L’eccidio di Galeana

A cura di Renato Ruggeri

James Kirker
Uno degli episodi più famosi, tragici e controversi nella storia del mercenario americano James Kirker fu il massacro di Galeana. Nel Maggio del 1846 il prefetto del distretto di Chihuauha, Felix Maceyra, stipulò con Kirker un nuovo accordo. James sarebbe stato il comandante dello Special Corps del governo del Chihuahua. Avrebbe potuto reclutare volontari quando voleva, ma compagnie armate del governo avrebbero potuto affiancare i suoi uomini, se lo si riteneva necessario.
Questa fu la prima volta in cui fu concesso a truppe dello stato di ricevere pagamenti per gli scalpi. Kirker avrebbe dovuto, inoltre, organizzare milizie locali, in modo che il popolo potesse partecipare alla guerra contro gli Indiani e beneficiare del suo carattere mercenario. Lo storico Ralph Smith scrive di non conoscere accordi specifici per il pagamento suo e dei suoi uomini.
Kirker, e chiunque altro, avrebbero ricevuto una taglia di 50 pesos per ogni indiano ostile catturato o ucciso. I prigionieri e le “piezas” dovevano essere presentati davanti al “Council of Honorary Rewards” nella capitale o ai “Council of Honorary Rewards” nei vari municipi. Ognuno di questi era composto da un presidente e 4 persone che dovevano esaminare e approvare le piezas ed emettere il certificato di pagamento da presentare alla tesoreria del Dipartimento.
Ma mentre il “proyecto” stava per essere adottato e Kirker si preparava all’azione, tra Messicani e Apaches erano iniziate le trattative di pace. Il capo Reyes, reputato dai Messicani uno dei più ragionevoli e rispettabili tra gli Apaches, si era recato al Presidio di San Buenaventura.
Il 25 Maggio, il giorno dopo la stipula del proyecto, il subprefetto di Galeana inviò un corriere a Chihuahua City. Informò il governatore Irigoyen che lui e il comandante del presidio di San Buenaventura, Carlos Casares, avevano intrapreso trattative di pace con Reyes. Il capo si era stabilito con la sua rancheria a Galeana, l’area civile attorno al presidio. Reyes aveva inviato Muchacito a trovare Francisquillo, che pure desiderava la pace. Lo stesso giorno i due capi Apaches ritornarono insieme a Vicente, 5 guerrieri e 22 tra donne e bambini.
Altri capi ancora vennero a Galeana per discutere il trattato. Il 12 Giugno Placeris e Carro e 5 altri Apaches si presentarono davanti a Casares per sollecitare la pace, pur chiedendo di potersi stabilire a Casas Grandes. Il 14 Giugno arrivò Chato con 15 guerrieri, 10 donne e 12 bambini. Il capo espresse il desiderio di stabilirsi a Namiquipa. Vennero rilasciati dei prigionieri, tra cui Maria Antonia Olivas, riscattata da Casares dopo il pagamento di 4 pesos a Vicente.
All’inizio dell’ultima settimana di Giugno, i capi Apaches stavano aspettando nelle loro rancherias la ratifica degli accordi. Il Vice Comandante Generale del Chihuahua, Gabino de Culty, che pensava che la politica di pace di Casares fosse nel pubblico interesse, aveva affermato di avere il potere di confermarli. Ma, a causa delle brutte notizie che venivano dal fronte di guerra con gli Americani, non l’aveva ancora fatto.
Il 25 Giugno il Governatore del Chihuahua Irigoyen scrisse al Comandante Generale Ugarte a Coyame che il “cittadino Don Santiago Kirker” era in procinto di guidare una campagna contro gli Apaches. Stava cercando di ottenere, diplomaticamente, l’approvazione alla spedizione, viste le rivalità tra i militari e Kirker. Il 1 Luglio Ugarte rispose: “Questo tipo di guerra contro i selvaggi è difficile”. Stava, infatti, ricevendo i dispacci di Casares sulle trattative di pace. Quindi elencò nella risposta alcune regole a cui Kirker avrebbe dovuto attenersi. James sarebbe stato libero di dirigere le sue operazioni, ma non avrebbe dovuto violare le leggi, uccidere indiani in pace, avere stranieri nei suoi ranghi. Gli veniva poi richiesto di tenere un diario della spedizione. Il 6 Luglio il segretario del Governatore ne spedì una copia a Kirker. Nulla indica che la ricevette, ma ormai l’irreparabile era accaduto.
Kirker partì dalla capitale alle 5 del pomeriggio del 26 Giugno e si diresse a Nord con 25 uomini. Si fermò a La Laborcita fino all’una di notte. Quindi riprese il cammino e raggiunse l’hacienda di Torreon alle 11 del mattino del 27. Dopo aver bivaccato, alle 3 del pomeriggio arrivò a Encinillas. Qui si unirono al suo gruppo 16 uomini delle haciendas di Encinillas e Torreon e 33 uomini di San Andres. Alle 4 di notte del 28 Giugno avanzò con 74 uomini fino alla sorgente di Ojo del Buey e mandò avanti ben 20 spie a esplorare i canyons di Potrero, Victorino e Dos Ojitos e con il resto degli uomini raggiunse anche lui Dos Ojitos, dove fece un campo notturno.


