- www.farwest.it - https://www.farwest.it -

La conquista di Fort William Henry

A cura di Pietro Costantini

La guerra franco-indiana. Speciale a puntate: 1) Venti di guerra: Fort Necessity 2) La battaglia di Monongahela 3) La battaglia di Lake George 4) La battaglia di Sideling Hill 5) La battaglia di Fort Oswego 6) La conquista di Fort William Henry 7) Le due battaglie delle “Snowshoes” 8) La guerra in Acadia e le deportazioni 9) La spedizione di Forbes 10) Le due battaglie di Fort Carillon 11) La battaglia di Fort Niagara 12) La presa di Quebec 13) Il raid contro St Francis 14) La battaglia di Sainte-Foy 15) La caduta di Montreal e la pace di Parigi

Il piano di Loudoun per la campagna del 1757 fu sottoposto al governo di Londra nel settembre 1756, ed era focalizzato su una singola spedizione mirata a colpire il cuore della Nuova Francia, la città di Quebec. Esso richiedeva la costruzione di un sistema di postazioni esclusivamente difensive lungo la frontiera con la Nuova Francia, compreso il contestato corridoio tra il fiume Hudson e il lago Champlain, che era incluso nel triangolo Albany-New York-Montreal.
In seguito alla battaglia del lago George, nel 1755, i Francesi avevano iniziato la costruzione di Fort Carillon (ora noto come Fort Ticonderoga) vicino all’estremità meridionale del lago Champlain, mentre gli Inglesi avevano costruito i forti William Henry, sulla riva sud del lago George, ed Edward, a 16 miglia a sud del primo.
La fortificazione William Henry venne costruita nel settembre del 1755 dal Generale William Johnson, che la battezzò con i nomi dei due principi reali figli del re Giorgio II, William e Henry. Altri dicono invece che il nome venne dato in onore del Duca di Gloucester William Henry.
La strategia di Loudoun dipendeva dal tempestivo arrivo della spedizione a Quebec, in modo che le truppe francesi non avessero la possibilità di attaccare obbiettivi sulla frontiera, e invece avessero la necessità di difendere il cuore della provincia canadese lungo il fiume San Lorenzo. Comunque, la confusione politica a Londra sul progredire della guerra dei Sette Anni sia in Europa che in Nord America sfociò in un cambio di potere, con William Pitt il Vecchio che prese il controllo degli affari militari. Di conseguenza Loudoun fino al 1757 non ricevette alcun riscontro da Londra sulla campagna che aveva proposto. Prima che questo riscontro arrivasse egli sviluppò piani per la spedizione a Quebec, e lavorò con i governatori provinciali delle Tredici Colonie per elaborare una difesa coordinata della frontiera, inclusa l’assegnazione delle quote di milizia a ciascuna provincia.

Quando finalmente nel marzo 1757 le istruzioni di William Pitt raggiunsero Loudoun, si scoprì che esse richiedevano alla spedizione di fissare come primo obbiettivo Louisburg, sulla costa atlantica di Île Royale, ora nota come Isola di Cape Breton. Sebbene ciò non incidesse materialmente sulla pianificazione della spedizione, doveva avere conseguenze significative sulla frontiera. Le forze francesi sul San Lorenzo sarebbero state troppo lontane da Louisburg per portare aiuto là, e di conseguenza sarebbero state libere di agire altrove. Loudoun assegnò le sue migliori truppe alla spedizione sulla costa atlantica, e pose il Brigadiere Generale Daniel Webb al comando della frontiera di New York. Aveva sotto il suo comando circa 2000 regolari, principalmente dei 35° e 60° Reggimenti Royal American. Le Province dovevano fornire a Webb circa 5000 uomini della Milizia.

