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Osage, il popolo venuto dalle stelle (1800-1872)

A cura di Pietro Costantini

Blackheart
All’inizio del XIX secolo gli Osage dovettero affrontare, oltre il we- lu-ska (il “piccolo popolo” dei germi) portato dai Francesi e dagli Spagnoli, l’invasione degli Americani, da loro inizialmente chiamati sia “Folte Sopracciglia” sia “Lunghi Coltelli”, dato che i Piccoli non avevano ancora deciso cosa fossero in realtà.
La situazione geo-politica di inizio ‘800 vedeva la sponda orientale del Mississippi e i territori dell’est di proprietà degli Stati Uniti, la sponda occidentale e l’ovest di appartenenza spagnola, con un confine della Florida spagnola non ben definito a settentrione, benché la Spagna rivendicasse la demarcazione al 31° parallelo. Il primo ministro francese, Talleyrand, temeva che gli Americani potessero restaurare in Louisiana in predominio degli odiati Inglesi, per cui cercò di convincere la Spagna a restituire la Louisiana alla Francia, che sarebbe stata in grado più della Spagna di difendere militarmente quel territorio.
Il 1° ottobre 1800 a San Ildefonso fu concluso un trattato segreto, con il quale la Spagna restituiva la Louisiana alla Francia. In seguito, quando Napoleone cominciò a preparare la guerra contro l’Inghilterra, si trovò nella condizione di avere un enorme bisogno di denaro; nel contempo gli Stati Uniti continuavano a premere per aver finalmente l’agognato sbocco nel Golfo del Messico, con New Orleans. Questa coincidenza di interessi portò, nel dicembre 1803, alla vendita del territorio della Louisiana da parte della Francia agli Stati Uniti, per quindici milioni di dollari.


Rappresentazione (dell’epoca) del passaggio della Louisiana dalla Francia agli Stati Uniti

Primi contrasti con gli Americani

Naturalmente i Piccoli (gli Osage), come prima ignoravano di essere nella Louisiana francese, non sapevano ora che quel territorio era passato agli Stati Uniti. Ma gli effetti non tardarono a farsi sentire. I nuovi Folte Sopracciglia non risalivano il fiume Osage con canoe cariche di merci affascinanti, non erano di passaggio, ma accendevano fuochi, abbattevano alberi, erano chiassosi e sparavano contro bersagli casuali e costruivano capanne di tronchi. Questi uomini, che distillavano pe-tsa-ni (acqua di fuoco) e uccidevano tutti gli animali per procurarsi e vendere le pelli, per gli Osage non meritavano di vivere.
Per gli Osage non si trattava solamente di dipingersi il volto secondo la cerimonia dell’organizzazione di guerra, e di attaccare e scacciare il nemico che aveva violato confini riconosciuti da tutte le tribù, come succedeva contro i Sac e Fox, i Pawnee, i Potawatomi o i Caddo: questa invasione era una cosa nuova e frustrante. Il problema era che quei coloni facevano parte di gruppi decisi a stabilirsi in territorio Osage, e che le famiglie che erano state spinte a battere in ritirata ritornavano poi assieme ad altri gruppi familiari. I nuovi arrivati erano tenaci: costruivano fortificazioni, scavavano trincee e avevano i moschetti sempre a portata di mano. A quel punto i Piccoli erano costretti ad ucciderli. Comunque poco si sa dell’uccisione di coloni americani certamente avvenuta in quel periodo: la memoria collettiva tribale ha cancellato ogni traccia, in quanto gli Osage moderni sembra ritengano un vero crimine l’uccisione di cittadini americani.
I fratelli Chouteau, che avevano l’esclusiva del commercio con i Piccoli, riuscirono a farsi rinnovare il contratto, scaduto nel 1803, per altri quattro anni. Ma un intraprendente ed energico mercante spagnolo, Manuel Lisa, invidioso del successo dei Chouteau riuscì, nel giugno 1802, ad ottenere il diritto esclusivo di commercio con i Great e Little Osage, nonostante le proteste dei primi titolari. L’ira dei mercanti francesi fu tale da spingerli immediatamente a tentare di convincere in ogni modo gli Osage a trasferirsi lontano dal Posto-dei-Molti-Cigni, naturalmente non prima di aver chiesto un risarcimento per le somme spese a Fort Carondelet e le merci rimaste in giacenza nei magazzini del forte.
I singoli clan dei Piccoli vagabondavano in una vasta regione compresa fra il Missouri a nord e il Red River a sud, e fra il Mississippi a est e le prime catene pedemontane delle Montagne Rocciose ad ovest. Durante questi viaggi si allontanavano dai loro villaggi al Posto-dei-Molti-Cigni per settimane o per mesi, per cui avevano stabilito dei posti di accampamento temporaneo in tutto il territorio. Una di queste località, tra le più spaziose e privilegiate dalla natura, denominata in seguito “Three Forks”, si trovava alla confluenza dei fiumi Verdigris e Neosho con il fiume Arkansas, e, da base operativa per i clan dell’Orso e del Puma, diventò un vero e proprio villaggio stabile, il Posto-delle-Querce. Fu in quel luogo che, nel 1802, Pierre Chuteau convinse a trasferirsi una buona metà dei Piccoli, lasciando i loro villaggi in riva all’Osage e al Missouri.


Mappa fluviale del Posto-dei-Molti-Cigni e delle “Three Forks”

Poiché i grandi capi Hunka e Tsi-Sho rifiutavano categoricamente di trasferirsi, gli Chouteau rivolsero i loro sforzi di persuasione al fiero e vanitoso capo del clan Puma, Ko-Zhi-Ci-Gthe, ovvero Lascia-Tracce-Lontano, nonché al capo carismatico Gra-Mo’n, Freccia-Che-Torna-a-Casa, che decise a sua volta di trasferirsi con la maggior parte degli Hunkah Minori e dei Wah-Sha-She. Inoltre lì viveva già, per la maggior parte dell’anno, una suddivisione dei Piccoli, noti come Sa’n Solé, il Popolo dei Foresta-in-Alto. Intanto uomini bianchi e barbuti si stabilivano in strane capanne di tronchi lungo il fiume Arkansas e alle Three Forks. Lascia-Tracce-Lontano e Freccia-Che-Torna-a-Casa a capo dei loro Osage delle Querce avevano cominciato a derubarli di buoi e di cavalli, a bruciare i loro raccolti e le loro capanne, a uccidere gli uomini e catturare donne e bambini. Gli Americani covavano propositi di vendetta: avevano con i Piccoli i problemi che Spagnoli e Francesi avevano avuto prima di loro.


Un villaggio Osage

Le tribù che avevano buoni rapporti con gli Americani venivano attaccate dagli Osage. Pare che il capo dei guerrieri che in quel periodo compivano incursioni lungo il Red River fosse Ho’n-Mo’n-I’n, Cammina-nella-Notte, capo del clan del Baribal o del Puma. Nel gennaio 1807 Cammina-nella-Notte e i suoi, a caccia di orsi a valle del Red River, avvistarono un gruppo di Caddo, carichi di pelli e con molti cavalli Pawnee. I Pawnee allevavano i cavalli più belli e i Caddo, loro consanguinei, commerciavano spesso con loro. I Piccoli sapevano che spesso i Caddo e i Pawnee si recavano a Natchitoches per cercare di procurarsi fucili, e questo “era male”, per cui si doveva impedire. Appurato che con i Caddo non vi erano Pawnee, gli Osages si dipinsero il volto di nero e di giallo, colori del pericolo. Alcuni guerrieri si dipinsero il mento di rosso, colore dell’alba. Essendo tutti Hunkah portavano sulla tempia destra una penna d’aquila. Nella loro vanagloria, non attaccarono in massa, ma mandarono uno dei guerrieri più alti ad aspettare il gruppo di cavalieri Caddo. Appena questi comparvero, il guerriero smontò da cavallo e improvvisò una danza selvaggia, brandendo il suo magnifico tomahawk, mentre il suo cavallo nitriva e si impennava, tenuto alla cavezza dal guerriero. Questa scena di puro esibizionismo spaventò i Caddo: la loro donne si misero ad urlare, spaventate, qualche cacciatore caddo fuggì, un altro correva in cerchio sparando per aria. Fu facile radunare settantadue splendidi cavalli e allontanarsi indisturbati. Gli Osages non scotennarono nessuno, slegarono i mucchi di pellicce dai cavalli e le lasciarono sul posto, assieme ai Caddo, appiedati a duecento miglia dal loro villaggio. Casualmente i Caddo furono vendicati dai Creek: questi ultimi avevano attraversato in massa il Mississippi e si erano imbattuti nella banda Osage con il branco dei cavalli rubati. Li attaccarono di notte, ne uccisero cinque e ripresero quasi tutti i cavalli.

Gli esploratori “Lunghi Coltelli”

L’enorme paese ad ovest del Mississippi acquistato dalla Francia doveva essere popolato, e la parte ad est era abitata da Indiani che erano un fastidio per gli euro-americani che si erano impadroniti del loro territorio, per cui era d’obbligo spostarli ad occidente. Questi erano i temi del campo d’azione del presidente Jefferson, assieme all’esplorazione dei nuovi possedimenti.
Nel 1803, all’atto dell’acquisizione della Louisiana, la situazione tribale dei vicini degli Osage era la seguente: i potenti Missouri si erano uniti agli Iowa e agli Oto, e in seguito una parte di loro si darebbe unita agli Osage; i Quapaw erano stati decimati dalle malattie portate dai bianchi e i superstiti erano già stati sottomessi dai nuovi arrivati; il territorio dei Pawnee non era stato invaso, a parte quello dei Pawnee Pict su Red River; i Kansa cavalcavano ancora nelle praterie circostanti i fiumi Kaw e Republican, fino al Blue River e a valle del Missouri finché i Piccoli, con i quali periodicamente entravano in conflitto, lo permettevano; i Sauk e Fox continuavano a compiere le loro tradizioni scorrerie, calando da nord e attraversando il Missouri; altre tribù, di ceppo algonchino, i Potawatomi e i Kickapoo, avrebbero attaccato gli Osage. Ma con Europei e Americani era una storia diversa: non di guerra di scorreria si trattava, ma di invasione, così come lo sarebbe stata con le tribù orientali quando la politica di Jefferson sarebbe stata applicata più tardi anche da Jackson.
All’inizio del 1803, neppure il Presidente Jefferson sapeva quali erano i reali confini tra gli Stati Uniti e la Spagna, e tantomeno lo sapevano gli spagnoli. Per questo il Presidente aveva fretta di definire al più presto, in termini di miglia quadrate, ciò che aveva comprato da Napoleone. Diede perciò incarico al capitano Merriwether Lewis e al tenente Clark di esplorare il nuovo territorio entrato a far parte della nazione.


