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Algonquins

A cura di Gianni Albertoli

Gli Algonkin erano gli abitanti originari della Ottawa Valley, occupavano le terre sulle due rive dell’Ottawa, nelle attuali province canadesi dell’Ontario e del Quebec. Il 31 maggio 1613, remando sul Two Mountains Lake, il Champlain e i suoi attraversarono le rapide che gli indiani chiamavano “Quenechouan”, i francesi entravano nei domini degli Algonkins che, prima dell’arrivo degli europei, si estendevano dall’attuale Montreal fino al Lake Nipissing, e dai Rideau Lakes fino all’alto corso dell’Ottawa.
Prima del decennio 1650-60 il fiume era chiamato “Kichesippi” (“Kije-sibi”) dagli Algonkin e “Grand Rivière des Algoumequins” dai francesi. Con l’arrivo dei bianchi, le continue guerre, le vaste epidemie e i liquori introdotti da commercianti senza scrupoli avrebbero portato alla quasi disintegrazione di questi indiani che, alla fine del XIX secolo erano ormai ridotti a circa 1.300 anime. Il termine “Algonkin” è stato spesso confuso, da alcuni studiosi, con il termine “Algonkian”.
In effetti, gli Algonkin erano effettivamente popolazioni di lingua algonchina, ma il loro nome, per ragioni non chiare, sarebbe stato usato dai primi francesi per indicarli nell’anno 1603, anno che vide l’entrata nelle loro terre di Samuel de Champlain. Comunque, il Champlain li definiva “Algoumequin” e fu il primo ad indicarli come tribù e a ricordarli nelle sue “Relazioni”. Il 27 maggio 1603 il Champlain menzionava un gruppo indigeno di Montagnais (una popolazione stanziata sulle rive settentrionali del Saguenay), sotto la guida del capo Anadabijou, nelle vicinanze del “trading-post” di Tadoussac. Il francese ricordava che erano rientrati da una vittoriosa spedizione contro i nemici Irochesi; inoltre, elencava i loro alleati negli “Etchemins” (Malecite) e negli “Algoumequins”. Il 9 giugno il Champlain localizzava gli Algonkin nelle zone di Tadoussac, dove gli indiani erano impegnati in una grande festa per onorare la loro vittoria; in questo frangente gli Algonkin sembra avessero un ruolo maggiore rispetto agli alleati Etchemins e Montagnais. Infatti, il Champlain ricordava che Anadabijou, capo dei Montagnais, offrì agli Algonkin parecchi doni ritenuti di grande valore.

L’origine del termine “Algonkin” è ancora incerta, molti testi e fonti storiche farebbero riferimento al J.N.B. Hewitt, il quale riferisce che avrebbe una origine Micmac. L’Hewitt ha basato la sua tesi sul termine micmac “alkoome”, significante qualcosa come “Quelli che stanno sulle Canoe per pescare con le Lance”. Ma il Champlain, da chi e dove ha sentito questo termine “Algoumequin”, che più tardi sarebbe diventato “Algonquin/Algonkin”? E’ probabile che l’abbia sentito per la prima volta a Tadoussac, interpretandola quasi sicuramente alla francese, vista la scarsa conoscenza delle lingue native. Probabilmente il francese sentì gli Etchemins riferirsi a Besouat, e ai “suoi ballerini” che stavano facendo una cerimonia tribale, come “a’llegon kin” (“parenti”), per poi registrare il suono della frase come “Algomequin”. La conclusione logica sembrerebbe essere che la parola “Algonquin/Algonkin” – dal francese “Algoumequin” (pronunciato “algoume’kin”) derivasse proprio dal dialetto dei Malecite e, in ogni caso, questa ipotesi sembra essere la più probabile. Comunque, in un articolo del Benjamin Sulte si parlava degli Algonkins del “Grand river” (Ottawa). < < Tutta la valle del Grand River apparteneva agli Algonkins… essi formavano tre gruppi distinti, o nazioni >>. Estremamente interessante sono le tesi portate avanti dal Morrison, il quale ricordava. Nella loro lingua, gli Algonkin della “Kichisipi Valley” si definivano “Anishinabeg” come i Chippewa, un termine avente un significato generale di “Essere Umano” ma, più specificatamente. “Gente Vera”. Storicamente, i dialetti “Anishinabewowin” erano ampiamente parlati nel territorio del Grandi Laghi; vari dialetti sono ancor oggi diffusi e, non soltanto fra gli Algonkin, ma anche fra gli Ojibway (Chippewa e Salteuaux o Salteurs), fra gli Odawa (Ottawa) e i Potawatomi. I primi francesi generalmente confinavano il termine “Algommequin” – o “Algonquin” – per indicare varie bande stanziate lungo il basso drenaggio del fiume Ottawa, i cui discendenti appartengono ora ai gruppi di “Pikwakanagan” (sul Golden Lake) e a quelli di “Kitigan Zibi” (sul Desert River). Gli “Anishnabeg” dell’alta valle dell’Ottawa e, in direzione nord-est, verso le sorgenti del fiume, erano conosciuti con diversi nomi tribali come “Nipissing, Timiskaming, Abitibi, Tête de Boules e Gens des Terres”. Verso la fine del XVII secolo, tuttavia, come i francesi iniziarono a spostarsi verso l’interno, il termine “Algonquin” venne affibbiato a tutti i gruppi incontrati e parlanti la stessa lingua. L’esploratore Nicholas Perrot (1644-1717) registrava storie particolari presso i Nipissing e gli Amikwa, popolazioni stanziate più a ovest rispetto al gruppo “Kichesipirini”. Gli indiani parlavano di un “castoro gigante” – da cui gli Amikwa discendevano – che era entrato nel French River dall’Huron Lake; il castoro avrebbe costruito una lunga serie di dighe mentre viaggiava verso est, attraversando il Nipissing Lake e lungo il corso dell’Ottawa. Alla fine, stando alle leggende, le dighe si trasformarono in “rapids and portages”, una di queste divenne il “Calumet Rapids”, e questo fu il punto dove il “castoro gigante” morì per essere poi sepolto a nord del Calumet Lake, “in una montagna a forma di castoro”. Il Champlain, e i primi francesi, identificavano la banda che occupava le zone dei laghi Allumette e del “Calumet Portage”, con un villaggio estivo posto sulla Morrison Island – visitato dal Champlain nel 1613 -, come “Kichesipirini” (“Kichi sipi irini”), letteralmente “Popolo del grande Fiume”. Esattamente tre secoli dopo, allo Speck veniva detto che le bande ancora stanziate sull’Ottawa River erano ancora conosciute come “Kichi sipi anishnabeg” (“Gente del grande Fiume”). I termini “irini” (ora noto come “inini”) e “anishnabeg” sono indiscutibilmente dei sinonimi, ed entrambi sono ancor oggi in uso.