I piani francesi

In seguito al successo dell’attacco a Fort Oswego nel 1756, Montcalm aveva cercato di trovare un’opportunità di affrontare la postazione inglese di Fort William Henry, considerato che esso forniva agli Inglesi un punto di partenza per attacchi contro Fort Carillon. Montcalm era inizialmente restio a mandare le sue esigue forze militari contro il forte senza avere qualche notizia in più sulla disposizione delle forze inglesi.
In primavera arrivarono informazioni fornite da spie francesi a Londra, che indicavano che l’obbiettivo degli Inglesi era probabilmente Louisburg. Ciò suggeriva che la quantità di truppe sul lato inglese della frontiera poteva essere bassa abbastanza da rendere fattibile un attacco su Fort William Henry. Quest’idea venne ulteriormente supportata dopo che i Francesi interrogarono disertori e prigionieri presi nelle spedizioni esplorative e nelle incursioni che entrambe le parti conducevano.
Nel dicembre 1756, il governatore della Nuova Francia, il Marchese di Vaudreuil, cominciò il processo di reclutamento di Indiani per la successiva campagna estiva. Alimentato dai racconti degli Indiani che avevano partecipato alla conquista di Fort Oswego, questo progetto ebbe largo successo, portando a Montreal, nel giugno 1757, circa 1000 guerrieri dai “Pays d’en Haut” (Upper Country, in inglese, cioè tutta zona intorno ai Grandi Laghi, che faceva parte del Canada francese). Altri 800 Indiani vennero reclutati fra le tribù che vivevano vicino al San Lorenzo.


Mappa dei “Pays d’en Haut”, di Bellin – 1755

Preparativi degli Inglesi

Fort William Henry, costruito nell’autunno 1755, era una fortificazione rozzamente squadrata con bastioni agli angoli, con una conformazione che era concepita per respingere gli attacchi degli Indiani, ma non sufficiente per contrastare attacchi da parte di un nemico dotato di artiglieria. Aveva muri spessi 9 metri, con rivestimenti di tronchi che contenevano un riempimento di terra. Dentro il forte stavano baracche in legno, costruite attorno al piazzale. Il forte era circondato su tre lati da un fossato, mentre il quarto lato degradava verso il lago. Il solo accesso al forte era un ponte costruito sul fossato. Il forte era in grado di ospitare solo quattro o cinquecento uomini; altre truppe erano accampate in un campo fortificato a circa 700 metri dal forte, vicino al sito della battaglia del lago George del 1755.
Nell’inverno 1756-57, Fort William Henry fu presidiato da parecchie centinaia di uomini del 44° Fanteria, sotto il maggiore Will Eyre. Nel marzo 1757 Fort William Henry venne posto sotto assedio per quattro giorni dalle forze francesi, con un esercito di 1500 uomini ad attaccare il forte, con il comando del fratello del governatore, Pierre de Rigaud. Questa forza, composta principalmente dalle coloniali Troupes de la Marine, Miliziani e Indiani, e senza armi pesanti, assediò il forte per quattro giorni. Mancando di un sufficiente apporto logistico e di artiglieria, e ostacolati ulteriormente da un’accecante tempesta di neve il 21 marzo, i reparti francesi non riuscirono a prendere il forte e l’assedio venne tolto. Ma nonostante il fallimento dell’impresa, i loro attacchi distrussero sul greto trecento imbarcazioni e parecchi vascelli con armamento leggero, una segheria e numerose costruzioni.
In primavera Eyre e i suoi uomini furono rimpiazzati dal tenente colonnello George Monro con il suo 35° Fanteria. Monro stabilì il suo quartier generale nel campo trincerato, dove era accampata la maggior parte dei suoi uomini.

Preparativi dei Francesi

Gli Indiani riuniti a Montreal vennero mandati a sud verso Fort Carillon, dove si riunirono ai reggimenti francesi di Bearn e Royal Roussillon sotto François-Charles de Bourlamaque, e quelli di La Sarre, Guyenne, Languedoc e la Reine sotto François de Gaston, Cavaliere di Lévis. Con l’aggiunta delle truppe della Marine, delle compagnie della Milizia, e degli Indiani sopraggiunti, la forza radunata a Carillon ammontava a circa 8000 uomini.
Nel soggiorno a Carillon, i comandanti francesi faticavano a controllare il comportamento dei loro alleati indiani. Benché riuscissero a fermarne un gruppo che voleva obbligare un prigioniero inglese a correre il gantlet (uso comune fra i Nativi del Nord Est: il prigioniero doveva correre tra due file di guerrieri armati di mazze e tomahawk che cercavano di colpirlo), ad un gruppo di Ottawa non era stato impedito di cannibalizzare ritualmente un altro prigioniero.


“Catturati dagli Ottawa” – dipinto di Ron Embleton

Le autorità francesi videro altresì vanificati i loro sforzi di impedire agli Indiani di prendere una quantità maggiore delle razioni loro assegnate. L’aiuto di Montcalm, Louis Antoine de Bouganville, osservò che i tentativi di ostacolare questa attività si sarebbero risolti nella perdita di parte degli alleati indiani.