Lewis e Clark

Il 1° giugno 1804 Lewis e Clark si accampavano in riva al Missouri, alla foce del fiume Osage. Il giorno precedente, sfidando un forte acquazzone, un mercante di pellicce francese arrivò in canoa alle Three Forks. Portava tra l’altro anche un paio di lettere di Chouteau che informavano Lascia-Tracce-Lontano e Freccia-che-Torna-a-Casa che i Folte Sopracciglia se ne stavano andando e che ora i nuovi Lunghi Coltelli, gli Americani, avrebbero assunto il comando del territorio. Lascia-Tracce-Lontano si era irritato e aveva buttato la “carta parlante” nel fuoco. Il 7 giugno Lewis e Clark si trovavano nei pressi del luogo in cui era stato eretto Fort Carondelet, che gli Osage chiamavano Posto-dei-Fiori-Gialli. Nel diario del tenente Clark, in quella data, è annotato che alcuni segni indicavano che un gruppo di guerrieri Sauk e Fox si stava preparando ad attaccare gli Osage.
Il 19 settembre 1806, durante il viaggio di ritorno, la spedizione si accampò di nuovo nella località alla foce dell’Osage in cui si era accampata nel 1804. Questi furono gli unici “contatti” che i Piccoli ebbero con i due famosi esploratori.
Certamente gli Osage, rispetto a Lewis e Clark, ebbero maggiori contatti con Zebulon Montgomery Pike e i membri della sua spedizione a monte del fiume Arkansas, incaricati dal governatore della Louisiana, generale James Wilkinson, di esplorare quel fiume (1806-1807).
Come prima cosa il ventisettenne Pike doveva ingraziarsi gli Osage, aggressivi anche perché sempre più molestati dai coloni americani. Per sua fortuna il generale Wilkinson era riuscito a comprare 46 prigionieri Osage, su un totale di 60 donne, bambini e ragazzi, che erano stati catturati nel 1803 durante un’incursione dei Potawatomi, perché Pike potesse scortarli fino al Posto-dei-Molti-Cigni. Alcuni capi Osage e Pawnee erano stati condotti a Washington, secondo una tattica consolidata, allo scopo di impressionarli sulla potenza degli Americani. I più importanti capi Osage ricevettero dei regali. Quindi ora Pike poteva contare sulla non ostilità degli Osage e dei Pawnee. Gli restavano da ingraziarsi i Padouca, che chiamava Comanche, e i Kansa. Nel corso del lungo viaggio vi furono diversi allarmi, rivelatisi poi ingiustificati, circa agguati in preparazione da parte dei Sac e Fox e degli Iowa, allarmi che mettevano in agitazione le donne Osage prigioniere e che verosimilmente erano stati diffusi dagli Spagnoli, che non vedevano di buon occhio la nascente amicizia fra Pike e gli Osage e Pawnee. Non appena giunsero al fiume Osage, comparve su una zattera il capo supremo dei Little Osage, Ta-Dse-K’o-E, Sussurro-del-Vento. Oltre a lui, Pike nel suo diario menziona solo altri due capi: Ni-Zhiu-Mo’n-I’n, Pioggia Viaggiante, figlio di Sussurro-del-Vento, e Paw-Hiu-Skah, Capelli Bianchi, grande capo Tzi-Sho. Lasciati i prigionieri al villaggio e ripresa la marcia a monte del Missouri, qualche giorno dopo Pike apprese che i Little Osage erano scesi di nuovo in guerra contro i Kansa, mentre i Grand Osage avevano attaccato cittadini americani sulle rive dell’Arkansas. Scrivendo al generale Wilkinson, Pike affermava che Capelli Bianchi aveva inutilmente tentato di fermare la scorreria sull’Arkaksas, segno che ormai il grande capo Tsi-Sho aveva perso autorità nei confronti di qualche capo clan.
Zebulon Pike
Oltrepassato il “Marais des Cygnes”, Pike mandò il suo interprete, Baroney, a richiedere dei cavalli ai Great Osage: erano necessari per superare il blocco di un grande deposito alluvionale. Capelli Bianchi inviò i cavalli e così la spedizione poté raggiungere il posto commerciale di Lisa, nella prateria a metà fra i villaggi Great e Little Osage, e chiamò l’accampamento Camp Independence. Era il settembre 1806.
Il giorno dopo si tenne il gran Consiglio, al campo di Capelli Bianchi. Pike manifestò la sua intenzione di esplorare il corso del Red River, mentre il tenente Wilkinson avrebbe risalito l’Arkansas, e comunicò che se non fossero finite le incursioni contro i bianchi e le altre tribù indiane, il Grande Padre bianco sarebbe stato costretto ad “alzare la scure” contro i Piccoli. Capelli Bianchi fece associare alla spedizione suo figlio Paw-hiu-Skah-E-Shinka e suo genero Wa-Tcha-Wa-Ha, che i Francesi chiamavano Jean Le Fou “Gianni il Folle” e assegnò quattro cavalli. Sussurro-del-Vento mandò suo figlio Pioggia Viaggiante, alcuni guerrieri, una donna, e sei cavalli. Partì anche Senza Orecchie dei Little Osage con sette dei suoi guerrieri, più tre Pawnee “addomesticati”. Il 6 settembre, avvicinandosi al territorio Pawnee, vi furono delle defezioni, tra cui quella del figlio di Capelli Bianchi e dei Little Osage di Senza Orecchie, per cui la spedizione si ridusse a venti soldati di fanteria e un minuscolo gruppetto di Pawnee e Osage. Giunti al campo Pawnee, questi accolsero molto più cerimoniosamente i loro nemici che gli Americani: fecero loro dono di otto magnifici cavalli. Si trattava di bellissimi esemplari pezzati, dei quali i Pawnee andavano fieri: la generosità di quel dono avrebbe ricordato agli Osage la bravura e la dignità di un nemico dalla “potente medicina”. Splendido Uccello, l’unico capo Osage rimasto, fumò la pipa di pace con Capo Arrabbiato, comandante dei Pawnee, presenti Pike e il tenete Wilkinson. Durante quel soggiorno, Pike riuscì anche a far concludere una pace anche tra gli Osage e i Kansa, e a convincere, anche se a fatica, il capo Pawnee ad ammainare la bandiera spagnola e issare quella americana, mentre non ci fu alcuna possibilità di contattare i Padouca tramite gli Osage o i Pawnee, visto che in quel periodo stavano guerreggiando con questi ultimi. Contrariati dalla volontà di Pike, di proseguire verso ovest, i Pawnee cominciarono a dimostrare malumore, e la spedizione fu costretta a ripartire in tutta fretta. Anche Splendido Uccello la abbandonò con i suoi guerrieri. Pike proseguì risalendo l’Arkansas in cerca del Red River, finendo per perdersi miseramente. Nondimeno, in seguito una vetta delle Montagne Rocciose fu battezzata col suo nome. Wilkinson ridiscese il fiume e raggiunse l’accampamento di Sussurro-del-Vento sulle rive del Salt Fork, un affluente del Missouri, dove i Little Osage si trovavano per la caccia autunnale. Il tenente Wilkinson avrebbe in seguito comandato una nuova spedizione di trentacinque uomini a monte dell’Arkansas. Zebulon Pike, che era rimasto qualche tempo prigioniero degli Spagnoli, fu incaricato di una nuova spedizione, che però non venne mai effettuata.


Bisonti sul fiume Salt Fork

Il Trattato del 1808

Un serie di pressioni a catena stava spingendo orde di Americani, di emigranti europei e di Indiani della sponda orientale del Mississippi sempre più verso ovest. Gli attacchi dei Potawatomi e dei Kickapoo sulla sponda destra del Missouri si moltiplicavano, specialmente contro gli accampamenti di caccia dei Piccoli temporaneamente sguarniti di guerrieri in cerca dei bisonti. Dalla Georgia e dalla Carolina si infiltravano bande di Cherokee di ceppo irochese, mentre a ovest c’erano sempre i tradizionali nemici Pawnee, Padouca e Apache. La politica di Jefferson contemplava che le tribù orientali, cacciate dalle loro terre, dovessero trovare stanziamenti in parte del territorio che gli Osage avevano occupato per secoli, e che era troppo grande per quella sola tribù.
Merriweter Lewis, nuovo governatore della Louisiana, e William Clark, Comandante della milizia e agente indiano, si trovarono di fronte a molti problemi: gli Inglesi premevano da nord, gli Spagnoli da sud del Red River, ed entrambi cercavano di organizzare gli Indiani contro il nuovo governo, oltre ad essere in competizione con gli Americani per via del rapido sviluppo del commercio di pelli; infine, c’era il problema dell’aggressività degli Osage. Il problema degli Indiani dell’est poteva essere risolto trasferendo gli Osage qualche centinaio di miglia più a ovest. Lewis si mise in contatto col presidente Jefferson e con Clark, e contattò anche Pierre Chouteau, agente degli Osage, stabilendo un incontro per il 10 novembre 1808 sul fiume Missouri, cinque miglia a nord di Fire Prairie, al fine di concludere un trattato con gli Osage. Per costringere la tribù a firmare il trattato Lewis e Clark ritennero opportuno ricorrere alla vecchia strategia di tagliare i viveri agli Osage : l’espediente funzionò pienamente, perché ormai i Piccoli dipendevano completamente dalle merci dell’uomo bianco, e ad esse non volevano più rinunciare. In ogni caso l’ascendente di Chouteau fu determinante per il buon esito dell’accordo. Non tutti i capi “toccarono la penna”: non lo fece il grande Tzi-Sho dell’epoca, che non fu neppure menzionato, e nemmeno il Grande Hunkah, Freccia-che-Torna-a-Casa, che rappresentava una buona parte della tribù e che nemmeno si mosse dal suo campo sul Verdigris, non volendo aver nulla a che fare con quel trattato. Praticamente i commissari tracciarono sulla carta geografica una linea verticale che, partendo da Fire Prairie, andava a incrociare il fiume Arkansas. I Piccoli cedettero anche un terreno di due leghe quadrate sul quale erigere un forte, sopra un “bluff” sovrastante il fiume Missouri, proprio dove cominciava la linea nord-sud del nuovo confine. Gli antichi villaggi del Posto-dei-Molti-Cigni rimasero compresi nella parte di territorio in possesso dei Piccoli.
In cambio della terra gli Stati Uniti si impegnarono a fornire aiuto e mezzi di sostentamento ai Great e ai Little Osage, promettendo di proteggerli militarmente dagli attacchi della altre tribù. Il Governo promise di consegnare ogni anno merci per un valore di 1000 dollari e una somma di 800 dollari ai Great Osage e merci per 500 dollari e una somma di 400 dollari ai Little Osage. Venne inoltre concesso il diritto di caccia, come era sempre stato, ad ovest del nuovo confine tracciato. Infine vi fu l’impegno di rifondere a spese del governo per conto degli Osage le famiglie di coloni che avevano subito distruzioni o perdite di merce o di bestiame a causa delle scorrerie dei Piccoli nel territorio della Louisiana.


In rosso il confine orientale degli Osage definito dal Trattato del 1808

Nessuno avrebbe avuto il permesso di varcare il confine tranne le autorità amministrative e le persone incaricate di consegnare annualmente i rifornimenti. Gli Osage non avrebbero dovuto fornire per nessun motivo armi a tribù nemiche degli Stati Uniti, né vendere parti del loro territorio se non agli Stati Uniti. Tra i firmatari indiani compare il nome del “Grande Capo dei Big Osage”, “Papuisea”, che indubbiamente era Paw-Hiu-Skah, Capelli Bianchi, anche se con ogni probabilità si trattava del figlio, essendo il vecchio Capelli Bianchi morto quello stesso anno. C’era poi il “Grande Capo dei Little Osage”, scritto “Nichu Malli”, che era Ni-Zhiu-Mo’n-I’n, Pioggia Viaggiante. Seguono molti altri nomi di capi, ma l’identità di ognuno di loro è assolutamente indecifrabile.

Fort Osage

Per la costruzione del forte come pattuito con il trattato, fu mandato un contingente di 81 soldati del 1° Reparto Fanteria degli Stati Uniti, con 80 cavalleggeri della milizia di St. Louis. Il forte fu chiamato Fort Osage, ma spesso viene menzionato come Fort William Clark. Con i soldati giunse anche l’agente commissionario degli Stati Uniti Gorge C. Sibley, uomo di carattere ed esperto agrimensore e topografo, con un carico di merci da barattare con pelli e pellicce di animali. Fort Osage fu il primo forte eretto a ovest del Mississippi dagli Stati Uniti.
Ogni tanto qualche viaggiatore che risaliva o scendeva il Missouri faceva tappa al forte. I resoconti di questi viaggiatori hanno permesso di approfondire diversi elementi interessanti riguardo agli Osage. E’ il caso di un certo Henry Marie Brackenridge, arrivato nella primavera del 1811 in canoa, e recante un pipa che William Clark gli aveva chiesto di donare a Senza Orecchie, che pare in quel periodo fungesse da reggente per il ragazzo che sarebbe diventato capo e che si chiamava Capelli Bianchi. Brackenridge, scrittore, statista, avvocato e poeta, rimase impressionato dal Canto dell’Alba, che i Piccoli intonavano ogni mattina e che definì “il più orrendo ululato che io abbia mai sentito”. Ebbe anche modo di vedere sette scalpi di Iowa che i guerrieri Little Osage portarono al villaggio quando lui si trovava ancora al forte. Ai canti di vittoria seguì una danza sfrenata, al termine della quale un giovane particolarmente esaltato si mise a schernire le guardie avvicinandosi pericolosamente e con gesti di sfida. Fu arrestato e fustigato – il peggiore degli insulti per un guerriero – e a stento si evitò che la furibonda reazione dei suoi compagni sfociasse in aperta battaglia. Un altro viaggiatore, John Bradbury, riferì che gli era stato detto dagli Osage che il motivo per cui urlavano e si dipingevano il volto di nero prima di attaccare i bianchi era perché provavano dispiacere per la gente che stavano per derubare.