I Timiskaming si definiscono “Saugeen Anishnabeg”, mentre gli Algonkins del Barriere Lake si chiamano “Mitcikinabik inik”. Nel giugno 1613 il Champlain si imbatté in un ampio bacino d’acqua molto profondo, “l’acqua gira intorno a tal punto che nel mezzo crea grandi vortici”, che gli indiani chiamano “asticou”; questo ultimo termine poteva essere un errore di trascrizione del testo originale. Il nome significava “caldaia” e, in lingua algonchina, il termine era invece “akikok” (“piccola caldaia”); il missionario J.A. Cuoq affermava che il termine completo per le “Chaudière Falls” era “Akikodjiwan”, significante “Luogo in cui l’acqua cade in vasche di pietra, la cui forma arrotondata ricorda una caldaia”. Da allora venne chiamata “Sault de la Chaudière”, un nome ancor oggi applicato alle rapide poste tra le città di Ottawa e di Gatineau. Poco prima di arrivare al villaggio dei “Kichi Sipi” Algonkins, i francesi superarono una serie di rapide “molto pericolose” che, nella sua mappa, vennero identificate come “Sault de Calumets” e descritte come “le rapide di pietra di Calumet simili all’alabastro”. Era questa la traduzione del termine nativo “Opwagani pawatik” (“rapide di pietra”). Il Pierre Esprit Radisson avrebbe poi fatto la stessa affermazione nell’estate del 1660, il francese ricordava che le Calumet Rapids erano così chiamate perché quelle “pietre erano adatte per costruire le pipe da tabacco”. Il Champlain avrebbe poi partecipato ad un’altra cerimonia quando raggiunse la Morrison Island, nel villaggio dei Kichesipirini del capo Tessouat. Gli indiani usavano il “calumet” anche per la misurazione del tempo e delle distanze, una consuetudine che sarebbe poi passata anche ai “voyageurs” e ai coloni franco-canadesi. La parola “Nijopwagan” (“deux pipes”) infatti significava che ci volevano due fumate di pipa per un ora di viaggio. Nel territorio vennero anche incontrati gli Ottawa. Nel XVII secolo occupavano l’arco di terre comprese tra le aree orientali dell’Huron Lake, la Bruce Peninsula, la Manitoulin Island e lo stretto di Mackinac. Seguendo le fonti del Sagard, possiamo sostenere che il termine “Odawa” era una contrazione della parola huron “Ondatawwat”, significante “Cheveux Relevés” (“capelli alzati o sollevati”). Il Champlain avrebbe incontrato circa 300 indiani “Cheveux Relevés” durante il suo secondo viaggio verso l’interno (estate 1615); stavano “raccogliendo mirtilli nei pressi della foce del François”. Qualunque sia l’origine del loro nome, gli Ottawa vivevano allora sull’Huron Lake e non lungo il corso dell’Ottawa River; mantenevano però un ruolo primario nel commercio delle pellicce già nella seconda metà del XVII secolo. Il Champlain ebbe il suo primo incontro con gli “Algommequins” nel 1603 a Tadoussac, per questi indiani non era sicuramente il primo incontro con i bianchi che chiamavano “Wemitigojiwak” (“wooden ships”, “navi di legno”); alcuni traders avevano già raggiunto Tadoussac anni prima e, inoltre, sembra probabile che abbiano avuto incontri con i pescatori baschi e bretoni sull’estuario del San Lorenzo. Il Champlain, e i primi missionari, applicarono il termine a tutta una serie di bande o gruppi di “lingua Anishnabe” stanziate sulla bassa vallata dell’Ottawa; la banda più grande era rappresentata dai Kichesipirini, o “Gente del grande Fiume”, il cui villaggio principale era sito sulla Morrison Island. Altre bande affini erano i “Waweskarini” (letteralmente “Wawashkesh irini” o “Uomini Cervo”), conosciuti come la “Petite Nation des Algonquins”, le cui terre si estendevano lungo i corsi dei fiumi Rouge, Petite Nation e Lièvre, a ovest di Montreal. Un’altra banda era quella dei “Matouweskarini” (letteralmente “Madawaska people”), le cui terre erano site lungo il corso dell’omonimo fiume sfociante nell’Ottawa River nelle zone di Arnprior. Inoltre vi erano le bande “Kinopuchebiriiniouek” (“Kinozhe sipi iriniwag”, “Gente del picco del Fiume”), probabilmente stanziati presso Renfrew, sul fiume Bonnechere; infine gli indiani “Onontchataronon”, anche conosciuti come “Popolo di Iroquet”, dal nome di un capo e stanziati lungo il corso del South Nation River (Ontario orientale). Le terre di queste bande non si estendevano oltre Ottawa e il Deep River, i loro vicini occidentali erano i “Nipisiriniens” (“Nipising irini”), un gruppo di bande il cui villaggio estivo principale era posto sul lato settentrionale del Nipissing Lake, insediamento visitato dal Champlain nel 1615.
Indiano Micmac
Il territorio dei Nipissing era molto esteso su un’area che occupava tutte le direzioni del lago, comprese le zone a nord-est della Georgian Bay, i drenaggi del Mattawa River e le parti adiacenti del bacino dell’Ottawa. Gli accampamenti invernali della tribù, posti più a sud, erano vicini a quelli degli Huron, nella attuale Simcoe County; famosi “stregoni” – gli Huron li chiamavano “sorciers” -, anche i Nipissing avevano in mano una vasta rete commerciale e collaboravano con i vicini Huron; i gesuiti li classificavano come “Algonquins”, ma sembra che, fino al XVII secolo, non fossero in ottimi rapporti con le genti “anishnabe”. Altre bande vivevano sicuramente ben più a nord, i francesi poco conoscevano su di loro e, probabilmente, non facevano neppure parte dell’alleanza Algonchina in funzione anti-irochese. Il Champlain sentì parlare di una banda chiamata “Otaguotouemins”, o “Kotakoutouemi”, il cui territorio si estendeva dalla “costa del paese” tra i fiumi Deep e Mattawa, e sul Wolf Lake, ma raramente questo gruppo “si faceva vedere a sud”; il loro nome rimane comunque oscuro. Secondo alcuni studiosi, questi indiani sarebbero stati gli antenati dei moderni “Kitcisakik” (“Grand Lac”), ma la loro collocazione non sembra adattarsi alle descrizioni del Champlain. Una “Relazione” gesuita del 1640, che attingeva dalle memorie dei Jean Nicolet de Belleborne, il quale trascorse l’anno 1620 con i Nipissing, ricorda anche altri gruppi, tra i quali vi erano i “Timiscimi” (Timiskaming) e gli “Outimagami” (Temagami), mancano però altre notizie su questi indiani anche perché, oltre al Nicolet, i francesi esplorarono le terre a nord del Mattawa soltanto dopo il 1670. I nomi di alcune bande – “Big River People” o “Madawaska River People” – sembrano suggerire che l’organizzazione territoriale algonchina fosse basata sui bacini idrici, come d’altronde ancora duecento anni dopo, infatti, ancor oggi le varie bande hanno mantenuto i loro confini originari. Come il Champlain, e altri, hanno notato, i Kichesipirini imponevano pedaggi agli Huron, ai Nipissing, e agli altri gruppi che attraversavano le loro terre, ma così facevano anche i Nipissing nel loro territorio. Ogni banda aveva il proprio leader, che i francesi chiamavano “capitano”, un termine derivante dal parola “anishinabe” nota come “okima” e significante proprio “capo”. Questi leader venivano scelti in base alle loro capacità e, di solito, avevano anche poteri spirituali; le bande non avevano comunque una organizzazione gerarchica e i capi non potevano costringere i membri a certe sue decisioni, fermo restando che avevano un ruolo importante nel periodo della raccolta estiva, quando le varie famiglie si riunivano per prendere parte alle attività comuni. Anche se gli Algonkins sono stati spesso descritti come nomadi, era questo un rapporto inerente alle ben più sedentarie tribù degli Huron e degli Irochesi; in genere le famiglie si spostavano stagionalmente e durante i periodi invernali si stabilivano nelle zone boscose in gruppi allargati, cacciando alci e cervi, e catturando animali da pelliccia, in particolare i castori. La pesca si svolgeva invece tutto l’anno, ma era più produttiva nei mesi primaverili e autunnali. Il Champlain affermava che nel Muskrat Lake la pesca era molto praticata, specialmente dai Nipissing che pescavano storioni, lucci e carpe, alcune delle quali erano di grandi dimensioni, e abbondanti soprattutto sia nel lago che nello Sturgeon River.
Vediamo ora le bande “Algonkin” incontrate dai francesi nel XVII secolo. Il Day e il Trigger, nello “Handbook of North American Indians”, hanno preso in considerazione i gruppi Algonkin della Ottawa Valley nel periodo più antico. < < Le bande che abitavano la valle dell’Ottawa erano le seguenti: i Weskarini (Wescarini) o Petite Nation, nelle vicinanze dei fiumi Rouge, Petite Nation e Lièvre. I Matouweskarini nella valle del fiume Madawaska e i Keinouche (Pike) che, probabilmente, erano i Quenon-gebin, ovvero il popolo che il Champlain conosceva come “Popolo di Nibachis”, nella regione del Muskrat Lake. I Kichesipirini (Big River People), il cui principale villaggio era sulla Morrison Island, e gli Otaguottouemins (Kotakoutouemi) che vivevano nella parte alta della valle. Un altro gruppo era quello degli Onontchataronon, o “Popolo di Iroquet”, che sembra vivesse nella valle del South Nation River (Ontario orientale) e che, poteva anche essere un ramo dei Weskarini. Questa banda viene conosciuta soltanto con il nome irochese, sembra che abbia incorporato alcuni gruppi nativi di Hochelaga… >>. Il capo ricordato dal Champlain come “Besouat” portava lo stesso nome di quello che in seguito divenne noto come “Tessouat”. Gli Algonkins di Tadoussac (1603) appartenevano al gruppo “Kichesippirini” che viveva su una piccola isola situata tra le rapide dell’Upper Ottawa, isola chiamata “Morrison Island”. Sarebbe stata allora forgiata una grande alleanza, continuata per quasi 150 anni ma che, purtroppo, avrebbe portato alla rovina parecchie tribù native. Il 3 luglio 1603 i francesi e gli indiani si mossero nel territorio per esplorarlo e stilare una mappa delle terre poste più a ovest; per la prima volta il Champlain venne a conoscenza del “Grande Fiume degli Algonquin”, infatti, più a ovest, “oltre le rapide” (Lachine Rapids) vi erano le vere e proprie terre degli Algonkin. Nel giugno 1609 avrebbe esplorato il territorio vicino a Quebec e, il 18 giugno, dai 200 ai 300 Huron e Algonkin furono al suo fianco. Gli Algonkins presenti appartenevano alla banda “Weskarini”, che il Champlain, in francese, pronunciava “Ouescharini”; il loro capo era chiamato “Iroquet”, forse pronunciato “Irokay”; in seguito questa banda venne conosciuta come “Iroquet’s band”, “le Petit Nation” (“la Piccola Nazione”) o, da un nome degli Huron, “Ononchateronon”, spesso scritto come “Quionontateronon”. Alcuni studiosi non concordano con questa ultima tesi, la “Iroquet’s band” era una banda diversa dai Weskarini; ma ciò poteva essere il risultato della confusione esistente tra i cronisti del XVII secolo, infatti, spesse volte il nome “Iroquet” serviva per indicare gli Irochesi. Alcuni studiosi, la maggioranza, ritengono che i Weskarini e la “banda Iroquet” fossero la stessa popolazione – o una parte di essa -, come i nomi Huron – “Ononchateronon” e “Quionontateronon” -. < < Risalendo il corso del fiume (Ottawa River) troviamo gli indiani Ouaoechkairini, che noi chiamiamo “Piccola Nazione” (“Petite Nation”) degli Algonquins… Gli Ononchateronon, o “banda Iroquet”, includono molti Algonquins… alcune di queste nazioni sono molto piccole e altre molto popolose come i Wawiechkariniwek e i Kichesipiriniwek, o selvaggi dell’isola >>.
Champlain a Port Royal, 1605
E’ quindi probabile che la “Piccola Nazione” e i Weskarini siano stati la stessa gente “scambiata per bande diverse”, inoltre, non possiamo escludere che grande confusione sia avvenuta proprio nella lettura delle forme ortografiche delle antiche fonti, infatti, chiaramente, gli indiani “Ouaouechkairini” e “Wawiechkariniwek” erano la stessa popolazione. Il territorio di caccia dei Weskarini era probabilmente nell’area del Little Nation River (“Rivière Petite Nation”), un fiume che entra nell’Ottawa River presso Papineauville (Quebec). Prima di visitare i Weskarini, il francese descrisse il suo incontro con i “Quenongebin”, trovati nelle zone di “un piccolo fiume e dopo aver superato un piccolo lago largo due leghe e lungo quattro”. Il fiume in questione era indiscutibilmente il Kinonge River, proprio a est dell’attuale città di Montebello (Quebec). La stessa “Relazione” ponendo i Weskarini a sud dell’isola, provocava un grossolano errore che avrebbe portato molta confusione e che può essere basato sul fatto che gli Huron chiamavano “Ountchatarounounga” i Weskarini, un termine significante “a sud dell’isola”. E’ anche possibile che gli Huron chiamassero tutte le bande Algonkin – quindi anche i Weskarini -, stanziate a sud dei “Kichesippirini”, “le Genti che vivono a sud dell’Isola”. Le fonti missionarie chiamavano i “Kinounchepirini” con il termine “Kinouchebiiriniwek”, ma non davano alcun suggerimento in merito alla loro posizione geografica. Nello “Handbook of Indians of Canada” l’Hodge (1913) correttamente equiparava i “Kinounchepirini” con i “Kinouche”. Ancor più complicato è il problema rappresentato dalla banda del Madawaska River. Quando il Champlain raggiunse le Chaudière Falls (5 giugno 1613), entrava nelle terre del Chats Lake (“Lac des Chats”); nelle zone dell’attuale Arnprior (Ontario), registrava che vi era, “… un lago di 6-7 leghe di lunghezza che sfocia in un fiume che scorre a sud. Qui, a cinque giorni di viaggio da un altro fiume (Ottawa River), vive una nazione chiamata Matoupouescarini”. Quindi, dalle descrizioni del Champlain, la banda viveva nelle zone comprese tra i laghi Calabogie e Norcan, proprio a ovest dell’attuale Matawachan. Altri studiosi collocano i “Mataouchkarini” a sud della Morrison Island e, generalmente, li definiscono “Mataouchkairiniwek”. Possiamo notare che da una fonte il capo di questo gruppo si chiamava “Makatewanakisitch” il quale, trascorse l’inverno 1645-46 a Montreal, dove si dedicò all’agricoltura con la banda di Tessouat. Indiscutibilmente, la somiglianza tra il nome e la parola “Weskarini” è degna di nota. Gli unici due riferimenti alla “banda Nibachis” si trovano nei testi del Champlain. Il 7 giugno 1613, il francese, con alcuni indiani, raggiunse il Muskrat Lake, nelle vicinanze dell’attuale cittadina di Cobden (Ontario). < < Vicino al lago vi è un insediamento di indiani che lavorano la terra e raccolgono il mais. Il loro capo, il cui nome è Nibachis, è venuto ad accoglierci con i suoi uomini, fu stupito di vederci e ci ha offerto del tabacco…>> Il Champlain disse al capo che era venuto per aiutare la sua gente, e i suoi alleati, contro i loro nemici Irochesi; poi, ricordava che Nibachis era orgoglioso di mostrargli i suoi campi coltivati, nonostante il terreno fosse piuttosto sabbioso. Quando risalì il fiume la seconda volta, nel 1615, sarebbe stato accolto dallo stesso Nibachis come “un vecchio amico” ma, purtroppo, anche questa volta le notizie del Champlain risultano essere piuttosto scarse e il nome della banda non compare più in nessun altro documento. Durante i suoi viaggi del 1615, il Champlain ebbe modo di incontrare un’altra banda Algonchina, gli “indiani Otaguottouemin” che, probabilmente, vivevano nelle vicinanze del fiume Mattawa, dove si dedicavano alla caccia e alla pesca, ma anche ad un certo tipo di agricoltura in una terra “robusta e abbondante di mirtilli e lamponi che vengono essiccati per l’inverno come noi, in Francia, facciamo con le prugne per la Quaresima”. Le “Relazioni” ricordano altre due bande “Algonquins”, i “Sagaigunini” e i “Sagnitaouigama”; ma altre “Relazioni” riportavano i “Sagahiganirini” e i “Sagnitaouigama” a sud della Morrison Island.

