Mosby, il fantasma grigio della Confederazione

A cura di Renato Panizza

Mosby ed i suoi Rangers
Fairfax Court House, villaggio della Virginia – 8 Marzo1863 – Acquartieramento del colonnello nordista Percy Wyndham.
Una serata speciale: rinfresco per tutti gli ufficiali organizzato dalla madre e dalla sorella del colonnello, appena arrivate dal Vermont, e allietato dalla presenza di giovani ladies.
A tarda notte, quando l’ultimo dei convitati se n’è andato, 29 cavalieri vestiti di grigio si avvicinano silenziosamente al villaggio. Entro quaranta chilometri almeno non c’è nessuno che possa  intervenire. Gli uomini si dividono: un gruppo si dirige alla tenda del telegrafo; un altro si avventa sull’unico picchetto di guardia sorprendendolo completamente.
Un gruppo di sei uomini infine si avvicina alla porta dell’edificio principale e bussa: «Dispacci urgenti!».
L’ingenuo ufficiale di guardia “abbocca” e apre la porta; gli uomini balzano dentro e gli sono  addosso. Il più piccolo di tutti, un “ometto” con una piuma sul cappello, John Mosby, gli ficca una pistola tra le costole intimandogli di stare zitto; poi si precipita al piano di sopra, dove un Generale, Edwin H. Stoughton, russa bellamente. Mosby gli tira giù le coperte e lo sveglia di brutto: «Si alzi, Generale, e venga con me!».
Stoughton, mezzo addormentato e ancora intontito dai fumi dell’alcool, chiede sorpreso e al contempo innervosito…«Ma chi è?… sapete chi sono io?!».
«E voi sapete chi è Mosby?» gli replica l’ometto col cappello piumato.
«Aaahh… lo avete finalmente preso quel furfante!» esclama il generale, pensando che l’avessero svegliato per dargli la bella notizia.
«No!… è lui che ha preso voi!»


John Mosby

Questo era  il colonnello John Mosby: un fantasma grigio che ti compariva improvvisamente davanti, come sbucato dal nulla, quando ormai non ci potevi fare più niente!
Ma il vero obiettivo, quella sera, non era lo sfortunato generale Stoughton, bensì il colonnello  Percy Wyndham, che però si era dovuto assentare innanzi tempo per recarsi a Washington.
Wyndham, abile ed esperto ex-soldato di ventura britannico, era la risposta che il governo federale aveva dato alla sfida lanciata dai “partisan rangers”, con il preciso mandato di eliminarne la minaccia. Mosby non era riuscito a catturare il suo principale nemico, ma in compenso, oltre al Generale di brigata, si era portato a casa due capitani, 30 soldati semplici e 58 cavalli; e tutto senza sparare neanche un colpo di pistola!
Quando la notizia dell’impresa raggiunse Lee, questi fu udito esclamare:
«Mosby! Ne avessi un centinaio di uomini così!»
A Washington, il presidente Lincoln, che non mancava certo di ironia, se ne uscì con una delle sue memorabili battute : «Mi dispiace molto per quello che è successo… di generali di brigata ne posso avere fin che voglio, ma di cavalli no!»
I rapporti che Mosby redigeva a fine missione per il suo comandante in capo, il generale di cavalleria JEB Stuart, la dicono lunga su quanto “l’ometto con la piuma sul cappello” fosse una vera croce per l’esercito nordista. 18 Marzo 1863, “Affair at Herndon Station”: catturati 1 Maggiore,1 Capitano, 2 Tenenti, 21 soldati semplici, tutte le loro armi ed equipaggiamento e 26 cavalli; 23-31 Marzo 1862: “Skirmish on the Little River”, 14 nemici uccisi (tra ufficiali e non) e innumerevoli feriti, catturati 1 Tenente e 122 soldati semplici, tutte le armi e gli equipaggiamenti e 100 cavalli. 10 Giugno 1862,“Skirmish at Seneca Mills”: 7 nemici uccisi e molti feriti, catturati 17 soldati e 20 cavalli, bruciate tende, magazzini e attrezzature di campo.
I rangers di Mosby
Quando una volta Mosby mise le mani su un bel numero di cavalli, i giornali del Nord scrissero che si aveva a che fare con «…un volgare ladro di cavalli». Mosby seccamente replicò facendo scrivere che «…quando catturai quei cavalli, sopra di loro c’erano altrettanti cavalleggeri armati con sciabola e due pistole a testa, che vennero presi e portati via, loro e le loro bestie!».
Ma come ebbe inizio la storia di questo leggendario personaggio dell’esercito confederato?
Per capire meglio il John Mosby che conosciamo come audace e imprendibile “fantasma grigio”, vero incubo delle retrovie nordiste, conviene sapere qualcosa della sua infanzia e di come trascorse la giovinezza.
John era nato a Powhatan County, in Virginia, il 6 Dicembre 1833. Sin da bambino dimostrò di possedere un bel caratterino; non era un cattivo ragazzo, anzi, ma siccome era piccolo e di salute cagionevole, a scuola lo provocavano, lui reagiva sempre… ed erano botte! Come egli stesso raccontò nelle sue Memorie, se non interveniva un adulto a separare la mischia in tempo, se le buscava sempre lui! Rimase amico per tutta la vita con l’unico ragazzo dal quale non se le era mai prese.
La situazione peggiorò quando, nel 1849, entrò all’Università e si iscrisse a Lettere. Era un bravo studente, con una buona media, ma il suo carattere non era affatto cambiato. Un giorno bisticciò con un certo Turpin, un tipo grande e grosso, aggressivo, cattivo. Quando gli amici gli  riferirono che Turpin stava sparlando di lui in giro, Mosby gli scrisse una lettera per avere chiarimenti, secondo il più tradizionale codice d’onore sudista. Turpin non rispose a quella lettera ma gli mandò a dire che  la prossima volta che lo avesse incontrato se lo sarebbe “mangiato vivo”.