La guerra del 1812

Quando, il 19 giugno 1812, il presidente Madison dichiarò guerra alla Gran Bretagna, Sibley era riuscito a concludere positivamente un’alleanza con i Kansa e i Pawnee in funzione anti-inglese.
Ritratto di Paw-Hiu-Skah
I Little Osage, agli ordini di Senza Orecchie, si presentarono a Sibley, offrendo i loro servigi contro i Lunghi Coltelli inglesi. Ma neppure due mesi dopo il governo ordinò di evacuare Fort Osage. Non potendo da soli affrontare gli Inglesi e i loro alleati Potawatomi, Iowa, Kickapoo e Sac e Fox, i Little Osage decisero di trasferirsi in riva al fiume Verdigris dove Pioggia Viaggiante, il capo ereditario, assunse il comando dell’intera tribù riunita. Sibley era furioso, perché abbandonando Fort Osage gli Stati Uniti non potevano sfruttare la potenza bellica degli Osage, i quali rimasero di fatto esclusi dal conflitto. Anzi, per tutta la durata della guerra e fino al 1815, si recarono di tanto in tanto a Prairie du Chien per ricevere “regali” dagli Inglesi, talvolta tramite i Sac e Fox, loro vecchi nemici, con i quali per tutta la durata della guerra rimasero in buoni rapporti, scambiandosi addirittura visite nei rispettivi villaggi.
Dopo il Trattato del 1808, il presidente americano aveva mantenuto la promessa fatta ai Cherokee, e questi avevano occupato la terra ceduta dagli Osage ad est della nuova linea di confine lungo il fiume Arkansas. I Piccoli si erano risentiti fin dall’inizio e avevano cominciato a combattere gli irochesi Cherokee come facevano con qualunque intruso. Gli Osage li consideravano gente strana, li chiamavano Sah-La-Keh, “Quella-Cosa-sulla-Testa”, perché si fasciavamo la fronte con una fascia di calicò a motivi stampati.
La tensione cresceva, perché i coloni americani premevano sui Cherokee, e questi sempre più verso ovest nel territorio dell’Arkansas. L’Agente dei Cherokee, Lovely, tentò di far concludere una pace tra gli Osage e i Cherokee. In un colloquio, nel 1813, il Grande Hunkah Freccia-che-Torna-a-Casa chiese a Lovely di dire ai Lunghi Coltelli americani che gli Osage del Posto-delle-Querce volevano un agente che li aiutasse a proteggere “Madre Terra”, il loro territorio, dalle scorrerie dei Cherokee e dei bianchi barbuti. Nell’agosto 1814 Lovely organizzò un Consiglio fra il Grande Hunkah degli Osage e i Cherokee alla foce del Verdigris, ma il tentativo fallì e i Cherokee e i barbari bianchi continuarono a fare scorrerie e a cacciare oltre il confine, mentre gli Osage rendevano loro pan per focaccia. Naturalmente, sul fronte occidentale, continuavano le scaramucce con i vecchi nemici Padouca e Caddo del Red River.
Anche i Piccoli del Posto-dei-Molti-Cigni avevano la loro parte di guai. Se da un lato erano temporaneamente in pace con i Sac e Fox, dall’altra erano impegnati a combattere contro gli algonchini Potawatomi, Miami e Kickapoo, ben riforniti di fucili dagli Inglesi. Inoltre, già da prima del Trattato del 1808, in conseguenza della disgregazione delle loro organizzazioni tribali, piccole bande di Choctaw, Chickasaw, Delaware, Shawnee e Peoria, scacciati dalle loro terre, si erano stabilite sulle sponde occidentali del Mississippi.

Gli invasori dell’Est

Nel novembre 1815 l’agente dei Cherokee, Lovely, ricevette una delegazione di Osage, e lamentò l’uccisione di due Cherokee e quattro bianchi da parte dei Piccoli, e nel gennaio 1816 incontrò gli Osage del Posto-delle-Querce per tentare di convincerli a smettere gli attacchi e le uccisioni dei suoi Cherokee. Freccia-che-Torna-a-Casa ribadì che i guai erano stati causati dai bianchi, che avevano oltrepassato il Mississippi, e poi avevano trasferito nella regione anche i Cherokee.
Spring Frog, un Cherokee
Lovely rimase favorevolmente impressionato dal Grande Hunkah, che chiamò Clermont (evidente storpiatura del suo vero nome, Gra-Mo’n), e scrisse a Clark che era un uomo ammodo, ma che nel villaggio vi erano molti giovani infidi.
A seguito delle inarrestabili razzie degli Osage, Lovely sollecitò Clark a costruire un avamposto militare sul fiume Arkansas “per mantenere la pace tra gli indiani”.
Clark allora indisse un Gran Consiglio intertribale cui, assieme a Lovely, parteciparono rappresentanti dei Cherokee, dei Quapaw e degli Osage. L’incontro si tenne al villaggio di Gra-Mo’n. Ai Piccoli venne chiesto di cedere un’altra fetta di territorio, limitata a sud dal fiume Arkansas, a ovest dal Verdigris per quattro miglia fino alle cascate, da lì lungo il Neosho fino a Salina, e da lì da una linea retta fino al confine verticale del 1808. Freccia-che Torna-a-Casa e diversi altri capi clan approvarono questa cessione, probabilmente convinti con l’inganno. In ogni caso questo patto, il “Lovely Purchase”, non fu per loro vincolante, e certamente non sapevano che un forte sarebbe stato costruito sulle rive dell’Arkansas. In ogni caso, gli incidenti fra le due tribù continuavano e, nella Luna-della-Luce-del-Giorno-che-Ritorna, cioè febbraio del 1817, gli Osage sorpresero un grippo di Cherokee che cacciavano orsi nel loro territorio, e ne uccisero tre.

Fort Smith e il Trattato del 1818

Nel luglio 1817, a seguito di avvisaglie di guerra fra Cherokee e Osage, il Ministero della Guerra, allo scopo di proteggere i “buoni indiani”, agricoltori e in grado di esprimersi così bene in inglese, inviò un distaccamento militare per costruire un forte vicino al punto in cui il confine del 1808 incrociava il fiume Arkansas. Il forte venne edificato su un’altura alla confluenza del Poteau nell’Arkansas, nella località chiamata “Belle Pointe” dai Francesi.
Prima che il maggiore Bradford, inviato al forte con 82 reclute, potesse giungere sul posto, un’armata di seicento guerrieri fra Cherokee e sbandati Choctaw, Chickasaw, Shawnee e Peoria, più undici americani, attaccò il villaggio di Freccia-che-Torna-a-Casa. Il periodo scelto per l’attacco fu il mese di ottobre (Luna-quando-i-Cervi-si-Accoppiano), quando i Piccoli si trovavano sugli altipiani a caccia di bisonti. Avuta la certezza dell’assenza dei guerrieri, i Cherokee attaccarono il villaggio, con una violenza e una ferocia inaudita. I vecchi si difesero con valore, ma di essi ne caddero 14, mentre le donne e i bambini uccisi furono 69, il tutto fra torture e stupri. Furono catturati 103 (o 104) prigionieri, giovani donne e ragazzi che potevano essere venduti come schiavi ai Cherokee dell’Est. Il villaggio fu incendiato, i feriti, i vecchi e le donne che non erano riusciti a fuggire arsi al rogo, le scorte di mais, di zucche e legumi distrutte, gli oggetti ritenuti utili, rubati. Il governatore del Tennessee, Joseph Mc Minn, scrisse al Ministero della Guerra che “l’azione aveva avuto un brillante successo…” Ma l’esaltante “vittoria” non era stata altro che un vergognoso massacro. In seguito alcuni bambini venduti come schiavi furono riscattati grazie all’intervento di un missionario, il reverendo Elias Cornelius.
La costruzione di Fort Smith era ormai completata. Un nuovo trattato di pace, stipulato a St. Louis nel 1818, ratificò l’”acquisto” del forte da parte degli Americani e un armistizio fra i Cherokee e gli Osage.

Questi ultimi, “per rendere giustizia ai cittadini americani e promuovere rapporti d’amicizia…” cedettero, stavolta con i crismi della legalità, il pezzo di territorio definito “Lovely Purchase” agli Stati Uniti, mentre questi ultimi si impegnavano a rifondere ai cittadini americani in grado di dimostrare di aver ricevuto perdite o danni da parte degli Osage, a partire dal 1814, un totale generale di 4000 dollari.


La posizione di Fort Smith

Dopo il trattato ci furono altri incidenti. Di ritorno dalla firma di St. Louis i Cherokee razziarono una ventina di cavalli nell’accampamento di un clan Osage sul White River. Gli Osage si prepararono alla guerra, radunando al villaggio di Freccia-che-Torna-a-Casa una grande quantità di guerrieri, fra cui anche Sac e Fox (alleati dal 1812), di Iowa, di Oto, di Omaha, di Kansa e di Quapaw, ai quali avevano promesso molti cavalli. Ma il maggiore Bradford, invitato ad intervenire dal capitano Nathaniel Pryor – un commerciante americano che aveva sposato una donna Osage – riuscì a impedire lo scoppio delle ostilità, promettendo che i Cherokee avrebbero restituito i prigionieri Osage. Ma nonostante ciò i Cherokee si dimostrarono restii a ad eseguire quanto loro richiesto: le scuse andavano dall’impegno nei raccolti e nei lavori dei campi, al fatto che le donne prigioniere, ormai sposate con uomini Cherokee, erano felici di restare dove stavano. All’appuntamento finale, a Fort Smith nel settembre 1819, si presentò per gli Osage Freccia-che-Torna-a-Casa, con molti guerrieri, con suo figlio Tse-To-Gah, Bisonte Irascibile, il suo consigliere Ta-Heh-Ga-Xe, Cervo-che-si-Pulisce-le-Corna, detto Tallai, capo del clan del Cervo, e il suo amico Nathaniel Pryor. Non tutti i prigionieri furono restituiti, e i Piccoli partirono da Fort Smith molto arrabbiati per questo.