Un vecchio giornale che parla di James Kirker

Le spie ritornarono alle 2 del mattino del 29 per dirgli di aver trovato 16 capi di bestiame uccisi dagli indiani, il cui sentiero conduceva fuori dal Potrero canyon in direzione di Galeana.
Iniziò, quindi, a seguire la pista. Durante il giorno gli uomini da San Andres gli domandarono del denaro prima di entrare in contatto con gli Apaches. Kirker rifiutò la richiesta. Scrisse al Governatore Irigoyen “poichè non avevo denaro da dare loro, li lasciai andare.”
Raggiunse Encinillas alle 8 di sera. ?L’1 Luglio ripartì in cerca degli Indiani con solo 40 uomini. Si fermò per la notte alla Laguna de Encinillas. Alle 3 del mattino del 2 Luglio partì per Carrizal dove intendeva rifornirsi di provviste e cavalli. Il 3 Luglio, mentre si dirigeva a Nord, arrivò a Ojo Caliente dove si fermò per la notte.
Qui Kirker e i suoi uomini trovarono il sentiero dei razziatori.
Conosciuto per la sua abilità di cercatore di piste, James pensò che il sentiero dei razziatori conducesse verso Galeana e il fiume Santa Maria, dove vi erano i villaggi di Reyes, Francisquillo e Vicente.
Si fermò al villaggio di El Alamo alla mezzanotte del 4 Luglio. Il giorno dopo inviò due uomini in visita al subprefetto di Galeana, Manuel de la Riva, per avere informazioni sulla posizione dei campi Indiani. In risposta, il subprefetto inviò un cittadino a incontrare Don Santiago, con l’istruzione di guidare James alla casa di Mata Ortiz, nativo del pueblo di Galeana. Kirker arrivò alla sua casa alle 4 del mattino del 6 Luglio. Trovò in Mata Ortiz una persona notevole. I due si recarono immediatamente alla dimora di Riva. Il subprefetto raccontò a James che gli Apaches avevano cavalcato su cavalli decorati col bottino delle scorrerie e avevano camminato in modo arrogante attraverso le vie di Galeana indossando gli abiti insanguinati e i gioielli delle loro vittime Messicane, alcuni riconosciuti dagli stessi cittadini. I nemici si erano, inoltre, adornati i capelli con ornamenti presi dalla cappella della Chiesa di San Miguel de Babicora, distante 40 miglia a Sudovest.
Secondo Kirker, il subprefetto sottolineò che parte della gente del distretto e di Janos si era decisa a mettere “più Indiani possibili sotto il coltello”. James riferì che i due uomini (Riva e Ortiz) avevano deciso di attaccare il nemico “nel loro villaggio”. Ciò significava Galeana, dove Reyes e il suo popolo si erano radunati per raccogliere le razioni distribuite dal presidio di San Buenaventura. Quando l’incontro finì, Don Santiago si ritirò nella casa in cui aveva preso alloggio.