Inoltre, i “Sagachiganiriniwek e molti altri gruppi… i Sakahiganiriouik e altre bande Algonquins vivono sulle rive orientali e settentrionali del lago Huron”. Ciò sembra indicare che “la gente Sagaigun” non fosse di etnia Algonchina. Dagli scritti del Champlain e dalle “Relazioni” appare chiaramente l’importanza delle bande Algonkins note come “Kichesippirini” e “Weskarini”; tuttavia, non è accertato che questi due gruppi siano stati i numericamente più forti all’interno delle tribù Algonkins. I Kichesipirini erano, probabilmente, la più potente tribù Algonkin, sia in termini militari che economici e, certamente, la meglio documentata. Indiscutibilmente, sia i Nipissing che gli Algonkins erano coinvolti nel commercio intertribale, soprattutto, con gli Huron che, al loro volta, commerciavano il mais e altri prodotti della terra per ottenere in cambio pesce secco e conchiglie di vario genere. Inoltre, i Nipissing e gli Algonkins ottenevano splendide pellicce dai vari gruppi Chippewa, Cree e da altre popolazioni stanziate tra il Lago Superiore e la James Bay. Nell’ultima parte del secolo sarebbero sopraggiunti i commercianti francesi, i quali si accorsero ben presto che dovevano seguire le orme degli indiani, usare le loro piste e poi trattare con loro per alleanze militari e commerciali. Comunque, nel corso del XVII secolo, molte bande del territorio sarebbero state duramente colpite da nuove malattie portate dai bianchi, in particolare dal vaiolo; inoltre, si ebbe un intensificarsi delle guerre intertribali, soprattutto nei confronti degli Irochesi. Durante i mesi estivi numerose spedizioni irochesi, su canoe, si spingevano nelle terre algonchine delle zone del San Lorenzo e dell’Ottawa; gli Algonkins li conoscevano come “Matchi Nottaway” (“cattivi serpenti”). Di conseguenza, alcuni gruppi di “lower Algonquins”, in particolare i “Matouweskarini, gli Onontchataronons e i Kichesipirini”, i cui territori di caccia si trovavano lungo la pista usata dagli Irochesi, furono costretti a trascorrere le loro estati a Trois Rivières o a Ville Marie per motivi di sicurezza. L’alta valle dell’Ottawa si inseriva profondamente tra il fiume Deep e il Temiskaming Lake, ma anche queste terre divennero molto pericolose e furono spesso interessate dagli attacchi nemici. Nel 1650, quando gli Irochesi distrussero la Confederazione Huron e lanciarono attacchi contro i Nipissing, questi indiani cercarono subito rifugio nell’interno del paese, alcuni gruppi si spinsero lungo le rotte commerciali che portavano al Lago Superiore. I gruppi che restarono nel territorio, da allora, non sarebbero più scesi sul basso Ottawa durante l’estate, preferendo spostarsi verso il Temiskaming Lake. Gli Irochesi, che usavano pesanti canoe adatte ai grandi corsi d’acqua e non quelle tipiche degli “anishnabeg” (canoe di cortecce leggere), si trovarono in difficoltà; inoltre, gli incursori ben raramente attaccavano le terre a nord del San Lorenzo e dell’Ottawa nei periodi invernali. Entro la metà del decennio 1660-70, i francesi, gli Algonkins, i Nipissing, gli Huron, affiancati da guerrieri Abenaki, portarono la guerra nei villaggi nemici dello Stato di New York; nel 1666, devastarono e bruciarono tutti gli insediamenti dei Mohawk e il successivo Trattato (1667) avrebbe limitato gli attacchi irochesi. Negli anni successivi gli Irochesi, approfittando dei periodi di pace, stabilirono una serie di villaggi sulla riva settentrionale dell’Ontario Lake, tra Toronto e Guananoque, ciò avrebbe reso loro più facile commerciare con i francesi del San Lorenzo. I nuovi arrivati, che gli Algonkins e i Nipissing chiamavano “niina Nottaway” (“nostri Serpenti”), come d’altronde gli Huron, si stabilirono presso la missione di “Kentake” (“La Prairie”), sulla riva meridionale del San Lorenzo. Negli anni seguenti furono i gruppi occidentali degli Irochesi a lanciare violenti attacchi contro le tribù alleate dei francesi. Come nel 1640-50, gli “anishnabeg” dell’Ottawa Valley adottarono diverse strategie per tenersi al di fuori della guerra. Nel 1682, circa 300 “Nipisiriniens” si stabilivano a Montreal, poi richiesero terra come rifugio temporaneo al Governatore francese, Febvre de la Barre. E’ possibile che questi Nipissing comprendessero anche gruppi di Timiskaming, perché nell’agosto 1684, 40 guerrieri Nipissing e Timiskaming, con altri 72 Algonkins, furono al fianco dei francesi in una spedizione contro gli Irochesi. A partire dal 1683 i commercianti di Montreal avevano ormai aperto una nuova via con i Nipissing e i Timiskaming, stabilendo una postazione a “Matabitchuan”, sul lato sud-occidentale del Timiskaming Lake. Il “Chevalier de Troyes”, nel giugno 1686, visitava la postazione mentre, con una Compagnia di soldati, aveva intenzione di attaccare i forti della Hudson Bay Company sulla James Bay. In settembre, al ritorno dalla infruttuosa spedizione, il capo dei Timiskaming li avrebbe accompagnati a Montreal. L’anno 1689 fu ricco di eventi tragici, gli Irochesi si lanciarono su Lachine e poi distrussero il “trading post” del Temiskaming Lake ma, tre anni dopo (1691), gli Irochesi alleati affiancarono i francesi per respingere un attacco anglo-irochese a Montreal. Stando al Charlevoix, uno dei capi alleati apparteneva alla tribù Timiskaming ed era noto come “La Routine”, era alla testa di “un grande gruppo di Algonquins”. Nel 1696, gli Ottawa, gli Algonkins e i Nipissing – tra i quali vi erano anche i Timiskaming -, accompagnarono il Governatore francese, Frontenac, in una spedizione di guerra a sud dell’Ontario Lake, contribuendo a distruggere alcuni villaggi degli Oneida e degli Onondaga. Gli Irochesi furono posti sulla difensiva, anche perché i Chippewa, gli Ottawa e i Potawatomi li attaccarono da ovest, entrando a sud dell’Ontario Lake. Nel marzo 1701, ambasciatori Onondaga richiedevano la pace a Quebec, si lamentavano che indiani Algonkin e Nipissing cacciavano nelle vicinanze di Fort Frontenac (Kingston), in terre considerate di loro proprietà. Comunque, gli Irochesi avrebbero accettato di cessare le ostilità durante il Trattato di Montreal, dove erano presenti anche gli alleati dei francesi. Le bande algonchine poterono allora riprendere possesso del bacino dell’Ottawa per più di un secolo, ma ormai un forte calo demografico era da tempo in atto, specialmente tra i gruppi della bassa vallata. Comunque, altri gruppi visitavano saltuariamente Montreal, la maggioranza di questi erano noti come “Otickwagamik” (“last water people”), erano questi i gruppi chiamati “Nipissing”, strettamente collegati ai Timiskaming, allora noti come “Nopiming daje inini” (“inland people / gens de terres”) o “Machakandiby” (“round heads / Têtes de Boule”), “Teste Rotonde”. Questi nomi venivano spesso applicati anche a gruppi stanziati sull’alto corso dell’Ottawa. Nel 1690 i Nipissing e i Timiskaming avevano stabilito un villaggio estivo sulla “l’Ile aux Tourtes” (Pigeon Island) dove vi erano alcuni mercanti francesi appartenenti alle famiglie “d’Ailleboust and Guillet”, già operanti nell’alto Ottawa, specialmente a Fort Coulonge e “Fort des Français” sul Temiskaming Lake. Dopo l’attacco e il saccheggio irochese della postazione del Timiskaming Lake (1689), i francesi avrebbero rifiutato di riaprire la postazione a causa di altri mercanti di Montreal che si lamentavano del fatto che le flottiglie di canoe non scendevano più sul San Lorenzo per commerciare. A differenza degli “Omamiwininiwak”, i Nipissing e i Temiskaming continuavano a mantenere atteggiamenti contrari alla cristianizzazione; infatti, i registri parrocchiali ricordavano che, ancora nel 1720, ben pochi di questi indiani erano stati battezzati, e fra questi anche il capo “Routin”. Quindi, non era certamente la religione che li attraeva nelle zone di Montreal, era soltanto questione di benefici commerciali e militari, che comprendevano i grandi “regali” della Corona francese, i servizi dei fabbri e degli artigiani europei e l’accesso ai commerci. Su questi indiani sarebbe meglio soffermarci un attimo. Nel 1717 il re di Francia concedeva al “Seminary of Saint-Sulpice” una “nuova signoria sulla sponda settentrionale del lago delle Due Montagne”. A partire dal 1721 i missionari avevano convinto 150 Irochesi, Huron e Algonkins a stabilirsi a Sault-au-Récollet, mentre altri Algonkins si stabilirono a “St. Anne du bout de l’Isle”. Gli Algonkins dettero vita ad un insediamento separato da quello degli altri indiani; gli Irochesi chiamarono la nuova missione “Kanesatake” (“la Montagna”) in ricordo della missione originale dell’isola di Montreal; il villaggio degli Algonkins divenne noto come “Oka” (“pickerel” o “piccolo Luccio”), probabilmente perché era posta in una zona molto pescosa. I Nipissing e i Temiskaming si stabilirono alla “Ile aux Tourtes”, ma non si mischiarono mai con gli altri indiani. Nel 1720, il Governatore Vaudreuil riaprì il commercio con i Temiskaming, il suo scopo era quello di mantenere l’alleanza dei gruppi della zona i quali, da qualche tempo erano stati contattati da mercanti inglesi della Hudson Bay Company, ormai stabiliti nelle zone della James Bay da almeno 25 anni. La concessione venne data a Paul Guillet, un noto mercante di St. Anne, il quale poteva spingersi fino al Nipissing Lake e alla Manitoulin Island per commerciare mais e pellicce; il Guillet non poteva però operare sul basso Ottawa. Il mercante poteva commerciare con “gli indiani di Temiskaming”, ma anche con i gruppi – “della stessa nazione” – dei laghi Wanapitei, Temagami, Kipawa, Barriere e Abitibi. Tutti questi territori erano all’interno di una mappa risalente al 1725, la cui zone era denominata “quartiere delle pellicce di Timiskaming”, essa si estendeva a ovest dall’ingresso del French River al Nipissing Lake e, a est, al fiume Lièvre. Il Wanapitei Lake era posto a ovest del Sturgeon River – che sfocia nel Nipissing Lake – così come il Temagami Lake era sito verso est in direzione dell’Ottawa River; i laghi Kipawa e Barriere facevano parte dello spartiacque dell’Ottawa e oggi, diversi gruppi nativi sono ancora associati con questi laghi. Quando, nell’estate del 1760, gli inglesi attaccarono Montreal, i Nipissing e gli Algonkins furono gli ultimi ad abbandonare i francesi.

