Nelle terre dei Gueiquesale

A cura di Gianni Albertoli

Gli indiani Gueiquesale erano anche noti come Coetzale, Guiquesal, Gueiquechali, Guericochal, Guisole, Huisocal, Huyquetzal, Huicasique, Quetzal, Quesale, e altri nomi. I Gueiquesale, il cui nome veniva pronunciato come “guey-kay-sally”, erano un gruppo di bande e clan il cui territorio includeva la parte meridionale degli altopiani del Texas e del Canyonlands; questa popolazione era una delle tante che ebbero un ruolo soltanto secondario nella storia indiana. In effetti, la loro storia rappresentava quella di molti gruppi di nativi che in tempi antichi vagavano nei territori meridionali del Texas, giungendo fino alla totale estinzione. Sebbene questa popolazione abbia potuto vagare in immensi territori, negli antichi documenti spagnoli non sono menzionati almeno fino al 1670, quando questi indiani iniziarono a richiedere la protezione degli spagnoli contro le tribù nemiche. Gli Apache li stavano sempre più spiùgendo verso sud, in pratica li scacciavano dalle Pianure meridionali, anche perché erano pressati alle spalle dalle numerose bande Comanche.
Abbandonando le terre natie molti gruppi varcarono il confine e si spiùsero a sud, in particolare nel Coahuila, ma le loro terre originarie furono in quel periodo concentrate nelle zone del Rio Grande e, più a nord, nel Canyonland. Nonostante le terre degli altopiani e del Canyonland non furono mai esplorate dagli spagnoli prima del 1670, nelle città messicane giungevano spesso notizie di popolazioni in movimento e di problemi con le tribù fin dal 1660. Dai rapporti dell’epoca sappiamo che a nord del Rio Grande, nel 1658, alcuni gruppi tribali stavano cercando protezione e sicurezza e chiedevano la creazione di nuove missioni e presidi militari, così il Governo fu invitato stabilire un presidio a Saltillo. Quando le varie petizioni furono definitivamente respiùte, padre Juan Larios, un francescano, si mise in viaggio verso il Rio Grande e si stabilì nella zona per circa tre anni; quando ritornò al sud, gli indiani del territorio chiedevano ancora protezione ed amicizia.


Gruppi di Nativi alquanto aggressivi spiùsero le tribù verso Sud

Le numerose petizioni vennero fatte da diversi gruppi, fra i quali vi erano i Babane, gli Jumano, i Bobole, i Baia, i Contotore, i Tetecore e i Momone; dalle notizie risultava che questi indiani erano congiunti con altri due gruppi ben più numerosi, i Gueiquesale e i Tiltic y Maigunm. Un indiano della tribù Gueiquesale fu portato di fronte alle autorità spagnole, affermava che la sua gente desiderava stabilirsi in un pueblo della zona, mentre i gruppi più piccoli volevano assolutamente unirsi a quelli più grandi per meglio difendersi dagli attacchi nemici. Quel che sappiamo, e questo era un fattore molto importante, che questi indiani avevano spesso aiutato gli spagnoli nel combattere i Cacaxtles ed altri bellicosi gruppi; probabile che ora temevano ritorsioni da parte di questi indiani, ma erano anche preoccupati dalle continue scorrerie spagnole nelle loro rancherias alla ricerca di schiavi da vendere nei mercati delle grandi città del Messico.
Anche se le leggi spagnole avevano abolito le scorrerie a scopo di schiavismo, ufficiosamente queste continuavano in modo regolare, specialmente contro le popolazioni meno bellicose. Questi gruppi erano dediti alla caccia ed avevano una cultura comune, si muovevano stagionalmente alla
ricerca di cibo e i loro accampamenti erano piccoli e sempre provvisori, il che li faceva particolarmente ambiti dalle spedizioni di guerra nemiche. Vivendo in mezzo ad altre popolazioni ben più consistenti, questi indiani erano particolarmente vulnerabili, anche se nelle zone vi erano missioni e presidi spagnoli. Nel 1674 il Governo dette l’ordine di sistemare queste popolazioni nel Coahuila settentrionale, così che numerosi preti raggiunsero il territorio, fra questi vi erano padre Larios e Dionysio Penasco, senza dimenticare Manuel Cruz, un soldato spagnolo sotto il comando del capitano Elisondo, il quale fondò due presidi nel Coahuila settentrionale: Santa Cruz de Santa Maria fu stabilita sul Fiume Sabinas, mentre San Ildefonso Paz a circa 36 miglia a nord del Sabinas.