John Mosby in divisa da combattente

Turpin aveva trovato il tipo giusto! John Mosby decise di incontrarlo appositamente, nonostante i rischi. Per precauzione, però, si portò in tasca una piccola pistola, solo per difendersi in una situazione di  estremo pericolo. Quando furono l’uno di fronte all’altro, non fece in tempo a dire:«Ho sentito che hai detto una cosa…», che Turpin si lanciò a testa bassa contro di lui: Mosby tirò fuori la pistola e gli sparò nel collo; poi se ne tornò tranquillamente a casa ad attendere gli eventi… i quali non tardarono ad arrivare! Mosby venne arrestato e processato. Rischiava fino a 11 anni di galera, più una multa di 500 dollari: gli vennero riconosciute le attenuanti ma finì galera, dopo essere stato espulso dall’Università.
In prigione chiese al Procuratore Robertson (con il quale era entrato in simpatia) di poter studiare Legge. Gli vennero dati i libri necessari e cominciò ad applicarsi.
Alcuni giurati avanzarono una petizione a suo favore, altri invece gli erano molto ostili.
I genitori di John sapevano bene che il loro figliolo non era un robustone, e quando cominciò a fare freddo riuscirono ad ottenere una dichiarazione giurata medica che certificava il serio rischio per Mosby di ammalarsi gravemente a causa del prolungato stato di prigionia.
Fu così che il Governatore perdonò Mosby, e nel 1855 la sentenza venne annullata.
Mosby, nel frattempo, aveva continuato a studiare, e una volta fuori di prigione entrò nello studio del Procuratore Robertson per far pratica. Stabilitosi quindi ad Albemarle (Virginia), esercitò la professione di avvocato. Qui, incontrò Pauline Clarke, figlia di un noto Procuratore con buoni appigli politici. I due si frequentarono, e pur essendo Mosby di religione protestante e lei cattolica, trovarono molti punti di contatto e si sposarono. Pauline darà a Mosby ben 8 figli.
Scrive Mosby nelle sue “Memorie”: «Nell’Estate del 1860 presenziavo nel Tribunale di Abingdon. Lì, incontrai William Blackford, che era stato mio compagno d’Università, e divenne poi Colonnello del Genio sotto il Generale JEB Stuart. Mi chiese se volessi unirmi ad una Compagnia di Cavalleria che stava cercando di allestire con la speranza di diventarne Tenente. Proprio per fargli un piacere gli dissi di mettere in lista il mio nome, ma ero così indifferente alla cosa che non mi feci mai vedere quando la Compagnia si stava organizzando».
Si trattava dei “William Grumble Jones Mounted Rifles”. Mosby entrò come soldato semplice in questa formazione di Fanteria Montata, ma non era il tipo che trovava soddisfazione nello svolgimento della normale “routine” della vita militare. Era sempre irritato, di malumore, si sentiva “fuori posto”; cambiò reparto ed entrò nella Cavalleria della Virginia di Stuart, arrivando al grado di Tenente. Ma anche lì, non riusciva ad adattarsi al servizio regolare, al punto che riuscì a far imbestialire il suo Comandante (Fitzhugh Lee ). Questi, nipote del Generale Robert E.Lee, divenuto in seguito Maggior Generale di Cavalleria, richiedeva la stretta e rigorosa aderenza al costume e alla tradizione militare, che Mosby, per il suo carattere indomito e ribelle, non avrebbe mai potuto accettare.Tutto ciò, però, non deve portarci a dubitare della volontà di Mosby di combattere lealmente e coraggiosamente per la Virginia e per la Confederazione. Nonostante fosse sempre stato chiaro a tutti che lui non era favorevole alla Secessione, per sua stessa pubblica ammissione, quando la sua Virginia si allineò agli Stati separatisti del Sud, disse: «La Virginia è mia madre! Iddio conservi la Virginia! Come potrei combattere contro mia madre?»