Essi occupavano una strategica posizione sulla loro “rocca dell’isola”, sull’alto corso del fiume Ottawa. L’isola in questione è stata più volte, erroneamente, identificata come “Allumette Island”, forse perché si trovava nell’Allumette Lake; tuttavia, non vi è alcun dubbio che era la Morrison Island. Nel 1603, a Tadoussac, sul basso St. Lawrence, Samuel de Champlain localizzava un gruppo di Algonkin guidato dal capo chiamato “Besouat”. Il Laverdière, il Bourne e il Biggar hanno identificato “Besouat” con il ben noto capo “Tessouat”, il famoso “Le Borgne” della banda Kichesipirini; se questa tesi è esatta, allora possiamo affermare che i Kichesipirini furono i primi indiani Algonkin identificati dal Champlain. Comunque, non è ancora stato provato che Tessouat fosse il leader dei Kichesipirini, infatti, alcuni studiosi come l’Hodge (1905) e lo Swanton (1952), affermavano che Tessouat era a capo dei Weskarini. Il Laverdière era convinto che il nome “Besouat” era semplicemente un errore ortografico di “Tessouat”, infatti, quando il Champlain giunse sull’isola, nel 1613, venne accolto dal Tessouat come una “vecchia conoscenza”. E’ probabile che il Laverdière sia però in errore, infatti rimarcava che il Champlain avrebbe lasciato il giovane “Nicolas de Vignau” con Tessouat nell’estate del 1611, quando si incontrarono nelle vicinanze delle Lachine Rapids; però, in questo incontro sembra che il Champlain non conoscesse il capo, il cui nome venne trascritto come “Tecouehat”. Una possibile soluzione sarebbe quella che indica il Besouat come “Tessouat”, ma questo ultimo non era lo stesso capo precedente, portante lo stesso nome, e che governava la tribù negli anni 1611-13. E’ inoltre interessante notare che il nome “Tessouat” venne dato ad una serie di capi, che si succedettero l’un l’altro, della banda Kichesipirini durante il XVII secolo. Probabilmente – anche se non è provato -, gli Algonkin incontrati dal Champlain a Tadoussac (1603) erano veramente indiani Kichesipirini e, non vi è alcun dubbio che il giovane francese fosse Nicolas de Vignau, il quale trascorse l’inverno con gli indiani per conoscere meglio il territorio posto a ovest delle Lachine Rapids, terre ancora sconosciute ai francesi.

Il De Vignau sarebbe rimasto con Tessouat per un anno e poi, nel 1812, sarebbe ritornato in Francia, dove avrebbe riferito che aveva raggiunto “il Mare del Nord” (Hudson Bay), trovandovi una nave britannica naufragata e “80 scalpi inglesi”. Il Champlain si poneva notoriamente un obiettivo importante, trovare la rotta più breve per raggiungere l’Oriente (la Cina). Nel maggio 1613 il francese partì da Quebec, con una guida nativa e quattro francesi (tra i quali anche il de Vignau), per risalire il corso del “misterioso Grand River of the Algonkins”. Dopo aver incontrato altre bande (“Kinounchepirini, Weskarini, Nibachis”), giunse all’Allumette Lake l’8 giugno, dove i Kichesipirini avevano due accampamenti, uno sull’isola e un altro sulla terraferma; il Champlain, stando alle sue descrizioni, non lascia alcun dubbio sul fatto che la “fortezza sull’isola” era sulla Morrison Island dell’Allumette Lake. Il Champlain avrebbe chiesto al Tessouat il perché avevano scelto di vivere su questa isola, quando “vi sono molte terre migliori a est” (cioè, lungo il corso del San Lorenzo); il capo avrebbe replicato dicendo che l’isola dava loro grande sicurezza e impediva ai nemici di attaccarli. La ragione principale di questa “isola fortezza” era comunque commerciale, i Kichesipirini erano gli intermediari tradizionali del commercio fluviale. Il fiume Ottawa era una delle vie più trafficate di tutto il nord America, anche prima dell’arrivo dei bianchi; per secoli, canoe cariche di rame, selce, ossidiana e persino ossa di balena viaggiavano “su e giù per il fiume”. Chi occupava la Morrison Island era quindi favorito. A partire dal XVII secolo la situazione commerciale era mutata, gli europei, affascinati dalle pellicce di castoro, portavano utensili di ferro, coltelli, pentole e perline colorate; questi nuovi prodotti andarono così a sostituire gli attrezzi di pietra e di osso, i cestini di cortecce di betulle, i gusci di tartaruga e gli aculei di porcospino. Era iniziato un forte processo di acculturazione e i Kichesipirini riscuotevano ricchi pedaggi da ogni canoa che fiancheggiava la loro postazione; fu allora che i gesuiti francesi, amici degli Huron, considerarono questa pratica come un’interferenza nel libero commercio. I missionari e i commercianti francesi “disprezzavano e diffamavano i Kichesippirini” così, nel lungo periodo, questa banda sarebbe stata portata alla distruzione totale; infatti, una generazione dopo il Champlain avrebbe invitato il Tessouat a lasciare la sua isola per trasferirsi presso le Lachine Rapids, dove i francesi avevano costruito una postazione. Il francese, dopo un banchetto, avrebbe rivelato la sua intenzione di spingersi più a ovest per entrare nelle terre dei Nipissing ed invitare i “Kichesippirini a scendere sul sentiero di guerra” contro gli Irochesi. Tessouat, e i suoi capi ed anziani, si sarebbero resi conto che “i loro commerci potevano essere rovinati se i bianchi entravano in contatto con i loro vicini occidentali”, come intermediari dovevano proteggere i loro commerci. Per loro era un grande dilemma, accettare l’aiuto francese per combattere i nemici storici, oppure “rovinare il loro importante ruolo”. Il Tessouat descrisse i Nipissing come “stregoni malvagi con poco spirito, vili e inutili in guerra”, ma quando il Champlain gli disse che il de Vignau li riteneva degli ottimi indiani, Tessouat rispose che il de Vignau “mentiva”. Gli indiani Nipissing usavano saltuariamente le terre del fiume Ottawa, l’estensione del loro territorio non è ben nota ma, probabilmente, confinavano a nord con gli Algonkins e i Chippewa (Temiskaming e Temagami), con altri gruppi Algonchini a est (Ottawa, Kipawa e le Bonnechere bands), e gli Huron a sud. Il Champlain avrebbe lasciato l’isola il 10 giugno concludendo ben poco, aveva “sprecato tutta l’estate del 1613”, con il capo che gli offriva uno dei suoi figli come guida. Il francese promise di tornare l’anno seguente con una forza militare, non avrebbe mantenuto la sua promessa e avrebbe fatto ritorno soltanto nel 1615 senza alcun contingente. Le sue “truppe” consistevano in quattro missionari e qualche francese – tra i quali Etienne Brulé e un interprete (probabilmente il Thomas Godfrey).
Stranamente il francese non avrebbe descritto questo suo nuovo viaggio, sappiamo soltanto che ha incontrato i “suoi vecchi amici” Nibachis e Tessouat, “soddisfacendo gli Uroni, i Nipissing e le altre tribù a ovest e a sud-ovest”.
Contatti difficili
Nel 1618, un intraprendente francese della Normandia, Jean Nicolet, sbarcava nel Canada e il Champlain lo inviò nelle terre dei Kichesipirini per ben due anni; il Nicolet venne adottato dalla banda e imparò la lingua Algonkin. Nel periodo 1623-24 due missionari, LeCaron e Gabriel Sagard, entrarono nelle terre della banda e, nel 1632, il Sagard avrebbe pubblicato le sue esperienze nell’opera “Il lungo viaggio nelle terre degli Uroni”. Il Sagard avrebbe incontrato i Kichesipirini e rimase indignato per la loro “arroganza”, le sue descrizioni sono colorate di rabbia e ignoranza, e sono state spesso citate dagli autori moderni che hanno accettato i suoi giudizi poco veritieri. La banda viene descritta come “furba e arrogante” perché interferiva nel libero passaggio dei “suoi” Hurons. Qualche anno dopo, nel 1629, il Champlain avrebbe nominato il capo, ad un Consiglio con cinque leader nativi guidati da Chomina, un leader dei Montagnais. Anche questo capo sembra essere particolarmente interessante. Chomina (“Choumin”), della tribù Montagnais, viveva nelle zone di Tadoussac, ed era conosciuto sotto diversi nomi (Atic, Crapaut, Petitchouan, “La Mer Monte”, Amiscouecan e “Vieille Robe de Castor”). I francesi lo chiamavano “Le Cadet” a causa della sua estrema pulizia e degli splendidi abiti francesi che portava; ma lo conoscevano anche come “Le Raisin” (“Grape”, “Uva”), una probabile traduzione del suo nome nativo ma, il Le Clercq riteneva che fosse così chiamato per la sua abitudine di bere liquori. Il Chomina sarebbe stato noto nelle fonti francesi per diversi anni, nel periodo 1618-29; il Champlain lo riteneva il “più utile e fedele amico che aveva conosciuto”, inoltre ricordava che era “un uomo che soppesava le sue parole e che aveva buon senso”, inoltre, ricordava che era “coraggioso, intelligente e con una buona percezione degli eventi”. Comunque, anche se visse in stretto contatto con i missionari francesi, il Chomina non avrebbe mai accettato il cristianesimo, nonostante avesse adottato “come fratello” padre Joseph Le Caron che trascorse l’inverno 1618-19 con il suo popolo. Il fratello di Chomina – chiamato “Ouagabemat” o “Neogabinat”, ma anche identificato come “Negabamat” – divenne anche esso grande amico del Le Caron. Nel maggio 1629 il Louis (il figlio di Chomina), con due francesi, venne inviato dal Champlain a Tadoussac per invitare alcuni francesi a ritornare a Quebec, poi, quando gli approvvigionamenti scarseggiarono nuovamente, lo stesso Chomina avrebbe raggiunto “Trois-Rivières” per chiedere agli Huron rifornimenti alimentari; suo fratello si mosse verso est, fin nelle terre degli Etchemins in cerca di polvere da sparo. Comunque, il Chomina e suo fratello sarebbero stati gli unici nativi disposti a combattere gli inglesi al fianco dei francesi. Nell’estate del 1636, un anno dopo la morte del Champlain, padre Antoine Daniel giunse a Quebec con alcuni indiani Huron, proveniva dal territorio della “Huronia” e portava la triste notizia della morte di padre Le Jeune, deceduto nella primavera precedente nell’accampamento di Tessouat. Il missionario diceva che, durante la cerimonia funebre di Tessouat, il capo “era stato risuscitato” e il “suo nome dato ad un altro”. In effetti, gli studiosi sembrano concordare sul fatto che Tessouat morì proprio nell’anno 1636, infatti, cinque anni dopo (1641), il nome di questo leader riappare nelle fonti. Queste cerimonie erano una pratica comune a molte tribù indiane del territorio, ciò viene spiegato da alcuni scritti di padre Sagard riguardanti i Neutrals.


