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Hoskinini, l’ultimo capo dei Navajos

A cura di Marco Aurilio

Una foto di Hoskinini
Spesso chiamato “l’ultimo capo dei Navajos”, Hoskinini aveva circa 35 anni durante la campagna di Kit Carson del 1863. Mentre i soldati e la loro minacciosa nube di polvere si avvicinavano alla sua casa nei pressi di Kayenta, Monument Valley, Hoskinini e i membri della sua famiglia, afferrato ciò che potevano, fuggirono a nord, verso il paese degli Ute. La sua fuga da Kit Carson ha molte versioni, alcuni sostengono che conoscesse un tunnel segreto sotto il fiume San Juan. Suo figlio, Hoskinini Begay, aveva 5 anni all’epoca, raccontò a Charles Kelly la storia di come riuscirono ad eludere le truppe nascondendosi nei territori più remoti di Dinètah, l’intervista fu possibile grazie all’amicizia che Hoskinini Begay aveva con Harry Goulding, un trader della Monument Valley e con l’interprete Ray Hunt ed è stata pubblicata nell’edizione di Luglio 1941 del “The Desert Magazine”.
Un piccolo estratto dell’intervista: “Sono nato in questo paese. I miei antenati sono sepolti qui.
Non sarò intrappolato come un coniglio, nè radunato come una pecora. Sarò un uomo libero anche se significherà essere ucciso dagli Ute”. Queste furono le parole di Hoskinini alla notizia dell’avvicinarsi dei soldati, ormai accampati presso il San Juan, in piena, in attesa di poterlo attraversare. Nel cuore della notte iniziò cosi il viaggio verso Navajo Mountain. A est si potevano vedere i fuochi dei soldati, a ovest i fuochi sparsi degli Ute, per raggiungere la salvezza bisognava passare tra queste due linee.
Hoskinini Begay, figlio di Hoskinini
“Il nostro successo è stato possibile dal fatto che gli Ute hanno paura del buio. Ci muovevamo di notte, da una pozza d’acqua ad un altra. Avevamo quattro nemici: gli Ute, i soldati, le bande di neo messicani e la fame. Mio padre e mio zio cavalcavano in testa, fungevano da scouts. Le prime due notti abbiamo avuto una luna luminosa che ci ha aiutati a guidare il gregge, ma non potevamo fermarci per cacciare. Quando non abbiamo avuto più la luna ci sono state alcune difficoltà con il gregge, eravamo già lontani dai soldati, ma ci trovavamo in territorio Ute. Solo mio padre aveva un fucile, gli altri solo arco e frecce”.
Con il buio camminarono verso nord, poi a ovest, viaggiando molte notti, dormendo di giorno, mangiando semi, radici e ogni tanto qualche coniglio. Infine in un canyon sul lato sud della Navajo Mountain, trovarono un ruscello con erba. Sua moglie si sedette dicendo che non sarebbe andata oltre; secondo il racconto del figlio erano in 17 i membri della famiglia ai quali si aggiunsero per strada altri Navajos sbandati. Erano riusciti a radunare 20 pecore, nessuna delle quali, per ordine di Hoskinini, doveva essere macellata ma sarebbero servite per costituire un nuovo e più numeroso gregge. L’inverno si avvicinava e Hoskinini spingeva tutti a raccogliere semi e noci sapendo che avrebbero potuto morire di fame. Era famoso per essere sempre arrabbiato con le persone pigre, infatti il suo nome Hush-kaaeny, significa “quello arrabbiato”, “Hashkeneini” è un altro termine spesso usato la cui tradizione letterale vuol dire ” dando fuori la rabbia”. Conservarono il cibo in fori nella roccia e nessuno mori’ durante l’inverno. Vissero li per 6 anni, cacciando con “i vecchi metodi” perché non avevano fucili. Dal racconto di Hoskinini Begay : “Un giorno mio padre, il fratello e lo zio tornarono a Kayenta per vedere se i soldati avevano lasciato in vita qualche animale. Gli hogan erano stati bruciati e i campi di grano calpestati. Trovarono dei cavalli, delle pecore e delle persone nascoste qua e là. Proprio mentre cercava cavalli, mio zio fu catturato e ucciso da una banda di Ute. La notte stessa mio padre fece irruzione nel loro campo uccidendone tre. Poco tempo dopo incontrammo cinquanta Navajos sulla cima di Black Mountain, anche loro avevano eluso le truppe.