Antiche pitture rupestri

Gli indiani Gueiquesale frequentavano le zone di San Ildefonso e sembra fossero valutati in circa 500 anime, ma alcuni gruppi erano anche fra i nativi di Santa Rosa, ma di questi non abbiamo alcuna valutazione numerica. Molti gruppi del Texas raggiunsero velocemente queste terre, dove impararono a coltivare la terra e divennero indiani pacifici ed industriosi; ma i loro successi, ed i molti fallimenti, avvenuti negli anni successivi, illustrano la mera realtà della vita dei nativi. Molti missionari spagnoli attraversarono il Rio Grande, raggiunsero il Texas sud-occidentale e convinsero numerose bande a stabilirsi nel Coahuila settentrionale, tanto che, nel giugno 1674, nelle zone di Santa Rosa vivevano almeno 3.200 nativi; comunque, alcuni gruppi si stabilivano nella zona anche per raccogliere le abbondanti pere spiùose che crescevano in quelle terre, il che viene riportato dalle fonti ecclesiastiche, le quali, si dicevano anche preoccupate perché questi gruppi sarebbero ritornati a nord dopo aver terminato i loro raccolti. Ed avevano ragione, infatti, non avendo stabilito postazioni commerciali, i nativi si spostavano alla ricerca di altre terre in cui trovare alimenti. Nel secolo successivo vennero costruite altre missioni con pochi risultati apprezzabili, nel 1762, le fonti ci parlano di “26 indiani Coetzales”, ovvero Gueiquesale, che stavano vivendo nelle zone di San Miguel Aguayo de Monclova; ma gli sforzi dei missionari, e delle truppe, di stabilire nuove sistemazioni per i Gueiquesale ed altri gruppi non ebbero i successi sperati.


La zona in cui il Rio Grande River si unisce al Pecos River

Nei rapporti dell’epoca vi erano molte annotazioni riguardanti la tribù e i loro alleati, si parlava del loro modo di vivere, delle loro famiglie e della loro religione, ma nulla di più. I Gueiquesale avevano parecchi alleati fra i piccoli gruppi della zona, ma le fonti spagnole sono piuttosto confuse su queste notizie. Noi possiamo soltanto sospettare che i vicini indiani, chiamati “Manos Piedras”, i Babane, gli Jumano, i Bobole, i Baia, i Contotore, i Tetecore e i Momone fossero loro amici ed alleati, anche perché molti di questi gruppi intendevano stabilirsi nel Coahuila settentrionale. Molti documenti del decennio 1670-80 menzionavano un leader dei Gueiquesale, chiamato don Esteban, ma probabilmente questi era a capo non soltanto dei Gueiquesale, ma anche dei Manos Piedras e di almeno altri 22 gruppi di nativi. Esteban era ricordato come un leader particolarmente influente e dotato di grande carisma e personalità, che metteva semplicemente le sue doti al servizio della sua gente; quando questo capo emerse dall’anonimato anche altri gruppi si posero al suo fianco. Dalle fonti risulta che sotto la guida di don Esteban vi erano non meno di 700 individui, fra i quale vi erano i Gueiquesale, ma non sappiamo se queste alleanza tribali avessero un carattere duraturo, il che sembra poco probabile. Altri rapporti spagnoli ci informano che i Gueiquesale poterono contare anche sull’alleanza del gruppo Yorica, dovuta probabilmente all’intervento di un intermediario di cui nulla sappiamo. Nel 1674 un missionario attraversò il Rio Grande ed entrò nelle terre dei Manos Piedras per convincerli a spostarsi definitivamente nel Coahuila settentrionale; questa popolazione era ben nota alle fonti come alleate dei Gueiquesale, anche quando il capitano Elisondo incontrò i loro capi e quelli dei Gueiquesale l’anno successivo.
Quando padre Penasco trovò i Manos Piedras sugli altopiani e nei Canyonland, questi indiani gli dissero dell’esistenza del gruppo Yorica, o Giorica, stanziati più a nord; in questo caso i Manos Piedras funsero da intermediari, tanto che gli Yorica divennero grandi amici del missionario, ben più dei numerosi Gueiquesale, che allora stavano raccogliendo frutti selvatici sul Burne Sabinas. Successivamente il sacerdote inviò alcuni ambasciatori presso la tribù Yorica, la quale mostrò le sue buone intenzioni consegnando ai Manos Piedras un giovane ragazzo dei Gueiquesale da loro catturato durante una incursione.


