontana missione di Santa Cruz de San Saba, uccidendo due sacerdoti e molti degli indiani presenti. Venne organizzata una spedizione per castigare gli indiani responsabili del massacro, ma non fù che nel mese di agosto del 1759 che il tenente Joseph Juachin de Eca y Muzquiz e un grande esercito, composto da soldati, miliziani e indiani alleati, dei presidi e pueblos del Coahuila, Nuevo Leon e Texas, si avventurarono sotto gli ordini del colonnello Parrilla. In un attacco a sorpresa all’accampamento dei Tonkawa, vicino al rio Brazos, uccisero 55 indiani e ne catturarono 149. Si svolse poi un’altra battaglia, contro numerosi indiani Comanches, Wichita e loro alleati, in un accampamento fortificato, a nord di quello che oggi è Nocona (Texas). Le perdite furono considerevoli, tanto per gli indiani come per le truppe di Ortiz Parrilla. Il padre di Joseph Juachin de Eca y Muzquiz, trisavolo di Alsate, fù Joseph Antonio de Eca y Muzquiz, che fù governatore del Coahuila nel 1717. Non si conosce la sua esatta data di nascita, ma nacque a Santiago di Monclova approssimativamente nel 1665. La sua firma appare nella fondazione di Santiago di Monclova nel 1688. Nel marzo del 1707, il capitano Joseph Antonio de Eca y Muzquiz, al comando di 7 soldati e cittadini della città di Santiago di Monclova, accompagnò il capitano Diego Ramon in una spedizione in Texas che durò 26 giorni. Nel 1724 assunse il comando del presidio di San Juan Bautista di Rio Grande, sostituendo il defunto e recente capitano Diego Ramon, e nel 1737 presediette alla cerimonia della fondazione della Missione di San Francisco Vizarron. Il capitano Joseph Antonio de Eca y Muzquiz morì nel 1738 nel presidio di San Juan Bautista di Rio Grande. L’eminente storico Robert S. Weddle, cavaliere dell’Ordine di Isabella la Cattolica, descrive la sua vita nella maniera seguente: “servì nella frontiera del nord della Nuova Spagna per quasi mezzo secolo, durante il periodo che si stava forgiando la storia più emozionante, e lasciò discendenti che continueranno la sua opera”.

La discendenza di Miguel Muzquiz e suo figlio Alsate o Pedro Muzquiz
Glenn Burgess, giornalista e direttore della camera di commercio di Alpine (Texas) dal 1950 al 1960, intervistò un nipote di Alsate, che gli disse che Alsate era stato giustiziato a San Carlos. D’altronde è logico che vi fossero abbastanza discendenti, tanto di Miguel che di Alsate, in entrambi il lati del Rio Bravo e nelle vicinanze del Big Bend. Gli Apaches erano poligami e le donne erano più numerose degli uomini, a causa delle numerose perdite nelle guerre. Per questa ragione è molto improbabile che Alsate sia stato l’unico figlio di Miguel Muzquiz; questi deve aver avuto altri figli e con altre donne. Posto che Miguel visse fino a ottant’anni, è probabile che vi furono almeno tre generazioni di suoi discendenti al tempo della sua morte. Lo stesso Alsate, che visse sessanta o più anni e apparentemente godeva di molta buona salute, potrebbe anche aver lasciato due o più generazioni di sua discendenza.

Il gruppo di Alsate, Mescalero o Lipan
Tutto ciò che è stato pubblicato su Alsate – in inglese e in qualche altro opuscolo in spagnolo – lo identifica come Mescalero. Anche se il generale Guajardo si riferì a lui come Lipan. Lo stesso tenente John Bullis identificò il gruppo di Alsate come Apache Mescalero. Tutto ciò è avvalorato dal maggiore Blas Maria Flores, che menzionò Alsate come capo Mescalero, distinguendolo chiaramente dal capo Lipan chiamato Colorado:
“Queste due ultime tribù (Mescalero e Lipan) si assimilarono…… parlano lo stesso dialetto, hanno gli stessi costumi,” y forman una famiglia”. Alcune volte si sono separati per disaccordi tra i capi principali, ma sono tornati a riunirsi. Questi capi furono: el capitan Arzate de los Mescaleros y el capitan Colorado de los Lipanes.”
Flores aggiunge altre importanti notizie, affermando che le forze del tenente colonnello Josè Maria Garza Galan (nel 1878 e su incarico di Diaz) erano guidate da un indio Lipan di nome Chitendè e da alcuni Kikapoos…che si misero in contatto con il generale Susano Ortiz, e che insieme e in combinazione, catturarono nel luogo chiamato Ojo de Apache i capi Arzate e Colorado con alcune famiglie…che furono condotti alla capitale della Repubblica dal citato Garza Galan. Alcuni mesi dopo morì a Città del Messico il Lipan Colorado, mentre Alsate fuggì con alcuni dei suoi compagni…riorganizzando le tribù Lipanes e Mescaleros, e dichiarando “sangrienta guerra a los pueblos del estado de Coahuila”. Ed è per tale motivo che Blas Maria Flores si trovò sul campo, intraprendendo personalmente la campagna del 1880-81. Tuttavia, in quei tempi, le bande di Apache Mescalero Meridionali e Lipan erano assai ridotte di numero, ed è probabile che in alcuni casi si ebbe luogo a qualche fusione, fatto per nulla inconsueto tra gli Apache.