La versione di Kirker.
Alle 8 del mattino del 6 Luglio, un amico di Kirker, Josè Ponce de Leon, lo chiamò. Gli disse che gli Special Corps e la popolazione Messicana dovevano attaccare Reyes e la sua banda. Durante la notte precedente 18 Apaches erano stati uccisi a circa 12 miglia a El valle di San Buenaventura. Un ritardo nello sterminare gli Apaches rimasti, prima che la notizia raggiungesse il loro campo, avrebbe condotto alla morte tutti i bianchi della regione. Ponce de Leon disse a Kirker che gli indiani avevano tradito i Messicani più di un centinaio di volte e che la pazienza del popolo di Galeana era finita. Avevano chiamato i loro amici di Casas Grandes e 54 uomini, a piedi e a cavallo, guidati dall’alcade Josè Morales, erano già arrivati.
James apprese che i leaders di Galeana e Casas Grandes avevano deciso di attaccare al segnale di una campana. Da questo punto in poi, Kirker, nel resoconto che fece al Governatore, raccontò in maniera abbastanza sommaria gli eventi seguenti. Non diede la sua esatta posizione quella mattina, anche se, probabilmente, era al presidio di San Buenaventura. Scrisse nel suo rapporto: “Avevo appena ordinato alla truppa di prendere alloggio e riposare, quando sentimmo il segnale. Subito marciammo verso il campo Apache. Entrando nel campo Indiano a Galeana, incontrai una parte degli Apaches morti nelle strade. Il popolo continuò a attaccare fino a quando 130 Indiani di tutte le età furono uccisi”.
Non disse nulla circa la partecipazione sua e dei suoi uomini all’attacco. James riferì che si ritirò, quindi nei suoi alloggi e gli uomini di Casas Grandes lasciarono il villaggio.

La versione di Casares.
Carlos Casares era il comandante del presidio di San Buenaventura a Galeana e l’ufficiale che trattò la pace. Veniva considerato un uomo sincero, sensibile, che comprendeva la difficile situazione degli Apaches.
Il 7 Luglio diede il primo resoconto Messicano sugli eventi della notte del 5 e del giorno del 6 Luglio. Il suo resoconto apparve sul giornale El Provisional del 14 Luglio.?Casares affermò di non essere riuscito a prevenire l’attacco che gli Indiani pacifici subirono nel momento in cui venivano distribuite le razioni. Abitanti di Galeana e Casas Grandes e di El Valle di San Buenaventura, già mischiati con gli uomini di Kirker, li avevano sorpresi, uccidendone 130. Altri 16 o 18 erano stati uccisi a El Valle di San Buenaventura. Casares non disse se l’attacco menzionato per secondo fu il 6 luglio e se l’uccisione degli Indiani a El Valle fu la notte del 5. Questi misfatti, continuò Casares, avrebbero fatto naufragare tutte le speranze di pace.


Guerrieri a cavallo

Kirker dichiarò di aver seguito le tracce degli Apaches dopo una ruberia commessa all’Hacienda di Encinillas. Il sentiero, secondo Don Santiago, conduceva in direzione di Galeana ed era stato lasciato da Apaches che appartenevano alla banda di Reyes. Ma, secondo Casares, “il sospetto di Kirker non era ben fondato”. L’unica informazione che supportava la versione di Kirker, per Casares, veniva dal capo Francisquillo, il quale disse che 20 Mogolloneros erano passati dalla sua rancheria e che i Messicani dovevano stare attenti. Francisquillo e Placeris non furono uccisi perchè, nel momento dell’attacco, erano impegnati a recuperare bestiame rubato da alcuni Apaches da Galeana e dal loro campo.