La battaglia di Sabbath Day Point

In seguito al ritiro dei Francesi, gli Inglesi, sotto il comando del tenente-colonnello George Monro, si proclamarono vincitori. I Francesi, è vero, non erano stati in grado di impadronirsi del forte, ma la distruzione di un numero così rilevante di imbarcazioni inficiò la possibilità da parte di Monro di inviare missioni di ricognizione lungo il lago al fine di accertarsi dei movimenti di Francesi e Indiani. Insieme alla perdita dei battelli, la carenza di manodopera e la presenza di soldati “ignoranti e indisciplinati” rese piuttosto precario il pattugliamento e l’esplorazione fuori delle mura protettive di Fort William Henry, e Monro non era in grado di mandare fuori del forte un sufficiente numero di scouts.
Per tutta la primavera e i primi giorni dell’estate, gli Indiani, stimolati dai Francesi con ricompense a base di brandy, munizioni e abiti, lanciarono incursioni da Fort Carillon verso sud, e cioè verso Fort Henry, rapendo bambini e scalpando chiunque osasse avventurarsi al di fuori delle mura protettive del forte.
Benché bisognoso di informazioni, Monro poteva fare poco per rispondere alle incursioni indiane o acquisire informazioni sui movimenti francesi finché non fossero arrivati sufficienti rinforzi.
Monro si mosse lentamente nel ricostruire gli edifici e le imbarcazioni distrutti dai Francesi mesi prima. In giugno arrivarono finalmente i rinforzi, quando vennero mandate dal generale Daniel Webb unità provinciali e della Milizia da New York, New Jersey e New Hampshire, che erano partite da Fort Edward.


Incursione indiana

Inquieto per la mancanza di informazioni e ora nuovamente rifornito, Monro decise di agire. Era un ufficiale virtualmente senza esperienza di battaglie: decise di rischiare una ricognizione in forze. Il suo piano era di radunare tutte i natanti disponibili, imbarcarvi circa 350 uomini e mandarli a nord sul lago, in un’area controllata da un nemico di cui lui conosceva molto poco. Per comandare questa forza scelse il colonnello John Parker, dell’unità “Jersey Blues” arrivata di recente. Si decise che la flottiglia di Parker sbarcasse a Sabbath Day Point, situato approssimativamente a 20 miglia a nord di Fort William Henry, sul lato occidentale del lago George. Il 20 luglio un’avanguardia di tre battelli si diresse verso la meta, mentre il grosso delle forze di Parker si mosse nel tardo pomeriggio del 21 luglio. Il passaggio dei primi tre battelli fu avvistato da esploratori francesi. Una forza di circa 450 tra Francesi delle Troupes de la Marine e Indiani, sotto il comando di Ensign de Corbiere, partì da Fort Carillon per intercettare i natanti nemici.
Le prime tre imbarcazioni di Parker caddero nell’imboscata tesa dai Francesi, e i Provinciali catturati, “interrogati” dagli Indiani, rivelarono loro l’esatto punto in cui Parker sarebbe approdato. La trappola era pronta: il piano dell’imboscata era di disporre dei fucilieri al riparo lungo la spiaggia, e una flottiglia di una cinquantina di canoe indiane fuori vista, sul lato opposto del Sabbath Point.


Preparando le canoe – dipinto di Robert Griffing

Nelle prime ore del mattino del 23 luglio, la truppa di Parker approdò a Sabbath Point, ignorando che i Francesi avevano intercettato i tre battelli di testa e avevano appreso del piano inglese. Appena gli uomini di Parker sbarcarono sulla spiaggia, notarono le tre imbarcazioni mandate avanti il giorno prima e non sospettarono di nulla. Una volta a tiro, gli uomini di Parker restarono presi sotto una raffica di fuoco di moschetti da parte dei soldati e degli Indiani appostati lungo la riva. Nallo stesso tempo gli Indiani sulle canoe arrivarono alle loro spalle e li circondarono. Gli Indiani saltarono in acqua dalle canoe e affondarono, ribaltarono o catturarono tutte le imbarcazioni di Parker, tranne due. Caduti in acqua, molti Provinciali vennero infilzati o annegarono. La conseguente battaglia fu assolutamente impari, i soldati terrorizzati e demoralizzati si arresero quasi senza sparare un colpo. A malapena cento degli uomini di Parker, compreso lui stesso, sfuggirono all’assalto dei Franco-Indiani. Dei 350 armati di Parker, circa 160 annegarono o furono uccisi. I restanti furono presi prigionieri. I Francesi riportarono solo un uomo leggermente ferito.
Il colonnello Parker, felice di essere scampato all’imboscata, guidò ciò che era rimasto dei suoi uomini attraverso la fitta foresta verso Fort William Henry. I vincitori caricarono i loro prigionieri e il bottino sulle canoe a si diressero a nord. Durante il viaggio cantavano e si servivano del rum preso ai Provinciali. Arrivati a Fort Carillon, gli Indiani, gonfi di rum, bollirono e mangiarono un infelice prigioniero.
Monro aveva pagato un prezzo pesante per essere venuto a conoscenza della presenza di un considerevole corpo d’armata francese sul lago. I Francesi capitalizzarono la vittoria e mandarono due reparti da Fort Carillon, uno sul lago George e uno, tagliando attraverso la fitta boscaglia, sul lato occidentale del lago.


