Gli Ottawa, sterminati dal vaiolo

A cura di Andrea Chiodi

Un villaggio di indiani Ottawa
In questo articolo vi raccontiamo di quando per fiaccare la resistenza delle tribù indiane alleate dei Francesi, il generale Amherst pianificò ed autorizzò il progetto di contaminare le tribù indiane ostili con il virus del vaiolo. Pochi anni prima della guerra di Secessione Americana e della nascita degli Stati Uniti, Sir Jeffrey Amherst fu il comandante delle forze anglo-americane nella “guerra Franco-Indiana”, capitolo nordamericano della guerra dei sette anni.
Le prime esplorazioni francesi nel nuovo mondo risalgono al 1523 ad opera del navigatore italiano Giovanni da Verrazzano. Dopo alcuni tentativi senza successo, i primi insediamenti stabili furono realizzati alla fine del 1500. Nel 1608 Samuel de Champlain, incaricato da Enrico IV di Francia, fondò Quebec.

Per sopravvivere nel nuovo mondo i francesi fin dall’inizio stabilirono forti legami con alcune tribù indiane (sopratutto gli Huroni) ed alcuni coloni (i “Coureurs de Bois”) presero a vivere con gli indiani imparandone lingua e costumi.
Nel censimento del 1666 si contò in tutta la Nuova Francia una popolazione di soli 3.215 abitanti, di cui, per di più, le donne erano solo poco più di un migliaio. Per popolare le nuove colonie i francesi incentivarono i matrimoni con i nativi. Nella seconda metà del 1600 gli esploratori francesi arrivarono nella valle dell’Ohio e del Mississipi, e poi più a sud attraverso la Luisiana fino a raggiungere il Golfo del Messico.
Scontri tra i coloni francesi della Nuova Francia ed i coloni inglesi della Nuova Inghilterra si erano verificati fin dall’inizio del 1600. Le colonie francesi nel nuovo mondo erano molto estese ma poco abitate rispetto agli insediamenti inglesi. Per di più i coloni inglesi strinsero alleanza con la potente tribù degli Irochesi. Le truppe regolari inglesi inoltre erano molto più numerose delle truppe regolari francesi quasi inesistenti nel territorio della Nuova Francia per cui i coloni francesi dovevano fare affidamento sopratutto su se stessi e sulle tribù indiane alleate.


Il Nordamerica intorno il 1750

Intorno al 1750 la Nuova Francia contava all’incirca 70.000 abitanti, molti di più rispetto all’inizio del secolo, ma sempre numericamente molto inferiori rispetto al milione e più delle colonie Britanniche del Nord America.
Nel 1754 scoppio la guerra “Franco-indiana” che in pratica fu lo scenario americano della guerra che in Europa è la Guerra dei Sette Anni. All’ inizio della guerra l’epicentro fu Fort Duquesne che, posizionato dove ora sorge la città di Pittsburg, era stato realizzato dai francesi per assicurarsi il controllo della valle dell’Ohio. Il forte resistette a molti attacchi dei coloni britannico-americani. In uno di questi tentativi l’allora colonnello George Washinghton fu costretto ad arrendersi alla milizia francese. I Francesi permisero a Washington e ai suoi uomini di ritornare liberamente a casa senza armamenti.
Nel 1755 il Generale Edward Braddock guidò una spedizione contro la postazione francese di Fort Duquesne, ma sebbene numericamente superiore alla milizia dei coloni francesi e ai loro alleati indigeni, l’esercito di Braddock fu sorpreso durante la marcia, costretto alla ritirata ed il generale inglese ucciso.
Alla lunga però la resistenza francese andò man mano indebolendosi. Nel settembre 1759 gli Inglesi assediarono Quebec dal mare ed un esercito sotto il generale James Wolfe sconfisse i Francesi comandati dal generale Louis-Joseph de Montcalm. La guarnigione di Quebec si arrese il 18 settembre e, l’anno successivo, la Nuova Francia fu definitivamente conquistata dai Britannici. L’ultimo governatore della Nuova Francia, Pierre Francois de Rigaud, Marchese di Vaudreuil-Cavagnal, si arrese l’8 settembre1760, al Generale Maggiore Jeffrey Amherst. La Francia dovette rinunziare ad ogni sovranità su tutti i suoi territori nel nuovo mondo.