Indiani Ottawa

< <…celebrano la resurrezione dei morti, soprattutto di persone illustri e valorose, il cui nome rivive in altri >>. Solitamente tengono un Consiglio tribale dove viene scelto un importante personaggio, il quale dovrebbe avere le stesse virtù e caratteristiche del defunto, “… tutti stanno in piedi ad eccezione di colui che prenderà il nome del defunto… e tutti, mettendo le mani in basso, fingono di alzarlo da terra… traggono dalla tomba e lo riportano in vita nella persona di quest’uomo”, poi, “Quest’ultimo si alza e, dopo acclamazioni del popolo, riceve i doni offerti dai presenti… Così, la memoria della grande persona, e del capitano degno e valoroso, non muore in mezzo a loro”. Questo spiegherebbe le parole di Tessouat, “… mi hanno escluso dalla mia giovinezza, ero nato per governare”. Era il nuovo Tessouat la reincarnazione del precedente? Il capo non era mai morto! Difficile giungere ad una conclusione ma, probabilmente, vi erano più capi menzionati come “Tessouat”, uno dei quali era il “Le Borgne” (“Un Occhio”) dei francesi; comunque, almeno due capi dei Kichesipirini sarebbero stati conosciuti come “Le Borgne”. Questo handicap fisico non venne mai menzionato dal Champlain, o dai gesuiti, ma quello che morì nell’anno 1636 aveva veramente un occhio solo; un altro capo con lo stesso nome sarebbe deceduto nel 1654. Comunque, tutti questi capi vennero conosciuti come “Le Borgne”. Nel 1642 i Kichesipirini presenti nelle missioni di Sillery (presso Quebec), Three Rivers e Ville Marie (Montreal) dovevano difendersi dagli attacchi dei nemici; gli Irochesi avevano reso difficile la vita degli Algonkin e degli Huron. Sappiamo ben poco sulla situazione degli Algonkins nel periodo 1650-75, ovvero il momento in cui questi gruppi si dispersero sotto i continui attacchi degli Irochesi. Alcuni gruppi si ritirarono nella regione del Lake St. John, dove erano ancora segnalati nell’anno 1710; i Kichesipirini vennero segnalati ancora sulla Morrison Island, e il loro capo Tessouat venne accusato di aver appeso per le ascelle un missionario gesuita il quale si rifiutava di pagare tributi alla sua gente. Altri gruppi entrarono nella missione di Sillery ma, entro il 1676, vennero fortemente ridimensionati da una devastante epidemia; altri ancora si stabilirono a Trois Rivières rimanendovi almeno fino al 1830, quando le ultime 14 famiglie preferirono spostarsi a “Oka”. Nel 1704 venne costruita una missione separata per gli Algonkins a Sainte-Anne-du-bout-de-l’ile, dove gli indiani furono sotto la protezione francese; infine, nel 1721, una nuova missione venne costituita sul Two Mountains Lake, dove, nell’arco di qualche anno, vi sopraggiunsero anche indiani Irochesi e Nipissing. Con i Nipissing potevano ancora mettere in campo 113 guerrieri, continuavano a non coltivare la terra e commerciavano con i mercanti di Albany. Verso la fine del XVII secolo alcuni territori di caccia algonchini, posti a sud del San Lorenzo, vennero abbandonati e occupati da gruppi di profughi Abenaki; in un primo tempo (1670) i Sokokis si insediavano sul fiume Saint François e, nel 1740, padre Sébastien Rale accompagnò altri rifugiati Abenakis a Bécancour, provenienti dalle zone del fiume Androscoggin.

Comunque, i Kichesipirini non restarono per molto nelle vicinanze delle missioni, si sarebbero spostati per continuare a combattere i nemici Irochesi; la maggior parte di loro sarebbero stati “sterminati il mercoledì delle Ceneri del marzo 1647”. Il giorno prima, due Algonkin della missione di Three Rivers erano stati catturati dagli Irochesi che, dopo averli torturati lungamente, li costrinsero a rivelare la posizione della banda. Il 6 marzo 1647, gli Irochesi, divisi in due gruppi – uno a nord e l’altro a sud del San Lorenzo -, entrarono nelle terre nemiche; il gruppo del nord trovarono tracce fresche nella neve, portavano al campo principale, dove vi erano soltanto donne, vecchi e bambini, gli uomini stavano cacciando sulla riva meridionale del fiume. Gli Irochesi circondarono il campo e catturarono facilmente i residenti poi, quando Simon Piscaret entrò nel campo venne subito “inchiodato a terra da una lancia”; i razziatori lo scalparono e seguirono le sue tracce fino ad avvistare gli altri cacciatori. < < Tutti sono stati uccisi >>. Nel frattempo, il gruppo di guerra meridionale attaccava un altro accampamento, ben più consistente; i cacciatori vennero colti di sorpresa, “combatterono valorosamente” ma alla fine vennero costretti ad “arrendersi”. Ironia della sorte, uno dei pochi sopravvissuti era proprio Tessouat, il capo era ormai troppo vecchio per “partecipare alla caccia”. Sette anni dopo i gesuiti scrissero che, “Paolo Tessouat, il famoso orbo, il vecchio capitano Algonquin dell’isola, importante oratore della sua gente, è morto finalmente con umiltà cristiana dopo una lunga malattia durata due anni”.


Indiani Mohawk

La situazione mutò drasticamente nel XVII secolo, quando intervennero gli europei che andarono ad interferire nell’ordine naturale delle tribù indiane; ora, le rivalità militari e commerciali dei bianchi avrebbero avuto forti ripercussioni sulle tribù. Le guerre sarebbero diventate ben più distruttive anche per l’introduzione delle armi da fuoco. Gli Irochesi attaccarono le tribù del nord quando cominciarono a scarseggiare i castori nei loro territori, era questa ormai una necessità vitale. La prima campagna francese avvenne nell’estate del 1609 quando, Iroquet – capo dei Weskarini – e Ochasteguin – capo degli Huron -, si presentarono sul San Lorenzo con una forza guerriera che andava dai 300 ai 400 uomini, cercavano l’aiuto francese per attaccare i nemici Mohawk. Questo “meeting” (1609) avrebbe rappresentato il primo diretto contatto tra i francesi e gli Hurons, i quali sarebbero diventati dei fedeli alleati contro gli Irochesi. Una flottiglia di canoe, e una scialuppa con 11 francesi a bordo, avrebbe navigato fino alla foce del fiume Richelieu, dove la maggior parte degli indiani decisero di “ritornare a casa con le loro famiglie e con i propri averi che avevano barattato”. La flottiglia continuò a navigare fino alle Chambly Rapids, dove il Champlain si rese conto di non poter continuare vista la forza delle rapide, così i francesi lasciarono la scialuppa e si imbarcarono sulle canoe. Due volontari rimasero allora con il Champlain, mentre gli altri preferirono tornare indietro, così “la forza armata della nuova alleanza” consisteva in 24 canoe con 60 indiani Huron, Montagnais e Algonkin, e con il Champlain e due francesi, “tutti carichi di attrezzature pesanti”. Dal fiume Richelieu entrarono nel lago Champlain, dove venne combattuta una durissima battaglia con gli Irochesi. Lo scontro iniziò all’alba, i francesi prepararono i loro moschetti e si sdraiarono a terra per meglio fronteggiare i circa 200 Irochesi, “… sono arrivati lentamente, ci venivano incontro, erano uomini forti e robusti, erano calmi e alla loro testa vi erano tre capi”. I francesi puntarono i moschetti e due capi caddero ai primi spari, “un altro indiano venne colpito e morì poco dopo”, gli “archibugi e le pistole a miccia pesante mietevano vittime, non solo erano in grado di infliggere terribili ferite”, ma erano anche un’efficace arma psicologica. Il Champlain e i suoi continuavano a sparare e a caricare i moschetti. Gli Irochesi attaccavano con archi e frecce, non avevano mai visto le armi da fuoco e quando i loro capi perdettero la vita, “fuggirono in preda al terrore”. Gli indiani alleati massacrarono i nemici feriti e presero dodici prigionieri che, in seguito, vennero “torturati e uccisi”. L’anno dopo il Champlain venne nuovamente coinvolto in un’altra battaglia, questa volta lungo il corso del Richelieu, in prossimità di una zona che, in seguito, venne chiamata “Cap de la Victoire”. Il comandante venne leggermente ferito e questo fatto stabilì una forte reputazione del francese presso gli indiani; ancora una volta le armi da fuoco decisero le sorti dello scontro. < < Gli Irochesi rimasero stupiti dei nostri archibugi, soprattutto perché trafiggevano meglio delle frecce… avevano scudi intrecciati, ma questo non offriva loro nessuna protezione contro i proiettili o le spade francesi >>. Subirono perdite pesantissime, molti perirono annegati mentre cercavano di attraversare il fiume, e 15 guerrieri vennero catturati, era “un destino ben peggiore della morte sul campo di battaglia”, infatti, “alcuni dei prigionieri vennero torturati a morte sul posto, altri sono stati divisi tra i Montagnais e gli Algonquins”. Le fonti dell’epoca ci danno descrizioni terribili e raccapriccianti sui metodi di tortura, “nessuna delle tribù coinvolte nelle Guerre Irochesi aveva il monopolio del sadismo e della crudeltà”; il Champlain registrava come uno degli Irochesi venne messo a morte dopo la battaglia di “Cap de la Victoire”. < < Nel frattempo, i nostri indiani accesero un fuoco, e quando fu ben illuminato, questo povero disgraziato venne bruciato poco alla volta in modo da farlo soffrire sotto grandi tormenti. A volte se ne andavano via gettandogli acqua sulla schiena. Poi gli hanno strappato le unghie e appiccato il fuoco sul suo “membrum virile”, poi lo hanno scalpato e dalla sommità del capo gocciolava sangue molto caldo… gli hanno bucato le braccia vicino ai polsi e con dei bastoni gli hanno strappato i muscoli con forza, ma quando videro che non potevano tirarli fuori glieli hanno tagliati.