Dopo la battaglia di Sabbath Day Point – dipinto di Mark Churms

Con la sconfitta di Sabbath Day Point, e la conseguente assenza di truppe nemiche sul loro cammino, entrambi i gruppi francesi non incontrarono quasi resistenza. Il loro obbiettivo era Fort William Henry. Il mattino del 3 agosto i Francesi giunsero al lago e apparvero alla vista degli Inglesi: stava per cominciare la battaglia di Fort William Henry.

L’assedio

Webb, che comandava la zona dalla sua base di Fort Edward, in aprile ricevette notizia dallo spionaggio che i Francesi stavano ammassando provviste e truppe a Carillon. Informazioni della continua attività dei Francesi arrivarono anche da un prigioniero preso a metà luglio. In seguito ad un attacco condotto il 23 luglio da Joseph Marin de la Malgue contro un gruppo di lavoranti vicino a Fort Edward, Webb si mise in viaggio verso Fort William Henry con un gruppo di Rangers del Connecticut condotti dal maggiore Israel Putnam, ed inviò un distaccamento di questi uomini a condurre una ricognizione sul lago. Essi tornarono con la notizia che gli Indiani erano accampati sulle isole del lago a circa 18 miglia dal forte. Vincolando Putnam e i suoi Rangers al silenzio su questa informazione, Webb tornò a Fort Edward, e il 2 agosto mandò il tenente colonnello John Young con 200 regolari e 800 Miliziani del Massachusetts come rinforzi per la guarnigione di Fort William Henry. Questo portò il numero dei difensori del forte a circa 2500 uomini, sebbene diverse centinaia di essi fossero ammalati, alcuni di vaiolo.
Mentre gli Indiani alleati di Montcalm avevano già cominciato a muoversi verso sud, il 30 luglio l’avanguardia francese aveva lasciato Fort Carillon sotto il comando di Lévis, spostandosi lungo la riva occidentale del lago George, perché la spedizione non aveva abbastanza imbarcazioni per il trasporto dell’intera armata. Montcalm e le forze rimanenti salparono il giorno dopo, e si incontrarono con Lévis verso sera a Ganaouske Bay.


I Francesi all’assedio di Fort William Henry

La notte successiva, Lévis pose il campo a 3 miglia da Fort William Henry, con Montcalm non molto distante alle sue spalle. Nella prima mattina del 3 agosto, Lévis e i Canadesi bloccarono la strada tra Fort Edward e Fort William Henry, dopo una scaramuccia con la Milizia del Massachusetts, appena arrivata. Alle 11 Montcalm intimò la resa a Monro. Questi rifiutò e inviò messaggeri a Fort Edward, comunicando la natura critica della situazione e chiedendo rinforzi. Webb, sentendosi minacciato da Lévis, rifiutò di mandare a nord alcuno dei suoi circa 1600 uomini, finché essi non fossero tutti posizionati tra i Francesi e Albany. Egli il 4 agosto scrisse a Monro di negoziare nei termini migliori possibili; questa comunicazione fu intercettata e consegnata a Montcalm.
Montcalm, nel frattempo, ordinò a Bourlamaque di iniziare le operazioni di assedio. I Francesi scavarono fossati a nord ovest del forte con l’obbiettivo di portare la loro artiglieria a puntare contro il bastione di nord ovest del forte. Il 5 agosto, i cannoni francesi cominciarono a fare fuoco contro il forte dalla distanza di circa 1800 metri, una scena che il grosso contingente indiano gradì molto. Il giorno dopo, dalla stessa trincea, si aggiunse una seconda batteria di pezzi che cannoneggiò da circa 270 metri, creando un fuoco incrociato. L’effetto della risposta al fuoco della guarnigione si limitò a sgombrare dalle trincee i soldati francesi; qualcuno dei cannoni del forte dovette essere smontato oppure si spaccò a causa dell’ uso esasperato.