Incontri e scontri con i Cherokee

Il 2 marzo 1819 il Congresso istituì il Territorio dell’Arkansas, che comprendeva gran parte degli odierni stati di Arkansas e Oklahoma, con governatore James Miller. Verso la fine dell’anno i Cherokee riunirono nuovamente una massa di sbandati col proposito di attaccare gli Osage.
Scheletro di loggia Osage
Il loro nuovo agente, Reuben Lewis, fratello di Merriwether Lewis, riuscì a dissuaderli, chiedendo loro di aspettare l’insediamento del governatore del territorio appena istituito. Miller, come prima Lovely, riteneva che le differenze potessero essere appianate con una conferenza e, poco dopo il suo arrivo, attuò il suo proposito facendosi accompagnare da quattro capi Cherokee al villaggio di Freccia-che-Torna-a-Casa. In dono portava venti libbre di tabacco. In questo viaggio Miller ebbe modo di notare le differenze fra i due popoli: i Cherokee erano abbastanza civilizzati, poco diversi dai bianchi e con insediamenti in Arkansas degni di rispetto. Al villaggio del Grande Hunkah egli contò 150 logge, in grado ciascuna di ospitare da dieci a quindici persone; fu colpito, come tutti, dall’aspetto imponente e dignitoso dei Piccoli; notò come essi avevano l’abitudine di guardare qualcuno non fissandolo direttamente negli occhi e di ascoltare ad occhi chiusi, senza interrompere. Si fece l’idea che pochissimi bianchi avessero vissuto tra loro, che non conoscessero l’uso del denaro né delle bevande alcoliche.
Miller non sapeva che gli Osage erano stati in contatto con gli europei per quasi un secolo e mezzo: rifiutavano semplicemente e con tenacia la loro civiltà.
I Cherokee richiedevano la consegna degli assassini dei tre cacciatori di orsi, mentre gli Osage esigevano la restituzione dei loro cari fatti prigionieri. Entrambi i fatti erano avvenuti nel nel 1817. Miller chiese alle tribù di incontrarsi di nuovo con lui il 1° ottobre 1820.
I Piccoli non erano tanto preoccupati per la terra loro sottratta, quanto in collera per il fatto che questa fosse stata assegnata ai loro nemici. Inoltre erano infastiditi per lo sterminio della fauna locale. Gli animali, per gli Osage, erano sacri, dono di Wah’Kon-Tah e intercessori presso quest’ultimo delle loro preghiere. Ma il bisonte, il wapiti, il cervo a coda bianca, il castoro, l’orso, il puma e la lince stavano sparendo, e questi animali sacri sembravano non voler più prestare ai Piccoli i loro poteri. Adesso non si pregavano più solo la Stella del Mattino e Nonno Sole con l’antichissimo Canto dell’Alba, ma avevano cominciato a pregare anche al tramonto e alla comparse delle prime stelle della sera.
Ricordo della fondazione della Missione Union
Intorno all’anno 1820 i Cherokee parvero raddoppiare gli sforzi per impadronirsi della terra degli Osage, mentre questi si davano da fare per rubare cavalli e uccidere cacciatori e trappers, sia Cherokee che Americani, ogni volta che questi oltrepassavano i confini stabiliti dai trattati del 1808 e 1818. Il governatore Miller e il maggiore Bradford di Fort Smith si adoperarono, anche con i buoni uffici delle missioni protestanti di Harmony, sul fiume Osage, e di Union, sul Neosho, a promuovere un accordo fra le due tribù.
Bradford riuscì solo a convincere i Cherokee a rimandare l’attacco programmato, dopo di che fece un altro tentativo per cercare di convincere gli Osage a non assalire i cacciatori bianchi e Cherokee che sconfinavano. L’unica risposta che ottenne fu una nuova serie di rapporti su altri uomini scotennati e decapitati barbaramente.
La Luna-che-Uccide-i-Fiorellini (mese di maggio) del 1821 era ormai prossima, ed era quasi tempo di partire per la grande caccia tribale. Ma i Piccoli non avevano dimenticato, quando, nel 1817, i Cherokee avevano assalito e depredato il villaggio rimasto senza guerrieri. Fingere un’invasione del territorio dei Cherokee per spaventarli fu considerato dai capi Osage un’ottima mossa strategica. Era il “balzo del grizzly”, che la belva fa per impaurire il puma e allontanarlo da una carcassa di wapiti. Perciò quattrocento guerrieri del Posto-delle-Querce si organizzarono per la guerra, agli ordini di Bisonte Irascibile. Il Grande Hunkah si recò fino alla Missione di Union per informare i missionari che i giovani della tribù, sfuggiti al suo controllo, erano in marcia per attaccare i Cherokee. L’altra parte del piano prevedeva un finto attacco a Fort Smth: i preparativi di guerra dei guerrieri spaventarono molto i soldati. Il folto gruppo di guerrieri Osage perlustrò la riva sinistra del Poteau e scoprì alcuni cacciatori di frodo, dei quali alcuni fuggirono e altri furono uccisi; stessa sorte subirono dei cacciatori Quapaw. Sul Lees Creek gli Osage sorpresero e uccisero tre cacciatori Delaware.
I Cherokee compirono qualche incursione e piccole razzie. Ma presto si diffuse la voce che centinaia di Osage stessero per invadere le terre dei Cherokee, mettendo questi ultimi in allarme e facendoli correre a predisporre le difese. Così nel mese di luglio, gli Osage poterono andare negli accampamenti di caccia nelle Grandi Pianure. Il “balzo del grizzly” di Bisonte Irascibile e l’astuzia di suo padre evitarono l’attacco dei Cherokee ai villaggi Osage.
Nel settembre 1821, il maggiore Bradford ebbe un incontro con gli Osage: Freccia-che-Torna-a-Casa con un nobile discorso disse che il capo dei Lunghi Coltelli a Washington aveva mandato i Quella-Cosa-sulla-Testa (i Cherokee) oltre le Grandi Acque (il Mississippi) e aveva dato loro la Sacra (Madre Terra), ma che non aveva dato loro tutti gli orsi, i castori, i bisonti e i cervi: sulla “carta parlante” (il trattato) non c’era alcun riferimento al riguardo. Bradford rassicurò gli Osage che le parole di Freccia-che-Torna-a-Casa sarebbero state riferite a Washington (cosa che avvenne regolarmente) e che non sarebbero stati attaccati.
Era già fine settembre, si era in ritardo per la caccia autunnale. Confortati dalle assicurazioni di Bradford, i Piccoli partirono per la caccia,portando con sé donne, bambini ed anziani. In prossimità dello sbocco del Cimarron nell’Arkansas, i Piccoli si divisero in due gruppi: i guerrieri risalirono l’Arkansas in cerca dei Pawnee, dei Wichita e dei Kiowa, che dovevano essere tenuti lontani dall’usuale terreno di caccia degli Osage, mentre il resto della tribù proseguì la marcia sulle piste di caccia. Gli esploratori scoprirono che i membri delle altre tribù, pur cacciando separatamente, erano in gran numero, perciò richiesero altri guerrieri al gruppo principale.


“The scouts” – dipinto di Charles Marion Russell

I capi, fidando nella parola di Bradford, lasciarono all’accampamento di caccia gli anziani, le donne e i bambini con pochi guerrieri. Non appena i Cherokee vennero a sapere che gli Osage erano partiti, radunarono trecento guerrieri, cui si unirono alcuni Delaware, Creek, Choctaw e Shawnee. Si divisero in due gruppi: il gruppo che aveva seguito le donne e gli anziani li raggiunse facilmente e, agendo con precauzione e in silenzio, sferrò un attacco improvviso, compiendo un vero e proprio massacro. Quando tornarono a Fort Smith, gli attaccanti mostrarono trenta prigionieri, e si vantarono di aver catturato settanta cavalli e aver ucciso quaranta Osage. Ma Bradford notò chiaramente che gli scalpi mostrati erano a capello lungo, non si trattava certo dei corti ciuffi dei guerrieri, e immediatamente cominciò a svolgere indagini. Il secondo gruppo di Cherokee, arrivato alle pianure, cominciò a preoccuparsi: erano Indiani dei boschi, non abituati agli spazi aperti, dove ogni movimento poteva essere notato da lontano. Gli Osage li attaccarono prima che avessero potuto disporre le sentinelle. I Cherokee si difesero con coraggio, ma furono sopraffatti. Quando i superstiti tornarono a Fort Smith mostrarono cinque scalpi, ma solo due erano tipici ciuffi Osage, gli altri appartenevano ai loro stessi caduti. Gli Osage raccolsero una grande quantità di scalpi Cherokee, ma questi eventi avevano rovinato la caccia autunnale. I Piccoli del Verdigris nell’inverno 1821-22 patirono la fame, dovettero raccogliere perfino le bacche di rosa canina, e fare spesso visita ai villaggi sul Neosho e addirittura a quelli sul “Marais des Cygnes”, presso parenti ed amici.

Il Trattato del 1822

Per poter controllare la situazione, che dopo la fine della guerra, nel 1815, si andava facendo caotica per l’arrivo in una parte del territorio dei Piccoli, di coloni americani, cacciatori, trappers, sbandati e vagabondi indiani dell’est, l’esercito stabilì in seguito, nel 1823, un avamposto, Fort Gibson, sul fiume Neosho, e un altro, Fort Towson, alla foce del fiume Kiamichi nel Red River. Il generale Andrew Jackson era incaricato di sgomberare la zona dai coloni e dalla marmaglia degli “free men”, per far posto alle tribù che vivevano ad est del Mississippi, come Cherokee, Choctaw e Chickasaw.
Guerriero Choctaw 1832
Dal canto loro, gli Osage non molestavano granché i coloni, ma erano costantemente impegnati a scovare cacciatori e vagabondi che uccidevano animali in quantità. Il nuovo comandante di Fort Smith era il colonnello Arbuckle, che aveva l’incarico di sedare il conflitto fra Osage e Cherokee. Arbuckle conosceva la psicologia degli Indiani, e immediatamente diffuse la voce che tra i Cherokee e gli Osage si sarebbe presto conclusa una pace, visto che ora c’erano molti soldati in grado di farla rispettare. Un sub agente, Nathaniel Philbrook, era stato incaricato recarsi presso gli Osage per cercare di conoscere l’opinione della loro gente. Tallai, capo del clan del Cervo e consigliere di Bisonte Irascibile, si disse pronto a concludere un trattato di pace con i Cherokee, in modo da potersi dedicare in tutta tranquillità alla caccia dei bisonti nelle pianure. Freccia-che-Torna-a-Casa invece non volle nemmeno incontrare Philbrook. Questi tornò di nuovo fra gli Osage nella Luna-che-Uccide-i-Fiorellini (maggio), per sollecitarli a firmare il trattato: rammentò loro che erano rimasti esclusi dai commerci, che scarseggiavano di polvere da sparo e che i Cherokee avevano donne e bambini della loro tribù come prigionieri. Grazie agli sforzi di Philbrook si concluse un armistizio, e i Piccoli poterono partire per le pianure senza troppe preoccupazioni. Il 9 agosto 1822, a Fort Smith, il trattato di pace fu concluso e i prigionieri Osage vennero restituiti. C’era da definire un’altra questione: a seguito della pressione dei commercianti privati, il Congresso aveva sospeso le attività commerciali delle agenzie governative. Di conseguenza il 31 agosto i grandi capi e i capi clan Osage furono di nuovo invitati al Posto-dei-Molti-Cigni a “toccare la penna”. Per la somma di 2.329 dollari e 40 centesimi, pagati in merce, gli Osage rinunciarono alle rivendicazioni di cui al secondo articolo del Trattato del 1808, dove il governo americano si impegnava a mantenere per tutto l’anno una stazione commerciale a Fort Osage (Fort Clark). In calce al Trattato furono apposte ventidue croci di capi Osage. Ora Chouteau e gli altri commercianti non avrebbero più avuto la concorrenza del governo nel commercio con la tribù. Subito dopo la firma del trattato, Chouteau convinse Capelli Bianchi il Giovane, figlio del vecchio Paw-Hiu-Skah, morto nel 1808, ad abbandonare definitivamente il Posto-dei-Molti-Cigni e a trasferirsi al Posto-delle-Querce, la regione dei fiumi Neosho e Verdigris.


I villaggi degli Osage dopo il trasferimento al Posto-delle-Querce (Three Forks)

Il grande capo avrebbe portato con sé due delle comunità sorte dopo la scissione dovuta alla grande alluvione: i Wah-Ho-Ka-Li, cioè i Valle Spinosa, e i Pa-Solé, i Grande Collina. Questi avrebbero quindi raggiunto gli altri gruppi che si erano trasferiti in quella zona molto tempo prima: un altro gruppo dei Grande Collina; i Sa’n-Solé, cioè i Foresta-in-Alto di Freccia-che-Torna-a-Casa, e gli U-Dse-Tsa, il Popolo Giù-Sotto, o Little Osage. Nella memoria tribale non c’è traccia di notizie sulla dislocazione, in questa fase, dei No’n-Dse-Waspi, il Popolo Cuore Saldo.