I rangers di Mosby in azione

Mosby, era alle dirette dipendenze di JEB Stuart (comandante della cavalleria di Lee) il quale aveva individuato in Mosby le attitudini dell’esploratore. Nel  Giugno 1862, Stuart, con 1200 tra i suoi migliori soldatim, formò un gruppo per esplorare il territorio occupato dal nemico a Est di Richmond, dove scorre un fiume chiamato Chickahominy: lo scopo era di  trovare un punto debole  dell’Armata del Potomac di McClellan, dove Lee avrebbe potuto attaccare. L’impresa si fece ancora più pericolosa di quanto già non fosse, quando Stuart decise addirittura di passare alle spalle del nemico e compiere un largo giro intorno ad esso. Ma l’impresa ebbe successo, e Stuart così si espresse a proposito dell’operato di Mosby in quella circostanza: «E’ stata, la sua, una brillante prova di audacia e di utilità». A Luglio, dopo la serie di battaglie in quell’area che vengono dette nel loro insieme “la battaglia dei sette giorni”, Mosby venne catturato dalla Cavalleria nordista  mentre si era appisolato all’ombra presso Bever Dam Station, a Nord della capitale Richmond. Fu portato a Washington D.C. dove rimase per dieci giorni nella Old Capitol Prison, poi venne inviato ad Hampton Roads per uno scambio di prigionieri, e liberato.
Ma durante il breve periodo di prigionia si mantenne lo stesso “in servizio” riuscendo a spiare abilmente il nemico: osservò che c’erano movimenti, e riuscì a ottenere le informazioni necessarie per capire che si trattava delle truppe del Generale Ambrose Burnside provenienti dal Nord Carolina e dirette a rinforzare John Pope nel Nord Virginia, presso Manassas.
Quando ottenne la libertà si recò immediatamente a riferire quanto aveva scoperto. Il 9 Dicembre 1862 Mosby scrive alla moglie: «Mia carissima Pauline… oggi il Generale Lee mi ha inviato espressamente una missiva per congratularsi dei miei successi…»
Queste sue abilità, combinate al desiderio di essere indipendente, non inquadrato nei ranghi ordinari e lontano dagli ufficiali superiori (presenza per lui opprimente!), convinsero Stuart a farlo agire esclusivamente come “scout”, e addirittura a lasciarlo operare con un gruppo di uomini scelti in azioni di partigianeria, di disturbo e di “intelligence” in Nord Virginia.
Da quel momento cominciarono per Mosby i giorni più entusiasmanti e pericolosi della sua vita, e per i Nordisti… le peggiori notti da incubo!
Mosby reclutava i suoi uomini tra volontari che provenivano da unità regolari dell’esercito, o  tra  soldati convalescenti, o anche tra civili, che pur non volendo essere reclutati stabilmente, desideravano lo stesso rendersi utili all’esercito. Dovevano provvedere da soli al loro equipaggiamento; vivevano per conto proprio, anche in famiglia, non in campi appositi, e si riadunavano solo quando Mosby aveva bisogno di loro. Essi erano comunque assoggettati a precise regole stabilite dal Governo Confederato, di fatto come fossero veri soldati  regolari.
Nel Gennaio del 1863 il gruppo era cresciuto e contava qualche centinaio di uomini, organizzati in forma di Battaglione con il nome di “43rd Battalion Virginia Cavalry Partisan Rangers”, che crebbe  raggiungendo alla fine la consistenza di un  Reggimento. Mosby, inizialmente promosso Capitano, assunse poi il grado di Maggiore il 26 Marzo 1863; Tenente-Colonnello il 21 Gennaio 1864, e infine Colonnello il 7 Dicembre 1864. L’idea di Mosby era che il modo più efficace per sconvolgere i piani del nemico e procurargli danno, fosse, non tanto di operare con forze di Cavalleria consistenti, ma con  “commandos” di piccoli e mobilissimi gruppi di cavalieri, che agissero a qualunque ora del giorno e della notte, colpendo in modo fulmineo per poi dileguarsi nei boschi.


