Robert McGee, scalpato vivo e scampato al massacro di Cow Creek

A cura di Sergio Mura

Era il 18 luglio 1864, quando la carovana dei viaggiatori bianchi arrivò in prossimità di Fort Larned. Essere lì, a pochissima distanza da un presidio militare, era di per sé garanzia di una sosta sicura e tranquilla, anche se in quel territorio pullulavano le bande armate di indiani considerati “ostili” dal governo statunitense. La presenza delle “giubbe blu”, oltre ad essere un deterrente, era quanto bastava per far battere in ritirata eventuali guerrieri troppo audaci e desiderosi di conquistarsi onori guerreschi sul campo.
Queste considerazioni erano certamente nella mente del capo della carovana, ma anche degli altri uomini, tanto che tutti decisero di abbassare la guardia e vivere in maniera serena quella sosta, godendo di un po’ di relax in quella giornata veramente calda, così calda che parte degli uomini rimase in coda alla fila di carri, all’aperto.
Verso le cinque del pomeriggio di quello stesso giorno, centocinquanta guerrieri Sioux Brulé dipinti con i colori di guerra e guidati dal capo Little Turtle piombarono sulla carovana mentre gli uomini stavano consumando allegramente la cena.
Il rumore assordante dei cavalli, il chiasso delle urla degli indiani si mescolarono in qualcosa di tremendo che lasciò senza fiato tutti gli uomini del campo. Nessuno riuscì a connettere i rumori e gli eventi e nessuno riuscì quindi a recuperare gli armamenti… Alle armi era affidata la difesa della vita, specialmente in quelle terre in cui la presenza delle bande indiane era così forte da rendere ogni spostamento un pericolo. Gli spari, le frecce, i colpi di tomahawk si susseguirono senza sosta per tutto il breve tempo dell’assalto. Qualcuno tentò la fuga, ma venne immediatamente seguito e colpito a morte. Tutti gli altri vennero uccisi intorno ai fuochi di bivacco. Ad eccezione di un ragazzo, nessuno uscì vivo da quell’attacco. In pochissimi minuti tutto era concluso.


L’assalto alla carovana

Ai corpi degli uccisi vennero poi fatte subire orribili mutilazioni caratteristiche, tutti i carri vennero svuotati e, fatti salvi alcuni oggetti ritenuti utili dai guerrieri, tutto il resto venne distrutto e incendiato o sparpagliato lungo la pista.
Quello stesso giorno, al comandante di Fort Larned gli scout, di rientro da un giro di controllo, dissero che in zona c’erano bande armate di Sioux. Perciò alcune pattuglie di soldati ed esploratori vennero immediatamente spedite in perlustrazione. Una delle pattuglie trovò e seguì prudentemente le tracce di quella che avrebbero scoperto essere la banda di Little Turtle e dei suoi Brulé, fino alla scenda del massacro di Cow Creek. I soldati arrivarono appena due ore dopo l’attacco e non poterono fare altro che constatare che tutti erano stati uccisi, mutilati in più parti e scotennati. I volti di molti erano contratti in una tremenda smorfia di dolore che faceva capire che la morte era stata la salvezza. Molti erano riversi lungo il fiumiciattolo dove evidentemente avevano tentato la fuga e nell’erba tutt’intorno vi erano grandi macchie di sangue.
Muovendosi lentamente tra le vittime, il capo degli scout trovò due ragazzi, orribilmente feriti e scalpati, ma entrambi vivi. I soldati li sollevarono e li adagiarono su delle barelle improvvisate e li riportarono immediatamente a Fort Larned per affidarli al medico, mentre il capo della pattuglia avvisava il comandante del distaccamento in merito al massacro.


L’unico ritratto esistente di Robert McGee

Uno dei due ragazzi, nonostante le cure prontamente prestate, non riuscì a sopravvivere alle molte e gravi ferite, mentre l’altro, Robert McGee, riuscì a salvarsi, sia pure a prezzo di un lungo e doloroso periodo di riabilitazione. Nel corso dell’attacco alla carovana, il giovane Robert era stato trafitto da ben dieci frecce e aveva subito lo scatenamento.
La storia del massacro come è oggi conosciuta venne riferita dallo stesso Robert durante la sua permanenza nell’ospedale del forte. Robert non perse mai conoscenza, nonostante le molte ferite e riuscì a vedere molto bene ciò che accadeva ad opera dei guerrieri Sioux di Little Turtle.
Robert venne catturato quasi subito e fu costretto dai guerrieri a vedere l’uccisione di tanti della carovana. Poi venne trascinato alla presenza di Little Turtle che disse a gran voce che avrebbe provveduto personalmente alla sua uccisione. Gli sparò alla schiena con la sua pistola, poi lo trafisse da parte a parte con due frecce, dopo averlo colpito duramente con una lancia. Infine prese in mano il suo coltellaccio e dopo aver sollevato da terra lo sventurato tirandolo per i capelli, lo scalpò. Infine, credendolo morto, lo lasciò cadere a terra. Ma l’agonia non terminò in quel momento. Sul corpo del giovane si accanirono – com’era uso tra i guerrieri – altri indiani, ferendolo con altre frecce e con i coltelli, oltre che con le punte delle lance.
Solo dopo che i guerrieri avevano scalpato tutti i cadaveri, il capo ordinò di andare via, abbandonando i corpi come si trovavano. Dalla carovana vennero portati via tutti i muli ed i cavalli che erano stati usati come traino, un centinaio di capi in tutto.

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