Alsate il personaggio
Vi sono due descrizioni di Alsate. Una fisica: quando un gruppo di Mescaleros e Lipanes (e stranamente si dice che fossero presenti anche Comanches) erano riuniti in un luogo del Coahuila chiamato el Aguaje de la Rosita, pronti per attaccare Santa Rosa. L’attacco era stato pianificato per la vigilia di Natale del 1849, quando praticamente tutta la popolazione si trovava in chiesa. Fortunatamente, Marìn Ortiz, un prigioniero che era riuscito a fuggire dagli Apache, avvisò il colonnello Castaneda il 17 dicembre, dando così sufficiente tempo per la difesa della città. Alsate si trovava tra gli Apaches durante la battaglia e il colonnello Castaneda lo descrisse come “un giovane alto, snello, muscoloso, con il naso leggermente aquilino e gli occhi d’aquila”. L’altra descrizione riferisce della sua abilità come capo del suo gruppo e venne resa nel gennaio del 1878 dal tenente John R. Bullis, davanti al comitato degli affari militari della Camera dei Deputati. Bullis dichiarò che nel novembre dell’anno passato (1877), egli e i suoi esploratori Seminoles attraversarono il rio Bravo per seguire la pista di una banda di Indiani che aveva attaccato un villaggio nel Texas. Dopo sei giorni di ricerca, Bullis e i suoi sorpresero e attaccarono il gruppo nel loro accampamento sulla Sierra del Carmen. Due indiani vennero uccisi e tre feriti. Distrussero l’accampamento e recuperarono circa 30 animali tra cavalli e muli. Bullis dichiarò che questi indiani erano del gruppo di Alsate, Apache Mescalero. Lo descrisse come un uomo di circa 60 anni di età e come l’indiano più astuto di tutta la frontiera tra il Texas e il Messico.

La foto perduta di Alsate
Attualmente, non abbiamo nessuna immagine che ritragga Alsate, cosicché il suo volto è sconosciuto. Ma nel manoscritto del maggiore Blas Maria Flores, si dice che era presente un ritratto a colori di Alsate, che sarebbe andato perduto. E si aggiunge che il menzionato ritratto sarebbe la copia della foto che gli venne presa al Presidio del Norte dal trafficante Ben Leaton, dopo la sua fuga da Città del Messico. Si tratterebbe quindi di una foto del 1880 circa.

Morte e resti di Alsate
Secondo il generale Guajardo, Alsate si trovava tra un gruppo di Indiani che furono inviati di forza in una riserva del Nuovo Messico o Arizona. Ma questo non pare corrispondere al vero, poiché il nome di Alsate era così noto che sarebbe stato menzionato in qualcuna delle tante pubblicazioni sui Mescaleros e altri Apache che vennero inviati nelle varie riserve. Kevin Mulroy, nel suo libro “Freedon on the Border” afferma che Bullis e i suoi Seminoles neri sorpresero Alsate e i suoi Indiani nella loro rancheria sulla Sierra del Carmen, uccidendo due Mescaleros, incluso Alsate. Ma anche questo non può essere vero, posto che il tenente Bullis, nella sua dichiarazione disse: “Uccidemmo due Indiani, ne ferimmo tre, catturammo circa 30 cavalli e muli, e distruggemmo il loro accampamento”. Se Alsate fosse davvero morto in questo combattimento, il suo nome sarebbe stato incluso nella testimonianza di Bullis. Secondo O.W. Williams, Alsate venne giustiziato e sepolto nel Presidio del Norte. Apparentemente, Williams sembra aver ottenuto questa informazione da Natividad Lujan. D’altra parte, Cecilia Thompson scrisse che “Ruperta Gongora, sposata con Anastasio Lujan, si ricorda che quando il capo Alsate venne catturato sentì molta pena per lui, e credeva che venne giustiziato dai soldati messicani”. Tuttavia, è quasi sicuro che il mezzosangue Alsate, alias Pedro Muzquiz, ultimo capo degli Apache-Chisos e discendente diretto di una illustre e potente famiglia messicana, venne giustiziato – si dice, nonostante l’intercessione del capitano Francisco Arzate – approssimativamente nel 1882 nel Presidio del Norte, dopo che il colonnello Ortiz gli tese una trappola, proponendogli un trattato di pace e offrendogli regali.
Si crede che Alsate avesse circa 60 anni di età al momento della sua morte… e la seppe affrontare con grande dignità e coraggio: come riferì Lujan, “Alsate rifiutò di essere bendato. Evidentemente, da grande nantan quale fu, la volle guardare direttamente negli occhi, prima di abbracciare Yusn.