Il Trattato del 1825

In ogni caso alcuni clan dei Grande Collina dichiararono di non sentirsi vincolati al trattato concluso in agosto con i Cherokee, perché non facevano parte dei firmatari. Dissero che i nuovi Lunghi Coltelli stavano uccidendo i loro “fratelli” animali sui fiumi Osage e Missouri, che loro si erano trasferiti per non assistere a quello scempio, e che da quel momento in poi si sarebbero impegnati a proteggere i “fratelli” in quella zona, come avevano fatto in passato al Posto-dei-Molti-Cigni. Nel 1823 si verificarono scontri e scaramucce fra Osage e Cherokee, Il colonnello Arbuckle ascoltò le lamentele dei Cherokee, ma volle anche parlare con il Grande Hunkah Freccia-che-Torna-a-Casa, e si convinse ben presto, assieme al maggiore Bradford e al governatore Miller, che i Cherokee fossero dei mentitori e si stessero comportando “da ladri e da predoni”.
Proprio in quel periodo giunse a nord del Red River una grossa banda di fuorilegge e assassini, e fu proprio in quell’occasione che il generale Winfield Scott dislocò un contingente di truppe alla foce del fiume Kiamichi, costruendo l’Acquartieramento Towson. I militari si occuparono subito di distruggere le distillerie clandestine dei coloni e di ostacolarne la caccia in territorio indiano, e questo degenerò in una vera e propria guerra fra Bianchi.
Per gli Osage c’era anche l’ansia provocata dai soliti Cherokee, che sembravano appoggiati dall’agente Graham e da William Clark, che era favorevole ad una “confederazione” di Shawnee, Delaware, Kickapoo, Piankashaw, Wea, Peoria, Miami, Wyandot, Ottawa, Oneida e Potawatomi, sotto la guida dei Cherokee. La scarsità della selvaggina ad est della “linea magica”, il confine stabilito nel 1808, diventò un problema nazionale quando gli Indiani orientali, che vivevano nei territori ceduti dagli Osage, cominciarono a patire la fame. Infatti per le loro cacce sconfinavano nelle terre dei Piccoli, e più sconfinavano più “oltraggi” venivano commessi dai “selvaggi” (gli Osage).


Un dipinto moderno: “Osage dreams”, di Charles D. Banks

Il territorio dei Piccoli era sempre stato sorvegliato dai guerrieri della tribù come una grande riserva di caccia, cui guardavano i pellerossa dell’est, come i coloni e i cacciatori americani. L’agente Graham calcolò che le tribù alleate, se ad esse si fossero uniti anche i Pawnee, avrebbero potuto contare su circa 4.100 guerrieri, contro i 1.250 fra Osage e Kansa; i Sac e Fox non avrebbero agito contro gli Osage, con i quali da parecchio tempo erano in rapporti amichevoli.
Le tensioni erano sempre più forti, anche perché i Piccoli, per poter procurarsi merci con l’unica stazione commerciale a loro vicina, allo sbocco del fiume Osage nel Missouri, dovevano sconfinare oltre la linea del 1808, venendo spesso aggrediti dai “free men” americani. Gli Osage dipendevano ormai quasi interamente dagli articoli e dalle merci dei Folte Sopracciglia (termine che a quell’epoca veniva sempre più spesso adoperato anche per i Lunghi Coltelli americani). Nel 1822 era stato istituito un sovrintendente agli affari Indiani, con sede a St. Louis. La carica fu conferita a William Clark, il vecchio esploratore. Nel 1825 la pressione esercitata dai coloni sulle tribù dell’est si fece sempre più insistente per cui, il 2 giugno dello stesso anno, a St. Louis venne stipulato un nuovo accordo con parecchie tribù indiane. Il Governo era rappresentato da Clark. Per i Piccoli il trattato venne sottoscritto da un lungo elenco di capi dei Great e Little Osage. In pratica esso prevedeva che sarebbe stata creata una riserva Osage in una regione della parte meridionale dell’odierno Kansas, costituita da una striscia avente il confine orientale a 25 miglia dal confine con l’attuale stato del Missouri, larga 50 miglia e con il confine occidentale rappresentato dalla linea di frontiera fra Stati Uniti e Messico. In cambio il governo americano si impegnava a pagare annualmente per la durata di venti anni, in denaro merci o provviste, l’ammontare di 7.000 dollari. Avrebbe anche fornito alla tribù capi di bestiame, animali da allevamento, 10 coppie di buoi, 6 carri e vari attrezzi agricoli. Avrebbe anche fornito un maniscalco per ferrare i cavalli e i consiglieri necessari per costruire delle comode case per i capi principali, e rifuso parzialmente i danni arrecati dalle scorrerie degli Osage.


Il Trattato con gli Osage del 1825 – dipinto di Mike Wimmer

Per qualche motivo il Trattato del 1825 parve a William Clark una vera e propria farsa: aveva forse capito che l’espansione degli emigranti sarebbe stata inarrestabile e che prima o poi i pur resistenti Osage sarebbero stati respinti sempre più ad ovest, o completamente sterminati. In merito a ciò, E. A. Hitchcok, che visitò quelle regioni nel 1842, ebbe a scrivere: “…il generale Clark…mi ha detto che a quel tempo con gli Indiani non era mai stato concluso un trattato così restrittivo, e che se mai avesse dovuto patire la dannazione eterna per qualcosa, la causa sarebbe stata la firma di quel trattato…”.
Ma le richieste degli Americani non si fermarono qui: i cittadini del Missouri, per commerciare con gli Spagnoli, avevano necessità di transitare per la pista di Santa Fe, che si trovava ancora in territorio indiano. Per questo, il 10 agosto 1825, nella Luna-dei-Fiori-Gialli, i Piccoli si incontrarono di nuovo per “toccare la penna” con il maggiore Gorge C. Sibley, il loro vecchio agente, e altri rappresentanti americani. I pellerossa presenti erano per la maggior parte Little Osage, guidati da Capelli Bianchi. L’incontro si tenne sotto una grande quercia, in una località che poi fu chiamata Council Grove. In cambio del permesso di fare uso della pista senza essere molestati, gli Americani avrebbero consegnato agli Osage 5.000 dollari in denaro o merce. Naturalmente i commissari anticiparono diversi regali ai capi presenti, per metterli nella giusta predisposizione d’animo e ufficializzare in qualche modo l’accordo. Ritennero che l’assenso dei capi dei Little Osage, sebbene rappresentassero solo una parte della tribù, bastasse per convalidare il nuovo patto.


Il Trattato di Sibley del 1825

Gli Osage non firmano il Trattato del 1835

Freccia-che-Torna-a-Casa morì nel 1828, lasciando cordoglio fra i missionari di Union e fra chi aveva avuto modo di conoscerlo. Gli Osage dell’Arkansas erano ancora caparbiamente impegnati a difendere i loro “fratelli” animali nella regione. Sulle pianure ad ovest continuavano le scaramucce di confine con i Pawnee, i Comanche e gli Apache, ai quali si erano aggiunti di recente i Kiowa.
Con l’approvazione dell’Indian Removal Act del 30 giugno 1830 il trasferimento delle tribù dell’est divenne ufficiale. Per il presidente Anderw Jackson, in realtà, il problema era più generale e complesso: si trattava di concedere a Cherokee, Choctaw, Chickasaw e Creek un territorio tribale equivalente a quello ceduto ad est del Mississippi.
Per fronteggiare questo problema, nel 1832 Jackson nominò una commissione d’inchiesta presieduta dal governatore della Carolina del Nord, Montford Stokes. Il 25 febbraio 1833 Stokes incontrò gli Osage dell’Arkansas, e li invitò a trasferirsi nella riserva del Kansas, secondo le clausole del Trattato. Era molto freddo, e gli Osage si presentarono in ottocento, non certo perché un numero così elevato fosse necessario per trattare, ma perché erano scarsamente vestiti e malnutriti e speravano in provviste e regali. In effetti i commissari, vista la situazione, li fecero scendere fino a Fort Gibson, dove poterono ripararsi dalle intemperie e ricevere razioni. Il negoziato riprese in marzo, ma non si concluse nulla, essenzialmente perché i commissari sembravano interessati a proteggere solo i Creek e i Cherokee. In quel periodo il grande Hunkah era un altro Freccia-che-Torna-a-Casa, ma più carismatico era Shonkah-Sabe, Cane Nero, capo dei Foresta-in-Alto. Un incontro con i Cherokee, fissato per il 1° maggio 1833 a Fort Gibson, non venne tenuto a causa di una disastrosa alluvione. Il colonnello Arbuckle e il governatore Stokes dovettero prodigarsi per evitare un conflitto fra Osage e Cherokee. I Creek, nonostante la possibilità di occupare i nuovi territori loro assegnati, continuarono a mantenersi nelle vicinanze di Fort Gibson. Solo quando il generale Leavenworth costruì un avamposto alla foce del Cimarron (che prese il suo nome), i Creek si sentirono protetti e si addentrarono nella regione.
Il 15 giugno 1834 il colonnello Henry Irving Dodge lasciò Fort Gibson, con nove compagnie per un totale di 500 uomini, con il proposito di mostrare la potenza degli Stati Uniti alle tribù delle Pianure, e fare in modo che si recassero a Fort Gibson per un trattato che ponesse fine alle continua molestie contro le tribù dell’est. Un primo Consiglio, tenuto a Fort Gibson con i rappresentanti di sette o otto tribù, non ebbe alcun esito.
Ritratto di Matthew Arbuckle
Il Consiglio successivo fu fissato per fine primavera, nei dintorni della moderna Lexington, in Oklahoma. Nella prima settimana del luglio 1835 si radunò sul posto un’orda di circa ottomila fra Kiowa e Comanche, pronti a ricevere regali, a banchettare e a intavolare trattative. Il colonnello Arbuckle mandò di rinforzo due compagnie del 7° Fanteria. Gli Indiani emigranti arrivarono in compagnia dei commissari: il governatore Montford Stokes e Mathew Arbuckle, proprio in quei giorni promosso generale.

C’erano i Creek, i Seneca, i Quapaw, i Choctaw, i Cherokee e i Delaware. Molti di loro sapevano parlare e scrivere in inglese, molti erano cristiani e la maggior parte erano agricoltori. Tutti osservarono con attenzione gli ottanta Osage, che montavano i loro migliori cavalli, con scudi e lance, i volti dipinti e i wah-hopeh appesi al collo dei due loro grandi capi, Freccia-che-Torna-a-Casa il Giovane e Cane Nero. Avevano lo stendardo di guerra, l’asta ricurva con la pelle di cigno, ma non gli scalpi ornamentale dei loro nemici, che Arbuckle aveva chiesto loro di lasciare a casa. Ci furono danze e banchetti, parate e dimostrazioni di abilità dei guerrieri a cavallo. Il 24 agosto il trattato venne firmato e i regali promessi furono distribuiti. In base all’accordo i Comanche e i Wichita concedevano libero passaggio ai cittadini americani e messicani sulla pista di Santa Fe, mentre le tribù “emigranti” potevano cacciare ad ovest dei Cross Timbers (una zona di prateria, savana e boscaglia che attraversa il Kansas meridionale, l’Oklahoma e il Texas settentrionale), entro i limiti del confine americano. Né i Kiowa né gli Osage firmarono il trattato. I Kiowa avevano smontato le tende prima della fine del Consiglio; gli Osage non erano ancora convinti dei confini stabiliti col trattato del 1825, e si erano fatti molto cauti e diffidenti quando si trattava di “toccare la penna”.

Il “Cammino delle Lacrime”

Per l’applicazione dell’”Atto di Rimozione” delle tribù dell’Est, si ricorse alle maniere spicce: tutta questa gente venne imbarcata su battelli a vapore che percorrevano le acque del Tennessee e dell’Ohio verso il Mississippi. Disgraziatamente in quel periodo su quelle rive scoppiò una tremenda epidemia di colera. Gli emigranti erano ammassati sotto coperta, in condizioni inimmaginabili. Per un’epidemia di morbillo scoppiata a bordo delle imbarcazioni, appena i battelli si fermavano per far legna o riparare le pale, gli occupanti scendevano a terra per lavarsi, seppellire i morti, prendere aria. Fu così che contrassero il colera. Quando i superstiti raggiunsero i fiumi degli Osage, l’epidemia si diffuse tra i soldati di Fort Gibson, i missionari e, naturalmente, gli Osage. Come se non bastasse, nell’estate del 1834 seguì anche una terribile siccità, che fece accrescere il numero dei morti. Il we-lu-schka si era infiltrato tra le maglie della “medicina” dei Piccoli, ed essi ritenevano che potesse essere stato mandato, attraverso la preghiera, dai loro nemici: la potentissima “medicina” del Dio dei Folte Sopracciglia; i Quella-Cosa-sulla-Testa (Cherokee); la tribù dei Mo’n-Shko-Ge (Creek). Quella gente era capace di pregare che i Piccoli morissero. Per il we-lu-schka non c’era alcuna difesa. Con la diffusione del colera, che i Piccoli chiamavano de-ko-ka, ossia “crampi”, i villaggi sul Verdigris e sul Neosho si separarono in piccole unità di clan o addirittura familiari. Vari gruppi si trasferirono nella prateria sperando che l vento che vi soffiava sempre potesse spazzare via la malattia.