Cartier a Hochelaga

Questo povero disgraziato pronunciava strane grida e io sentivo grande pietà nel vederlo trattato in questo modo, eppure lui mostrava tanta fierezza… mi pregò di prendere del fuoco e fare come loro… I miei indiani hanno visto che non ero contento…e il prigioniero mi disse di dargli un colpo con l’archibugio, l’ho fatto e con un solo colpo gli ho tolto tutti i tormenti che avrebbe sofferto… Poi gli hanno tagliato la testa, le braccia e le gambe spargendole nel terreno, ma hanno tenuto il cuoio capelluto che avevano scorticato >>. La tortura è stata spesso associata al cannibalismo e, sicuramente, non sarebbe completa senza il seguente racconto del Champlain: < < Hanno fatto un’altra cosa terribile, era quella di tagliare il cuore in diversi pezzi per poi darlo da mangiare al fratello del morto e agli altri prigionieri. Questi lo presero in bocca senza ingerirlo >>. La tortura, se dobbiamo credere al Champlain e ai suoi contemporanei, non era comunque dominio dei soli guerrieri. Le donne Algonkins e Montagnais hanno preso parte all’uccisione dei prigionieri irochesi a “Cap de la Victoire”: < < …sono stati riservati per essere messi a morte dalle mani delle mogli e delle figlie di questi, le quali in questa materia non si mostrano meno disumane degli uomini; infatti, esse superano di gran lunga gli uomini in crudeltà perché con la loro astuzia inventano i più crudeli tormenti e si dilettano in essi. Le donne provocano i loro prigionieri a porre fine alla loro vita nella più profonda sofferenza >>. In quel periodo gli Irochesi erano indiscutibilmente sulla difensiva, attaccati ripetutamente dagli Algonkin, dai Montagnais e dagli Huron, avrebbero cercato varie volte di concludere una pace. Nel 1622, alcuni ambasciatori riuscirono a organizzare un Consiglio di pace a Three Rivers, tuttavia la pace non avrebbe avuto ripercussioni su tutte le tribù della Confederazione. Nel 1634 gli Algonkins stipularono un Trattato di Pace con i Mohawk, erano rappresentati da due leader importanti come Oumasasikweie e Tessouat; questi capi speravano di poter commerciare con le postazioni olandesi del New England. Quando però il capo Oumasasikweie attraversò il territorio dei Mohawk, venne barbaramente ucciso con i suoi compagni da una banda Mohawk. Tra il 1630 e il 1640, guerrieri Huron invadevano comunque le terre nemiche, così, per ritorsione, alcune spedizione di guerra, operate principalmente dai Mohawk, attaccavano i nemici Huron e Algonkins lungo i corsi dei fiume San Lorenzo e Ottawa. Nello stesso periodo molti Algonkins, soprattutto Weskarini e Kichesipirini, dovettero abbandonare le loro terre della Ottawa Valley per spostarsi nelle zone di Three Rivers, in vicinanza delle missioni francesi. Era questa una zona più sicura ma, soprattutto, vantaggiosa in termini commerciali, ora, non dovevano più compiere pericolosi viaggi “su e giù per il fiume” (Ottawa River); quando poi, a partire dal 1642, le incursioni dei Mohawk interessarono anche le zone di Three Rivers, alcuni gruppi si spostarono verso ovest per unirsi ai gruppi Kichesipirini rimasti nella Morrison Island dove, “nessun gruppo nemico aveva osato attaccare l’isola fortezza”. In quell’anno però, una spedizione guerriera, “viaggiando su neve e ghiaccio”, si mosse verso ovest proprio nel momento in cui i guerrieri Kichesipirini erano impegnati nella caccia, “molti ignari Algonquins, compresi i bambini piccoli, vennero uccisi e mangiati sul posto”, una donna sarebbe scampata al massacro e avrebbe spiegato il massacro ai missionari. < < Hanno preso i nostri figlioli e li hanno messi sul fuoco dell’incendio, li hanno arrostiti davanti ai nostri occhi…Quei poveri piccoli non sapevano ancora cos’era il fuoco e quando hanno sentito il suo calore hanno cominciato a guardarci gridando con tutte le loro forze. I nostri cuori si spaccavano davanti al fuoco, erano tutti nudi e venivano cotti a fuoco lento >>. Altri prigionieri vennero portati al villaggio dei Mohawk, sarebbero stati anch’essi torturati a morte, “circa 30 giovani donne vennero torturate e ricevettero ferite terribili, ma le loro vite sarebbero state risparmiate”, divennero “miserabili schiave” degli Irochesi. Nella primavera dello stesso anno, i Mohawk attaccavano i Weskarini, ne uccisero parecchi e catturarono diverse famiglie; non contenti, nello stesso periodo, tesero un’imboscata ad un gruppo di commercianti Huron alle Chaudière Falls, poi attaccarono Fort Richelieu mentre era ancora in costruzione. Tuttavia, questa ultima incursione non avrebbe dato loro i risultati sperati; infatti, a partire dal 1643 gli Irochesi mutarono strategia e iniziarono a dividersi in piccoli gruppi di incursori che stazionavano lungo il corso dei fiumi Ottawa e San Lorenzo. Quando una banda “ritornava a casa, un’altra era pronta a sostituirla”. L’anno dopo (1644), ben dieci bande di incursori erano in azione: due alle Chaudière Falls, una alle Long Sault Rapids, “sopra Montreal” e, in particolare sulla Montreal Island e lungo la “Rivière des Prairies”, e altre tre tra Three Rivers e Montreal. Un altro gruppo operava sull’alto corso dell’Ottawa, nelle terre che allora appartenevano ancora agli Huron.

La nuova strategia di guerra dette i frutti sperati, gli Huron e gli Algonkin, con i loro alleati di sempre, non furono più in grado di continuare i loro commerci, su via fluviale, essendo costantemente assaliti dagli Irochesi che ormai controllavano l’importante “Grand River degli Algonkins” e le terre limitrofe. Il nuovo Governatore della “Nouvelle France”, Charles Huault de Montmagny – successore del Champlain -, che gli indiani chiamavano “Onontio” (“grande Montagna”), si rese conto delle situazione, i commerci delle pellicce erano praticamente interrotti, allora dovette inviare 22 soldati provenienti dalla madrepatria per riaprire la via commerciale e rafforzare l’alleanza con gli indiani del territorio. Il contingente svernò presso le missioni gesuite di Sainte-Marie, nell’Huronia, proprio mentre il Governatore stava cercando di negoziare una nuova pace con gli Irochesi. Alcuni prigionieri Mohawk, in mano agli Algonkins, vennero liberati e “mandati a casa con un messaggio di pace”.

Nel luglio 1645 una delegazione di pace si presentava a Three Rivers (Trois Rivière), era guidata dal capo Kiotsaeton, un importante oratore dei Mohawk. Purtroppo non abbiamo a disposizione nessuna spiegazione sul perché mancasse il potente Tessouat, comunque, il Kiotsaeton portava in dono diciassette cinture di “wampum” in segno di “buona volontà”. Notoriamente, i Mohawk sospettavano e non si fidavano degli Algonkins, per loro la mancanza dei capi avversari era un brutto segnale, poteva significare che “non mostravano alcun entusiasmo per la pace”. Alla fine, il Kiotsaeton richiese una conferenza privata tra lui, due gesuiti e il Governatore, era disponibile alla pace ma “gli Algonquins dovevano essere sacrificati e lasciati ai suoi guerrieri”. In un primo momento il Governatore si sarebbe rifiutato di prendere in considerazione questa “soluzione disonorevole”, poi i missionari intervennero e gli suggerirono di dire ai Mohawk di “non attaccare gli Algonquins cristiani”. Questo “atto di tradimento” venne tenuto segreto, ma venne anche scritto in alcune “Relazioni” in lingua latina; al Consiglio erano presenti il Governatore e i padri Vimont e Le Jeune. Il vergognoso tradimento sarebbe stato scoperto un anno dopo da altri missionari, così, gli Algonkins, fedeli alleati dei francesi, “sono stati traditi”, il loro “amico Champlain” era morto soltanto dieci anni prima. La nuova realtà politica del 1645 aveva fatto di loro un popolo sacrificabile, non erano più considerati vitali per la causa francese. Tessouat restava comunque molto cauto sulle assicurazioni dei Mohawk, anche se nulla sapeva del tradimento, forse aveva intuito qualcosa e i suoi sospetti si sarebbero materializzati molto presto.

Nell’estate del 1646 il commercio delle pellicce rifiorì nuovamente, numerose pelli vennero portate nelle postazioni dagli indiani, i Mohawk mantennero la pace, ma gli Oneida attaccarono i Kichesipirini poco a nord delle Long Sault Rapids; lo stesso gruppo di guerra venne però sconfitto da una banda di Weskarini nelle zone adiacenti. Gli Irochesi, sempre ben riforniti di armi olandesi, “avevano imparato ad usarle molto bene” così, durante l’inverno 1646-47, quando i Kichesipirini stavano cacciando nelle zone di Three Rivers e si sentivano al sicuro dagli attacchi, si trovarono in grande difficoltà quando orde guerriere infliggevano loro pesanti perdite umane. Dobbiamo ricordare che molte famiglie avevano ormai accettato la fede cristiana, tuttavia, il 6 marzo 1647, mercoledì delle Ceneri, i Mohawk attaccarono la tribù e praticamente la distrussero presso Three Rivers, molti di questi Kichesipirini erano stati battezzati da poco. Era chiaro che i Mohawk non potevano distinguere gli Algonkins battezzati da quelli ancora pagani, ma i francesi ben sapevano che questa situazione avrebbe portato alla loro distruzione. Nello stesso anno, una banda di Weskarini raggiungeva Three Rivers e avvisava gli Algonkins del pericolo incombente, un guerriero avrebbe raggiunto la Morrison Island per avvertire anche i pochi gruppi rimasti sull’isola. < < Lungo la strada ha incontrato un folto gruppo di Mohawk con circa 40 prigionieri Algonkins >>; il guerriero organizzò immediatamente un gruppo di guerra che riuscì ad infliggere ai nemici gravissime perdite, molti prigionieri Algonkins caddero durante gli scontri, ma altri furono liberati. Nell’inverno successivo (1647-48) una delegazione Huron nelle terre degli Onondaga, venne attaccata da una spedizione di guerra dei Mohawk, i quali ormai erano ben decisi ad evitare qualsiasi contatto pacifico fra gli Huron e le altre tribù della Confederazione. Un altro gruppo Huron venne sorpreso e attaccato duramente da una banda di Seneca che inflisse loro una devastante sconfitta. Era l’inizio della fine, infatti, quando le tribù della Confederazione si unirono, l’intera nazione Huron venne distrutta e l’Huronia, tra il maggio 1648 e il giugno 1650, venne occupata dai nuovi padroni.

