Lo spettacolo dell’ovest selvaggio

Centenario della morte di Buffalo Bill (10-1-1917/10-1-2017)
A cura di Luca Barbieri

Il Wild West Show di Buffalo Bill è stato illustre passerella della maggior parte dei protagonisti della Frontiera americana: Toro Seduto, Calamity Jane, Annie Oakley, Belle Star, l’esploratore Frank North, tanto per citarne alcuni. Wild Bill Hickok morì prima del suo avvio, ma avendo già recitato con Cody in teatro, forse anche lui si sarebbe piegato allo show business in tarda età.
E’ quello che fece ad esempio Toro Seduto, ormai stanco di combattere una guerra impossibile da vincere: si arrese all’industria dello spettacolo dei bianchi e vendette se stesso per cinquanta dollari la settimana, più un dollaro e mezzo per ogni fotografia autografata.
Si ritirò poi dal Wild West al termine della prima tournè solo per finire vigliaccamente assassinato nella sua riserva.
Ma cos’era esattamente il Wild West Show? Probabilmente è stato uno dei primi grandi esempi di quelle “americanate” che, nel bene e nel male, hanno scandito gli ultimi centocinquant’anni della vita del mondo, uno spettacolo grandioso, eccessivo, iperbolico, dove numerose e variopinte comparse recitavano nell’arena la parte di loro stessi.
Già, perché il “marchio di fabbrica” di questo rutilante carrozzone era proprio l’autenticità dei personaggi: dai protagonisti della scena come Annie Oakley, ai semplici figuranti, come cowboys che domavano cavalli selvaggi o si esibivano in ardite roteazioni dei loro lazos, pistoleri che inscenavano duelli, infallibili tiratori che centravano difficilissimi bersagli, ed infine indiani, che simulavano sanguinosi assalti alle diligenze, finendo, però, immancabilmente per essere sconfitti.


Una delle scene del Wild West Show

Il Wild West Show Rocky Mountain and Praire Exhibition, questo il nome completo, fu però molto di più di un chiassoso circo: ha avuto il merito (o la colpa, scegliete voi) di imprimere in modo indelebile nell’immaginario collettivo, entro e fuori i confini USA, uno stereotipo del “selvaggio West” non del tutto aderente alla realtà; ed ancora adesso, a distanza di più di un secolo, ne paghiamo lo scotto.
La città di North Platte ebbe l’onore di assistere alla prima esibizione di questo circo di bizzarri personaggi: erano i primi di Luglio del 1882, e da lì la carovana percorse parecchia strada, toccando anche città importanti e popolose come Boston e Chicago. La consacrazione lo spettacolo la ebbe presso il Madison Square Garden di New York, dove circa un milione di persone si accalcarono per applaudire le esibizioni di Buffalo Bill e compagni.


Alcuni protagonisti dello spettacolo

Cinque anni dopo l’inizio dell’avventura, il Wild West Show attraverserà l’oceano sul piroscafo “Nebraska”, per sbarcare in Europa: a Londra, per ben due volte con la presenza della regina Vittoria, a Parigi, dove la gente cominciò a girare per le strade vestita da cowboy, e anche in Italia. In questa sede non nascondo l’orgoglio nel raccontare che nel nostro paese il padre padrone del Wild West Show venne clamorosamente sconfitto da un anonimo buttero laziale, Augusto Imperiali. In ogni caso i “nostri” cowboys non ebbero mai nulla da invidiare ai più celebrati colleghi d’oltreoceano e furono autori di prodezze da manuale, che meriterebbero di essere raccontate in un libro ad hoc. Dopo Roma (dove Buffalo Bill si era esibito anche in Vaticano, in onore del papa Leone XIII), il Wild West Show toccò le città di Firenze e Bologna, per approdare, infine, a Milano.