Il fiume Neosho a Shady Nook, nel Kansas

Ma presto i decessi furono troppi e troppo frequenti: la spiritualità degli Osage parve venir meno, non si intonavano più canti funebri e i defunti venivano abbandonati dove erano morti. I torrenti si prosciugavano, gli alberi si rinsecchivano e i Piccoli sopravvissuti, con lo spirito di un mustang azzoppato, restavano in attesa.
I gruppi Osage che, rifiutandosi di trasferirsi nella riserva stabilita nel 1825, erano rimasti nei villaggi del Verdigris e del Neosho, erano completamente circondati dagli emigranti Cherokee e Creek, e dai commercianti bianchi che li avevano seguiti. Conseguenza di questi arrivi fu la diminuzione della selvaggina, e gli Osage dovevano spingersi sempre più a ovest per trovare i bisonti, con il rischio di scontrarsi con gli Indiani delle Pianure. I Piccoli del corso superiore del Neosho furono costretti a cacciare di nuovo nel loro antichi possedimenti nel Missouri.
Molti animali, infatti, in fuga dall’avanzata dei cacciatori bianchi, preferivano rifugiarsi in quelle terre ricche di boschi e di acque, piuttosto che nell’aperta prateria. Naturalmente i cittadini del Missouri contrastarono l’iniziativa degli Osage, e costituirono un “Comitato di Vigilanza” e li diffidarono dall’avvicinarsi agli insediamenti dei Bianchi. I Piccoli risposero che avevano venduto la terra, ma non la selvaggina, e che sarebbero venuti a prendersela come avevano sempre fatto. Quando questi affamati guerrieri passarono un confine del quale non si rendevano neanche conto, l’allarme fu altissimo e fu organizzata una milizia di 280 uomini, in parte richiamati e in parte volontari. Il generale Lucas si impegnò con zelo a cacciare gli Osage dallo Stato del Missouri, ma non vi fu spargimento di sangue.
Alla fine, fiaccati dalle malattie , dalla fame, dai coloni e dagli Indiani invasori, l’11 novembre 1839, a Fort Gibson, gli Osage del Verdigris – o Osage dell’Arkansas, Osage-delle-Querce, Shainer, Foresta-in-Alto, “Banda di Claremore”, Sa’n-Solé, che dir si voglia – firmarono un trattato con cui si impegnavano ad accettare le condizioni imposte dagli accordi del 1808 e 1825 e a non sostenere rivendicazioni sulle terre assegnate ad altre tribù. In cambio ricevevano 12.000 dollari in denaro e 8.000 in merci e provviste. Il Governo avrebbe fornito loro un maniscalco per venti anni, animali, attrezzi vari, e saldato ogni debito per i danni causati dalle loro incursioni fino alla somma di 30.000 dollari. In ogni caso fu solo l’intervento dei soldati mandati dal generale Arbuckle a costringere questi Osage a riunirsi agli altri gruppi che già si trovavano nel Kansas.
Ma ancora nel 1840, dopo un secolo e mezzo di contatto con i Bianchi, gli Osage si ritenevano ancora i discendenti delle stelle, il popolo venuto dal cielo. Non indossavano gli abiti dei Folte Sopracciglia per paura del ridicolo, ogni mattina all’alba gli uomini intonavano i loro canti di preghiera su un colle o su un’altura, mentre le donne restavano nelle logge o uscivano ad assistere al quotidiano miracolo di Nonno Sole. Dopo che avevano digiunato e pregato, Wah’Kon-Tah si sarebbe rivolto ai Piccoli con la voce del gufo, del pellicano, del chiurlo, con il guizzo di un pesce nell’acqua, e lo avrebbero trovato nelle nuvole che aveva dipinto in cielo, nel fischio del vento nella pianura sconfinata, nelle foglie delle querce e dei pioppi, nella pioggia che cadeva dal cielo e nei morbidi e leggeri fiocchi di neve. I piccoli continuavano a resistere.

Alleanze nelle pianure

Nel maggio del 1842 i Creek convocarono un grande Consiglio in una località sita vicino alla moderna Eufaula, in Oklahoma, alla presenza del generale Zachary Taylor. Furono invitati i Pawnee, i Wichita e gli Osage, oltre agli Shawnee, Delaware, Seneca e altre tribù “emigranti”. Non erano presenti i Cherokee. Gli Osage si presentarono con un gruppo di cavalli rubati, aspettandosi la restituzione di altrettanti cavalli di loro proprietà. Ma i Creek invece li avvertirono che in caso di ulteriori razzie sarebbero stati duramente puniti. Il generale era preoccupato: c’erano i rapporti sempre tesi fra le tribù emigrate da proteggere dai “selvaggi indiani dei bisonti”; il problema della sicurezza sulla pista di Santa Fe; e il quel periodo si aggiunse il problema del Messico: i Comanche parlavano spagnolo, e ultimamente componenti di questa tribù erano stati visti a caccia insieme ai coraggiosi Osage. I Texani avevano costretto i Comanche a commerciare a nord e ad est del loro confine, e gli Osage disponevano di ciò di cui essi avevano bisogno. La situazione andava tenuta sotto controllo. Nel 1843, su iniziativa di John Ross, uno dei capi principali dei Cherokee, si tenne un altro Consiglio. Oltre al generale Taylor, parteciparono i rappresentanti di diciotto tribù, tra cui gli Osage, la cui delegazione comprendeva nove personalità importanti. Una di queste era il vecchio e orgoglioso Grande Soldato. Era diventato un personaggio molto rispettato nella tribù. Quando circolò la voce che era stato uno dei sei Osage recatisi a Parigi nel 1827, fu uno dei consiglieri che ebbero l’onore di essere ritratti da John Mix Stanley, il famoso pittore.


Danza dello Scalpo dei Little Osage, dipinto di John Mix Stanley

Anche il maggiore Ethan Allen Hitchcock partecipò al grande Consiglio. Aveva avuto l’incarico dal Ministero della Guerra di effettuare verifiche sulle accuse di frode contro gli agenti indiani. Lo spettacolo, come al solito,era molto interessante. Gli Indiani appartenenti alle varie tribù di quell’area rappresentavano tutti gli stadi di sviluppo del processo di europeizzazione che i pellerossa stavano subendo all’epoca, sia negli abiti che nell’atteggiamento. Gli Iowa avevano dei piccoli sonagli attaccati ai vestiti, e il loro tintinnio provocava ovunque allegria. I Cherokee e altri Indiani dell’Est erano vestiti in abiti “civili”, da bianchi, qualcuno più dimesso, qualcuno più elegante, con cappello a cilindro, giacca a coda di rondine, panciotto e bastone da passeggio. Gli Indiani delle Pianure indossavano i classici gambali di pelle scamosciata e i mocassini; molti avevano il volto dipinto e portavano tomahawk ornamentali. Per quanto riguarda gli Osage, così li descrisse il maggiore Hitchcock: “…avevano il cranio rasato e adorno di penne, ed erano avvolti in coperte in uno stile primitivo.
Tomahawk di guerra Oasage – 1850
I Cherokee hanno fatto capannello intorno a loro e li osservavano con estrema curiosità, come se non avessero mai visto un indiano…la tribù è mal vista da tutti. Sono considerati ladri, selvaggi, ignoranti e barbari.”
I Piccoli continuavano a guardare verso l’Ovest, dove trovavano tribù con usi a costumi simili ai loro. Da quando il Texas si era separato dal Messico, i Comanche avevano stretto rapporti d’amicizia con gli Osage, e tramite loro anche i Kiowa si erano presentati con la mano tesa per concludere la pace. Ora Comanche, Osage e Kiowa cavalcavano insieme nelle pianure in cerca di Cheyenne e Arapaho. Laggiù i Piccoli potevano usare di nuovo il bastone da “colpo” e sentirsi protetti dagli scudi – feticcio rossi e dal falco sacro. Non c’erano solchi di aratro a fare da confine e nessuna “linea magica” a fermarli. Nel 1838 avvenne una sanguinosa battaglia sul Wolf Creek tra Kiowa, Comanche ed Apache contro Cheyenne e Arapaho, senza la partecipazione degli Osage. Lo scontro durò dall’alba al tramonto e fu interrotto dai guerrieri più anziani che con urla e suppliche posero fine alle ostilità. Due giorni dopo un gruppo di guerrieri del clan del wapiti degli Osage arrivò all’accampamento dei Comanche per tentare di convincerli ad attaccare i Cheyenne accampati sul Beaver Creek, ma la risposta del portavoce della tribù fu: “Non ci sono più, lasciamoli andare”.
Anche i Pawnee facevano parte integrante degli Indiani delle vaste pianure, e venivano combattuti dagli Indiani delle Pianure, probabilmente influenzati dagli Osage e dal loro spirito vendicativo. Più a ovest, sulle rive del Canadian e del Washita, vivevano gli Shawnee che dopo la morte di Tecumseh si erano spostati a sud – ovest, separandosi dal resto della tribù, insediata lungo il Missouri e il Kansas.
Nella stessa zona vivevano i Delaware e i Kickapoo, anch’essi sedentari agricoltori con capanne di tronchi e orti. Questi gruppi di emigranti non avevano perso il loro spirito guerriero ed erano dotati di fucili; erano anche in buoni rapporti con i Pawnee, andando con loro spesso a caccia.
Nell’estate del 1852, mentre i Pawnee erano a caccia di bisonti, le tribù di Indiani emigranti furono attaccate da un’alleanza di Cheyenne, Arapaho, Kiowa, Sioux, Comanche e Osage sulle sponde del fiume Republican. La battaglia durò diversi giorni, con molte vittime da ambo le parti. La memoria tribale dei Piccoli non fornisce molti particolari su questa cruenta battaglia, se non che gli Osage avevano la testa coperta dai manti di pelliccia di bisonte per non mostrare il tipico ciuffo di capelli e non essere così riconosciuti dai Pawnee. Una certa impressione destava il modo di sparare dei Potawatomi: usavano lunghi bastoni con i quali formavano delle inforcature sulle quali poggiare il moschetto, all’uso dei “voyageur” francesi di un secolo prima.
Un capo Potawatomi
Prendevano accuratamente la mira ed erano freddi e precisi, a differenza dei veloci e precipitosi indiani della Pianure, segno di un addestramento da parte egli Inglesi durato per parecchie generazioni. Invece di sparare a casaccio, formavano dei ranghi, sparavano una prima raffica con mortale precisione, dopo di ché arretravano per ricaricare, mentre la fila successiva avanzava a copertura per sparare un’altra scarica. Quando erano a cavallo non galoppavano in cerchio intorno al nemico, né sparavano da sotto il collo dell’animale. Addestravano invece i loro cavalli a restare perfettamente fermi mentre sparavano.
Nel 1854 si tenne un Consiglio da parte di sette tribù di Indiani delle Pianure per fumare insieme la pipa nella località in cui la Pista di Santa Fe incrocia il Pawnee Fork. C’erano i Kiowa al completo, due bande di Comanche, due bande di Cheyenne e una di Arapaho, più diversi Apache e Sioux. Gli Osage erano rappresentati da una parte dei Grande-Collina. La strategia di guerra per combattere gli “Shawnee”, come le tribù delle Pianure chiamavano genericamente tutti gli Indiani emigranti, risentì evidentemente dell’influenza dei capi Cheyenne e Kiowa, visto che alla fine i guerrieri si diressero a nord anziché ad est, come richiesto dagli Osage. L’armata indiana trovò i Potawatomi e i Sac e Fox presso il fiume Kansas e si lanciò all’attacco. Le due tribù erano armate di fucili inglesi e sapevano sparare in modo ordinato, come truppe regolari. Sia i Sac e Fox che i Potawatomi smontarono da cavallo e puntarono i fucili, mentre i nemici avanzavano intonando i canti di guerra nelle varie lingue tribali. Degli attaccanti solo gli Osage disponevano di fucili: tutti gli altri erano armati di arco e di frecce. I tiratori Potawatomi erano precisi e miravano sia agli uomini che ai cavalli. Alla fine gli attaccanti batterono in ritirata, lasciando sul terreno diversi cavalli, un Apache e due Osage. I fucili dei Piccoli uccisero cinque Sac e Fox e ne ferirono altri quattro. Dopo la ritirata, si sa che i Sac e Fox infierirono sui cadaveri dei nemici rimasti sul campo: strapparono il cuore ai due Osage e si imbrattarono il volto con il loro sangue.
Quando il Texas e il New Mexico divennero territori degli Stati Uniti, per le tribù delle Pianure la situazione si andò aggravando, specie per i Comanche. Il territorio indiano era attraversato in continuazione da carovane lungo la pista di Santa Fe, e la scoperta dell’oro in California nel 1848 mise in moto un’altra moltitudine di persone. Le grandi mandrie di bisonti, indispensabili per l’economia delle tribù delle Pianure, cominciarono ad essere intaccate. I Comanche e i Kiowa stavano attaccando le carovane dei cercatori d’oro lungo la pista di Santa Fe, e nell’estate del 1854 gli Osage si unirono a loro, sia pure conducendo attacchi in modo autonomo. In un modo o nell’altro le azioni dei Comanche e dei Kiowa risultavano meno efficaci di quelle degli Osage. Per i primi gli attacchi probabilmente non erano altro che un “pedaggio” che i bianchi dovevano pagare per passare nel loro territorio. Gli Osage, che verso ovest non conoscevano i confini della loro riserva, vedevano di nuovo in pericolo i loro “fratelli” bisonti, che Wah’Kon-Tah non aveva affatto limitato nei loro spostamenti da una regione all’altra. Non avevano dimenticato ciò che era avvenuto agli orsi, ai wapiti, ai cervi e ai bisonti dei boscosi bacini del Neosho e del Verdigris.
Forse a causa delle spaventose pitture di guerra degli Osage o per l’elevata statura che li caratterizzava, o forse ancora perché sembravano più interessati agli scalpi che ai “pedaggi” in natura, le bellicose attività dei Piccoli furono immediatamente dichiarate “intollerabili”.