Il nemico di Mosby, Percy Wyndham.

Raids notturni contro convogli, treni, picchetti e avamposti del nemico, magazzini di rifornimento, piccoli accampamenti,  per catturare prigionieri, carpire informazioni, rubare cavalli, bestiame, far danni e creare panico quanto più possibile nelle retrovie del nemico.
Ma l’intento di Mosby andava ben oltre! Lo stesso Mosby si espresse molto chiaramente in proposito: « Il reale valore delle azioni di guerra che io ho intrapreso non si misura tanto nel numero di prigionieri o nel  materiale che ho sottratto al nemico, ma nello sforzo che questi deve fare per proteggere le sue linee interne,  sottraendo di conseguenza uomini e mezzi da altri scopi » E’ stato calcolato che a causa delle azioni partigiane dei Rangers di Mosby, i Nordisti dovettero sottrarre dalla linea del fronte almeno 30.000 soldati per impiegarli a proteggere  le aree da loro occupate in Nord Virginia. Intento, quindi, perfettamente raggiunto! La chiave di successo dei Partigiani di Mosby sta nel fatto che non agirono quasi mai tutti insieme: si dividevano in due o più gruppi che operavano il luoghi diversi, anche assai lontani tra loro, ma l’azione partiva simultaneamente, in modo che (per fare un esempio), la stessa notte, un gruppo colpiva una colonna di trasporto, un altro attaccava picchetti che erano di guardia a una linea ferroviaria, un altro ancora un punto nelle retrovie dell’esercito nemico… Il risultato era che Mosby veniva segnalato contemporaneamente in più luoghi: non per niente venne chiamato il “fantasma grigio”, e l’area in cui agì la “Confederazione di Mosby”!
Solo in sei mesi i Rangers di Mosby riuscirono a uccidere, ferire o catturare 1.200 soldati; rubarono più di 1.600 cavalli e muli, 230 capi di bestiame e 85 tra carri e ambulanze!
Tra i due nemici, Mosby e Wyndham (il colonnello che sfuggì alla cattura l’8 Marzo 1863), iniziò una singolare lotta e un insolito sistema di comunicazione: al frustato avversario Mosby rispediva indietro dei soldati catturati con il preciso scopo di recargli i suoi messaggi. Una volta riferirono: «… Mosby le comunica che ci ha catturati solo perché eravamo ben armati ed attrezzati… altrimenti non ne sarebbe valsa la pena». Al danno si aggiungeva anche la beffa!
Per acciuffarlo venne tentata anche un’incursione direttamente nell’abitazione della sua famiglia.
La moglie con i figli si era appena trasferita nella casa di James Hathaway nella Contea di Fauquier (Virginia). I Nordisti ne furono informati e un giorno, improvvisamente, Pauline Mosby si vide piombare in casa una pattuglia del 1st New York cavalry. La colsero mentre era ancora a letto: Pauline si strinse le coperte al collo, confusa e indignata, e dovette subire un interrogatorio. Dalla finestra, che era rimasta aperta, dopo che i soldati se ne erano andati, spuntò un uomo con la faccia tutta escoriata: era il marito, John Mosby, che era riuscito precipitosamente a scappare da quella stessa finestra e a nascondersi tra i rami di un albero di noce che era proprio lì sotto!
Quell’albero e quella casa ci sono ancora oggi, e sono meta di turisti.
I Federali erano veramente determinati a por fine alle azioni dei Partigiani, ma i loro sforzi continuavano a essere frustrati. Il Colonnello Charles Russel Lowell del 2nd Massachusetts Cavalry scrisse: «Mosby è come un vecchio ratto con molte ottime tane».
Il Colonnello Henry S. Gansevoort del 13th New York Cavalry, stanco dell’ingrato compito di cacciare i “guerriglieri”, disse: «La Contea è piena di guerriglieri! Mosby è continuamente intorno a noi!».
Il generale Ulysses Grant, a quel punto, ordinò che il comandante partigiano e qualunque suo uomo, una volta catturati, venissero immediatamente “passati per le armi”, senza processo.
Venne organizzata dal generale Philip Sheridan una “task force” di 100 uomini appositamente addestrati allo scopo di annientare le forze partigiane. Erano armati di carabine Spencer, ottimi fucili a retrocarica che consentivano una elevata frequenza di tiro.
Entro il 18 Novembre del 1864 di questi uomini ne rimanevano solo due: gli altri erano stati uccisi o catturati! I Rangers vennero considerati alla stregua di fuorilegge, se non peggio.