La versione di Ruxton.
George Ruxton era un avventuriero Inglese che stava compiendo un viaggio attraverso il Messico. Arrivò a Chihuahua City alcuni mesi dopo Galeana. Disse di aver sentito parte della storia da un testimone oculare.
Secondo Ruxton, Kirker era al comando di 150 uomini. Collocò, però, l’episodio, in modo errato, nel mese di Agosto. Nel suo racconto 170 Apaches, uomini, donne e bambini, erano andati a Galeana, non armati, con lo scopo di commerciare in “buona fede e sotto la protezione di un trattato”. Informazioni sulla loro presenza dentro e presso Galeana furono mandate a Kirker che, immediatamente, inviò “alcuni barilotti di alcool” da regalare, con lo scopo di trattenerli fino a quando lui e i suoi uomini fossero arrivati. Mandò, inoltre, un messaggero per informare i Messicani che sarebbe apparso a una determinata ora.
Alle 10 di una mattina, mentre gli Indiani stavano danzando, bevendo e divertendosi, non armati, egli comparve. Quando i Messicani videro Kirker e la sua banda, afferrarono le loro armi e si gettarono sugli “sfortunati Indiani”. Le loro vittime non avevano neppure i coltelli. Vedendo Don Santiago e i suoi uomini che li stavano circondando, gli Apaches non offrirono resistenza. Si gettarono al suolo e si sottomisero al loro destino. Gli infuriati Messicani non risparmiarono quasi nessuno. Dei 170 Apaches, uomini, donne e bambini, ne uccisero 160.
Ruxton riportò, inoltre, l’episodio di una donna gravida che corse nella chiesa di Galeana, chiedendo pietà per se stessa e il figlio non ancora nato. Fu seguita da alcuni Messicani che la colpirono con le lance, estrassero il bambino dal corpo ancora palpitante, lo battezzarono e poi gli fracassarono il cranio contro un muro.


Un campo Apache

La versione Apache.
Nessuna versione Apache sui fatti di Galeana menziona il nome di Kirker. Vi sono due descrizioni principali. Entrambe considerano la tragedia un mescalazo. Raccontano dell’uso del liquore, il mescal, per indurre le vittime in uno stato di incoscienza.
Intorno al 1860, Mangas Coloradas disse al Maggiore John Grinder: “Tempo fa il mio popolo fu invitato a una festa, l’aguardiente era là, il mio popolo bevve e si intossicò e stavano dormendo quando un gruppo di Messicani arrivò e fracassò le loro teste con bastoni.”
Jason Betzinez diede, in seguito, un resoconto più dettagliato ma più confuso degli eventi. Definendo il liquore come “la grande maledizione degli indiani”, disse che un Apache non beve mai con moderazione. Continua finchè ha finito tutta la scorta o cade in stato di incoscienza. Betzinez racconta che le uccisioni si verificarono nel 1850 (invece che nel 1846) a Ramos, Kintal nel linguaggio Apache (sembra, invece, che Kintal fosse il nome con cui gli Apaches chiamavano il villaggio di Casas Grandes). Disse che questi Indiani erano Warm Spings (Mimbres), i più amichevoli verso i Messicani (mentre la maggior parte dei caduti furono i Chokonen della banda di Reyes). Continuando nei suoi errori, Betzinez affermò che Reyes e la sua gente erano accampati lungo il fiume San Miguel e commerciavano nella città coi Messicani, che avevano appena distillato un gran quantitativo di mescal. I Messicani invitarono gli Apaches a bere in modo assolutamente libero. Gli indiani si divertirono in modo selvaggio il giorno e la notte seguente. Appena prima dell’alba, mentre dormivano, cittadini e soldati Messicani entrarono nel loro campo con moschetti, lance, pugnali e mazze. A un segnale stabilito, la sparatoria incominciò e con essa arrivarono le pugnalate e le bastonate, accompagnate dalle imprecazioni in Spagnolo.
Pochi fuggirono. In breve tempo gli Indiani giacquero nel loro sangue morti o morenti.