La “Pista di Santa Fe”

Tra il Mississippi e l’Oceano Pacifico erano stanziati solo il 1° e il 2° Dragoni, i Fucilieri a cavallo e tre reggimenti di cavalleria sparsi nei vari avamposti militari. Il 3 marzo 1855 furono formati altri due reggimenti di cavalleria con lo scopo dichiarato di combattere gli Indiani delle Pianure. In realtà quando il colonnello Pitcairn Morrison lasciò Fort Gibson con un distaccamento di cavalleggeri seguendo la Pista di Santa Fe, non aveva lo scopo di attaccare gli Indiani, ma di costruire un nuovo forte (Bents Fort), sul corso superiore dell’Arkansas.

La guerra per il Nika-Sabe, l’Uomo Nero

Nel 1854 nuove ondate di avventurieri americani si sparpagliarono per tutto il territorio, invadendo anche la “Cherokee Neutral Land”, la fascia di territorio di 25 miglia che faceva da cuscinetto tra il Missouri e la riserva degli Osage. Assieme a coloni che fondavano nuovi insediamenti e comunità, vi era un’accozzaglia di furfanti e fannulloni, che passavano la giornata a chiacchierare, a bere, a litigare e a fare bravate con la pistola, sparando agli Osage – uomini o donne – che per caso incontravano da soli nella prateria. Memori dell’epidemia di colera portata vent’anni prima dai Folte Sopracciglia e dai Cherokee, i Piccoli si tennero alla larga dai nuovi arrivati, e si allontanavano dalla loro riserva solo in occasione delle stagionali cacce al bisonte.
Gli Osage non sapevano niente dei Bianchi che si chiamavano “abolizionisti” o “schiavisti”. Se qualcuno avesse spiegato loro quale tipo di follia era entrata nel loro cuori non ci avrebbero creduto. Gli Osage avevano già avuto modo di vedere il Nika-Sabe, l’Uomo Nero, che i Cherokee e i Creek avevano portato con sé dalle piantagioni di cotone ad est del Mississippi. Naturalmente non erano stati informati che adesso gli Stati Uniti si dividevano in “Stati Liberi” e “Stati Schiavisti”, né che il confine fra i due gruppi passava tra il Missouri e l’Arkansas, né avevano mai sentito parlare di John Brown.
La regione dei Piccoli cominciava ad essere la meta di coloni abolizionisti del Massachusetts, sostenuti dalla “New England Emigrant Aid Company”, che contrastavano gli schiavisti, anche loro aiutati da altre organizzazioni, come il “Blue Lodge” e i “Sons of South”. Questi emigranti avevano motivi più economici che ideologici per trasferirsi nel Kansas: erano anni di crisi agricola, con il culmine che fu raggiunto con la grande carestia del 1857.


Lama di ascia in metallo di fabbricazione europea usata dagli Osage

Nel 1849 John Mathews, che aveva acquistato le stazioni commerciali di Chouteau, ne fondò una tra gli Osage del corso superiore del Neosho, nei pressi della Missione dei Gesuiti, e andò a stabilirsi in quella località, che il seguito prese il nome di Little Town. Gli Osage lo chiamavano Mon’ce-Gaxe, Forgia Metallo, perché in ognuna delle sue stazioni commerciali aveva un’officina di maniscalco. Il metallo, e gli oggetti che con esso si fabbricavano, avevano sempre impressionato gli Osage fin dai tempi dei primi esploratori francesi.
Mathews aveva una grande influenza sugli Osage, e riuscì quindi a portare dalla sua parte i Grande-Collina del capo Tzi-Sho Hunkah, come pure To-Wa’n-She-Heh, Alto Capo, capo clan dei Faccia-di-Bisonte, e riuscì a convincere anche Shonka-Sabe, Cane Nero, figlio del dell’omonimo grande capo morto nel 1848. Tornato a Little Town, Mathews scoprì che Ascia-che-Colpisce e gli Osage locali erano già stati convinti in senso opposto al suo da Padre Schoenmakers, e andò su tutte le furie.
I Piccoli furono alquanto confusi dal contrasto tra Forgia Metallo, il commerciante, e Manto Nero, l’uomo del mistero, perché nutrivano grande rispetto per entrambi. Quindi un gruppo si schierò dalla parte di Mathews, schiavista, l’altro dalla parte dei Gesuiti, abolizionisti; anche se non comprendevano la ragione del contrasto, sapevano solo che aveva a che fare con Nika-Sabe, l’Uomo Nero. John Mathews arruolò numerosi Cherokee e Creek alla stazione commerciale di Fort Gibson, e convinse anche i giovani guerrieri dei Grande-Collina a seguirlo per scacciare i “Free-Stater” dalla fascia di territorio neutrale. Il 12 settembre 1861 Mathews con i suoi alleati indiati saccheggiò la cittadina di Humboldt. Pochi giorni dopo il tenente colonnello James G. Blunt, alloggiato con le sue truppe a Fort Scott e al comando del 6° Cavalleria del Kansas, sconfisse Mathews e la sua compagnia di irregolari. Poche ore dopo lo sorprese al limite del confine meridionale della riserva Osage, mentre stava tornando a Fort Gibson. Mathews morì nel corso dell’imboscata.
Albert Pike, fervente confederato, che nel 1832, nel corso di un viaggio esplorativo, era stato soccorso e sfamato con i suoi uomini da un clan degli Osage, ed era quindi loro amico, il 2 ottobre 1861 convocò un Consiglio, cui prese parte tutta la tribù, tranne i Little Osage. Fu firmato un trattato di alleanza di 44 articoli, in cui tra l’altro era previsto che i Confederati si impegnavano a proteggere gli Osage dai loro nemici, e a vigilare perché nessuno sconfinasse nella loro riserva. Al trattato rimasero fedeli solo Cane Nero il Giovane con i Foresta-in-Alto, che approfittarono della libertà loro concessa per vagare qua e là nelle pianure, tornando nella riserva solo di tanto in tanto: di solito preferivano restare tra i Creek e i Cherokee, con i quali erano in buoni rapporti per via dell’alleanza con i Confederati.


Il 6 nella foto è Black Dog II, capo della Divisione Osage dei “Cherokee Braves”

Nella primavera del 1863 fu organizzato dai Confederati il Battaglione Osage, composto di quattro compagnie. Fu assegnato alla Brigata di Stand Watie nel Dipartimento del Trans-Mississippi. Partecipò a varie battaglie nel Territorio Indiano e si arrese nel giugno 1865.
Piccolo Orso dei Little Osage si alleò con il suo clan all’unionista 9°Fanteria del Kansas, mentre Capelli Bianchi e la sua gente riunirono alle truppe, sempre unioniste, di Fort Scott. In realtà Capelli Bianchi cercava solo protezione e fornì solo qualche guerriero all’esercito dell’Unione, mentre i guerrieri del clan del Baribal di Piccolo Orso, nonostante la buona volontà, trovarono ben presto insopportabili le restrizioni e l’addestramento della vita militare.
Nel maggio 1863, il generale confederato Kirby-Smith, comandante delle truppe di Little Rock, nell’Arkansas, convinto che gli Indiani fossero una tremenda forza ancora inutilizzata, inviò nel territorio indiano ventidue ufficiali per convincere le varie tribù ad entrare in guerra dalla parte dei Confederati. Il 16 maggio il drappello, vestito con uniformi unioniste, entrò nella riserva Osage risalendo il Verdigris. I Confederati erano convinti che gli Osage fossero a caccia di bisonti nelle pianure, e non presero particolari precauzioni. Ma i cacciatori non erano ancora partiti, e un gruppetto di Grande-Collina intercettò il drappello. Non riconoscendo alcun ufficiale unionista, nonostante le divise, i guerrieri si fecero sospettosi e pretesero di accompagnarli a Humboldt dal maggiore Doudna, comandante di un distaccamento delle truppe dell’Unione. Messi alle strette, i Confederati uccisero un guerriero con un colpo di pistola a tradimento e fuggirono al galoppo. I Grande-Collina diedero l’allarme al villaggio, e ben presto un contingente di duecento guerrieri si lanciò all’inseguimento dei ventidue fuggiaschi. Li comandavano We-He-Sa-Ki, Fune rigida, capo dei Cuore-Saldo, e Shaha Shinka, Piccolo Castoro, anziano capo del clan del Castoro; forse c’era anche piccolo Orso. Gli ufficiali confederati vennero facilmente raggiunti e annientati dopo una cruenta battaglia. Furono tutti decapitati e scotennati, tranne il colonnello Harrison, che era completamente calvo; in compenso aveva una folta e lunga barba, e un guerriero Osage si accontentò di prendere questa. Saggiamente, dopo aver riflettuto a lungo, Fune Rigida e Piccolo Castoro mandarono due messaggeri ad avvertire il maggiore Doudna a Humboldt: sugli ufficiali morti erano state trovate alcune carte che potevano essere importanti, e gli Osage non sapevano leggere. Sia le autorità militari e politiche dell’Unione che i cittadini del Kansas furono molto soddisfatti del successo riportato dai guerrieri Osage. Fune Rigida, Piccolo Castoro e altri capi minori vennero addirittura decorati.
Indian Home Guards
I militari si interessarono degli Osage unicamente in funzione del loro ruolo di “cuscinetto”: le loro qualità di soldati non vennero mai prese seriamente in considerazione. Il colonnello William A. Phillips, comandante della Brigata dell’Unione, i tre reggimenti delle “Indian Home Guards”, aveva ai suoi ordini un primo reggimento composto da Creek, perspicaci ed ottimi soldati; il secondo, dopo essere stato “ripulito degli elementi intrattabili, per la maggior parte Osage e Quapaw”, diventò a tutti gli effetti un reggimento Cherokee; il terzo era composto interamente di Cherokee.
Alla fine della guerra gli Osage si considerarono tutto sommato fortunati; avevano sofferto il vaiolo e il morbillo e le solite molestie, ma la tribù resisteva ancora.