Fort William Henry assediato

Il 7 agosto, Montcalm mandò Bouganville al forte sotto l’insegna di bandiera bianca per consegnare il dispaccio che era stato intercettato. Ora i muri del forte erano stati sbrecciati, molti cannoni erano fuori uso, e la guarnigione aveva subito perdite significative.
Dopo un altro giorno di bombardamenti da parte dei Francesi, durante i quali le loro trincee si avvicinarono ancora di circa 230 metri. Monro fece issare la bandiera bianca per aprire i negoziati.

Il massacro

I termini della resa erano che gli Inglesi e i loro alleati avrebbero potuto ritirarsi verso Fort Edward, sotto scorta francese e con il pieno onore delle armi, a condizione di astenersi dal combattere per 18 mesi. Sarebbe stato loro permesso di tenere i moschetti e un solo simbolico cannone, ma senza munizioni. In più, le autorità inglesi avrebbero dovuto rilasciare i prigionieri francesi entro tre mesi.
Montcalm, prima di accordarsi in questi termini, cercò di assicurarsi che i suoi alleati Indiani li avessero capiti, e che i capi si sarebbero impegnati a trattenere i loro uomini. L’applicazione di questa intenzione era resa difficile dalla diversità entro il campo indiano, che includeva alcuni guerrieri che parlavano lingue non comprese da alcun Europeo presente. La guarnigione inglese venne allora evacuata dal forte al campo trincerato, e Monro fu alloggiato nell’accampamento francese. Poi gli Indiani entrarono nel forte e lo saccheggiarono, massacrando alcuni dei feriti e malati che gli Inglesi avevano lasciato indietro.


“Fort William Henry” – dipinto di Ron Embleton

Le sentinelle francesi poste intorno al campo trincerato ebbero il loro daffare per impedire che gli Indiani penetrassero in quell’area per trucidare e scalpare gli occupanti. Montcalm e Monro inizialmente avevano pensato di mettere i prigionieri in marcia verso sud il mattino seguente, ma dopo aver visto che gli Indiani erano assetati di sangue, decisero di tentare la marcia di notte. Quando gli Indiani si accorsero che gli Inglesi erano pronti a muoversi, un gran numero di guerrieri si ammassò attorno al campo, costringendo Montcalm e Monro a rimandare ancora la marcia fino al mattino seguente. Ma al mattino, prima ancora che la colonna inglese cominciasse a formarsi per dirigersi su Fort Edward, gli Indiani rinnovarono gli attacchi sugli Inglesi, quasi del tutto indifesi. Alle 5 del mattino, gli Indiani entrarono nelle baracche del forte che ospitavano gli Inglesi feriti che si suppone dovessero essere sotto le cure dei medici francesi, e li uccisero e scalparono tutti.
Monro si lamentò del fatto che i termini della capitolazione fossero stati violati, ma il suo contingente era obbligato a lasciare parte del bagaglio in modo da essere in grado di cominciare la marcia. Appena gli Inglesi si misero in marcia, furono tormentati da gruppi sparsi di Indiani, che li strattonavano, afferrando armi e abiti, e spingendo via con la forza coloro che resistevano alla loro azione, comprese molte delle donne, bambini, domestici e schiavi. Quando gli ultimi uomini lasciarono l’accampamento, risuonò un grido di guerra, e un contingente di guerrieri Abenaki catturò alcuni degli uomini in fondo alla colonna.


Una stampa della New York Public Library Digital Collection

Sebbene Montcalm a altri ufficiali francesi tentassero di fermare ulteriori attacchi, altri non lo fecero, e qualcuno si rifiutò esplicitamente di attuare altre protezioni per gli Inglesi. A questo punto, la colonna si dissolse, e mentre alcuni tentavano di sfuggire agli assalti degli Indiani, altri cercarono di difendersi attivamente. Il colonnello del Massachusetts Joseph Frye riferì che gli vennero strappati di dosso alcuni dei suoi abiti, venendo ripetutamente minacciato da vicino. Egli fuggì nel bosco e non raggiunse Fort Edward fino al 22 agosto. Scrisse questo rapporto:
“Alla fine con grande difficoltà giunsero le truppe dalle retrovie, ma non prima che i selvaggi balzassero sul fondo della colonna, uccidendo e scalpando, ciò che provocò un ordine di fermare la marcia, dato alla fine in una grande confusione. Appena quelli che erano in cima alla colonna vennero a sapere ciò che accadeva in coda, premettero ancor più in avanti, e così la confusione continuò e aumentò finché raggiungemmo l’avanguardia dei Francesi, mentre i selvaggi portavano via ufficiali, soldati, donne e bambini, alcuni dei quali più tardi uccisero e scalparono per strada. Questa orrida scena di sangue e massacro obbligò i nostri ufficiali a rivolgersi alla Guardia francese per protezione, cosa che venne rifiutata con la motivazione che i Francesi dovevano prendere per i boschi e muoversi per conto loro…”


