Soffio di Vento

A cura di Domenico Rizzi

Apparentemente si tratta di una storia già scritta mille volte, quella di un Bianco – Diamond William Grayner, “piede tenero” della costa orientale degli Stati Uniti – che finisce nelle mani degli Indiani, dapprima come prigioniero e poi come membro della tribù. Dalla sua unione con una donna Apache, nasce Hayry, perennemente combattuta fra la civiltà di origine del padre e il mondo misterioso dei Pellirosse, nel quale la dura lotta per la sopravvivenza si intreccia quotidianamente con le secolari usanze tribali e la magia degli sciamani. Soltanto leggendola, si scoprono l’originalità della trama e gli imprevedibili risvolti che la vicenda assume, attraversando uno dei periodi più cruenti della Frontiera.
Salvatrice Giugno, l’autrice di “Soffio di Vento”, cattura l’attenzione del lettore – anche di quello capace di storcere il naso dinanzi ad una vicenda ambientata nel West – con un romanzo di 280 pagine che scorrono via veloci senza mai annoiare, navigando fra praterie brulle, deserti sabbiosi, pareti di roccia del Grand Canyon e acque impetuose come quelle del fiume Colorado.
Il suo racconto, che inizia nel 1845 per concludersi 24 anni dopo, si snoda fra gli episodi storici della Guerra di Cochise in Arizona e i conflitti con i Messicani, che la Giugno dimostra di conoscere molto bene. Non solo: questa scrittrice, che non sceglie mai nomi banali per i suoi protagonisti, è capace di approfondimenti sulle abitudini, i modi di pensare, le credenze religiose e i comportamenti degli Apache. Inoltre, riesce ad amalgamare in maniera naturale i personaggi di sua ideazione – Diamond Grayner, Mescal, Yado, Hayry, l’esploratore Buck – con i veri protagonisti della storia – il capo Kocis, Geronimo, Tom Jeffords, il colonnello Canby, il negoziatore governativo Vincent Colyer, attivo fautore della Politica di Pace voluta da Washington – rendendoli tutti partecipi di un unico progetto.
La figura centrale del romanzo rimane comunque sempre questa ragazza dal nome bizzarro – Hayry – che ama l’ambiente in cui è cresciuta, ma si sente fortemente attratta da quello degli Americani. Incapace di prendere una decisione che le sembra troppo drastica, anche perché è fra gli Apache che ha conosciuto le prime gioie dell’amore, finisce per accostarsi alla scienza e al sapere dei Bianchi per merito di un vecchio medico militare, che la appassiona agli studi di medicina.

Dopo questa esperienza, la scelta le sarà ancora più difficile e subirà continui rinvii, dovuti ad una serie quasi interminabile di peripezie che Hayry sarà costretta ad affrontare, misurandosi con ottusi ufficiali dell’esercito, bandidos messicani di efferata crudeltà e condottieri indiani fieri e minacciosi. Cresciuta in un contesto che è per sua natura violento e conflittuale, dominata da un carattere impulsivo e spregiudicato, la ragazza sviluppa un anticonformismo intellettuale che la mantiene distaccata dalle comuni superstizioni della sua tribù, quanto diffidente verso certi comportamenti degli Americani. Questo suo atteggiamento, unito ad un temperamento focoso e intransigente, oltre a renderle più difficile il distacco dalla sua terra la esporrà inevitabilmente a molte disavventure, che non riusciranno tuttavia a piegare il suo spirito.
Il ritratto del West tracciato da Salvatrice Giugno è visto soprattutto attraverso gli occhi dei suoi abitatori più antichi: gli Indiani. Il risultato viene tuttavia ottenuto senza cedere a tentazioni apologetiche o facili revisionismi di maniera. Se il comportamento dei Bianchi e dei Messicani nei riguardi dei nativi e quello che effettivamente la storia ci ha tramandato, il punto di vista dei Pellirosse scaturisce essenzialmente dalla loro particolare visione del mondo, che soltanto persone come Diamond o sua figlia sono in grado di comprendere appieno ed interpretare.
Un altro pregio del libro – contrassegnato da uno stile sobrio ed incisivo, che tratteggia assai bene luoghi e situazioni – è l’efficace caratterizzazione dello scorrere del tempo attraverso i mutevoli colori dello scenario naturale, dai picchi innevati dell’inverno alle desolate forre oppresse dalla calura estiva. Si ha la malinconica sensazione, alla fine, che il West sia cambiato e che i suoi protagonisti risentano della fatale avanzata del progresso.
“Soffio di vento”, prima ancora che una narrazione western, è un romanzo che potrebbe collocarsi in una dimensione spazio-temporale diversa. La protagonista femminile, metà bianca e metà pellerossa, è in primo luogo una donna alla ricerca del vero scopo della sua esistenza, refrattaria, proprio perché pensa con la propria testa, al condizionamento di arcaiche regole tribali. Soltanto dopo avere conosciuto l’amore e il dolore, il tormento e la felicità, Hayry, al pari di qualsiasi altro personaggio del mondo moderno, trova un equilibrio che le consente di vedere le cose con grande serenità e speranza.
E non è detto che la sua storia, apparentemente conclusa nelle selvagge distese dell’Arizona, non possa avere un seguito.

Titolo: Soffio di Vento
Autore: Salvatrice Giugno
Editore: Gruppo Albatros Il Filo
Collana: Nuove voci
Data di Pubblicazione: Gennaio 2011
Pagine: 280
Formato: brossura
Prezzo: € 16.50

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