Il Trattato del 1865 – Il Trattato del 1868, revocato

Il 29 gennaio 1861 il Kansas diventò uno Stato dell’Unione, e questo portò a un sovvertimento della volontà del Governo Federale di proteggere il territorio Osage da indebiti sconfinamenti dei Bianchi. Infatti le autorità locali incoraggiavano i coloni a stabilirsi ovunque ritenessero opportuno. Vista la criticità della situazione, nel dicembre 1862 il senatore James Henry Lane presentò in Senato un disegno di legge che prevedeva il trasferimento degli Indiani del Kansas fuori dai confini dello Stato. Naturalmente dovette ricorrere alla solita retorica: il trasferimento degli Osage era un atto umanitario, dato che la loro riserva si trovava in mezzo agli insediamenti dei Bianchi, che premevano da ogni direzione, rischiando di annientarli. Alla fine della guerra queste idee presero forma con un nuovo trattato proposto alla tribù; questo venne firmato il 29 settembre 1865 presso la stazione commerciale di Canville. Le terre cedute consistevano in una fascia ad est della riserva di trenta miglia da est a ovest e cinquanta miglia da nord a sud. Nel 2° articolo la tribù cedeva un’altra fascia di territorio, larga venti miglia, lungo tutto il confine settentrionale della riserva. I territori ceduti dagli Osage sarebbero stati venduti a lotti, con il ricavato che, al netto delle spese, sarebbe stato utilizzato per la costruzione di case, l’acquisto di attrezzi agricoli e capi di bestiame, la retribuzione di medici, meccanici e per l’educazione scolastica. Dopo la firma del Trattato, i Piccoli ebbero sei mesi di tempo per abbandonare i villaggi lungo il corso superiore del Neosho, e ritirarsi entro i nuovi confini della riserva. Ciò li costrinse ad avanzare di trenta miglia verso il Mo’n-Ha, l’Ovest.
Nelle Pianure trovarono i Cheyenne, i Sioux e gli Arapaho, che stavano combattendo Wah-Tian-Kah, guerriero Osage
contro i Folte Sopracciglia. Gli Osage rifiutarono le loro offerte di fumare la pipa. I Piccoli avevano inimicizia con i Nasi Grossi, gli Arapaho, ma poiché questi erano alleati con i Cammina-sulla-Terra, i Cheyenne, e i Sioux, gli Osage si trovarono costretti a combattere le tribù alleate. Le sconfitte subite dagli Osage prima che avessero fatto sufficiente scorta di carne di bisonte, ebbero l’effetto di metterli in ginocchio e di diffondere la fame e la povertà nei loro villaggi. Questa grave situazione non fece altro che favorire il partito dei sostenitori del trasferimento della tribù oltre i confini del Kansas (partito i cui più grandi sostenitori erano coloro che desideravano le terre degli Osage per tracciare nuove linee ferroviarie). Il 13 gennaio 1868 l’agente G.C.Snow scrisse al sovrintendente Thomas Murphy una lettera sugli Osage, che terminava così:”…Si deve subito fare qualcosa per questa gente.” Ma, nonostante le insistenze di Snow, i Piccoli non si lasciavano convincere a firmare un nuovo trattato.
Per risolvere la questione, il presidente Johnson scelse una commissione che avrebbe dovuto trattare con gli Osage. Il Consiglio si tenne a Drum Creek Springs, nel luogo dove il Drum Creek confluisce nel Verdigris. Nonostante l’incontro fosse segreto, era presente William Sturges, presidente della “Leavenworth, Lawrence and Galveston Railway”. Dato che gli Osage si rifiutavano di firmare la cessione della riserva, fu fissato un secondo incontro, cui si aggiunse anche il colonnello C.W.Blair, presidente della “Missouri, Fort Scott and Santa Fe Railroad Company”. L’avidità dei negoziatori, l’insolito interesse del ministero degli Interni per il benessere degli Osage e la presenza di Sturges, attirarono tutti i rappresentanti delle Compagnie ferroviarie concorrenti. Dopo tanto discutere e promettere, il 29 maggio 1868 – senza che gli Osage avessero ancora firmato alcunché – la commissione vendette, dopo trattative segrete fra i commissari e Sturges, la riserva Osage alla “Leavenworth, Lawrence and Galveston Railway” per un milione e seicentomila dollari, 400.000 dollari in meno di quanto offerto dalla Compagnia del colonnello Blair.
Le pressioni perché gli Osage firmassero il trattato furono molto forti. I commissari avevano perfino ritardato la consegna delle provviste annuali, dovute secondo il Trattato del 1865, in modo da impressionarli facendole arrivare al momento opportuno nel luogo in cui si teneva il Consiglio. I Piccoli erano presenti con circa 500 guerrieri, segno della fame che stavano patendo. Tra gli oratori che presero la parola vi furono Tzi-Topa, Quattro Logge, e No-Pa-Wathe, Paura-del-Tuono, dei Little Osage; We-He-Sa-Ki, Fune Rigida, dei Cuore Saldo; e poi Ox’po’n Tonkah, Grosso Alce, Wah-Ti-An-Ka, Corno Forcuto, e altri capi, fra cui Capelli Bianchi. Chiesero di avere le loro provviste annuali prima dell’eventuale firma dell’accordo, e che fossero mantenute le promesse del precedente trattato. Taylor, Murphy e Boone cercarono di minacciare velatamente i Piccoli con la prospettiva della fine della consegna delle provviste annuali in caso di mancato accordo; inoltre dissero che stava a loro scegliere tra le ricche terre del Territorio Indiano e la guerra con gli Indiani delle Pianure.
Il giorno successivo, dopo aver valutato ulteriormente la proposta, gli Osage rifiutarono di firmare.


Capi Osage – 1870

Le trattative continuarono e alla fine, non si sa come, il commissario agli Affari Indiani, Nathaniel Taylor, riuscì a convincere una parte degli Osage, 108 in tutto, a firmare il trattato. Forse convinse Non-ha-Paura-dei-Lunghi-Capelli con una dichiarazione firmata che lo rendeva “Governatore di tutti gli Osage”. Il Congresso impiegò quasi due anni per esaminare il “Trattato Sturges”. Ma le opposizioni furono numerose, sia da parte egli abitanti del Kansas, che temevano il monopolio della Compagnia ferroviaria acquirente, sia perché il Congresso non vedeva di buon occhio il sistema dei Trattati, che era in conflitto con i suoi poteri decisionali e autonomi. Il presidente Grant finì per ritirare il Trattato.

Il Trattato del 1870: trasferimento degli OSAGE nel Territorio Indiano

Nel frattempo la guerra con gli Indiani delle Pianure si intensificò. In particolare, i Cheyenne stavano attaccando le carovane lungo il South Platte, assaltando i treni e bruciando i ranch e le stazioni delle diligenze. Su sollecitazione del governatore del Kansas Crawford, il generale Sheridan prese con sé un certo numero di esploratori Osage, che conoscevano bene il territorio ed erano in guerra con gli Arapaho e i loro alleati Cheyenne. E fu su incarico di Sheridan che il colonnello Custer si portò con le sue truppe sul fiume Washita, dove si compì l’omonimo massacro. In quell’occasione gli esploratori Osage erano Fune Rigida e Piccolo Castoro, capi scout, ed inoltre Grossa Lince, Penna d’Aquila, Lupo e Ce-Ce-Mo’n-I’n, Viaggia-Trottando, meglio noto come Trotter.
Nella riserva Osage i problemi erano sempre gli stessi: i cacciatori bianchi facevano strage di bisonti e i Piccoli cercavano di difendere i loro “fratelli”. Nella Luna-Tutta-Da-Sola, gennaio, del 1870, gli Osage di ritorno dalla caccia invernale trovarono un intero villaggio distrutto. Era un fatto gravissimo, e la dimostrazione di quanto si fossero fatti arroganti e aggressivi i coloni abusivi. E.S.Parker, indiano Seneca, era in quel periodo commissario degli Affari Indiani, ed intervenne nella questione, affermando che il compito delle truppe era proteggere gli Osage e mantenere la pace. In teoria avrebbero dovuto arrestare e consegnare alle autorità civili i perturbatori, ma la specie invadente era troppo numericamente superiore agli Indigeni. Per proteggere i Piccoli, il Governo avrebbe dovuto trasferirli.
Il 15 luglio 1870 venne approvata la legge che stabiliva l’espulsione degli Osage dal Kansas. Il prezzo, grazie all’intervento dell’agente Gibson e del senatore Morril, del Maine, fu confermato in 1 dollaro e 25 centesimi l’acro, lo stesso fissato dal Trattato del 1865, contro offerte molto più basse fatte dalle Compagnie ferroviarie.
FrankCorndropper e PaulBuffalo, Osage
Ora gli Osage dovevano essere trasferiti, ed era necessario convocarli per una vera farsa: come nel 1868, si doveva convincerli ad accettare ciò che era già stato stabilito per loro (anche se allora la vendita della riserva era stata poi revocata). L’incontro avvenne l’8 settembre 1870 a Drum Creek. Alla fine il Comitato convinse gli Osage a “toccare la penna”. Grazie all’interessamento di Parker, il commissario Seneca, riuscirono a far inserire nel trattato alcune loro richieste, risultato di diversi giorni di discussione fra Non-ha-Paura-dei-Lunghi-Capelli e i suoi guerrieri, tra le quali la più importante era quella di amministrare la loro terra collettivamente, almeno finché non avessero richiesto un cambiamento.
Il commissario degli Affari Indiani approvò tutte le richieste e le appoggiò al Congresso. Particolarmente importante era quella relativa alla proprietà della riserva, che gli Osage non volevano dividere in tanti lotti, ma volevano amministrare in comune: circondata dai Bianchi, la tribù si era fatta più piccola, come Madre Terra, e perciò doveva restare unita.
Nel gennaio 1871 i Piccoli si trasferirono direttamente dagli accampamenti invernali nella nuova riserva nella prateria. C’era una nuova “linea magica”, il 96° meridiano, a oriente della quale ancora una volta c’erano i Quella-Cosa-sulla-Testa, i Cherokee. A nord c’era il confine con il Kansas e a sud il corso del fiume Arkansas. Con decreto del Congresso, il 5 giugno 1872 gli Osage ricevettero altra terra, a patto di concedere ai Kansa di stabilirsi su una porzione della parte occidentale della riserva. In totale i Piccoli avevano quasi un milione e mezzo di acri in una bella regione di colline e praterie.
Le cinque comunità della tribù stabilirono i loro villaggi in località con le stesse caratteristiche geografiche delle zone occupate da ciascun gruppo al tempo della grande alluvione.
Il Popolo Valle-Spinosa scelse le depressioni attorno al Silver Lake, dove venne costruita l’agenzia nel 1871. Sia questo gruppo che l’agenzia, poiché si trovavano ad est del 96° meridiano, dovettero spostarsi in un’altra vallata, presso il Wa-Shinka Ga-Xa, il Bird Creek.
A nord dei Valle-Spinosa si trovava il villaggio dei Cuore-Saldo di Fune Rigida.
Il Popolo dei Foresta-in-Alto, con i capi Claremore e Cane Nero, si stabilì su un altopiano boscoso nella parte meridionale della riserva, vicino al Ho’n-Mo’n-I’n Ga-Xa, il torrente Cammina-Nella-Notte, in seguito chiamato Hominy Creek.
Non-ha-Paura-dei-Lunghi-Capelli e i Grande-Collina scelsero una zona collinosa nella parte sud occidentale, vicino al Ni-Chiu-E Ga-Xa, il Salt Creek.


La definiva sistemazione degli Osage nella riserva – 1872

I Little Osage, il Popolo Giù-Sotto, con i capi Quattro Logge, Paura del Tuono e Ascia-che-Colpisce, si stabilirono nel nord est della riserva, in parte in prossimità del Mo’n-Co-Tse Ga-Xa, il Whistle Creek, in parte vicino al Pa-I’n Ga-Xa, il Longhair Creek, chiamato così perché in passato gli Osage vavevano ucciso un Pawnee.
All’epoca in totale i Piccoli erano 3.956 unità, compresi 277 meticci.
Con il trasferimento definitivo dei Piccoli nel “Territorio Indiano”, Oklahoma, finisce l’epopea degli Osage, iniziata tanto tempo fa, con un popolo disceso dalle Stelle, mandato da Wah’Kon-Tah a occupare e difendere un Eden rigoglioso di verde, di acque, e di animali, e schiacciato poi da forze tanto più grandi di lui.