Montcalm cerca di fermare gli Indiani

Le stime del numero degli uccisi, feriti e catturati in questa vicenda non sono assolutamente precise. La dettagliata ricostruzione fatta da Ian Steele dell’assedio e delle sue conseguenze indica che il conteggio finale degli Inglesi dispersi e morti va da 69 a 184, al massimo il 7,5% dei 2308 che si erano arresi.

Le conseguenze

Il pomeriggio dopo il massacro, la maggior parte degli Indiani si allontanò, dirigendosi verso i rispettivi villaggi. Montcalm riuscì ad assicurare il rilascio di 500 prigionieri, ma gli Indiani ne trattennero ancora quasi 200. I Francesi rimasero in loco per parecchi giorni, distruggendo quel che rimaneva delle strutture fortificate inglesi, prima di allontanarsi il 18 agosto per tornare a Fort Carillon. Per ragioni sconosciute, Montcalm decise di non dare un seguito alla vittoria con un attacco a Fort Edward, come tra l’altro disposto da Vaudreuil. Sono state proposti molti motivi per giustificare la sua decisione, inclusa la partenza di molti (ma non tutti) gli Indiani, una carenza di provviste, la mancanza di animali da soma per il trasferimento verso l’Hudson, e la necessità della Milizia canadese di tornare a casa in tempo per la mietitura.
Il 1° agosto le voci di movimenti dei Francesi avevano raggiunto l’autorevole agente indiano William Johnson. A differenza di Webb, egli aveva agito in fretta, ed era arrivato a Fort Edward il 6 agosto con 1500 uomini della Milizia e 150 Indiani. Con una decisione che aveva fatto infuriare Johnson, Webb gli aveva rifiutato il permesso di avanzare verso Fort William Henry, forse credendo a un disertore francese che aveva riferito che l’armata francese disponeva di 11000 uomini, e che ogni tentativo di resistere con le forze a disposizione sarebbe stato inutile.


Louis Joseph de Montcalm

Il 14 agosto, Montcalm scrisse lettere a Loudoun e Webb, scusandosi per il comportamento degli Indiani, ma anche tentando di giustificarlo.
Molti prigionieri che erano stati portati a Montreal dagli Indiani poterono infine anche essere rimpatriati tramite scambi di prigionieri negoziati con il governatore Vaudreuil. Il 27 settembre una piccola flotta inglese lasciò Quebec, trasportando prigionieri rilasciati sulla parola o scambiati, che erano stati presi in varie azioni, tra cui quelle a Fort William Henry e Oswego. Quando la flottiglia arrivò ad Halifax, circa 300 persone catturate a Fort William Henry vennero riportate alle colonie. La flotta continuò il viaggio verso l’Europa, dove ancora altri prigionieri vennero rilasciati; alcuni di costoro alla fine tornarono nelle colonie.
Il generale Webb venne richiamato a causa delle sue azioni; William Johnson scrisse che Webb era “il solo Inglese che ho conosciuto che fosse un codardo”. Anche Lord Loudoun fu richiamato, benché soprattutto a causa del fallimento della spedizione su Louisbourg. Il colonnello Monro morì nel novembre 1757 per un colpo apoplettico, che alcuni storici ritengono fosse stato causato dal risentimento per il mancato supporto da parte di Webb.
Lord Loudoun, sconvolto dall’evento, ritardò nell’aumentare il numero dei prigionieri francesi rilasciati, come invece promesso nelle trattative di resa. Il generale James Abercrombie, che succedette a Loudoun come comandante in capo, ricevette richiesta da parte dei membri del 35° Fanteria rilasciati sulla parola di invalidare l’accordo, in modo che essi sarebbero stati liberi di servire nell’esercito nel 1758; egli acconsentì, ed essi andarono sotto il comando di Jeffrey Amherst nella sua spedizione vittoriosa contro Louisbourg nel 1758.