La guerra franco-indiana

Le tribù indiane che vivevano nella valle dell’Ohio furono sorprese ed esasperate dalla sconfitta dei loro alleati francesi. I nativi non avevano affatto perso il controllo delle loro terre e quando gli fu detto che avrebbero dovuto rendere sottomissione al re inglese, si sentirono oltraggiati.
La rabbia degli indiani ed il loro rifiuto di accettare la sconfitta nella guerra appena terminata era comprensibile e basata su svariate motivazioni… Anzitutto, il dominio inglese nel Nord America avrebbe significato la costruzioni di nuovi insediamenti militari e l’arrivo di nuovi coloni nelle terre indiane: la presenza francese, come abbiamo visto, era molto meno invasiva e le relazioni tra indiani e francesi erano state spesso cordiali.
Poi, i mercanti britannici non avevano la reputazione di commerciare in modo onesto, reputazione che era invece prerogativa dei francesi. Per di più i nativi erano diventati molto dipendenti dalle merci europee per quanto riguarda armi da fuoco, munizioni ed altri beni ed ora sarebbero stati costretti a commerciare con gli inaffidabili coloni inglesi.
Infine, l’arroganza britannica era ben conosciuta tra gli indiani. In molti casi i francesi avevano sposato donne indiane ed avevano vissuto in mezzo agli indiani. Ben pochi inglesi avevano seguito questo esempio e molti avevano espresso disprezzo per le usanze, la cultura, il modo di vivere degli indiani giungendo ad oltraggiarne la dignità come persone.
Le tensioni accrebbero maggiormente quando all’inizio del 1763 Jeffrey Amherst in qualità di nuovo governatore generale del Nord America annunciò che non avrebbe più onorato la tradizionale presentazione annuale di doni alle tribù, una tradizione da lungo tempo onorata dai francesi. Gli indiani si sentirono insultati ed umiliati dal comportamento di Amherst, oltre ad essere in collera per il mancato arrivo dei doni solitamente attesi: coperte, manufatti, liquori, armi.


Colloqui con i bianchi

Pontiac, il capotribù degli indiani Ottawa, alleato dei francesi nella recente guerra, divenne l’elemento coagulante del malcontento generale. Pontiac (c. 1720-1769) era uomo di notevole abilità oratoria ed il suo messaggio trovò immediatamente orecchie ben disposte tra i Delaware, i Seneca, i Chippewa, Miami, Potawotomi gli Huron, ed anche tra altre tribù. La guerra con gli indiani nella valle dell’Ohio scoppiò nella primavera del 1763 e fu nominata dai coloni britannici la “Pontiac’s Rebellion”.
Gli indiani assediarono Fort Detroit e attaccarono Fort Pitt che era stato costruito dagli inglesi sul luogo dove fino a pochi anni prima sorgeva il francese Fort Duquesne. In totale altri otto o nove forti inglesi caddero nel corso dell’ anno nelle mani degli indiani. Il primo fu Fort Sandusky, seguirono in breve tempo Fort Saint Joseph nel Michigan, quindi Fort Miami e Fort Quiatenon nel territorio dell’Indiana, Fort Michilimackinac, fra i laghi Huron e Michigan. Durante l’estate una colonna inglese forte di 250 uomini marciò contro il villaggio di Pontiac, ma l’attacco di sorpresa fallì e gli inglesi ebbero a lamentare forti perdite nella battaglia di Bloody Run alla fine di luglio 1763, nello scontro cadde anche il capitano inglese al comando della colonna.
Galvanizzate dalle vittorie di Pontiac altre tribù si unirono alla lega da lui guidata e scesero in guerra. Anche una parte degli Irochesi, tradizionali alleati degli inglesi, si schierò con Pontiac.
Intorno Fort Pitt vi furono vari sanguinosi scontri tra indiani e truppe inglesi. Il forte era ben difeso e la guarnigione disponeva anche di pezzi di artiglieria.


La guerra di Pontiac

Per gli inglesi era vitale mantenere il controllo del forte che costituiva un solido avamposto per controllare la vallate del fiume Ohio. Tra sir Jeffrey Amherst governatore generale di tutto il Nord America ed il colonnello Henry Bouquet (inglese di origini svizzere) che comandava le truppe inglesi nella zona di Fort Pitt nell’estate del 1763 intercorse un frenetico scambio di messaggi. Per fortuna la gran parte di queste missive sono conservate tra i documenti della Libreria del Congresso.
Tre sopratutto i documenti che attestano la volontà di contagiare i nativi col vaiolo che nel frattempo era esploso tra i soldati inglesi:
Innanzitutto il testo della missiva spedita dal colonnello Henry Bouquet al generale Amherst, datata 23 June 1763 (microfilm reel 34/40, item 281), in cui il colonnello dà notizia che tra le truppe di fort Pitt era scoppiata un’epidemia di vaiolo. Questa lettera è importante in quanto chiarisce che il discorso successivo non sarà puramente accademico, ma i due militari avevano piena coscienza che c’erano tutte le condizioni (cioè degli ammalati di vaiolo) per portare ad effettuazione pratica il loro piano.
Si ricorderà inoltre che gli indiani avevano un sistema immunitario inadatto a proteggerli nei confronti di molte malattie portate dagli europei: queste popolazioni non erano mai entrate in contatto con queste malattie per cui non era stato possibile nessun adattamento: anche malattie come l’influenza potevano avere esiti letali.
Tra il 1764 ed il 1766 le truppe inglesi tornarono all’offensiva sia nella zona dei laghi che nella valle dell’Ohio e costrinsero alcune tribù alleate degli Ottawa a negoziare un trattato di pace. Gli indiani indeboliti anche per l’epidemia di vaiolo, opposero una resistenza via via più debole.