La versione Americana.
Nel Settembre 1848, il Luogotenente Cave Coutts passò per Galeana con il battaglione del Maggiore J. P. Graham. Senza mai menzionare il nome di Kirker, scrisse che gli abitanti di Galeana si vantarono “di aver ucciso 150 Indiani 2 anni prima.” Ma, riferì Coutts, furono 25 Americani che fecero tutte le uccisioni. Ricevette questa informazione da un soldato del suo battaglione che chiamò Gunn. Costui disse che era stato uno di questi Americani.
Però è inverosimile che Kirker avesse 25 Americani a Galeana e che costoro si macchiarono dell’eccidio. Per James, infatti, avere Americani tra i suoi uomini era una palese violazione degli ordini avuti dai suoi superiori.
Il racconto di Daniel. W. Jones fu pubblicato nel 1890. Parti di questa storia differiscono dalle altre. Contrariamente a quanto afferma Jones, Kirker non aveva Texas Rangers con sé. I Texas Rangers in Messico, a quel tempo, erano con il colonnello John. C. Hays sulla strada della battaglia di Monterrey. E sembra poco probabile che Kirker organizzò una festa per Reyes e la sua banda e si accordò per incontrarli non armati e come amici. Gli Apaches non gli avrebbero creduto.
Un altro racconto fu quello di Sam Bean che scrisse: “nel 1835 Kirker riuscì a intrappolare 300 Indiani nella città di Gallina (?) e insieme ai suoi uomini uccise l’intera banda con l’eccezione di 7 che scapparono sulle montagne.

Commento personale.
Ho sempre sentito parlare dell’eccidio di Galeana come il massacro di Kirker o compiuto da Kirker. Ora, occupandomi di lui e leggendo con attenzione il libro di Ralph Smith, ma anche testi di altri storici degli Apaches, mi sono fatto una diversa opinione.
Guerrieri Apache
Non vi sono notizie certe e a parte l’uccisione degli Apaches tutto è molto confuso. Un’ipotesi è che gli indiani siano stati attirati a Galeana allettandoli con un mescalazo, anche se Kirker e Casares non lo menzionano nei loro resoconti. Non vi sono però, testimonianze secondo cui Kirker, nelle sue tattiche di guerriglia, abbia mai usato stratagemmi come mettere stricnina nelle angurie o fare doni di fronte a cannoni caricati. La sua strategia era fatta di marce notturne e attacchi di sorpresa all’alba. Arrivò a Galeana poco prima dell’eccidio, probabilmente seguendo le tracce di razziatori e dubito che possa aver preparato tutto in un breve lasso di tempo. Inoltre Don Santiago aveva con sè solo 40 uomini, pochi se si pensa che vicino a Galeana si erano riuniti, probabilmente, centinaia di Apaches. Ne lasciò andare 33 prima dello scontro, poichè non aveva i soldi per pagarli. Eppure gli avrebbero fatto comodo.
Anche sulla partecipazione e il ruolo di Kirker e dei suoi uomini nell’eccidio non vi è alcuna certezza. Non viene fatta menzione dei Delawares e degli Shawnees che di solito l’accompagnavano. Mi sembra difficile immaginare che non siano stati nel mezzo dell’azione e dello scalping, se presenti. ?La mia conclusione, la stessa di Ralph Smith, è che i Messicani furono gli organizzatori, i principali protagonisti e esecutori dell’eccidio, e Kirker un partecipante secondario, anche se uccidere gli Apaches, prendere gli scalpi e essere pagati per le piezas era parte del lavoro e del compenso suo e dei suoi uomini.

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