Due “nemici” nello show di Buffalo Bill

Nel capoluogo lombardo ci fu una nuova, stravagante sfida, questa volta vinta da Cody: l’ex cacciatore di bisonti affrontò al motovelodromo Trotter l’asso del pedale Romolo Buni, in una lunghissima corsa della durata di tre giorni. Si trattava di qualcosa di completamente diverso dalle sfide precedenti, qualcosa che trascendeva la mera competizione tra due uomini per assurgere a confronto fra due epoche: una al tramonto (quella del cavallo) e una in piena ascesa (quella del “cavallo d’acciaio”, e cioè la bicicletta). Per questo motivo il confronto tra Cody e Buni suscitò non poco clamore sulle pagine dei quotidiani (in particolare sulla “Gazzetta dello Sport”) e migliaia di tifosi sciamarono ad assistervi, palpitanti ed emozionati. Come detto, però, il passaggio di testimone non ci fu: il nuovo mezzo di locomozione subì una bruciante sconfitta, non estraneo il fatto che Cody cambiasse al volo la propria cavalcatura ad ogni nuovo giro di pista, alla maniera dei corrieri del Pony Express.


Propaganda su un giornale

Il successo continuò a sorridere a questo sempre più anziano ex massacratore di bisonti: proprio alla svolta del secolo, nel 1899, venne fondato un settimanale dedicato interamente a lui, il Cody Interpose, una pubblicazione da record visto che ha resistito fino ai giorni nostri ed è ancora presente nelle edicole americane. Inoltre, con la Belle Epoque alle porte e i fratelli Lumiere già da un bel pezzo al lavoro, Cody non seppe resistere al fascino magnetico del cinema ed avviò una casa di produzione tutta sua. Stordito dagli incassi da capogiro, Buffalo Bill si fece prendere da eccessive manie di grandezza, infilandosi in affari che si dimostrarono autentici fiaschi e dilapidando montagne di denaro con la stessa velocità con la quale le aveva accumulate. Fondò addirittura una città per immortalare il proprio nome (Cody, oggi semiabbandonata), nella quale fece costruire un albergo estremamente lussuoso, dotato addirittura di una piscina, nel quale ospitava gratuitamente tutti coloro che potessero dimostrare con le loro esibizioni di essere degli autentici cowboy.


Buffalo Bill e un inserviente del suo spettacolo

Col tempo, comunque, i suoi passi divennero più incerti; l’età cominciò a pesare e il pubblicò si disamorò di uno spettacolo sempre uguale a se stesso. Il tracollo fu vertiginoso: in pochi anni Cody perse tutto quello che aveva guadagnato e non fu più in grado di risalire la china. I reumatismi gli resero impossibile compiere le consuete evoluzioni in sella, la crescente miopia gli impedì di centrare bersagli posti troppo in lontananza. Una nuova tournè in Europa, voluta per far fronte ai debiti, fu un colossale disastro.


Buffalo Bill e Toro Seduto

A Roma, ad esempio, venne ripetutamente fischiato da appena un migliaio di spettatori, che ironicamente gli ricordarono la sconfitta inflittagli da Imperiali. Riuscì a fare ancora dei “tutto esaurito”, ma solo in piccole città, come ad esempio La Spezia, che visitò il 17 Marzo del 1906. I miei compaesani liguri poterono comprare una fetta di West (in effetti dal sapore un po’ artefatto) alla modica cifra di una lira e venti centesimi.
L’11 Novembre 1916 i tempi erano davvero cambiati, c’era la guerra in Europa, uno sterminio di uomini come mai il mondo aveva avuto la sfortuna di vedere prima, e la Frontiera era ormai semplicemente un ricordo: William Frederick Cody chiuse definitivamente il suo spettacolo.


Una cartolina del wild West

Quello che si presentò per l’ultima volta di fronte al suo pubblico fu un uomo terribilmente anziano e stanco, incapace di salire da solo in sella; una parodia di ciò che era stato, esattamente come il parrucchino che portava era una ridicola parodia dei suoi lunghi capelli. Beveva una bottiglia di whisky al giorno quel Buffalo Bill, e decise di scomparire come essere vivente per trasformarsi, per sempre, nel simbolo di un’epoca.

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