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E’ morto Sergio Bonelli

Sergio Bonelli accanto a Tex
Oggi è un giorno triste per tutti noi di Farwest.it. E’ morto a Milano all’età di 79 anni, Sergio Bonelli. Il patron della omonima casa editrice è creditore del sogno con cui sono cresciute generazioni di lettori di fumetti e, nel nostro caso, anche di appassionati del genere western di cui sono porta bandiera personaggi quali Tex, Ken Parker, Zagor e molti altri della scuderia Bonelli. Sergio Bonelli era nato il 2 dicembre del 1932 a Milano; era ricoverato in ospedale San Gerardo da una settimana dopo aver iniziato ad accusare problemi di salute ad agosto. Editore, fumettista, anche conosciuto all’inizio della sua carriera con lo pseudonimo di Guido Nolitta, che aveva scelto per evitare di essere confuso con il padre Gian Luigi, creatore nel 1948 di Tex Willer. L’eroe western che difende i deboli qualunque sia il loro colore della pelle.
Bonelli, spiega una nota della casa editrice, si è spento dopo una breve malattia a lascia la moglie e un figlio.
Sergio Bonelli, rimarca il comunicato, “è stato il principale artefice del passaggio del fumetto da semplice strumento di intrattenimento popolare a prodotto di dignità culturale, creando, nel corso di una carriera cinquantennale, una delle case editrici di fumetti più importanti del panorama nazionale e internazionale”.


Alcuni personaggi della Sergio Bonelli Editore

Nel mondo del fumetto e dell’editoria, Sergio Bonelli esordì giovanissimo facendo il tuttofare nell’impresa di famiglia, dal fattorino (“Partivo da Milano in Lambretta per andare a prendere in Liguria le tavole di Galleppini per Tex”, aveva detto in una delle sue ultime interviste) al magazziniere, fino a rispondere alle lettere dei lettori e a prendere in mano nel 1957 la casa editrice Cepim, la futura Sergio Bonelli Editore, una delle case editrici di fumetti più importanti come numero di copie stampate nel panorama italiano, diretta dalla madre Tea dal 1946. Nella sua vita editoriale, ha dato vita a personaggi che hanno accompagnato la fantasia degli italiani per decenni. Zagor (1961) per esempio, eroe tra Tarzan e il western, o Mister No (1975), il suo preferito, uno scanzonato ex soldato statunitense che vive nella Manaus degli anni Cinquanta.
E’ proprio questo personaggio che rappresentò per Bonelli il vero punto di rottura con la tradizione della casa editrice fondata dal padre. E la sua indipendenza da un’eredità forte, ma anche pesante. Mister No, il soldato Jerry Drake, è infatti un antieroe. Molto umano e molto lontano dalla figura dell’infallibile Tex. E’ anzi un personaggio in conflitto con il mondo che lo circonda e con dubbi esistenziali (si rifugia nella selvaggia Amazzonia per fuggire agli orrori della guerra), e spesso alle prese con i piccoli problemi quotidiani (i debiti che lo perseguitano).


Sergio Bonelli sfoglia un numero di Tex

Nolitta anticipò con lui tutta una serie di tematiche che diventeranno poi centrali in personaggi come Ken Parker, Dylan Dog o Nathan Never. “L’idea di quel personaggio mi venne durante i miei viaggi in Amazzonia e dopo aver conosciuto un pilota americano in Messico. L’ho chiuso qualche anno fa. Vendeva ancora ventitremila copie”, aveva raccontato in un’intervista recente Bonelli. “L’ho chiuso anche se vendeva. Perché se sei un editore che paga bene i disegnatori devi farlo. E Io li pago bene e li rispetto. Anche perché li frequento da quando sono nato”, aveva concluso.
Ma l’eredità del padre Sergio Bonelli l’affrontò, toccandola, studiandola. Plasmandola anche. Fu proprio lui infatti il primo sceneggiatore a sostituire Gian Luigi Bonelli sulla pagine di Tex dove esordì con la storia dal titolo ‘Caccia all’uomo’ disegnata da Fernando Fusco e pubblicata sul numero 183 della serie datato gennaio 1976. Per i disegni di Aurelio Galleppini realizzò poi ‘L’uomo del Texas’ volume della collana ‘Un uomo un’avventura’. Il padre si era dedicato gelosamente e con passione alle sceneggiature di Tex per un quarantennio prima di cederle nelle mani di altri autori tra cui proprio Guido Nolitta, suo figlio. Tutt’oggi Tex è uno dei fumetti italiano col più alto numero di vendite, dopo aver resistito alla crisi del genere western.
Bonelli al tavolo da lavoro
Sergio Bonelli, nonostante la sua passione per la scrittura, è stato soprattutto un editore illuminato. Uno dei suoi maggiori meriti è stato quello di non soffocare la personalità degli autori, e di rispettare il lavoro soprattutto dei disegnatori che negli anni si sono affiancati ai creatori di una serie al fine di rendere omogeneo lo stile. Bonelli ha sempre cercato di lasciare libero sfogo alle interpretazioni dei vari autori, per esaltarne le qualità ed è stato uno dei primi editori a pubblicare i nomi degli autori delle storie, cosa che non succedeva quasi mai in passato.
Tra le sue scoperte ci fu anche il giovane scrittore maudit Tiziano Sclavi, che gli porterà in dote il personaggio più di successo in assoluto: Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo. Nato nell’ottobre 1986, disegnato con le fattezze di Rupert Everett e affiancato dalla strepitosa spalla Groucho (identico all’omonimo leader dei fratelli Marx), Dylan Dog ha avuto un successo enorme, con tanto di ristampe e edizioni speciali, tanto da diventare per la Sergio Bonelli Editore il più importante e redditizio dei prodotti e uno dei maggiori successi nell’editoria a fumetti italiana che, all’apice della sua parabola, ha strappato perfino il primato di vendite a Tex.
Il suo amore particolare per i grandi autori ha portato Bonelli a fare scelte coraggiose e a pubblicare diverse serie di grande prestigio come la collana ‘Un uomo un’avventura’, o a puntare su personaggi innovativi e coraggiosi tra i quali anche Ken Parker, Martin Mystère o Nathan Never. Nel 2008 il comune di Milano lo ha insignito del prestigioso premio Ambrogino d’oro.
Sergio, ci mancherai. Buon viaggio nelle celesti praterie!