Circa 300 Huron e alcuni missionari francesi riuscirono a rifugiarsi a Quebec, fra loro vi era Paul Ragueneau. Fu in questo periodo che, probabilmente, i resti dei Kichesipirini poterono ancora richiedere il pagamento dei pedaggi lungo il fiume. Secondo gli studiosi il Tessouat avrebbe raggiunto Trois Rivière nell’anno 1651, dove “non fece mai un passo senza essere scortato dai suoi uomini”, tuttavia i francesi lo fecero arrestare per punirlo del suo pessimo comportamento con padre Ragueneau. Da quel momento gli Algonkins avrebbero cessato di esistere come tribù indipendente, alcune famiglie si stabilirono lungo il corso dell’Ottawa, nella zona oggi chiamata “Algonquin Park”, nelle vicinanze delle missioni del San Lorenzo e nell’estremo nord dei loro antichi territori. Non esistono testimonianze riguardanti l’estinzione dei gruppi dei fiumi Indian e Mattawa, ma anche di quelli del Madawaska, del Bonnechere e del Rideau. Alcuni gruppi riuscirono a fuggire nell’interno delle foreste del nord, mentre altri cercarono rifugio nelle missioni di Trois Rivière e di Sillery. Le “Relazioni” ci raccontano soltanto frammentarie storie di questi indiani, ma dobbiamo ricordare che il termine “Algonkins” includeva spesso anche i Nipissing, gli Ottawa, i Montagnais e altri gruppi affini. Nella seconda metà del XVII secolo, la popolazione aborigena della Ottawa Valley era dispersa e molti di loro avrebbero terminato la loro vita nelle missioni, sapendo ben poco della loro origine e del fiero patrimonio dei loro antenati. Un discorso, diciamo, a parte meritano altri gruppi che erano stanziati più a ovest. Questi Algonchini dei Grandi Laghi, durante la parte centrale del XVII secolo, erano divisi in varie bande autonome l’una dall’altra.

Occupavano le terre contigue alle coste lacustri e nell’interno del territorio, con gruppi sull’isola posta nella parte settentrionale dell’Huron Lake; altri gruppi si estendevano verso ovest fino alle terre poste a nord e a sud-est del Lago Superiore. Le popolazioni di queste zone erano rappresentate dai Salteurs, Nipissing, Mississauga, Amikwa e varie divisioni degli Ottawa, oltre ad una serie di piccoli gruppi che non sarebbero sopravvissuti oltre il XVII secolo, ovvero gli Achiligouan, i Nikikouet ed altri oscuri alle fonti e agli studiosi; tutti gruppi conosciuti come “Anishinaabe”. Nel 1636 gli “Anishinaabe” (Chippewa) erano riuniti a Trois Rivières per chiedere l’assistenza francese contro gli Irochesi; fu allora che i francesi si dichiararono disposti ma misero in risalto il fatto che ben pochi matrimoni misti erano avvenuti fra loro e gli indiani. < < In primo luogo, non vi siete alleati fino ad oggi con il nostro popolo francese, le tue figlie sono sposate con tutte le nazioni vicine, ma non con la nostra. I vostri figli vivono nella terra dei Nipisiriniens (Nipissing), degli Algonquins, degli Attikamegues, del Popolo del Sagné, e di tutte le altre nazioni >>. Le donne davano importanti connessioni con altre genti, anche stanziate in terre lontane; così viaggiatori della tribù potevano contare sull’ospitalità di queste genti mentre attraversavano le loro terre; inoltre, i capi di guerra potevano contare sull’appoggio dei parenti lontani. Complessivamente, tutti questi gruppi costituivano l’ala occidentale di una grande famiglia di popoli simili per lingua e cultura; grande famiglia che si distribuiva dal fiume Ottawa fino alle terre poste a est del Lago Superiore. La pesca era molto importante, specialmente nelle zone di Sault St. Marie, una zona che attirava diversi gruppi affini e alleati. In diversi momenti, tra il 1641 e il 1670, Sault St. Marie aveva, nel periodo estivo, una popolazione che andava dalle 1.600 alle 2 mila anime. Il Dablon, nel 1670, ricordava ben otto tribù separate nel territorio, specificando che, in alcuni periodi, si potevano trovare anche bande di indiani Cree ospiti dei Salteurs; poi continuava dicendo che questi ultimi erano circa 150 persone.

Altre tre popolazioni erano rappresentate dai Nouquet, dai Marameg e dagli “Outchibou”, questi gruppi, come i Salteurs, erano considerati dall’Hickerson come gli antenati della tribù Chippewa. Il primo gruppo portava il nome della fratria Chippewa dello “Orso”, mentre il secondo era riconducibile alla “gens del Pesce Gatto”, infine, il terzo portava il nome che da allora divenne generico per tutti i Chippewa. Il Dablon diceva che questi tre gruppi provenivano dalle terre poste a nord e a sud di Sault St. Marie e che, era stato consentito loro di stabilirsi permanentemente nella zona dai Salteurs, il che indicherebbe una stretta comunanza di interessi fra queste genti. Dobbiamo però notare che la traduzione inglese del testo del Dablon, dove vengono enumerati i popoli di Sault St. Marie, è fuorviante perché sembrerebbe che, oltre a questi tre gruppi, ve ne era un quarto, ovvero i Salteurs veri e propri. Il testo francese non lascia alcun dubbio, si trattava di tre gruppi che si unirono poi ai Salteurs. La ragione per cui divenne noto soltanto il nome di uno di questi popoli rimane un mistero. Collettivamente, queste genti vennero chiamate con il loro nome moderno da padre Allouez nel 1667, poi, nel 1688, dal Lahontan, e poi fino ad oggi. Anche se, nel 1684, il Duluth indicava che i Nouquet (Noquet) erano un popolo separato – tesi riportata anche dal Lahontan (1688) e dal Charlevoix (1718) -, è probabile che rappresentassero ormai soltanto un piccolo gruppo residuo. A tutti gli effetti, i Marameg, i Nouquet, insieme agli “Outchibou”, si fusero all’interno dei Salteurs e, a partire dal 1670, cessarono di esistere come popolazioni autonome. Di queste genti conosciamo ben poco, sembra però che i villaggi fossero composti dalle 100 alle 500 anime; la grande scarsità di dati ci impedisce di dare un quadro della situazione socio-politica e quindi della loro organizzazione; vi sono alcune notizie su una specie di organizzazione totemica già in tempi antichi. L’assorbimento dei Nouquet e dei Marameg da parte dei Salteurs – il cui nome è semplicemente una traduzione francese di un nome algonchino designante gli “abitanti delle cascate” -, risulta essere un dato storico accertato. Altri popoli erano rappresentati dagli Amikwa (“Beaver”, Castoro), dai Nikikouet o Nikikouek (“Otter”, Lontra) e dagli Ouasouarini “Fish”, tutti termini che hanno i loro equivalenti moderni nei nomi di “gentes e fratrie” dei Chippewa, rispettivamente “Castoro, Lontra e Pesce”, senza dimenticare i Passinouek (Gru, “Crane”), i Kiskakon (Coda Tagliata o Pesce Gatto “Cut-Tail, Catfish”), i Monsoni (Alce “Moose”) e gli Outchougai (Airone, “Heron”).

I Mississauga portavano un nome che significava “foce del fiume”. Inoltre, i Salteurs e i Mississauga portavano in pratica nomi di zone o località importanti; il nome “Outchibou” (Ojibwa o Chippewa) porterebbe automaticamente ad una analisi etimologica. E’ probabile che queste due genti erano costituite da diversi gruppi totemici che, in comune, si dedicavano alla pesca nei periodi estivi e collaboravano nella guerra e nei commerci. Secondo l’Hickerson, era evidente che queste comunità si organizzavano su linee totemiche o, semplicemente, sulla base del possesso di un territorio; inoltre, nei tempi antichi, avrebbero costituito dei segmenti di un raggruppamento tribale molto più ampio. Molto interessante è il gruppo noto come “Amikwa”. Il Bohaker ci lascia una descrizione di questi nativi. Gli indiani Amikwa (“Beaver people”) ci forniscono un esempio concreto per capire il modo in cui le genti “Anishinaabe” facevano valere le proprie tradizioni culturali sociali. Il White suggeriva che questo gruppo venne assorbito in bande più consistenti dopo il 1650. L’identità comune di queste genti era ben nota in tutta la regione dei Grandi Laghi, gli Amikwa avevano un leggendario antenato, il “grande Castoro”, il quale per la sua gente scelse le terre tra la Georgian Bay e il Nipissing Lake. Una regione ricca di tanti piccoli laghi e corsi d’acqua collegati fra loro da basse terre palustri. I documenti e le mappe, anteriori al 1650, individuano chiaramente questi indiani, stanziati a nord-est e a nord della Georgian Bay. Queste genti erano ben riconoscibili per l’usanza del “piercing” al naso; alcuni antichi documenti dicevano che facevano scendere dal naso dei dischi e per questo venivano chiamati “Nez Percez”. L’Edward Rogers menzionava vari nomi per gli indiani Amikwa, ovvero “Amikoüai, Amikouek, Amicois, Amicouës e Amikouest”. Questi indiani si misero in luce nel periodo 1662-65, quando gli indiani del nord attaccarono gli Irochesi; fra questi “indiani del nord” vi erano anche gli Amikwa del French River, guidati dal capo “Myingeen” – il cui nome significa “Lupo” -. Myingeen avrebbe guidato la spedizione che comprendeva anche guerrieri appartenenti ad altri clan, come quelli della “Gru”, della “Aquila” e, probabilmente, anche guerrieri Nikikouet (“Otter People”). E’ probabile che questo futuro clan dei Chippewa – “Amikwa” (Castori) divenne poi noto come “Pimaawidassiwag” (“Carriers”). Nella tradizione orale dei Chippewa è ben noto il successo di Myingeen. “Shingwaukonce”, un capo di Sault St. Marie dell’Ottocento, conosceva tutte le imprese di questo leader e ricordava le immagini impresse in una roccia dell’Agawa Canyon, sulla sponda settentrionale del lago Superiore, dove il capo distrusse gli “indiani Haudenosaunee”, scacciandoli dalle rive settentrionali dei laghi Erie e Ontario. Gli Amikwa hanno mantenuto un forte senso della loro identità, lungi dall’essere destabilizzati dagli attacchi irochesi, sopravvissero combattendo, si radunarono e poi rioccuparono le loro antiche terre.

Nell’anno 1670, il Louis André visitò le terre del Nipissing Lake dove, oltre ai Nipissing, entrò in contatto con gli Amikwa nelle vicinanze della Georgian Bay, e con gli Ottawa sulla Manitoulin Island. Quella estate gli Amikwa avevano organizzato una grande “Feast of the Dead” (“Festa dei Morti”); il missionario menzionava la presenza di circa 1.500-1.600 indiani, riuniti per ricordare la figura di Myingeen, il cui nome venne poi dato a suo figlio.