Fairfax Court House, fotografata nel Giugno del 1863.

Il 22 Settembre 1864, a Front Royal (Virginia), sei uomini di Mosby furono “giustiziati”, e in seguito un altro ancora. William Thomas Overby era uno di questi:  gli offrirono la salvezza in cambio di conoscere il nascondiglio di Mosby, ma lui rifiutò. Le sue ultime parole furono: «Mosby appenderà dieci di voi per ognuno di noi » Sul corpo di uno dei morti venne trovato un cartellino che diceva: «Questo è il destino che attende tutti quelli della banda di Mosby».
Due rangers erano stati impiccati a un albero; gli altri quattro legati a una staccionata e barbaramente freddati con un colpo di revolver alla testa, uno alla volta ».
Nell’arco di due mesi, per ritorsione, Mosby passò per le armi un egual numero di prigionieri nordisti. La faccenda si era fatta  pesante! Ma fu lo stesso Mosby, con una lettera  indirizzata direttamente al Generale Sheridan, datata 11 Novembre 1864, a riportare la situazione alla normalità. Mosby scrisse: « Nel Mese di Settembre, durante la mia assenza dal comando [nda : Mosby era stato ferito e riprenderà il comando il 4 Ottobre dello stesso anno], in presenza e per ordine del Generale di Brigata Custer, sei dei miei uomini sono stati assassinati a Front Royal e uno dal Colonnello Powell vicino al Rappahannock. Per mio ordine nella strada nazionale della Shenandoah Valley, dove operano le vostre forze, altrettanti vostri soldati, miei prigionieri, hanno subito la stessa sorte; ma d’ora in avanti ogni prigioniero che cadrà nelle mie mani verrà trattato come si conviene ad un soldato prigioniero di guerra [nda: quindi non più ucciso ma imprigionato] fino a quanto non mi arriveranno notizie di un nuovo atto di barbarie che mi costringerà, pur riluttante, a ricorrere a mia volta a una linea di condotta così disumana ». Il messaggio sortì un buon risultato perché da quel momento non vi furono più casi del genere. Tuttavia, Grant ordinò di distruggere tutte le scorte e i foraggi della Contea di Loudoun (la principale area di reclutamento dei Partigiani e dove risiedevano le loro famiglie) e di “rastrellare” per precauzione tutti gli uomini al di sotto dei 50 anni.
Nonostante ciò, Mosby riuscì ancora a portare a segno colpi eccezionali. Uno tra questi fu il cosiddetto “Greenbacks Raid”. L’azione venne compiuta dopo il solito attento monitoraggio lungo la ferrovia “Baltimora & Ohio R.R.”. Era una azione ad alto rischio, per via del forte controllo che i soldati tenevano su quella vitale linea di collegamento. La notte del 13 Ottobre 1864, nel tratto tra Martinsburg e Harper’s Ferry, una locomotiva dell’Unione venne fatta deraglilare: Mosby riuscì ad impossessarsi delle paghe dell’Esercito per un valore di $ 170.000 in bigliettoni verdi di banca federali (greenbacks)!
I Nordisti non riuscirono mai a catturare Mosby  e neanche a ridurne l’attività.
Nel Dicembre 1864 Mosby rischiò di morire dissanguato a causa di una ferita subita ad opera di una pattuglia nordista, che lo colse di sorpresa mentre a tarda sera stava cenando con amici.
Riuscì a riprendersi e ritornò al comando dei suoi uomini giusto per congedarli quando Lee firmò  la resa ad Appomattox, Domenica 9 Aprile 1865; ma lui non si arrese mai formalmente, e per ben due mesi fu latitante (pendeva sulla sua testa una taglia di 500 dollari) nascondendosi presso i famigliari. A giugno di quell’anno gli venne concesso il “perdono” e poté tornare alla normale vita civile. Naturalmente ci volle un po’ di tempo per domarlo: a Leensburg, nonostante un esplicito divieto delle autorità, girava per le strade indossando la divisa con le insegne confederate, dicendo :« Non ci sono ancora a Leesburg abbastanza dannati Yankees per strapparmi di dosso la mia identità!» Se le tenne e cavalcò per la città trionfante.
Nonostante l’atteggiamento “sudista”spavaldo, non dobbiamo dimenticare che, già da prima della guerra, Mosby fu sempre un sostenitore dell’Unione, contrario alla secessione: questa vecchia presa di posizione e il sostegno che dette a Grant per le sue elezioni presidenziali (anche per il suo secondo mandato), se da un lato gli alienarono molte simpatie sudiste, dall’altro ne fecero il simbolo della ritrovata riappacificazione.