Don Esteban ed i suoi Gueiquesale

E’ probabile che la tribù Yorica sapesse dell’alleanza fra i Gueiquesale e i Manos Piedras, i quali, questi ultimi, stavano decidendo Se spostarsi definitivamente nel Coahuila settentrionale. Rinunciare al giovane prigioniero era una offerta di grande volontà l’offerta venne accettata e sigillata da una cerimonia tribale per celebrare il ritorno del giovane alla sua gente; qualche tempo dopo, circa 300 indiani Yorica affiancarono i Manos Piedras nel loro viaggio verso Santa Rosa, dove Si stabilirono presso gli altri insediamenti indiani, fra i quali vi erano i numerosi Gueiquesale. Secondo le fonti ecclesiastiche, gli indiani Gueiquesale si sostentavano con il mescal, le ghiande, le noci e altri frutti selvatici, ma si dedicavano anche alla pesca e alla caccia dei bisonti e dei cervi; fra i loro alimenti principali vi era il “sotol”, il “lechuguilla” e il “tule”. Quando questi indiani Si stabilirono nelle zone di Santa Rosa iniziarono a coltivare la terra, ma una così grossa concentrazione di nativi non poteva sostentarli tutti, ed allora in gruppi si spostavano a nord per cacciare cervi e bufali nei Canyonland e sugli altopiani texani.
Poco sappiamo comunque su questa popolazione, che dalle poche fonti a disposizione sembra essere abbastanza numerosa; alcune fonti ecclesiastiche affermavano che fra gli indiani delle missioni i Gueiquesale erano uno dei due gruppi più numerosi. Sappiamo che delle varie missioni del Rio Grande, questa popolazione era composta da 512 indiani, mentre un altro documento parlava di circa 700 Gueiquesale in una zona a nord del Rio Grande.


Una pagina del diario di Fernando del Bosque

Dato il loro modo di vivere, sembra che tutte le famiglie della nazione si spostavano alla ricerca di cibo, come d’altronde i loro vicini occidentali, vale a dire i Chihuahuan. Nel 1674, quando alcuni missionari li seguirono nelle loro peregrinazioni, affermavano che si spostavano in piccoli gruppi ben visibili l’uno dall’altro, ma quelli più lontani anche a varie leghe di distanza; tale modello permetteva loro di tenersi in contatto e dava loro il modo di trovare il cibo necessario per l’intera tribù. I vari gruppi si spostavano quando il territorio era ormai sprovvisto di alimenti e non era più in grado di far sopravvivere la popolazione; durante le stagioni migliori molti gruppi si spostavano invece insieme, anche durante le cacce ai bisonti delle pianure texane. Oltre al sostentamento alimentare, questi gruppi si riunivano anche per scopi cerimoniali e per rinnovare amicizie e matrimoni; quando gli spagnoli tentarono di stabilirli definitivamente nel Coahuila settentrionale, nel 1674, il loro numero declinò rapidamente per le varie malattie che colpirono la popolazione, così fuggirono e promisero di ritornare quando la situazione sarebbe migliorata. Quando padre Manuel rischiò di morire nei deserti per gli attacchi di tribù nemiche, furono i guerrieri Gueiquesale a salvarlo, i quali gli ricordarono che sarebbero morti loro stessi piuttosto che abbandonarlo ai nemici. Durante il XVII secolo il mondo di questi indiani, e di quelli a loro affini, iniziiò a cambiare radicalmente, ma non sappiamo se in questi periodi i Gueiquesale chiesero l’aiuto spagnolo, comunque sia, iniziarono a seguire la religione cristiana e abbandonarono velocemente quella nativa.


Una zona desertica nel sud del Texas

II vaiolo e il morbillo devastarono la loro popolazione e numerose famiglie scomparvero velocemente; noi non sappiamo come questi indiani interpretarono il repentino cambiamento, ma dalle loro incisioni rupestri possiamo presumere che la loro vita sia radicalmente mutata. Sebbene nella descrizione della loro battaglia al fine di salvare il padre missionario, i 98 guerrieri Gueiquesale, guidati da don Esteban, dalle fonti avevano archi e frecce, scudi e piccoli perizomi di pelle di daino, con decorazioni rosse e rigate sul corpo, alcuni anche di colore giallo e bianco, che solcavano le loro braccia e il torace. Sulle teste avevano copricapo di viti e mesquite, spesso ornate di penne e piume.
Prima della battaglia il missionario mostrò loro una Croce con l’immagine di Cristo, e disse loro che “Dio li avrebbe aiutati a sconfiggere i nemici superiori di numero”; quando il missionario venne poi portato alla loro rancheria, un accampamento di circa 700 anime, le donne della tribù ballarono in segno di riconoscenza e mostrarono grande piacere per la sua visita. Probabilmente questo era il loro modo di ospitare i forestieri nei loro villaggi.

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