Secondo il Nicholas Perrot, la “Feast of the Dead” (“Festa dei Morti”) degli Algonchini era una cerimonia annuale portata avanti da diversi popoli che invitavano anche altre genti. Il Radisson affermava invece che veniva celebrata ogni 7 anni, mentre il Beschefer parlava di 7-8 anni. A quanto pare 7 o 8 distinte popolazioni si alternavano annualmente nel tenere la cerimonia ma, non vi sono molte notizie sui popoli che vi prendevano parte. Nel 1641 la cerimonia venne descritta dal Lalemant nel villaggio dei Nipissing, fra le tribù ospiti vi erano gli Huron e i Salteurs, secondo il francese vi partecipavano almeno duemila persone. Nel 1660 il Radisson descrive la cerimonia in un villaggio dei Salteurs, fra gli ospiti vi erano indiani Menominee, Cree, Dakota e Ottawa, con altri gruppi non ricordati. Nel 1670 fu l’André a descriverla in un insediamento degli Amikwa, vi partecipavano dai 1.500 ai 1.600 indiani di “molte nazioni”, fra queste vi erano sicuramente i Salteurs, infatti il Perrot ricordava che con gli Amikwa cacciavano insieme sulla Manitouline Island durante l’inverno e dopo la cerimonia. Negli scritti del Beschefer, risalenti al 1683, un’altra cerimonia venne celebrata dai Nipissing e dagli Achiligouan. Padre Lalemant avrebbe osservato i riti dei Nipissing, nel settembre 1641, presso la Georgian Bay, nella parte orientale dell’Huron Lake. Erano presenti “tutte le nazioni confederate”, gli Huron e gli “abitanti di Sault, che sono venuti a questa festa da una distanza di 100-120 leghe”, questi ultimi erano indubbiamente Salteurs. Circa duemila indiani erano presenti e la maggioranza era, apparentemente, di etnia Algonchina. Dopo vari preliminari gli indiani eseguivano danze cerimoniali e gare a premi, le donne dei Salteurs facevano danze diverse; poi venivano eseguiti riti che portavano all’elezione dei capi della tribù Nipissing e, infine, la “resurrezione” delle “persone importanti che erano morte dopo l’ultima festa, attraverso il trasferimento dei loro nomi ai parenti viventi”. L’elezione di un capo rappresentava un importante aspetto comunitario della cerimonia. Nelle descrizioni del Lalemant, numerosi indiani Nipissing (“Nipissiriniens”) venivano “risuscitati”, per questo l’elezione di un capo rappresentava un rito importante nella “Feast of the Dead” di questi indiani. Un’altra cerimonia venne osservata nella “Ouiebitchiouan Island”, in un villaggio degli Amikwa. L’André ricordava la presenza di 1.500-1.600 indiani i quali, durante la cerimonia, “ballavano e giocavano in onore di un eminente capo della tribù che aveva condotto una vittoriosa spedizione di guerra contro gli Iroquois”. Il nome di questo capo venne dato al figlio maggiore; il grande onore dato al capo defunto significava che la vittoria sugli Irochesi rappresentava una questione molto importante per la coalizione dei Grandi Laghi.


Il Veste-Nera

Nello stesso periodo, i Salteurs avevano temporaneamente abbandonato la regione di Sault St. Marie a causa degli attacchi irochesi, avevano stabilito un nuovo insediamento estivo “in un lago più interno”, probabilmente sulle rive del “Court Oreilles Lake”, nel Wisconsin settentrionale. Il principale obiettivo dei Salteurs, ed anche dei loro alleati francesi, era quello di stabilire relazioni commerciali con i Dakota e i Cree, stanziati a sud-ovest e a nord-ovest del Lago Superiore. In quel periodo i Salteurs mantenevano una sorta di tregua con i Dakota e, da poco, si erano pacificati con i Cree; inoltre, i Dakota e i Cree erano continuamente in guerra fra loro, così nessuna delle due tribù aveva intenzione di permettere il passaggio di beni commerciali francesi nelle terre della tribù nemica. I francesi organizzarono parecchi “meeting” di pace, e alcune feste videro la presenza dei Salteurs, dei Dakota e dei Cree durante la primavera del 1660. Gli scritti del Radisson ci dicono che la “Feast of the Dead” venne celebrata nel Wisconsin settentrionale per ben due volte, con il francese era presente anche il Grosseilliers. Quando giunsero i Dakota, si sarebbe tenuto un grande Consiglio di capi in un’abitazione, e dopo il “ringraziamento” di un leader Salteurs, i Dakota offrirono doni ai francesi, soprattutto abiti di castoro, poi banchettarono e, infine, fumarono il “calumet della pace”. Il giorno dopo furono i Dakota a ricevere regali, erano prodotti commerciali, i francesi li esortarono a mantenere la pace con i nemici Cree. Il Radisson osservava che al grande banchetto erano presenti anche “i nostri selvaggi” (i Salteurs), poi, accompagnato da una quindicina di indiani – probabilmente Salteurs -, si mosse per visitare un accampamento dei Cree sito a “tre giorni di viaggio”, probabilmente nelle vicinanze della “Chequamegon Bay. I Cree avrebbero poi accompagnato il Radisson al villaggio dei Salteurs, dove circa “un migliaio di altre persone erano arrivate”. Nel 1679 il Greysolon Duluth – un famoso “coureur des bois” – partecipò ad un Consiglio di pace tra le tribù Salteurs, Dakota, Cree e Assiniboin. Il La Potherie, in riferimento all’anno 1680, diceva che i Dakota e i Salteurs avevano stipulato la pace, si erano alleati e, inoltre, avevano fatto alcuni matrimoni misti nelle regioni a ovest del Lago Superiore. Questa festa sarebbe stata l’ultima di una serie di cerimonie che si svolsero intorno al 1660 dai Dakota e dai Salteurs. Dopo la cerimonia i Salteurs entrarono nelle terre dei Dakota per commerciare mercanzie francesi molto richieste. Storicamente, sembra proprio che l’anno 1660 abbia rappresentato il primo contatto commerciale pacifico fra le due popolazioni. Dal canto loro, i Cree erano da tempo in contatto con i Salteurs e stavano interagendo nei commerci, potevano ottenere beni importanti dalle zone di Sault St. Marie ma, dopo la distruzione degli Huron e dei Nipissing (1649-50), quella fonte di approvvigionamento si era spenta. I Salteurs riuscirono a stabilire relazioni pacifiche con i Cree e, inoltre, durante l’estate, quando la caccia della selvaggina di pelo non era perseguita, potevano comodamente pescare nei ricchi corsi d’acqua dei nuovi alleati.

Questi rapporti sarebbero continuati fino al 1670, quando molti gruppi Cree stabilirono contatti commerciali con la neonata Hudson Bay Company, diventando immediatamente mediatori commerciali con le popolazioni poste a nord-ovest. L’alleanza tra i Salteurs e i Dakota pervenne per una combinazione di fattori, il principale dei quali era la soluzione del problema avuto con gli Ottawa e gli Huron di Chequamegon, ma anche le continue guerre tra i Cree e i Dakota stessi. Nel 1673, per esempio, un gruppo Cree, in visita a Sault St. Marie, avrebbe bruscamente interrotto un Consiglio di Pace tra i Salteurs e i Dakota; i guerrieri Cree uccisero un portavoce delle tribù Dakota per implicare anche i loro alleati Salteurs in una eventuale guerra. Il Perrot, riferendosi all’anno 1660, ricordava che i Dakota e i Cree si “rovinarono” l’un l’altro attraverso la guerra. Nel 1679, nove anni dopo che gli Ottawa e gli Huron erano stati costretti ad abbandonare Sault St. Marie, si sarebbero nuovamente scontrati con i Dakota e, nel periodo in cui i Cree commerciavano con la Hudson Bay Company, i Salteurs e i Dakota riuscirono comunque a stabilire una solida alleanza commerciale che sarebbe durata fino al 1736. E’ probabile che la “Feast of the Dead” del 1660 abbia posto la prima base per un riavvicinamento che, dopo numerose interruzioni, si sarebbe materializzato nell’alleanza Dakota-Salteurs del 1679. Dopo quell’anno i Salteurs avrebbero iniziato anche a cacciare i bisonti, le alci e i cervi nelle terre dei Dakota, facendo largo uso di pistole di fabbricazione francese. Anche questa caccia si era verificata dopo la “Feast of the Dead” (1670) nel territorio degli Amikwa. La coalizione di popoli che celebravano questi riti dopo il 1670 erano quindi confinati nella regione compresa tra l’area del Lake Nipissing-Georgian Bay e Sault St. Marie, fermo restando le temporanee incursioni degli Irochesi che obbligavano queste genti ad evacuare la zona. Le postazioni francesi divennero i centri delle attività politiche ed economiche, e i “coureurs des bois” – come il Perrot e il Duluth – avrebbero iniziato a giocare ruoli importanti negli accampamenti indiani. A partire dal 1684 il Duluth aveva stabilito postazioni sul lato nord-occidentale del Lago Superiore, numerosi “traders” vivevano tra i Salteurs di Chequamegon e Keweenaw e, nel 1690, Chequamegon aveva stabilmente un comandante francese. A livello politico, i francesi utilizzarono i commerci come leva per far rompere ai Dakota l’alleanza che avevano con i “Renards” (Fox) nel 1720 e, più tardi, quando il La Vérendrye passò “attraverso il paese dei Cree portando beni commerciali”, seppe che i Dakota avevano “annientato un convoglio commerciale francese diretto nelle terre dei Cree” (1736), gli assalitori vennero puniti con la sospensione dei commerci nelle loro terre. I Salteurs, che nel 1680 erano ormai un amalgama di diversi gruppi, si erano spostati verso ovest. Il Cameron, un “trader” britannico, verso la fine del XIX secolo, attribuiva il movimento migratorio dei Salteurs ad un forte aumento della loro popolazione che si combinava con la crescente scarsità di animali da pelliccia da commerciare. Come i loro vicini orientali – i Chippewa (Salteurs) -, anche i “Woodland Mdewakanton Dakota” del primo terzo del XIX secolo, avrebbero mostrato le stesse tendenze che portavano alla frammentazione della comunità, alla disunione tra i vari villaggi separati, alla debolezza dell’istituzione del capo, all’apatia e al disagio economico. Proprio come i Chippewa del tardo periodo storico. A differenza dei Dakota delle Pianure erano ormai diventati in gran parte dipendenti del commercio delle pellicce. Naturalmente anche gli indiani delle Pianure ebbero contatti con i commercianti europei ma, grazie alla loro posizione geografica, e alla grande mobilità, essi potevano ottenere beni commerciali senza subordinarsi all’autorità politica europea. Quando ad un capo Mdewakanton venne chiesto, dal suo agente Taliaferro, una chiarificazione sulla sua posizione nei riguardi della rivolta dei Winnebago (1827), questi protestò dichiarandosi innocente: < < Padre mio, Tu sai che i Medawarkantongs non possono stare senza i traders, non possiamo morire di fame. I Sioux delle Pianure possono saltare sui loro cavalli e con i loro archi, e le frecce, possono uccidere quelli che vogliono, e non richiedono il Vostro aiuto. Noi, Padre mio, non possiamo farlo>>.