Mosby ritorna col bottino: prigionieri, cavalli, bestiame.

Nel Maggio del 1876 l’amatissima moglie Pauline morì due mesi dopo aver dato alla luce Alfred Daniel, il loro ottavo figlio, che poco dopo seguì la madre nella tomba.
Mosby fu devastato da questo lutto. Mise la casa in vendita; ormai non c’era più niente che lo trattenesse in Virginia. Inoltre, a causa delle scelte politiche, la sua posizione si era fatta molto difficile: aveva subito minacce di morte, la casa della sua fanciullezza venne bruciata, e fu fatto almeno un serio tentativo per assassinarlo. I suoi ex-rangers, pur in gran parte non condividendo le sue idee, dovettero più di una volta intervenire per difenderlo, e non solo a parole.
Fatto sta che, quando il nuovo Presidente Hayes (anche per salvarlo) gli offrì di diventare Console ad Hong Kong, Mosby accettò. Svolse questo incarico dal 1878 al 1885, in compagnia di Beverly Clarke, il suo primo figlio maschio, che aveva seguito il padre nella professione di avvocato. Insieme girarono la Cina.
Al suo ritorno fece l’avvocato presso la Southern Pacific Railroad a S.Francisco, in California, dove rimase per parecchi anni. Lì, conobbe un giovane californiano, che deliziò raccontandogli le sue imprese durante la guerra civile: si trattava di George Patton, che sarà  famoso generale  nella Seconda guerra mondiale.
Mosby si era aperto anche al settore letterario e scrisse molto per riviste e giornali dell’epoca, ricevendo ampi consensi.
Dal 1904 al 1910 il Presidente McKinley lo nominò presso il Ministero dell’Interno in Omaha, e quindi come primo Assistente Procuratore al Ministero della Giustizia.
Si ritirò dall’attività lavorativa nel 1910. La sua salute fu sempre ottima praticamente fino a due anni dalla sua morte: una serie di acciacchi, non gravi ma che progressivamente lo avevano indebolito, lo costrinsero al ricovero al Garfield Hospital di Washington D.C. dove morì il 30 Maggio 1916, all’età di ottantadue anni.
Un necrologio riportò : « Si è spenta una delle ultime più brillanti figure della Guerra Civile »
Durante la guerra il suo battaglione di Partisan Rangers era arrivato a contare più di 800 soldati e  aveva pagato un pesante tributo: dal 35% al 40% degli ufficiali era stato perso, 85 uomini erano stati uccisi o “giustiziati”, più di un centinaio erano stati feriti e 477 fatti prigionieri.
Per molti anni i reduci di Mosby  si ritrovarono. Un articolo comparso sul giornale “Baltimore sun” nel 1898 descrive così una riunione dei reduci partigiani : «…emozionanti racconti di incursioni in notti buie… di compagni d’arme abbandonati morti sul campo… di grandi successi e di fughe precipitose… Nonostante il peso degli anni, rimaneva nei loro occhi un bagliore di fuoco che non poteva affievolirsi… nessuno di loro aveva mai avuto timore della morte.»


Philip Henry Sheridan. Il Generale durante la sua discesa verso Sud nella valle dello Shenandoah ebbe a che fare direttamente con Mosby e dovette subire pesantemente le sue azioni partigiane.

Un episodio interessante rivela quanto il carattere di Mosby con l’età non si fosse affatto ammorbidito. Nel 1897, mentre era in visita a Charlottesville, fu colpito da un cavallo che gli fratturò il cranio e gli ferì un occhio. Perse i sensi e fu portato urgentemente all’ospedale.
Appena ripresosi, un giovane medico gli si avvicinò e piegatosi leggermente su di lui gli chiese :
«Come vi chiamate?»
Per tutta risposta Mosby gli disse : «Pensate ai fattacci vostri!»
Nella stanza vicina, il medico che stava preparando l’intervento aveva sentito; conosceva Mosby, e disse : «OK! E’ lucido… è lucido!»

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