Acquisto di armi dai mercanti bianchi

Anche se non si potrà mai sapere con certezza se il piano ordito da Amherst abbia avuto effetto e fosse la causa od una delle cause dell’epidemia di vaiolo che effettivamente decimò gli indiani, rimane il fatto che il piano fu effettivamente realizzato e che gli indiani, che certamente non conoscevano la corrispondenza intercorsa tra gli ufficiali inglesi, ebbero comunque netta la sensazione che in qualche strana maniera fossero stati contagiati. Ad esempio molti anni più tardi, nel 1887 Andrew J. Blackbird capo Ottawa anche lui, ma anche uno storico ed uno studioso (pubblicò diversi libri ed un vocabolario della lingua Ottawa) pubblicò nel suo “History of the Ottawa and Chippewa Indians of Michiga”: “Gli Ottawa erano molto diminuiti di numero a causa del vaiolo che avevano portato da Montreal durante la guerra tra francesi ed inglesi. Questo vaiolo veniva loro venduto in una scatoletta, dietro severa raccomandazione di non aprirla per via, mentre tornavano a casa, ma soltanto quando fossero arrivati nella loro terra; e dicevano che la scatoletta conteneva qualcosa che avrebbe arrecato un gran bene a loro e alla loro gente! E quei pazzi credevano davvero che nella scatoletta ci fosse qualcosa di soprannaturale che avrebbe fatto loro un gran bene. Arrivati a casa, secondo le istruzioni ricevute, aprivano la scatola, ma s’avvedevano che dentro ce n’era un’ altra più piccola. Di questo passo arrivavano ad una scatoletta piccolissima, non più lunga di un pollice; e quando aprivano l’ultima, non vi trovavano altro che un po’ di roba ammuffita! Si chiedevano, stupitissimi, cosa poteva essere e moltia gente veniva a ficcare il naso nella scatoletta per capirne qualcosa.
Un ritratto di Pontiac
Ma, ahimè ahimè! ben presto tra di loro scoppiava una terribile malattia. Perfino i grandi dottori indiani s’ammalavano e morivano. I racconti dell’epoca ne parlano come di una cosa spaventosa. chiunque ne fosse colpito era sicuro di morire. Una dopo l’altra le case venivano completamente svuotate, nelle capanne non restavano che cadaveri sparsi qua e la, intere famiglie venivano spazzate via da quel terribile flagello. L’intera zona di Arbor Croche… fu interamente spopolato. Per lo più gli indiani di Arbor Croche credettero che questo assassinio su vasta scala degli Ottawa mediante quella terribile malattia mandata dagli inglesi, fosse compiuto per odio, e apposta per accoppare gli Ottawa ed i Chippewa, perchè erano amici dei francesi e del Re di Francia che loro chiamavano il “Grande Padre”.

Nel 1766 Pontiac accondiscese a concludere un trattato di pace con gli inglesi.
A condurre le trattative non fu il generale Amherst, momentaneamente non troppo in favore presso la corona inglese che gli incolpava di non aver saputo impedire la sollevazione degli Ottawa, bensì sir William Johnson profondo conoscitore degli indiani (successivamente ebbe anche una moglie indiana). Il trattato di pace prevedeva l’immunità per gli indiani “ribelli” ed inoltre fu dato luogo alla “Proclamation del 1763” una serie di misure già allo studio all’inizio della ribellione di Pontiac, in base alle quali veniva proibito momentaneamente ai coloni americani di stabilirsi e di acquisire privatamente terre in gran parte dei territori che avevano costituito la Nuova Francia. Veniva cioè proibito ai coloni di acquistare terreni dai nativi: ogni eventuale acquisto avrebbe dovuto essere effettuato da funzionari regi e con convocazione di assemblee delle tribù indiane interessate. A maggior ragione era fatto divieto ai coloni di appropriarsi di terre con insediamenti non regolarizzati ufficialmente. La linea divisoria individuata dalla Proclamazione tra le colonie sulla costa atlantica ed i territori indiani non era comunque da considerare un confine permanente, ma piuttosto una linea temporanea che poteva essere successivamente spostata verso ovest sulla base di accordi e regolamentazioni successive.


La terribile morte causata dal vaiolo

Queste limitazioni, evidentemente istituite per limitare gli attriti con i nativi, furono naturalmente molto contestate dai coloni americani che iniziarono subito a fare pressioni sul parlamento inglese perchè venissero modificate. Le pressioni ebbero un certo successo ed il confine fu più volte rettificato, ma, sopratutto, di li a poco sarebbe scoppiata la Guerra di Secessione Americana e con la nascita degli Stati Uniti la legislazione di tutela prevista dalla “Proclamazione del 1763” sarebbe stata abrogata.
Nella guerra di Secessione gli inglesi non diedero alcun comando operativo al generale Amherst a causa dei suoi stretti rapporti con i coloni americani.
Oggi diverse cittadine statunitensi nel Massachusetts, nel New Hampshire ed altrove, sono dedicate ad Amherst “Hero of the French and Indian War”.

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