Hoskinini, in una foto della collezione di Louisa Wetherill

Per molti anni non abbiamo incontrato nessuno vicino il nostro campo sulla Navajo Mountain, ad eccezione di un giovane guerriero Ute, con il quale mio padre commerciava per ottenere polvere e proiettili. Diceva di essere nostro amico ma in realtà ci stava solo spiando. Una volta organizzò un war party per ucciderci, ma era cosi malvagio che fu ucciso dal suo stesso popolo vicino Ute Mountain”. Spesso, in quegli anni di latitanza, Hoskinini trovava filoni d’argento, che poteva essere modellato senza doverlo fondere prima. Fece molti ornamenti e non disse mai a nessuno dove trovarlo. Quando i Navajos furono rilasciati da Bosque Redondo, Hoskinini e la sua banda vennero giù dalle montagne e tutti furono sorpresi nel vederli, con il loro numeroso argento. L’ ostilità del capo verso i cercatori divenne famosa. Fu sospettato di averne uccisi due, Mitchell e Merrick nel 1879, anche se lui sosteneva che fossero stati gli Ute. Durante i difficili anni dopo la liberazione dei Navajos da Bosque Redondo, Hoskinini donò il suo gregge di 1000 pecore ai più poveri, ma anche lana e pelli, cosi la gente lo chiamò “il generoso”, conosciuto anche come “rico” dagli Spagnoli. Possedeva un gran numero di cavalli, muli e bovini e inoltre sosteneva di essere il primo nella Momument Valley ad avere una collana turchese. Nel 1906 John e Louisa Wetherill giunsero a Olijato per costruire un nuovo trading post. Dopo lunghi dibattiti, il capo diede il suo consenso ai Wetherill e fino alla sua morte, nel 1909, ebbero un bel rapporto di amicizia. Nel suo libro di memorie, Wetherill ricorda come il capo Navajo si reggesse in sella ben dritto e sicuro anche da anziano. Era venerato e temuto dal suo popolo. Quando fu chiesto il motivo di tanto timore la risposta fu: “Abbiamo paura dei suoi occhi… può quasi uccidere solo con lo sguardo”.


Ancora Hoskinini, in una rara foto

Quando si recava al trading post spesso era accompagnato dalle sue 3 mogli, una delle quali madre del suo unico figlio Hoskinini Begay. Un giorno durante una corsa di cavalli nel deserto, si avvicinò ad Asthon Sosi, o Donna sottile, come i Navajos chiamavano Louisa Wetherill, e le raccontò del suo famoso cavallo Jakote quando, ancora giovane puledro, un coyote gli morse le orecchie vicino ad una sorgente nella Monument Valley. “ho fatto molte gare di cavalli con Navajos e Ute e ho sempre vinto” disse il capo,”Jakote avrebbe vinto contro tutti!” aggiunse tristemente. Poco prima di morire mandò a chiamare Louisa, ma lei arrivò tardi. La famiglia decise di dividere i suoi beni con lei, sapendo quanto fosse leale e affidabile.
Le sue 32 schiave Ute rappresentavano un problema, i Wetherill ne divennero “proprietari” e donarono loro hogan e occupazioni per vivere. Wolfkiller, un amico di Hoskinini, disse alla sua morte ” in tarda età si è recato nel mondo giallo dell pace.. quando una persona anche anziana esce dal corpo, lo fa non come anziano, ma come era nel fiore degli anni..non lo spirito ma il corpo invecchia, come in una pianta invecchiano le foglie, gli anni della nostra vita sono come le foglie delle piante, danno più vita allo spirito. Ma ciò che l’acqua amara è per la pianta, cosi i cattivi pensieri sono per l’uomo. Se permettiamo ai cattivi pensieri di crescere in noi, tutti gli anni saranno persi, ma se li manteniamo buoni, non invecchieremo mai. Quando arriva il momento di andare nella terra di pace, il tuo spirito che ora si trova come un Dio nel tuo petto, sarà più forte per un nuovo inizio”.